Capitolo 11

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Pov's Jade
Mi svegliai con un mal di testa assurdo. Guardai la sveglia ed erano le 9:00. Oh,merda. Mi alzai di scatto dal letto e scesi giù un in cucina, ma mentre lo facevo mi girò la testa.
Mio padre era con il pigiama grigio e una vestaglia blu, con una mano beveva il caffè, con l'altra teneva il giornale e lo leggeva.
"Papà, si può sapere perché non mi hai svegliato? Devo andare a scuola" dissi io ansiosa ,tenendomi la testa con le mani ,perché mi pulsava forte.
Lui preso dallo spavento, saltò dalla sedia e insieme a lui il suo caffè che finì sulla testa e sulla vestaglia.
Risi ma poi mi fermai ,perché vidi tutto sfuocato. Vedevo tutto nero come se qualcuno avesse spento la luce, intanto sentivo gridare il mio nome. Poi il buio.

Pov's Brian
A scuola oggi Jade non c'era. Non rispondeva alle telefonate o ai messaggi. Mi stavo preoccupando e non poco. Andavo in giro per la scuola a chiedere se l'avevano vista , ma tutti mi rispondevano negativamente. Maya mi aveva detto che non riusciva a contattarla e che non la vedeva dal pomeriggio di shopping. Mi restava un'unica cosa da fare, andare a casa sua.
SEMBRI UNO STALKER.
Sono solo un pochino preoccupato.
UN PÒ?
Eh vabene, abbastanza!
Presi di corsa la moto, salì in sella ma non partiva. Ma cosa diamine è successo? Provavo e riprovavo me non ne voleva sapere di partire. Gli diedi un calcio e mi misi le mani nei capelli. Cosa facevo ora?
Cominciai a correre fino a casa sua. Più correvo è più sentivo che qualcosa era andato storto. Il mio sesto senso non sbagliava mai. Appena arrivato ,poggiai le mai sulle ginocchia e cercai di regolare il respiro. Mi alzai e bussai alla porta. Mi venne ad aprire suo padre e non aveva una bella cera.
"Ciao Brian, che piacere rivederti" dimmi disse lui con un sorriso sforzato.
"Ciao, ehm dov'è Jade? Non è venuta a scuola, non risponde ne ai messaggi o alle telef-"
"Entra" disse con sguardo perso e io lo seguii.
Salimmo al piano di sopra e vidimo ma camera di Jade chiusa.
Stavo per aprire ma la mano di suo padre mi fermò.
"Non puoi entrare" mi disse con sguardo deciso.
"Cosa è successo?" Chiesi io preoccupato.
"Stamattina non l'ho svegliata per andare a scuola. Appena entrai qua dentro, vedevo Jade sudare. Gli misurai la febbre e c'è l'aveva a 39 e mezzo. Chiamai il dottore e gli dissi di venire ma aveva un impegno perciò mi disse che appena avrebbe finito sarebbe arrivato. A lei in 17 anni di vita non ha mai avuto la febbre, mai. Ieri era a casa perciò non ha potuto prendere freddo. Poi Jade entrò in cucina e svenne. Io gridavo il suo nome ma non mi sentiva. Proprio in quel momento arrivò il dottore che la stese sul letto e ora la sta visitando" disse molto teso e preoccupato. Mi misi le mani sulla faccia e respirai profondamente.
"Andrà tutto bene" dissi io cercandolo di far calmare ma non ci riuscivo neppure io.
Il dottore uscì e ci guardò.
"Si è svegliata e ha avuto la pressione bassissima. Gli ho provato a dare lo zucchero ma non voleva alzarsi perciò gli ho dovuto fare un endovena in cortisone e a poco a poco si sta alzando.
Ha una febbre molto alta perciò gli ho dato la medicina e si deve aspettare che abbassi la temperatura.
Deve risposare perciò non fatele fare niente" disse il dottore
Ma che lingua parlava il dottore? Cinese? Enavea di cartone è l'unica cosa che ho capito. Guardai il padre di Jade che annuiva guardando a terra ma sembrava nascondere qualcosa. 
"Non è niente di grave, si rimetterà presto" disse il dottore.
Alex lo accompagnò alla porta e lo ringraziò. Dopo di che mi guardò. Aveva uno sguardo inquietante. Deglutii rumorosamente.
"Posso offrirti un caffè?" Mi chiede con un sguardo basso mentre gioca con le mani.
"Si, grazie" risposi cordialmente.
Lo seguii in cucina e sembrava buia. Non c'era quel tocco di luce che c'era ieri sera.
"Allora tu e Jade state insieme?" Mi chiese subito suo padre guardandoti dritto negli occhi.
Sono sicuro di essere sbiancato e spalancai la bocca.
"Assolutamente nononononono, io e lei? Siamo solo amici, neanche quello. Insomma si quello sì,ma nulla di più, madonna. Non riusciamo a parlare neanche per 2 minuti che ci sbraniamo addosso come cani e gatti. Non potremmo mai stare insieme, assolutamente no!" Dissi io ogni tanto balbettando. Cercavo di non guardarlo negli occhi ma sapere che lui lo faceva, mi metteva un soggezione.
"Ok" mi disse lui semplicemente ridacchiando.
"Perché ti sei preoccupato così tanto allora?"  Chiese alzando un sopracciglio.
Ecco, bella domanda. Io non lo sapevo. Non sapevo cosa mi era preso.
"Ecco...i-io ero,ero in giro da queste parti"
dissi io balbettando.
SVEGLIATI. UN BLACK CHE BALBETTA NON SI È MAI VISTO. CHE FIGURA.
"È la peggiore scusa che abbia sentito in vita mia" disse lui sorridendo.
Non sapevo cosa dire o fare. Io credo di tenerci a lei.
"Devi semplicemente dire che ci tieni a lei" disse leggendomi nel pensiero.
"Sei venuto a piedi?" Mi disse
Sapevo di dover dire la verità.
"Si, sono corso perché la moto non partiva, avevo un sesto senso ,capisce? Sentivo che era successo qualcosa"
DIMMI CHE IO NON SONO TE PERCHÈ NON VOGLIO ESSERLO. IL SESTO SENSO C'È L'HANNO LE DONNE NON GLI UOMINI.
"Ci tieni a lei" disse Alex.
Quell'uomo aveva uno sguardo intenso,come sua figlia. Ti guardava come se volesse leggerti dentro.
"Ecco, io.. non lo so" dissi sinceramente.
"Oh si invece, tu ci tieni perché sennò non saresti qui. Se ci tieni ad una persona, alzi le chiappe e la vai a raggiungere. Anche in capo al mondo, anche all'aeroporto. Ti capisco se sei confuso. Anche io lo ero.
La cosa brutta è che certe cose non puoi dirle o spiegarle o addirittura capirle. Così le tieni dentro, ma arriverà il momento che saprai cosa dire e sarai sicuro di quello che provi"

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