Pov's Jade
Ero coricata sul letto dell' ospedale a pensare.
Mio padre era strano da parecchi giorni, non so cosa gli prendeva ma non mi guardava negli occhi e quando apriva bocca, balbettava sempre.
I ragazzi venivano quasi ogni giorno ,ma non li ascoltavo molto, avevo molto su cui pensare.
Brian non lo vedevo da giorni, non che mi importasse ma...
SE NON TI IMPORTASSE NON TE LA SARESTI PRESA TANTO.
Ma che vuoi? Fatti gli affari tuoi. Stupido subconscio.
Stavo dicendo che mi sarebbe piaciuto vederlo, ma non è venuto.
La cosa più preoccupante era quello dello sconosciuto. Non si era fatto sentire più, ma qualcosa mi diceva che non era finita.
A risvegliarmi dai miei pensieri fu il bussare della porta.
"Avanti" dissi
Quando vidi chi era rimasi basita. Brian. Indossava una maglietta bianca semplice a maniche corte e un paio di jeans neri. Era bellissimo.
"Ehy" disse e si grattò la nuca, segno che era in imbarazzo.
"Ciao" dissi sorridendo leggermente. Lui avanzò verso di me, prese la sedia e si mise vicino al mio letto.
"Com'è il cibo dell'ospedale?" Chiede lui serio.
Ma è serio? 5 giorni che non mi vede e mi domanda com'è il cibo dell'ospedale? Ma cosa gli frulla nel cervello?
"Hm, schifoso" dissi io ridacchiando.
"Immaginavo" rispose.
Per 5 minuti ci fu il più totale silenzio, era imbarazzante.
"Senti io..." dicemmo insieme.
Ridemmo tutti e due.
"Inizio io" disse e gli sorrisi" mi dispiace di non essere venuto prima, è solo che avevo da fare a scuola, a casa, non ho avuto tempo, non che tu non sia importante cioè hai capito no? Perché tu sei sei importante, anche se non ci conosciamo bene cioè.."
Scoppiai in una fragorosa risata per il suo giro di parole. Passarono 1,2,3 minuti e poi smisi, asciugandomi le lacrime che mi erano scese.
Lui mi guardava senza emozioni e mi stavo preoccupando ma poi sorrise dandomi un buffetto sulla guancia e io ridacchiai.
"Non c'è problema che non sei venuto prima, ora se qui" dissi io gentilmente.
Lui mi guardò sbalordito dalla mia gentilezza ,perfino io ma mi venne spontaneo dire così.
"Beh...ti ho portato il libro di matematica così non potrai rimanere indietro" disse lui serio.
Io sussultai perché non capivo come uno come lui fosse bravo nello studio. Non sapevo tante cose su di lui, volevo chiedergliele ma avevo paura di toccare un tasto dolente perciò mi limitai a sorridere.2 ore dopo.
"...perciò hai capito?" Chiese lui serio
Io non sapevo cosa dire. Ero scioccata. Ero stata una stupida a pensare che lui fosse un genio, non sapeva neanche spiegare le funzioni monotone. Mi aveva detto una battuta squallidissima su esse ma per lui era così divertente che rise solo e io lo guardai con occhi e bocca spalancate.
......Due funzioni escono a cena. Dopo una serata molto noiosa una biasima l'altra: «Scusa, ma sei troppo monotona per me»......
Questa fu la battuta che se ancora me la ricordo comincio a chiedermi da che mondo venisse Il signor Black!
Feci un sorriso davvero forzato e poi gli dissi con tutta la sincerità.
"Ma gli alieni esistono?"
Lui alzò un sopracciglio tipo per chiedimi di quale problema soffrivo, ma non sapeva che la causa era lui.
"Ecco..non lo so, dove ti vengono queste domande?" Chiese lui ridacchiando e mostrando le sue fossette.
"Boh, non ti è mai venuta una domanda del genere?" Chiesi seria
"Ehm...no" disse lui scuotendo la testa. Era scioccato, lo notavo dal suo sguardo.
"Però un giorno lo vidi.." disse lui sorridendomi. Aggrottai la fronte per vedere se era serio.
"Era 4 anni fa. Stavo scendendo le scale di casa di mia sorella e per poco non catti vedendo sulla poltrona del soggiorno qualcuno con delle antenne verdi e la faccia verde. Dopo che guardai meglio ,era mia nonna. Aveva una maschera in faccia per ringiovanirsi e il cerchietto con delle antenne verdi che gli mise la mia nipotina" disse lui ridacchiando alla fine.
Risi a crepapelle, sia per quello che è successo, sia perché ero contenta nel sapere qualcosa della sua vita personale.
Brian intanto mi guardava, mi guardava come se non avesse mai visto cosa più bella. Il suo sguardo, era tipo il mio quando avevo un panino con la Nutella.
"Se bellissima quando sorridi" disse lui all'improvviso.
Mi fermai d'un colpo e lo guardai con bocca spalancata.
"C-cosa?" Dissi io balbettando.
"Eh? Niente, niente" disse lui spaesato guardandosi attorno.
Giuro di aver sentito quelle belle parole uscire dalla sua bocca.
O forse no. Me l'ero immaginata. Non lo so.
"Ti piace leggere?" Chiese lui vedendo che avevo Harry Potter e il calice di fuoco sul comodino.
Annuì con la testa.
"Di che parla?" Chiese lui serio.
Ditemi che era uno scherzo.
"Cosa?" Urlai io
Forse gridai un po' troppo perché cadde dalla sedia e si guardò intorno per vedere cosa era successo. Mi guardò arrabbiato ma allo stesso divertito. Si alzò, venne verso di me con un sorriso beffardo. Avevo paura del suo sguardo perciò automaticamente indietreggiai ridendo.
Fece uno scatto felino e mi saltò addosso facendomi il solletico.
"Basta..b-basta...t-ti prego" dissi io non riuscendo a parlare visto che ridevo.
"Ah-ah..ti lascio solo se dici che sei una stupida e che io sono il migliore" disse lui fermandosi un attimo.
"O-ok...sei uno stupido e io sono la migliore"dissi io ridendo ancora di più. Lui aumentò ancora di più, il che mi fece piangere dalle risate. Non mi rimaneva altra scelta.
"Eh va-vabene...sono una stupida e tu sei il migliore" dissi velocemente perché sennò avrebbe iniziato di farmi di nuovo il solletico.
Lui sorrise vittorioso e mi guardò.
Lo osservai a mia volta. Per un momento mi dimenticai di tutto quello che avevo attorno. Eravamo solo noi due, come in una bolla. Mi scordai che ero in ospedale.
Lui era così bello. Aveva dei lineamenti perfetti e il suo sorriso completava il tutto.
Si stava avvicinando lentamente a me e io viceversa. Piano, piano chiusi gli occhi e mi beai del suo respiro sulla mia faccia che mi riempiva di brividi. Le nostre labbra erano a pochi centimetri di distanza.
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Mai dire mai
RomanceJade, 17 anni è bionda con gli occhi verdi, bassa e curve al posto giusto. Ha sempre desiderato un'adolescenza bellissima ma non ne ha mai avuta la possibilità per il suo cognome. Era una ragazza ricca perciò tutti la volevano solo per quello eppure...