Capitolo cinque: Promesse

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Il sole caldo e luminoso filtra i suoi raggi con prepotenza dai piccoli spirargli di luce della mia finestra. Helene dorme ancora beatamente rannicchiata e stretta al mio petto. Lentamente apro i miei occhi così da poterla guardare. Quando dorme sembra più piccola ed indifesa di quanto non lo sia già. "Sveglia dormigliona". La richiamo con voce sottile e flebile. "Non ora vampiro". Mi ammonisce mugolando. La sua mano si abbatte involontariamente sul mio viso. È più maldestra e goffa quando dorme. "Helene, è tardi"; le sussurro con gentilezza all'orecchio. Con tenerezza lei alza il suo viso verso il mio collo nascondendolo lì. Sento il suo caldo respiro solleticarmi il collo, ed una sensazione di assoluto benessere pervade sia il mio corpo che la mia mente. "Oggi sarà una lunga giornata". Questa è l'ultima volta che la richiamo in modo cortese, se non dovesse svegliarsi neanche adesso, userò i metodi alla Damon Salvatore che non sono propriamente galanti. Come avevo già previsto Helene mugola qualcosa d'incomprensibile senza degnarsi di muovere un solo muscolo. "Va bene, mi stai costringendo a fare qualcosa che non volevo". Le sussurro poggiando le mie mani sui suoi fianchi, lievemente scoperti. Cerco di gettarla giù dal letto quando percepisco i passi di qualcuno avvicinarsi proprio alla mia stanza. Helene apre i suoi occhi verdi puntandoli confusamente sui miei che sono giocosi e beffardi. Il suo corpo è sopra al mio ed il suo sguardo è ancora troppo assonnato per comprendere ciò che stavo per farle, mentre dalle sue labbra fuoriesce un flebile sospiro. Il rumore dei passi, probabilmente quelli di Stefan, si fanno sempre più vicini e sembrano somigliare ai battiti del mio cuore. Veloci e decisi. Il tempo sembra non scorrere più, come se si fosse fermato nel medesimo istante in cui la mia migliore amica ha puntato i suoi occhi sui miei, irrigidendo e immobilizzando ogni parte del mio corpo. Tutto accade in un istate. Le mie mani intrecciate ai suoi capelli e le mie labbra che cercano le sue bramandole intensamente. Con gentilezza mordo il suo labbro inferiore, depositandogli un bacio subito dopo. Continuo a baciarla dolcemente e teneramente, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se non avessimo mai fatto altro negli ultimi quattro anni. Lei affonda le sue mani nei miei capelli, approfondendo il bacio, che lentamente diviene sempre meno casto. Se qualcuno non mi ferma adesso, potrei varcare un confine dal quale uscirne sarebbe impossibile. Adesso non riesco a comprendere se stiamo recitando, se il suo bacio sia sincero quanto lo è il mio. Un udibile e chiaro finto colpo di tosse richiama entrambi. Fisso un attimo Helene perso nei suoi occhi, completamente confuso dal mio stesso gesto irrazionale ed istintivo. "Scusate il disturbo. Volevo solo avvisarvi che dovreste chiudervi la porta"; ci avverte mio fratello guardando entrambi con imbarazzo. "Stavamo per scendere al piano di sotto"; replico schiarendo la mia voce, mentre Helene si scosta da me sedendosi sul bordo del letto. "Sì, l'avevo notato"; ribatte con sarcasmo il mio fratellino, che si allontana con un sorrisino beffardo impresso sul viso. "Sei stato piuttosto bravo vampiro"; afferma Helene spostando il suo sguardo divertito su di me. "Ti riferisci al bacio?"; Domando scrollando le spalle, cercando con la coda dell'occhio i miei vestiti. "Sì"; risponde alzandosi dal letto, distendendo le sue braccia ed il suo collo intorpidito. "Anche tu. Per un attimo ho creduto che fosse vero"; le confesso apertamente, fra me e lei non esistono imbarazzi di questo genere. "Sono una brava attrice"; si complimenta da sola disperdendo per una breve frazione di secondo il suo sguardo nel vuoto per ritornare sorridente e allegra l'istante seguente. Indosso una maglia nera di cotone, ed insieme ad Helene, che ancora indossa il suo pigiama, scendo al piano inferiore della villa, dove ci attendono gli altri. "Buongiorno"; esclamo allegro, baciando la fronte delle gemelle che consumano di fretta la loro colazione. "Buongiorno, qualcuno è di buon umore oggi"; costata Alaric seduto al fianco delle bambine. "Merito di una profonda dormita"; replico pimpante, facendo un fugace occhiolino ad Helene, che si sofferma a sorridermi "Evita i dettagli, ci sono delle bambine qui"; mi ammonisce Stefan, lanciandomi una sacca di sangue, che bevo tutta d'un sorso. "Cosa farete oggi?"; Domanda Caroline riferendosi a me ad Helene, facendo il suo ingresso in cucina tenendo fra le mani gli zainetti delle gemelle. "Probabilmente staremo a casa, così da aiutarvi per i preparativi della festa"; le rispondo, avvicinandomi ad Helene che è occupata a prepararsi la colazione. Avvolgo le mie braccia intorno al suo busto, e dolcemente le bacio il collo, provocandole dei brividi evidenti sulla pelle. In realtà non è la prima volta che l'abbraccio così all'improvviso e senza un valido motivo. L'ho sempre trovata adorabile quando è immersa e attenta a fare qualcosa. "Sono così carini"; sento bisbigliare a Caroline all'orecchio di Stefan. Sarà semplice far credere a tutti che Helene è la mia ragazza con l'aiuto di Caroline che continua ad urlare ai quattro venti quanto stiamo bene insieme. "Sì molto carini"; borbotta mio fratello con puro scettiscismo. Malgrado l'egregia interpretazione di Helene nel fingersi la mia ragazza, Stefan continua a dubitare di me. "Indossa una tuta bambina, oggi correremo nel bosco"; dico ad Helene. La mia proposta le fa illuminare il viso, lei adora prendersi cura del suo corpo, si allena tutti i giorni. A New York l'accompagnavo al Central Park, dove l'aiutavo nel suo allenemento, in realtà le davo solo ordini e mi divertivo a guardarla faticare. "Ho sempre desiderato correre in un vero bosco, dove l'aria è pulita ed è lontana dallo smog"; esclama con entusiasmo la mia amica che, innocentemente, bacia la mia guancia. Questo gesto desta ancor di più i dubbi già vivi in mio fratello. Io fingo che tutto sia normale, però questo particolare non ha lasciato per nulla indifferente Stefan. Saluto Josie e Lizzie che, piagnucolando, mi hanno pregato di andare a scuola insieme a loro. "Sono pronta"; esordisce Helene alle mie spalle, energica e pimpante. Mi volto verso di lei, rimanendo qualche secondo inebetito difronte la sua canotta che le copre solo il seno e i shorts che evidenziano ogni sua forma perfetta e le sue gambe. "Cambiati"; le ordino con uno sguardo serio. "Non dirai sul serio?"; Replica ondeggiando la testa e, con essa, la sua coda alta e perfettamente acconciata. La scruto senza mutare la mia espressione seria e austera sul viso. "Damon non ci sarà nessuno a parte noi due nel bosco"; mi fa notare indicando prima lei e poi me. Alaric è ancora seduto sullo sgabello della cucina e, mentre sorseggia il suo caffè, si diletta ad osservare, con un sorriso nascosto, me ed Helene discutere. "Cambiati adesso"; le ripeto una seconda volta. "No, scordatelo! Ti aspetto fuori"; ribatte con determinazione dirigendosi, senza darmi ascolto, fuori la villa. "Bel caratterino"; commenta alquanto divertito Alaric. "Lo so, è la mia ragazzo proprio per questo"; affermo mentre un sorriso compare sulla mia bocca, leggermente storto, consapevole che nella bugia che ho appena detto al mio caro amico esiste un fondo di verità. Raggiungo la mia migliore amica fuori la mia abitazione, è intenta a fare stretching prima d'iniziare a correre all'interno del bosco, dove saremo da soli. Indugio il mio sguardo sul suo fondoschiena, che sta mettendo a dura prova il mio autocontrollo, però con costanza provo a ripetermi che lei è Helene, la stessa ragazza che fino a qualche giorno fa usciva dal bagno del nostro appartamento indossando solamente un asciugamano striminzito, senza destare niente in me, se non del sano affetto. Qualcosa è mutato, e devo imparare a gestire questo turbine di nuove emozioni che lei innesca in me anche con il più innocente dei gesti. Socchiudo le palpebre respirando a pieni polmoni l'odore della terra, priva di smog. "Non corri vampiro?". Helene mi sta chiaramente sfidando. Le concedo del vantaggio, e quando si allontana abbastanza da addentrarsi nel bosco, la raggiungo in meno di un secondo. "Non usare la tua velocità da vampiro"; mi ammonisce, continuando a correre. I suoi capelli ondeggiano sinuosi mentre il vento che, provoca lei stessa attorno a sé, le sferza la ciocca di capelli che non è riuscita a legare. Corro al suo fianco, senza superarla e non perché è stata lei a chiedermelo bensì perché guardarla correre in libertà mi dona una sensazione di assoluta calma e benessere. Quando il suo fiato si accorcia ed io lo percepisco, mi precipito difronte a lei, fermando la sua corsa. "Sei stanca"; affermo categorico con lieve apprensione, facendole appoggiare le mani sulla mia spalla. "Sono troppo debole"; afferma respirando spasmodicamente. "Quando i miei fratelli mi troveranno non sarò in grado di scappare o difendermi". Attraverso i suoi occhi riesco a vedere chiaramente tutti i suoi dubbi e i suoi timori, i medesimi che tenta di celare imprimendo sul suo viso un'espressione arrabbiata e fiera. "Cosa non ti è stato chiaro quando ti ho detto che ti avrei protetta io?"; Le domando retoricamente, provando a ricordarle che non è da sola, che qui al suo fianco ci sono io. "Punto uno: i tuoi fratelli non ti troveranno. Punto due: se ti dovessero trovare io ti difenderei. Punto tre: non indossare mai più degli shorts così corti in mia presenza". Sul suo viso compare un lieve sorriso accompagnato da un profondo sospiro. "Quando sorridi sei molto più carina"; le consiglio facendole l'occhiolino. Lei, scoppiando a ridere, colpisce la mia spalla. "Non fare il Casanova con me vampiro"; afferma continuando a ridere. Deglutisco a fatica, tornando serio. Da quando in qua lei mi sfiora ed il mio petto inizia a bruciare? Tutto sta diventano semplicemente assurdo e surreale. Scuoto il mio capo riacquistando il senno perduto. Sfoggio il mio solito ghigno impertinente; "ero solo gentile ragazzina"; affermo spavaldo, fingendo di non aver mai sentito quella fitta al petto che in realtà ormai percepisco sempre più spesso in sua presenza. C'è una lieve delusione nei suoi occhi, ma come me Helene è brava a mascherare ogni cosa sfoggiando i suoi sorrisi che, intrisi di amarezza o malinconia, sono ancora più luminosi, perché compaiono durante le sue tempeste. "Ti andrebbe di combattere?"; Le chiedo piuttosto serio. "Con te?"; Domanda spalancando i suoi occhi, mostrandomi tutta la sua perplessità. "Vuoi imparare a difenderti sì o no?". Lei titubante mi guarda mordendosi il labbro. Quando adotta quest'espressione da bambina confusa ed indecisa allora vuol dire che staremo ore ed ore qui ad attendere una sua decisione definitiva. "Helene"; la richiamo urlando spazientito; "va bene. Ma non usare tutta la tua forza"; afferma puntandomi il dito contro con totale timore. "Non posso prometterti nulla". Scherzo destando la sua inquietudine. "Prova a colpirmi"; le suggerisco facendole segno con la mano di avvicinarsi a me, intanto serro le mie mani in pugni, posizionando il mio corpo avanti a lei, in attesa che riesca a trovare il coraggio necessario per colpirmi. "Non ho tutto il giorno tesorino"; la schernisco, tentando di spronarla un po'. I suoi occhi si assottigliano e l'angolo della sua bocca muta in un ghigno lievemente malefico. La tigre che vive dentro di lei inizia a tirare fuori gli artigli. "Gattina, fammi vedere se hai le unghie". All'ennesima provocazione il suo pugno si scaglia contro di me, riesco a schivarlo con facilità però sono soddisfatto dalla mia tigre. "Non sono una gattina"; afferma sferrando un altro colpo, ancora più preciso e violento. "Non sono debole"; urla iniziando a tirare fuori la grinta. Lascio che si sfoghi, colpisce il mio addome e, colpo dopo colpo, inizia ad essere più accorta e più forte. "Nessuno mi farà più del male". Grida colpendo con tutta la forza che possiede il mio addome, accasciandosi dopodiché sul terriccio, reggendosi solo con le sue ginocchia. Non l'ho mai vista così fragile e debole, per tale ragione riesco ad avvicinarmi a lei, mettendomi nella sua medesima posizione, solamente dopo un secondo di smarrimento e confusione. È inutile dirle che con me è al sicuro, lei non si sente minacciata soltanto dai suoi fratelli bensì da qualcosa che custodisce dentro di sé e che la logora chissà da quanto tempo. Avvolgo il corpo di Helene fra le mie braccia e con avidità la stringo a me. Le sue mani si poggiano sulle mie braccia e con tanta disperazione, mischiata a qualcosa di molto vicino al dolore, nasconde il suo viso sull'incavo del mio collo e si lascia cullare dalle mie braccia, che nonostante siano forti e possenti non saranno mai in grado di sorreggere ciò che alberga nel profondo del suo cuore e nella sua anima, così giovane e già così tanto tormentata. "Damon"; biascica alzando i suoi enormi occhi verdi tremolanti verso i miei azzurri, che la guardano spaventati dalla fragilità che emana una delle ragazze più forti che io abbia mai conosciuto. La fisso accarezzando il suo viso. La mia bocca le sorride debolmente, e cerco di rassicurarla malgrado non conosco a fondo cosa ha innescato il suo malessere. "Devi promettermi adesso, guardandomi dritta negli occhi, che nulla potrà mai separarci, che rimarrai al mio fianco e sarai per sempre il mio migliore amico". Le sue mani stringono con avidità la mia maglia nera. Il suo viso è distorto a causa di una smorfia di dolore. "Ti supplico promettimelo, perché se dovessi perderti io non riuscirei ad andare avanti. Tu sei tutto per me. Sei la mia famiglia ed il mio migliore amico". Annuisco debolmente impaurito, anzi atterrito da questa promessa. "Ti prometto che qualunque cosa accada fra di noi, io non ti lascerò andare, ti starò vicina Helene"; le prometto in fine mettendo da parte tutte le mie paure. Più l'ammiro più mi rendo conto che i miei sentimenti verso di lei non sono più gli stessi. La mia voglia di proteggerla è più intensa e radicata della nostra semplice amicizia. Per di più la voglia che ho di baciarla, costantemente e indecentemente ogni minuto, s'intensifica tanto da torturarmi. "Adesso torniamo a casa"; le suggerisco aiutandola ad alzarsi in piedi. In casa c'è mio fratello insieme a sua moglie, hanno appena iniziato i preparativi per la festa, ed io ancora turbato per ciò che è successo nel bosco decido di salire insieme ad Helene in camera mia. "Io faccio una doccia". Esclama afferrando il suo asciugamano. "Vuoi una mano?"; Le domando in tono di scherno, riuscendo a strapparle un sorriso. Helene con un'eleganza sopraffine quasi da vera regale, si volta verso di me alzando il suo dito medio. "Volevo solo essere gentile. Non hai idea di quanti pericoli si celano dentro ad una doccia"; replico con assoluto sarcasmo, mentre lei si volta verso il bagno ignorandomi del tutto. Ascolto il fruscio dell'acqua della doccia che scorre, immaginando il suo corpo nudo lì sotto mentre il getto d'acqua la scalda. Mordo il mio labbro inferiore, sopprimendo con tutta la mia forza di volontà certi pensieri. È la mia migliore amica, la stessa ragazzina che esulta quando riesce a trovare un paio di scarpe della sua misura, la stessa che mi sveglia al mattino gridando il mio nome...La stessa che non ha fatto altro che spingermi a vivere in questi ultimi quattro anni, che senza di lei sarebbero stati terribili e vuoti. L'acqua sotto la doccia continua a scorrere ciò significa che Helene perderà altro tempo, nel quale io recupererò le foto mie e di Elena che ho nascosto sotto il letto, in tal modo le riporrò in un luogo più consono e sicuro, lontane da me e dalla mia attanagliante nostalgia. Mi sporgo per recuperarle, sono lì tutte e tre, e mi fa male vedere in quale stato si è ridotto il nostro amore. Tre foto nascoste sotto ad un letto, per paura che il passato distrugga un presente nato nella menzogna. Amaramente sorrido guardando le foto che mi ritraggono al fianco di Elena, felice ed innamorato. L'acqua cessa di scorrere ed io velocemente nascondo le foto all'interno del mio comodino. "Ho rischiato di morire due volte"; esordisce Helene schernendomi divertita. "Io ti avevo avvisata"; ribatto sfacciatamente, voltandomi verso di lei. Un groppo alla gola, per poco non mi soffoca. Lei è davanti a me coperta da un asciugamano che si regge miracolosamente sul suo seno, è intenta ad asciugare la punta dei suoi capelli, e ogni suo leggero movimento mette a dura prova la mia capacità di ragionamento. "Volevo maledettamente farmi la doccia insieme a te"; esclamo scrutando sfacciatamente il suo corpo, che vorrei vedere senza quel dannato asciugamano addosso. Helene mi fissa confusa e attonita, vorrebbe sorridermi ma ha compreso che sono tremendamente serio. "Voglio toccare la tua pelle nuda, assaggiarla e sfiorarti in modi così poco casti che probabilmente ti sconvolgerebbero"; affermo respirando a fatica, desideroso di baciarla. "Damon hai capito cosa ti ho detto?". La sua voce mi risveglia dal mio stato catatonico, facendomi realizzare che fortunatamente ho solo immaginato tutto. "No, hai iniziato a blaterare sul vestito che indosserai questa sera ed ho smesso di ascoltarti"; rispondo scrollando le mie spalle con assoluto menefreghismo. "Grazie per l'attenzione"; replica lei lievemente infastidita. "Scendo al piano di sotto, così hai la possibilità di vestirti"; le dico piatto, lasciando la stanza. Raggiungo mio fratello, sta aiutando Caroline a sistemare il soggiorno per la festa che hanno organizzato questa sera. "Chi verrà a questa festa? Metà dei nostri amici sono morti"; esordisco disturbando palesemente la felice coppia sposata. "Damon per favore comportati bene"; mi supplica Caroline con le mani giunte. "Perché è così importante per voi questa festa?"; Domando cercando di capire per quale ragione sono così indaffarati. "Perché io e tuo fratello festeggiamo il nostro anniversario"; risponde Caroline con un enorme sorriso sulle labbra, che io distruggo subito con il mio cinismo. "Voi vi siete sposati a giugno. Vi ho sposati io quindi me lo ricordo". Caroline alza gli occhi al cielo scuotendo il suo capo; "l'anniversario del nostro primo bacio"; precisa infastidita. "Che idiozie...". Taccio difronte lo sguardo severo di mio fratello. "Non badate a ciò che dico. Io dell'amore non comprendo quasi nulla"; affermo ripensando a tutti gli errori commessi con Elena. "Ti senti bene?"; Chiede mio fratello, notando che il mio sguardo è crucciato e teso. "Sì. Tutto è perfetto"; affermo sorridendo beffardamente. Non ci riesco, vorrei essere qualcun altro ma io sono questo e non posso cambiare. Guardo mio fratello insieme a sua moglie e non posso fare a meno di pensare che anche io dovrei essere qui insieme ad Elena, e lo invidio da morire perché ha al suo fianco la sua compagna di vita, la sua luce. Il pomeriggio scorre lentamente, aiuto mio fratello con il catering e gioco un po' con le gemelle che mi distraggono alla perfezione dalle ombre della mia vita e dai miei pensieri più nascostosi e nocivi. "Fra venti minuti arriveranno gli invitati"; m'informa Alaric, uscendo dalla camera delle gemelle. "Non sono ancora pronte Josie e Lizzie?"; Chiedo gustandomi l'espressione disperata sul volto del mio amico. "No. Caroline le ha cresciute a sua immagine e somiglianza"; scherza passandosi una mano sul viso. "Sono state fortunate, è una buona mamma"; replico del tutto sincero. "Io invece corro a controllare la mia dama, anche lei tende a farmi aspettare ore ed ore"; affermo indicando con il pollice la mia camera da letto. Helene è da almeno un'ora che si prepara, quindi dovrebbe essere pronta, ma ahimè non è così. "Sei ancora conciata così?"; Le domando entrando in camera, fissano i suoi capelli alzati e ancora non del tutto lisci. Ha questa strana fissazione per i capelli lisci, ogni volta che c'è un'occasione importante lei deve lisciare i suoi capelli sinuosi e mossi, inconsapevole che io li trovo a dir poco bellissimi al naturale. "Almeno indossi il vestito"; costato tirando un respiro di sollievo. "Ho quasi finito"; risponde rimanendo concentrata davanti lo specchio. "Lo spero, o diventerò vecchio". Lei alza il suo sguardo su di me; "che grande umorismo vampiro"; afferma trattenendo a fatica la sua risata. "Ti ho fatta sorridere"; le faccio notare con soddisfazione. "Sì è vero. Non riesco ad immaginarti vecchio"; ammette, lisciando la sua ultima ciocca di capelli; "sarei ugualmente uno stallone"; replico con arroganza, soffermandomi a guardarla mentre alza gli occhi al cielo. "Finito!"; Esclama fiera della sua acconciatura, indugiando il suo sguardo sul suo riflesso. Non posso fare a meno di guardarla, questa sera è davvero bella, il vestito che indossa esalta il suo corpo e le sue curve. Corrugo la mia fronte, inarcando le mie labbra in un piccolo sorriso, tocco la tasca dei miei jeans accorgendomi che ho dimenticato di conservare la collana che apparteneva ad Elena. Forse c'è una ragione se non l'ho fatto prima. Prendo la scatola fra le mie mani e l'apro tirando fuori la collana, la guardo un secondo prima di avvicinarmi alle spalle di Helene. Lei nota il mio riflesso alle sue spalle e si volta verso di me sorridendomi, molto più serena rispetto questa mattina. È sempre stata fin troppo brava a sopprimere i suoi sentimenti, come me, ed è per questo che sono preoccupato per lei, vorrei che mi raccontasse cos'è che la turba così profondamente. Con un sorriso un po' sfrontato ma al contempo tenero, le mostro la collana. "È davvero bella"; commenta osservandola attentamente. "È tua"; affermo generando in lei stupore ed anche gioia. Mi scruta con occhi spalancati e, mordendosi il labbro, trattiene la sua voglia di saltarmi addosso e abbracciarmi. "Damon...Grazie...Io...Tu sei il migliore ami...Fidanzato che una ragazza potrebbe mai desiderare"; balbetta confusamente, quasi commossa dal mio gesto un po' inaspettato. Non posso fare a meno di sorridere difronte al suo tenero sproloquio. "Voltati"; le suggerisco avvicinandomi ancora di più a lei. Poggio la collana sul suo collo, lei con una mano tiene i suoi lunghi capelli neri ed io, per un fugace istante, difronte a me rivedo il riflesso di Elena. Chiudo e riapro i miei occhi velocemente, tornando lucido. Le mie dita sfiorano la pelle di Helene, ed io con delicatezza aggancio la collana. Continua a guardarla con ammirazione, lieta del mio gesto inaspettato. "Questa ti proteggerà da ogni tipo di soggiogamento"; le spiego, tenendo le mie mani poggiate sul suo collo. "Ma tu non l'hai mai fatto. Mi fido di te Damon, so che non mi mentiresti mai"; afferma voltandosi verso di me, sprofondando i suoi occhi brillanti come uno smeraldo. "Mi lusigna molto che pensi questo di me, purtroppo però non sono l'unico vampiro qui in città"; replico accarezzando il suo viso. Sposto il mio sguardo sulle sue labbra a cuore, istintivamente mordo il mio labbro inferiore, continuando a fissare la sua bocca che sembra reclamare la mia. Sospiro profondamente, cercando di sopprimere i miei istinti, ma essi sono fin troppo forti e profondi e non sono in grado di metterli a tacere tutti. Poggio una mano sul suo viso, i nostri occhi sono attratti come magneti e si cercano mentre le nostre labbra si sfiorano lentamente. Premo, divorato dal desiderio, la mia bocca contro la sua, senza più delicatezza o dolcezza. Muovo le mie labbra sulle sue trascinando entrambi in un vortice di passione pura. Adesso ne sono sicuro...Non stiamo più recitando una parte. Dolcemente le nostre lingue si sfiorano, la sua è così morbida e calda che è in grado di riscaldare anche me. Assaporo con insaziabile avidità le sue labbra dal gusto delicato, ho l'accecante voglia di premerla contro il muro e farla mia, però una vocina coscienziosa dentro la mia testa mi suggerisce che questo non è il momento giusto. "Damon"; sospira Helene ad un soffio dalle mie labbra, tenendo le sue mani avvolte sul mio collo. "Non c'è nessuno spettatore"; dice con voce flebile, guardandomi con occhi dubbiosi mentre il suo corpo ancora trema per il bacio che le ho rubato impetuosamente. "Puoi considerarlo un omaggio di Damon Salvatore"; affermo con sfrontatezza. Lei si sofferma a guardarmi senza fiato; "andiamo alla festa, si chiederanno che fine abbiamo fatto"; dice schiarendo la sua voce, fingendo che non sia successo nulla. Le porgo la mia mano, lei l'afferra intrecciandola con la sua. Scendiamo al piano inferiore in silenzio, ma esso non è imbarazzante, di tanto in tanto il mio sguardo guizza su di lei e mi rendo conto che sulle sue labbra vi è impresso un sorriso smagliate e sinceramente gioioso. Sono già arrivati alcuni invitati, fra i quali c'è Jeremy. Quest'ultimo mi fissa con meno rabbia, nonostante ciò evita di guardarmi o salutarmi. Fra gli invitati c'è anche Matt, e noto con estremo piacere che continua a fissarmi con aria sospetta, io per infastidirlo un po' ed alleviare il tedio di questa festa, lo saluto sorridendogli beffardo. "Ti proibisco di provocare gli invitati"; mi ammonisce Caroline catapultandosi verso di me, intuendo che il biondino con il distintivo urta la mia sensibile pazienza. "Farò il bravo vampiro"; replico poco serio, meritandomi un'occhiataccia anche da parte di Helene. "Il tuo vestito è magnifico"; si complimenta Caroline con la mia migliore amica, che arrossisce lievemente. Il sorriso di Caroline però si trasforma in puro shock non appena il suo sguardo si sofferma proprio sul collo di Helene. "Quella collana...". La moglie di mio fratello fatica a parlare, ed Helene con molta ingenuità e inconsapevolezza interviene; "è un regalo di Damon"; chiarisce con sprizzante gioia. "Capisco, è davvero bella". Il viso di Caroline è visibilmente pallido ed il tutto peggiora quando si avvicina verso di noi anche il mio fratellino. "Sei bellissima Helene"; si complimenta Stefan con lei, baciandole la mano notando in tal modo la collana. Stefan però rimane in silenzio e, con occhi infuocati, guarda me serrando la mascella. "Vieni piccola andiamo a salutare Bonnie"; affermo notando la mia strega preferita parlare con il suo ragazzo, tenendo un bicchiere fra le mani. "Bon Bon"; esclamo a braccia aperte, destando la sua attenzione; "Damon"; esordisce lei sorridendomi. "Scusami per ieri, le cose iniziavano a surriscaldarsi"; le spiego giustificando il mio comportamento sgarbato e bizzarro; "ho parlato con Stefan"; mi rivela sfoggiando il suo tipico atteggiamento apprensivo nei miei confronti. "Lui tende ad esagerare"; borbotto gesticolando con sarcasmo. "Ciao Bonnie"; la saluta Helene. "Ciao è un piacere vederti. Bella la tua collana"; le dice osservando me con un sopracciglio alzato; "cosa dicevamo? Che Stafan tende ad esagerare?"; Domanda ironicamente, facendomi alzare gli occhi al cielo. "Vuoi da bere?"; Domando alla mia amica provando ad ignorare le insinuazioni di Bonnie. "Sì grazie"; risponde sospirando profondamente. "Il mio amico Damon ha sempre avuto buon gusto in fatto di donne"; esordisce Enzo, baciando la mano di Helene, mentre mi allontano per prenderle da bere. Verso dentro un bicchiere di vetro del Bourbon; "Credevo che Helene non lo reggesse"; commenta alle mie spalle Alaric; "Infatti non è per lei ma per me"; replico bevendo il bourbon tutto in una volta. "Stefan mi ha fatto notare che Helene indossa la collana di Elena"; mi sussurra a voce bassa il mio amico. "Qui i pettegolezzi girano velocemente"; commento infastidito, bevendo dell'altro bourbon. "Damon, vogliamo solo capire cosa stai macchinando"; afferma Rick, guardandomi dritto negli occhi con pungente severità. "Niente. Ho solo trovato la collana e ho pensato che potrebbe proteggerla"; ribatto con ardore, asfissiato da tutte queste attenzioni, che per la cronaca non ho mai chiesto. "Non proiettare Elena in Helene, quella ragazza ti ama sul serio è evidente. Il modo in cui ti segue con lo sguardo ed il modo in cui parla di te non lascia alcun dubbio sui sentimenti che prova per te. Quindi non rimanere al suo fianco solo perché contortamente ti rammenta Elena". Vorrei scoppiare a ridere fragorosamente, ma mi trattengo dal farlo. Rick è fantasioso ed Helene è una brava attrice, per un attimo ho creduto che il mio amico avesse intuito l'inganno da me escogitato. "Non sto giocando con lei, posso assicurartelo"; ribatto piuttosto serio, dirigendomi nuovamente verso Helene. Cerco con lo sguardo la mia migliore amica, l'unica persona su questo pianeta che non mi rammenta di Elena. Ho bisogno di lei più che mai è il mio unico rifugio. La cerco freneticamente con lo sguardo ma non è più insieme a Bonnie ed Enzo, loro stanno parlando con Caroline. Fra quel miscuglio di voci cerco la sua aguzzando il mio udito. "Frequentavo infermieristica al college di New York, ma ho lasciato tutto per venire a vivere qui...". Indubbiamente quella che sta ascoltando è la voce di Helene, ma non riconosco il suo interlocutore. Seguo la sua voce fino al giardino, dove la trovo in compagnia di un ragazzo, alto dai capelli scuri e gli occhi del medesimo colore. "Amore ti stavo cercando"; esordisco avvicinandomi ad Helene, facendo intuire al suo nuovo amichetto che è già impegnata. "Damon, ti presento Luke il nuovo primario dell'ospedale pediatrico". Porgo la mano a quel tizio, sorridendogli con la mascella serrata e con aria poco amichevole. "Damon Salvatore, il ragazzo di Helene"; preciso mentre stringo la sua mano con decisione. "La tua ragazza è ammirevole. È un peccato che abbia lasciato gli studi"; afferma parlando della mia migliore amica come se la conoscesse da una vita e non da circa quattro minuti. "Lo so, è per questo che è la mia ragazza"; ribatto sfoggiando in tutto il suo splendore la mia arroganza. "Stavo raccontando a Luke che abbiamo preferito vivere una vita tranquilla qui"; mi spiega Helene stringendo con forza la mia mano, intuendo che non gradisco la presenza di questo tizio. "Sì qui la vita è decisamente serena. A parte qualche animale feroce che compare di tanto in tanto". Mi prendo beffa del dottorino, che a quanto pare è ignaro di essere dentro una casa di vampiri centenari. "Ho sentito circolare storie su animali pericolosi che si aggirano qui a Mystic Falls, ma saranno solamente dei lupi o dei coyote". Annuisco fingendomi incuriosito e completamente basito. Il mio comportamento infastidisce Helene, che sicuramente trova il dottorino attraente. "Di certo non sono vampiri"; esclamo con ironia, ridendo fragorosamente. Questo Luke mi fissa divertito; "le leggende sui vampiri qui sono la vostra specialità"; replica del tutto tranquillo. "Pensa che alcune persone credono davvero alla loro esistenza"; affermo aprendo la mia bocca con finto stupore; "assurdo"; ride il dottorino. Lui sì che sarebbe una mia potenziale cena. "Quello che dico io"; ribatto con teatrale stupore scrollando le me spalle. "Damon. Vedo che hai conosciuto Luke, è un ragazzo molto intelligente ed un ottimo medico". Caroline è corsa in soccorso del dottorino, avrà sentito le mie pungenti battute sarcastiche. "Sì è molto intelligente, perspicace oserei dire"; replico annuendo, dando sfogo a tutto il mio brillante e pungente sarcasmo, sentendo le mani delicate di Helene stritolarmi il braccio. "Sarà meglio andare a prendere da bere"; esordisce la mia migliore amica trascinandomi lontano da Luke. "Sei uscito fuori di senno?"; Mi domanda iraconda fermandosi in cucina, dove ci siamo solo io, lei ed il cibo. "Quello lì ti guardava come se volesse portarti nel suo letto"; ribatto con il suo stesso tono di voce. "Neanche ti rispondo"; afferma con ira, incrociando le braccia al petto. "Qui sei la mia ragazza e che ti piaccia oppure no, non puoi filtrare con altri uomini"; le intimo puntandole il dito contro. I nostri sguardi ardono di rabbia e lei mi fissa con un certo rancore. "Puoi scrutarmi con viva ira per tutto il resto della serata. Non m'importa Helene e lo sai bene"; l'avverto ostentando un atteggiamento superbo. "Sei infantile"; mi fa notare con aria apparentemente più calma. "Forse oppure sono soltanto geloso". Anche se le mie parole sono del tutto serie, lei non le considera tali, ragion per cui scoppia a ridere; "va bene Damon, ho compreso ogni cosa"; dice facendomi l'occhiolino, scuotendo il capo con un'espressione divertita. Invece no. Non ha compreso nulla. "Helene"; la richiamo afferrando il suo polso. Provo a dirle che la mia gelosia non è una delle mie bugie, ma quando i miei occhi si scontrano con i suoi, comprendo che sarebbe solo un errore.  "Concedi un ballo a questo vampiro ancora infantile"; le propongo scrutandola profondamente, lei annuisce prendendo la mia mano camminando al mio fianco fino al soggiorno dove tutti stanno ballando. "Questa canzone è di Elvis?"; Mi domanda stupita, iniziando ad ondeggiare i suoi fianchi a ritmo della musica. "Sì, io l'ho conosciuto e mi ha regalato un suo disco in vinile"; le spiego vantandomi un po' di quell'evento. "Sei così pieno di storie da raccontare vampiro. Chissà se vivrò abbastanza a lungo per riuscire ad ascoltare tutte"; mi dice sorridente mentre la faccio volteggiare su sé stessa velocemente. "Molte le vivremo insieme"; affermo premendo il suo corpo contro il mio; "questa è una vera e propria promessa"; mi fa notare avvolgendo le sue braccia intorno al mio collo; "sono pronto a rispettarla"; sussurro ad un soffio dalle sue labbra, inarcando le mie formando un ghigno beffardo ma intriso di serenità, la medesima che è in grado di infondermi lei. La sensazione che ho provato mentre quel dottorino la fissava ammaliato era inconfondibile, avevo come la sensazione che stesse prendendo qualcosa che appartiene a me, solo che Helene non mi appartiene davvero.

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