Capitolo venti: Nuove sfide

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Quando non abbiamo più nulla da perdere, finalmente ci accorgiamo che è quello il momento perfetto per fare tutto quello che in altre circostanze ci ha sempre impauriti. Adesso che mi trovo ad un passo dalla morte, distante dalla mia migliore amica, ho compreso che l'unica cosa che mi resta da fare è agire, perché prima di lasciare questo mondo devo rimettere le cose al loro consueto posto. Bramo il perdono di Helene, e voglio lasciarla con la consapevolezza che la sua vita sarà in ordine, ma sono più che certo che senza la mia presenza lei sarà in grado di vivere una vita tranquilla e lontana da qualsiasi pericolo. Ho seguito il consiglio di Caroline e sono corso in ospedale nel quale Helene segue un corso per divenire infermiera, coronando il suo sogno. É molto persuasiva e combattiva la biondina, nessuno può contraddirla, ragion per cui adesso mi ritrovo disteso su uno dei lettini dell'ospedale, precisamente nel reparto di cardiochirurgia. Giocherello con la macchina che misura i battiti del cuore mentre alla mia sinistra disteso sull'altro lettino, c'è un signore anziano che mi osserva con perplessità. "Come mai un ragazzo così giovane è finito nel reparto di cardiochirurgia?"; Mi domanda il vecchietto, guardandomi con aria dispiaciuta. "A causa del mio cuore fatto a pezzi"; affermo fissando il soffitto con aria afflitta. "Quanti anni hai?"; Mi chiede con curiosità. Chissà da quanto tempo uno dei suoi parenti non viene a trovarlo, è evidente che è un uomo molto solo. "Centottanta. Potresti essere mio bisnipote pensandoci bene. Come ti chiami?"; Gli domando con aria curiosa, scrutando il suo viso provando a comprendere dove l'ho visto prima di oggi. "Richard Connor. Credevo che i vampiri della città fossero stati uccisi tutti una notte del 1864"; replica cosciente della mia reale natura. "No. Comunque mi Chiamo Damon Salvatore"; mi presento con educazione, malgrado lui sia molto più giovane di me. "Mi ricordo di te!"; esclama Richard, sorridendomi. "Da bambino consegnavo i giornali a casa tua. Ricordo che per un periodo sei stato in guerra". Annuisco debolmente, rammentando quel bambino di sette anni che consegnava i giornali con la bicicletta, vederlo adesso a distanza di più settant'anni mi desta una strana inquietudine. La sua vita ormai è agli sgoccioli, ha vissuto a lungo ma è invecchiato e sta male mentre io, ancora giovane, lo guardo con il medesimo aspetto di quando veniva a consegnare i giornali a casa mia. "Sì, mi ricordo anche io di te...Sei da solo?"; Chiedo costando che non vi è nessuno al suo capezzale. "Mia moglie è morta tre anni fa, ed avevamo un solo figlio che è partito per l'Australia, è in viaggio per me adesso"; mi spiega con voce rauca. "Sei stato felice?". Il mio sguardo è profondo, non posso fare a meno di chiedermi come sarebbe stata la mia vita se non fossi mai diventato un vampiro. "Sì molto. Marie era l'amore della mia vita. L'ho conosciuta fra i banchi di scuola ed abbiamo trascorso i sessantatre anni più belli della nostra vita"; mi racconta con le lacrime agli occhi. "Lei era la mia migliore amica". Una scarica di brividi mi trapassa il corpo, deglutisco e continuo a guardare Richard con aria affranta, poiché è evidente che le manca la sua compagnia di vita. È per questo che odio la morte. Non ho deciso di essere una creatura immortale, ma l'idea di perdere le persone che amo mi destabilizza, non potrei mai fare a meno di essere un vampiro ed egoisticamente vorrei che anche Helene sia immortale. È ciò che sono, ciò che voglio essere fino alla fine. "Non avresti preferito una vita eterna?"; Chiedo con curiosità. "Sì, se la mia Marie fosse rimasta al mio fianco. Ma adesso voglio soltanto raggiungerla"; replica con nostalgia. "Quando trascorri il resto della tua vita al fianco di una persona, la vecchiaia non fa più paura. Ma da quando Marie mi ha lasciato ho perso il mio mondo". Continuo a pensare incessantemente alla mia pulce, sono felice che morirò prima di lei, perché come quest'uomo non sopporterei di vivere la mia vita senza la mia migliore amica o nel mio caso un'eternità. "Hai detto di avere il cuore spezzato"; afferma Richard cambiando discorso. "Sì. Sono perdutamente innamorato della mia migliore amica". Mentre parlo, le mie labbra si increspano naturalmente in un sorriso gigantesco. Richard mi osserva in silenzio. "Quando l'ho incontrata aveva soltanto sedici anni. Ho vissuto con lei quattro anni. Ha diviso la sua casa, i suoi sogni, perfino le sue paure con me. Credevo di essere il suo eroe, avrei voluto esserlo per sempre, però quando l'amore decide di intromettersi cambia ogni cosa". Sospiro con un macigno gigante al petto, poiché darei ogni cosa per rivivere quei giorni insieme a lei, riascoltare la sua risata spensierata e prendermi cura di lei da solo. "Adesso è fidanzata con il primario del reparto pediatrico, e per giunta è un'infermiera tirocinante"; aggiungo con lo sguardo fisso e catatonico. Richard mi fissa sorridendomi divertito. "Tieni, fingi che qualcuno qui si sia sentito male"; mi suggerisce porgendomi il bottone che dovrebbe usare se dovesse sentirsi male. "Potrebbe non arrivare lei, ma un'altra infermiera"; rispondo con lo sguardo corrugato. "Ho compreso chi è la tua fanciulla. É la ragazza dagli occhi verdi e i capelli neri. É lei che si occupa di me da ieri sera"; mi rivela facendo comparire sul mio viso un'espressione di gratitudine. "Questa mattina aveva uno sguardo triste, come se le mancasse qualcosa. Adesso che visto te ho capito ogni cosa"; dice sollevando il suo corpo dal lettino. "Non era qualcosa che le mancava. Le manchi tu"; afferma con assoluta sicurezza. Distolgo il mio sguardo con amarezza, sentendomi un verme per averla abbandonata quando ne aveva più bisogno, tuttavia non ho potuto farne a meno, l'avrei uccisa ero stato maledetto e non mi sarei mai perdonato per un simile gesto. "Grazie piccolo Richard". Lui annuisce facendomi intuire che è lieto d'avermi aiutato. Suono quel pulsate, distendendomi sul lettino, fingendo di sentirmi male. Tengo i miei occhi chiusi, intanto Richard inizia ad urlare che il suo compagno di stanza non sta per nulla bene. In un breve arco di tempo Helene compare sulla soglia della porta, riesco a sentire la sua presenza. "Signor Connor, tutto bene?". Domanda la mia migliore amica con apprensione. "Non sono io a stare male ma l'uomo al mio fianco"; afferma indicandomi. Helene non può riconoscermi, le lenzuola coprono perfino il mio viso. La mia pulce si precipita a controllare, e non appena scosta il lenzuolo io spalanco i miei occhi, facendo incontrare le nostre pupille. "Credo di avere il cuore spezzato"; affermo con aria beffarda, toccandomi il petto. La mia migliore amica è intontita, tuttavia questa sua confusione è momentanea e non appena si riprende dallo shock, con ira la sua mano mi colpisce in pieno viso. "D'accordo questo l'ho meritato"; ammetto alzandomi dal lettino per avvicinarmi a lei, tentando di intrattenere un dialogo civile. "Tu sei l'essere più infimo, bugiardo e crudele che abbia mai incontrato"; mi urla contro colma di rabbia. La fisso consapevole che in parte ha le sue ragioni per essere così adirata nei miei confronti. "Potresti lasciarmi spiegare?"; Le domando con viva esasperazione, sotto lo sguardo divertito di Richard, che per lasciarci un po' di privacy chiude le tendine attorno a lui. "No. Perché nessuna scusa sarà valida per ciò che mi hai fatto". I suoi grandi occhi verdi si riempono di lacrime rabbiose. "Sei fuggito nel momento in cui io avevo più bisogno di te, e l'hai fatto lasciandomi con una lettera"; sottolinea abbassando il suo sguardo afflitto. "L'ho fatto per te"; cerco di spiegarle ma lei continua ad interrompermi. "Perché sei venuto? Per dirmi ancora che siamo un errore? Ho recepito il messaggio". Helene alza il suo tono di voce. Con totale veemenza afferro il suo polso, cogliendo la sua attenzione. "Lilith, il giorno del funerale di tuo fratello, mi aveva maledetto". Finalmente sono riuscito a spiegarle in parte cos'è successo. "Cosa?". Annuisco, continuando a guardare il suo viso sconvolto. "Se mi fossi avvicinato a te, avrei desiderato soltanto nutrirmi di te fino a che non ti avrei uccisa"; le spiego con voce calma, notando che la sua espressione è meno conflittuale. "Per questo sono fuggito, per non farti del male, perché dovevo proteggerti. Non avevo la ben che minima idea che a New Orleans Klaus mi avrebbe ripagato liberandomi dalla maledizione. Credevo fosse eterna, ragion per cui sono andato via e ti ho scritto quella lettera". Il viso di Helene è completamente corrugato. "Perché sei andato da Klaus Mikaelson?"; Domanda deglutendo a fatica, tentanto di cambiare discordo. "Ho consegnato a lui il pugnale di Katsi. Non è questo il punto Helene". Affermo frustrato, tentando di farla ragionare. "Il punto è che non sono andato via perché non ti amavo abbastanza. Quelle cose le ho scritte perché ero disperato". Lei non riesce neanche a guardarmi, continua a far guizzare il suo sguardo ovunque ma mai verso il mio viso. "Non saresti dovuto tornare"; biascica allontanandosi da me. "Non puoi dire di amarmi, fuggire, poi ritornare e desiderare che tutto torni come prima. Non funziona così Damon"; urla alquanto infuriata e amareggiata. "Invece io sono qui adesso"; affermo con prepotenza, fissandola sottecchi. "Sono maledettamente contorto e capirmi è un'impresa quasi impossibile, ma ho sempre pensato che tu ci riuscissi più di chiunque altro"; le dico avvicinandomi a lei senza mai distogliere i miei occhi dalle sue labbra tremolanti. "Sì. Capire la tua personalità è impossibile..."; La sua voce flebile si interrompe. "Eppure innamorasi di te è così semplice"; afferma alzando gli occhi al cielo tentando di non vacillare difronte a me. "Helene per favore, salviamo quel che resta di noi"; la supplico prendendo le sue mani fra le mie. "Damon?"; Esordisce il dottorino, varcando la soglia della porta, scrutandomi come se avesse appena visto un fantasma. "Helene mi aveva raccontato che avevi deciso di lasciare il Paese"; mi spiega fissandomi con palese astio. "Ho cambiato idea. Il mio posto è qui"; Rispondo con altrettanto astio. "Ero venuto per dire ad Helene che dovrebbe raggiungere un secondo l'infermiere Tim, deve mostrarle un nuovo reparto"; Mi spiega guardando Helene che senza farselo ripetere una seconda volta, lascia di fretta e furia la stanza. Provo a seguirla, perché non abbiamo finito il nostro discorso, però il corpo di Luke si pone fra me e la porta. "Lasciami passare. Non hai la minima idea di quanto possa diventare violento quando qualcuno mi irrita". Le mie minacce non totalmente velate non lo spaventano, poiché non conosce la mia reale natura. "Soltanto perché la polizia di questa città è corrotta da te, non vuol dire che ho paura di un criminale". Faccio un passo indietro, scoppiando a ridere fragorosamente. Sul viso ho stampato un enorme ghigno; "credi realmente che io sia un criminale?"; Domando continuando a deriderlo spietatamente. "Dal tuo atteggiamento spavaldo, irruento e poco rispettoso deduco questo"; risponde continuando a fissarmi sottecchi, provando ad intimidirmi. Onestamente provo tanta pietà per lui. Ignaramente sta sfidando un vampiro pieno di rabbia e pronto a tutto per la donna che ama. "L'ho sempre detto che sei poco sveglio"; lo provo sfrontato, provando una piacevole sensazione nel vederlo sempre più infuriato. "Sei soltanto un fallito"; Urla contro di me, iniziando a perdere la pazienza. "E tu sei soltanto un illuso. Pensi realmente che Helene ti amerà? Guarda in faccia la realtà Luke, lei ti sta usando soltanto perché vuole infastidire me. Vuole farmi soffrire". Sogghigno ostentando tutta la sicurezza che il mio corpo racchiude. "Lei non ti ama Damon. Sei tu l'illuso"; ribatte con il pugno fermo. Alzo le mani in segno di resa con aria beffarda; "certamente"; replico totalmente sarcastico, rammentando il suono flebile della sua voce mentre ammette di amarmi. Schernire Luke è davvero un gioco semplice, tanto da renderlo noioso.  "Ti proibisco di vederla"; mi ordina con fervida rabbia. Roteo i miei occhi, rimanendo calmo e impassibile difronte la sua sfuriata. "Non terrò le distanze da lei soltanto perché sei tu a chiedermelo"; preciso alquanto irritato dalle sue vane minacce. "Lei è la mia fidanzata"; grida impetuoso, marcando il territorio con aria infantile enfatizzando la parola mia. "É anche la mia migliore amica"; puntualizzo prontamente. Le labbra del dottorino rilasciano una risata ironica. "Sai Damon, comprendo che tu sia geloso, adesso che l'hai persa hai compreso quanto sia speciale". Questa sua aria da saccente riesce a farmi perdere completamente la pazienza. Lui non sa nulla di me e di lei. Cosa ne può sapere delle notti trascorse a parlare di noi sul mio letto? Cosa ne sa di quanto ci vogliamo disperatamente, o di ciò che saremmo disposti a fare per l'altro?;"Bada a ciò che dici dottorino. Tu non sai nulla"; affermo, sentendo un calore dentro di me divampare pericolosamente. "Tu non conosci affatto Helene!"; Esclamo alzando il tono della mia voce contro di lui, che continua a scrutarmi sottecchi. "E non l'ami perché al mattino sbraita. Non l'ami perché brucia i bordi delle frittelle. Non l'ami perché tu tutte queste cose, che riguardano lei, non le sai. Non puoi amarla perché non hai idea che la sua pelle profuma anche dopo aver fatto l'amore. Non hai la ben che minima idea che Helene quando arriccia il naso lo fa perché è disgustata da qualcosa oppure perché qualcosa la diverte". Luke mi fissa con aria sconvolta e le lacrime agli occhi. "Tu e lei..."; prova a dire senza trovare le parole. "Sì. Io e lei, non abbiamo mai finto così tanto in fondo"; gli confesso con arroganza. "Invece tu l'ami?"; Domanda con cipiglio. "Sono follemente, irrimediabilmente e profondamente innamorato della mia migliore amica"; rispondo respirando a tratti, con il petto gonfio e lo sguardo affranto. "Lei ha scelto me"; blatera ormai consapevole che lei è stata mia, così come lo è il cuore che palpita dentro al suo petto. "Lo so. Ed è giusto così". Il dottorino rimane spiazzato dalla mia rivelazione, inconsapevole che sto gettando la spugna soltanto perché tra poco più di tre mesi morirò. "Cosa credevi?"; Domando schernendolo. "Amo Helene e questo significa desiderare il meglio per lei...Non che tu lo sia, tuttavia sei umano"; preciso sospirando con lo sguardo fisso nel suo. "Umano? Cosa vai blaterando?"; Chiede abbastanza confuso. Roteando gli occhi al cielo, mi avvicino a lui. "Dimentica ogni cosa e vattene". Le mie pupille dilatate lo soggiogano, evitando in tal modo altri equivoci che, per il momento, non ho né la voglia né la pazienza di sistemare. Luke lascia il reparto, mostrandomi alle sue spalle Helene con le lacrime agli occhi. "Lui potrà anche non ricordare questa conversazione, ma non posso dire lo stesso di me". Ho una lancinante fitta al petto, e tutto a causa del modo in cui continuano a fissarmi gli occhi della mia piccola pulce. "Helene"; mormoro debolmente. "Avresti dovuto dirmi tutte queste cose"; mi urla contro. Quando desiderava sentirsi amata da me, io non ho fatto altro che respingerla. Comprendo la sua ira, e la capiró se deciderà di allontanarsi per sempre da me. "Tu forse non te ne sei mai accorta ma l'ho fatto. Ti ho detto di amarti in mille modi diversi". Prendo il suo viso fra le mie mani, malgrado le sue proteste, le impongo di guardarmi. "Quando mi prendevo cura di te. Quando controvoglia ti accompagnavo a fare shopping. Quando facevamo l'amore e ti baciavo lentamente. O quando ti urlavo di lasciarmi andare perché per te ho sempre desiderato qualcosa di migliore di ciò che posso offrirti io". Non sono più in grado di trattenere l'emozioni ed i sentimenti che, fino alla fine dei miei giorni, mi terranno legato a lei. "Quando hai capito di amarmi?"; Mi chiede con gli occhi lucidi ma dall'espressione fiera e ancora austera. Non dimenticherò mai il giorno in cui compresi di essermi innamorato di lei. Giorni come quello sono ostici da cancellare, possiamo tentare di farlo ma essi ritornano alla nostra mente inevitabilmente. "Ricordi il nostro primo bacio?"; Le domando tremendamente serio, trattenendomi dal baciarla adesso, a pochi metri dal suo ragazzo. "Quello che ci siamo scambiati sulle scale di casa tua?". Freneticamente scuoto il capo poggiando le mie mani sulle sue spalle, cercando disperatamente un contatto diretto con i suoi occhi. "No. Il nostro vero primo bacio"; affermo con voce profonda e roca, riuscendo a percepire la sua pelle tremolare. "Io ti avevo appena regalato la collana, e tu mi sorridevi come non mi avevi mai sorriso prima di allora". Rammento ogni istante di quel momento, ogni dettaglio, anche il più insignificante. "Perché credi che sia stato quello il nostro primo bacio?". La sua voce vacilla, così come i suoi sentimenti sempre più confusi. "Perché so con assoluta certezza che è stato allora che entrambi abbiamo compreso che la nostra amicizia ormai era qualcosa di molto più forte"; dico sfiorando con i polpastrelli delle mie dita il suo viso. "Perché in quel momento io volevo amarti, anche se non ero in grado di farlo"; le svelo del tutto catturato dalla forza del suo sguardo magnetico e profondo. "Sono un vero idiota, poiché ho impiegato quattro anni per comprendere che si può amare di nuovo". Le sue labbra rilasciano un respiro profondo. "Perché mi dici tutto questo soltanto adesso? Ora che sto costruendo qualcosa con qualcuno. Mi hai riempito la testa dicendomi che meritavo una vita normale, scappi via e ti presenti dopo una settimana di silenzio sbattendomi in pieno viso che sei innamorato profondamente di me". Abbasso lo sguardo pieno di rammarico, perfettamente cosciente che ha ragione. Ho preso scelte avventante, ed ora ne sto pagando le conseguenze amaramente ed a caro prezzo. "Non ti sto chiedendo una vita insieme"; chiarisco pungente, vedendo ad un tratto i suoi occhi spegnersi. "Visto? Non sai neanche tu quello che vuoi"; Urla cercando con tutta sé stessa di non piangere. "Voglio la mia migliore amica"; Grido ormai esausto. "Ma mi ami?"; Domanda confusa e sull'orlo di una crisi emotiva a causa del mio carattere troppo contorto. "Sì. Ma voglio vederti felice...É complicato"; replico con frustrazione. Non ho intenzione di dirle che tra poco andrò per sempre via dalla sua vita, e che l'unica cosa che desidero è trascorrere il tempo che mi rimane qui insieme a lei, però di farlo alla condizione di ritornare le persone che eravamo una volta. "Ti manco?"; Domando respirando spasmodicamente. "Come amico intendo"; preciso continuando a guardarla. "Sì, terribilmente"; risponde senza neanche pensarci. "Allora ti prego pulce, perdonami altrimenti non credo di farcela"; affermo con il cuore galoppante. Helene tentenna qualche secondo, facendomi mancare così l'aria nei polmoni. "Ti perdono vampiro"; conferma con uno sguardo spento e poco deciso. "Promettimi soltanto che saremo soltanto questo...Che non farai nulla per rovinare la mia storia con Luke". Bagno le mie labbra con la punta della lingua, distogliendo per un po' il mio sguardo dal suo viso. "Prometti Damon"; ripete con aria severa. Questa è una di quelle promesse che, a priori, so che non sarò in grado di mantenere. Conosco i miei limiti e so bene che prima o poi la voglia di baciarla sarà più forte di qualsiasi altro impulso. "Promesso"; Affermo riluttante, roteando i miei occhi al cielo. Helene mi sorride appena e, contro ogni previsione, avvolge le sue braccia intorno al mio busto. "Apprezzo ciò che hai fatto pur di salvarmi". Le accarezzo i capelli inebriandomi del loro dolce profumo di gelsomino. "É stato un piacere. Per te sarei disposto anche a morire"; le rispondo ironicamente. "Adesso devo andare Damon. Ci vediamo più tardi...Caroline mi ha invitata a casa vostra per una specie di pigiama party fra di noi"; mi spiega con disinvoltura. Continuo a fissarla con cipiglio da quando ha usato l'aggettivo vostro per indicare la villa nella quale lei è stata accolta con calore e affetto. "Nostra"; la corrego brusco e risentito. Lei mi fissa confusa aggrottando le sue sopracciglia. "Hai già dimenticato che siamo ancora la tua famiglia?"; Le chiedo infastidito, odiando l'idea che condivida un'altra casa con quello lì. "Damon"; mi ammonisce a voce alta. "Non potrei mai dimenticharmi di voi. Sei il solito egocentrico, io vado a finire il mio lavoro"; afferma impettita, lasciando la stanza. "Ha un bel caratterino"; esordisce Richard. "Fin troppo ribelle e poco rispettoso per i miei gusti"; commento sbuffando stampando sul mio viso una smorfia mista di rabbia e dolore. Sono stanco delle liti, vorrei trovare il mio angolo di pace prima di marcire per sempre sottoterra. Saluto cordialmente Richard, decidendo di far visita a Bonnie, è giusto che lei sappia del mio ritorno in città, è l'unica, oltre al suo ragazzo, a sapere cosa mi accadrà. Quando busso alla porta di casa sua, un vento gelido mi accarezza la guancia, facendomi provare una strana sensazione di familiarità. Mi guardo attorno con lo sguardo corrucciato, ma non vi è nessuno oltre me sull'uscio della porta. "Damon!"; Esclama Bon Bon gettandosi al mio collo. La stringo a me con vigore. "Sono tornato dalla mia strega preferita"; sussurro al suo orecchio, con la voce un po' vacillante. "Per il momento ti detesto Damon"; afferma colpendo con violenza la mia spalla. "Scusami Bon Bon"; le dico con lo sguardo basso ed un attanagliante senso di smarrimento. "Entra in casa. Enzo sta preparando il pranzo". Seguo la mia amica fino alla cucina di casa sua, dove c'è anche il suo ragazzo che prepara il pranzo. "Ciao Damon. Vuoi anche tu?"; Mi domanda Enzo mentre prepara le uova strapazzate. "No, grazie lo stesso"; replico abbozzando un sorriso. Mi siedo difronte la mia amica che, da quando sono entrato in casa, non ha mai smesso di fissarmi con gli occhi lucidi. "Bon Bon potresti, solo per qualche minuto, smetterla di fissarmi come se fossi già morto?"; Le chiedo con sarcasmo, riuscendo anche a strapparle un sorriso da quelle sue labbra corrucciate. "Hai ragione. Tu sei qui e dobbiamo trovare un modo per salvarti"; afferma sembrando alquanto determinata. "Adesso riesco a riconoscere la mia Bonnie Bennet"; esclamo facendole l'occhiolino. "Pensi che esista un modo per salvarlo?"; Domanda Enzo, porgendo un piatto alla sua ragazza, che prova a ragionare. "I demoni si impossessano dei corpi, quindi l'importate è estrarlo dal corpo per poter eliminarla del tutto. Devo trovare il rito giusto per rispedire Lilith negli inferi, oppure potrei rinchiudere la sua essenza all'interno di un amuleto"; pensa ad alta voce la mia amica. Erano anni che non vedevo tanta dedizione e determinazione in Bonnie. "Credi di farcela? Insomma è complicato"; intervengo preoccupandomi per la sua salute. Questo tipo di riti magici richiedono una certa forza, e molte volte ha rischiato di perdere la vita. Non potrei perdonarmi se a causa mia lei morisse. "Sì. Posso farcela"; risponde convinta. "Devo soltanto canalizzare bene i miei poteri. Ci lavorerò notte e giorno"; afferma fissandomi con un'espressione afflitta e addolorata. "Non voglio perdere anche il mio migliore amico"; dice accarezzando la mia mano. "Bon Bon, potresti non farcela. Ti esorto ad abituarti all'idea che fra un po' non ci sarò più"; le consiglio amorevolmente. É complicato abituarsi all'assenza di qualcuno che fa parte della nostra vita da così tanto tempo da essere divenuto una parte di noi. "Ho permesso che la mia migliore amica si sacrificasse per salvarci, non farò lo stesso errore con te. Elena mi manca ogni giorno, ma da quando sei tornato ho come la sensazione che lei viva in te. Se dovessi lasciarmi anche tu, con te svanirebbe per sempre anche lei". Bon Bon non riesce più a trattenersi e in preda alle lacrime, si alza per poter rimanere un attimo da sola. Sospiro rimanendo seduto, intuendo che ha bisogno di piangere e sfogarsi. "Lei tiene molto a te"; Esordisce Enzo. "Lo so, ed io tengo molto a lei. È come una sorella"; replico passando una mano sul mio viso stanco e addolorato. "Come mai sei tornato? Insomma Lilith ti aveva maledetto". Enzo poggia i gomiti sul tavolo, rivolgendo tutte le sue attenzioni su di me. "Klaus Mikaelson mi ha liberato dalla maledizione in cambio del pugnale che apparteneva ad Helene"; gli spiego notando che anche sul suo viso vi è un'espressione di rammarico. "Ha ragione Bonnie, non devi mollare"; mi incinta abbastanza serio e deciso. "Anche se dovessi salvarmi, tutto quello che mi circonda sta cambiando"; mi lamento provando un'immensa rabbia. "Ti stai riferendo ad Helene giusto?"; Domanda con certezza, guardandomi con la fronte corrugata ed uno sguardo curioso. "Lei ormai ha deciso di vivere con il dottorino"; rispondo con gli occhi che si soffermano a fissare un punto nel vuoto. "Se ti salverai potrai riprenderla con te". Sorrido amaramente ad Enzo. "Non conosci Helene. Non si fiderà mai più di me e dell'amore che provo per lei...L'ho delusa troppe volte". Il mio tono di voce è sottile, quasi non riesco più a parlare. Ho bisogno di schiarire la mia voce per poter continuare la conversazione con Enzo. "Comunque puoi contare sul mio aiuto"; dice lasciandomi completamente annichilito. I rapporti fra me ed Enzo ormai erano divenuti freddi, avevo ucciso Maggie la donna che amava, e quando l'ha scoperto non ha esitato a dichiarami odio. "Grazie Enzo, significa molto per me tutto questo"; affermo realmente riconoscente. "Bonnie mi ha raccontato quello che le hai detto su di me qualche anno fa. Non sarei qui adesso con l'amore della mia vita se tu non l'avessi convinta a non avere paura". Guardo Enzo inarcando le mie labbra in un flebile sorriso. Ricordo che una settimana dopo la morte di Elena, Bonnie ed io sentivamo così tanto la sua mancanza che trascorrevamo le nostre giornate a commiserarci, lei ed Enzo non erano ancora una coppia fissa, tuttavia avevo notato il modo in cui lui cercava di avvicinarsi a lei, senza molti risultati. Allora decisi di parlare con la mia migliore amica, le dissi che non doveva avere paura di essere felice perché era giusto che la sua vita continuasse serenamente, le parlai di Enzo mostrandole che era l'uomo che stava aspettando. "Non c'è di che"; rispondo alzando le spalle. Bonnie, ancora sconvolta, entra in cucina tenendo fra le mani un libro, probabilmente di magia, lo poggia con violenza sul tavolo davanti a me. "Adesso troviamo una soluzione"; afferma tenacemente, facendo guizzare il suo sguardo truce e orgoglioso prima su di me e poi su Enzo. "Avete qualcosa da obiettare?". Sposto il mio sguardo su Enzo costatando che anche lui fissa me con il mio medesimo sguardo terrorizzato. Nessuno oserebbe mai contraddirla in questo momento. "No"; rispondiamo contemporaneamente, evitando così di essere polverizzati dal suo sguardo. Mentre la mia amica continua a leggere da cima a fondo quel libro di magia antica, Enzo ed io cerchiamo in cantina, come ci ha ordinato Bonnie, degli amuleti in grado di canalizzare dei poteri. "Pensi possano essere questi?"; Domando mostrando ad Enzo degli strani aggeggi. "Quelli non sono oggetti magici, servono per la pulizia dei piedi"; mi spiega perplesso, facendo come me una smorfia di disgusto. "Qui dentro c'è di tutto"; commento rovistando fra gli oggetti vecchi della mia amica. "Guarda una foto di lei, Elena e Caroline quand'erano delle bambine". Enzo mi porge la foto che tiene fra le sue mani. La osservo con nostalgia, sorridendo appena. Erano così piccole in quella foto, ignare di ciò che le avrebbe riservato il futuro. "Dovremmo cercare quegli amuleti"; suggerisco rimettendo al suo posto la fotografia. Ogni volta che penso ad Elena non posso fare a meno di ripensare alla sua morte, a ciò che avrei potuto fare per lei e ciò che invece non ho fatto. In quella foto lei era una bambina piena di sogni, speranze e progetti per il futuro, fino a quando non ha incontrato me e Stefan. Le abbiamo portato via ogni cosa e non posso fare a meno di detestarmi per tutto questo. Continuo a cercare questi amuleti, fino a quando il mio telefonino non inizia a squillare. Lascio Enzo in cantina per rispondere alla chiamata che è da parte di mio fratello. "Fratellino"; esclamo con disinvoltura. "Dove sei?"; Mi domanda. "Sono a casa di Bonnie"; rispondo diretto. "Quando torni a casa? Le gemelle hanno scoperto che sei tornato e vogliono vederti"; mi spiega ridacchiando. Mi sono mancate molto le mie nipoti, quindi non ho intenzione di esitare un minuto di più per raggiungerle. "Dieci minuti e arrivo"; affermo sorridendo. Josie e Lizzie hanno il potere di farmi dimenticare ogni cosa, giocare con loro mi non può che farmi bene. Avverto sia Enzo che Bonnie del mio rientro a casa, ho bisogno di non pensare a ciò che mi attende o ad Helene che ha scelto di vivere la sua vita con un uomo che non sono io. Le vocine sottili e acute delle gemelle riempono le mie orecchie, anche se ancora sono dietro la porta principale della mia dimora. "Zio Damon"; gridano entusiaste, correndo verso di me con le braccia aperte e i visi raggianti di gioia. "Le mie principesse!"; Esclamo abbracciando entrambe, chinandomi alla loro statura. "Mi sei mancato"; afferma Lizzie facendomi gli occhi dolci. "A me è mancato di più"; l'ammonisce Josie, facendo infuriare la sorella. "Non è vero"; ribatte Lizzie incrociando le braccia al petto. "Scommetto che sono mancato ad entrambe"; le interrompo prima che inizino a bisticciare. "Chi vuole giocare con me?"; Domando loro sorridente e apparentemente allegro. "Noi!"; Esclamano piene di gioia. "Abbiamo due bambole nuove"; mi informa Josie; "è stata zia Helene a regalarcene una"; continua la piccola con innocenza. "Davvero? Voglio vederle"; dico loro che, senza farselo ripetere una seconda volta, mi trascinano verso la loro camera. "Non torturate Damon"; esordisce Alaric alle nostre spalle. "Va bene papino"; rispondo in coro, sbuffando con aria annoiata. "Come va?"; Mi domanda il mio amico con aria piuttosto seria. "Potrebbe andare meglio. Parliamo dopo, d'accordo?". Rick, intuendo che ho bisogno di un pizzico di tranquillità, annuisce lasciando che trascorra del tempo con le sue bambine, che muoiono dalla voglia di passare del tempo insieme a me. "Lei si chiama Elena, come la zia che vive in cielo"; mi spiega la piccola Josie, porgendomi la sua nuova bambola. Sono seduto sul pavimento, insieme alle mie nipoti che continuano a mostrarmi i loro giochi nuovi, sono così piccole, hanno tutta la vita davanti, esattamente come me, mio fratello, Elena, Caroline e tutti noi quando eravamo ancora dei bambini. "Lei invece come si chiama?"; Domando prendendo la bambola vicino ai piedi di Lizzie. "Lei si chiama Lilith"; mi risponde Lizzie, facendomi gelare il sangue. "Come hai detto?"; Le chiedo completamente sconvolto e terrorizzato. "Lilith"; ripete mia nipote con estrema naturalezza. "Chi ti ha detto questo nome?". Fisso con aria cupa Lizzie, aspettando con ansia che risponda alla mia domanda. "Una ragazza molto bella al parco. Mi ha regalato lei la bambola, mi ha detto che era un'amica di mamma, papà Stefan ed anche tua". Accarezzo la guancia di Lizzie con dolcezza; "Non devi parlare più con quella ragazza"; le ordino con estrema dolcezza, mentre il mio cuore palpita freneticamente. "Va bene zio Damon"; replica sorridendomi. "Brava principessa"; affermo baciando la sua fronte. "Adesso potresti darmi la tua bambola?"; Le chiedo aprendo il palmo della mia mano verso di lei. "Sì, ma è mia"; si lamenta porgendomi la bambola dai lunghi capelli biondi. "Grazie principesse, vi prometto che vi comprerò un castello enorme. Adesso però devo andare dal vostro papà". Bacio teneramente le loro guance paffute, lasciandole giocare in tutta serenità. Completamente agitato e in preda ad una crisi rabbiosa, spalanco la porta dello studio di Rick. "Lilith ha osato avvicinarsi alle bambine"; affermo un fascio d'ira, desideroso di vedere quel demone il prima possibile all'inferno. Il mio migliore amico come un fulmine si alza dalla sedia della sua scrivania, venendo verso di me con un'espressione attonita. "Ha dato questa bambola ieri a Lizzie, mentre erano al parco"; gli spiego agitando quell'affare con frenesia sotto gli occhi di Alaric. "Credi che aveva intenzione di fare del male alle gemelle?"; Domanda intimorito. "Non lo so. Abbiamo un accordo e deve rispettarlo"; dico impetuosamente, senza pensare che il mio amico non è a conoscenza di quel patto. "Cosa intendi?"; Chiede curvando le sue sopracciglia. Con difficoltà sposto i miei occhi verso il suo sguardo perplesso, deglutisco e provo a raccontagli la verità. "Il giorno del funerale di Fred, Lilith mi ha maledetto...". È complicato raccontare al mio migliore amico che ho donato la mia vita ad un demone per poter salvare la donna che amo, ed anche tutti loro. "Questo lo sapevo. Insomma Caroline e Stafan mi avevano spiegato tutto"; precisa incrociando le braccia al petto. "Sì, ma loro non sono a conoscenza dell'accordo che ho stipulato con lei". Continuo a tergiversare, poiché ho paura che, pur di salvare la mia vita, lui racconti ogni cosa a Stefan e so perfettamente che mio fratello sarebbe in grado di sacrificare la sua vita per la mia, e non posso permettere che avvenga una cosa del genere. "Che accordo?". La voce di Rick si fa più possente e imperativa. "La mia vita in cambio di quella di Helene"; gli rivelo senza prendere fiato, rivolgendo il mio sguardo verso il basso. All'improvviso il mio migliore amico cessa di parlare, ed il silenzio riempie la stanza. Nessuno dei due osa aprir bocca, ma noto con quanta difficoltà tenta di trattenersi, il suo viso è pallido e sconvolto. Istintivamente poggio una mano sulla sua spalla, spostando il mio sguardo sul suo. "Non devi preoccuparti per me, ho scelto io di morire. Devi solo promettermi che non lo dirai a Stefan e Caroline". Rick scuote il capo, stringendo la mia di spalla. "Non puoi chiedermi una cosa del genere amico"; replica in preda allo shock, contrario a tutto ciò. "Sai bene che sarebbe inutile. Ho preso la mia scelta, e niente mi farà cambiare idea". Nonostante sia fermamente contrario alla mia scelta, Alaric annuisce con le lacrime agli occhi. "Sei come un fratello per me"; mi rivela abbracciandomi. "Anche tu per me"; replico cercando di farmi forza per tutti loro. "Helene sa stai sacrificando la tua vita per salvare la sua?"; Domanda, inclinando la testa di lato. "No, e non dovrà mai saperlo. Le racconterò che annullando la maledizione, Lilith ha perso le sue forze"; gli spiego, in modo che la mia versione dei fatti venga rispettata anche quando non sarò più in vita. Leggo negli occhi del mio amico del dissenso, che trovo comprensibile, tuttavia niente riuscirà a farmi cambiare idea. Helene non deve vivere con il rimorso ed i sensi di colpa per la mia morte. Prima che arrivi Lilith farò in modo che lei si allontani dalla città, cosicché quando ritornerà tutti gli racconteranno che è un licantropo o cacciatore mi ha ucciso. "Ci sono le ragazze". Sento urlare con entusiasmo a Caroline, che si precipita ad aprire la porta. "Questa sera ci divertiremo a sentirle starnazzarle"; commento tentando di alleviare l'atmosfera cupa che si è creata fra me ed il mio amico. "Ci aspettano ore terrificanti"; borbotta ridacchiando insieme a me. Insieme ad Alaric scendo al piano di sotto, incontrando per le scale Helene. "Ciao"; la saluto goffamente, ammirando il suo sorriso lievemente imbarazzato e nervoso. "Ciao vampiro"; replica mordendosi il labbro. "Quindi questa sera ci divertiremo?"; Le chiedo indicandole Bonnie e Caroline che portano dentro alcune buste della spesa. "Sì, Caroline non vedeva l'ora di organizzare una festicciola qui"; mi spiega del tutto serena. "Più tardi devo dirti una cosa importante". Con perplessità Helene fa cenno di sì con la testa. "Adesso vado a sistemare la mia camera"; dice sembrando avere voglia di correre velocemente lontano da me. La fisso mentre si chiude in camera, continuando a domandarmi come siamo arrivati a questo punto, quando una volta condividevamo ogni cosa. "È ancora un po' arrabbiata. Ma vedrai che tornerà tutto come prima"; commenta mio fratello, che ha assistito al mio patetico tentativo di riconciliazione. "Sì. Sarà così"; borbotto quasi fra me e me, senza riuscire a credere che tutto possa tornare come prima. Decido di raggiungere le ragazze in soggiorno che sistemano gli alcolici e i giochi per la serata. "Proporrei lo strip poker"; esordisco con impertinenza, ghignando difronte i loro sguardi di ghiaccio. "Il solito pervertito"; mi ammonisce Caroline, lanciandomi un cuscino in pieno volto. "Ammettetelo ragazze, tutte voi volete vedermi nudo"; affermo del tutto spavaldo, percependo che c'è anche Helene alle mie spalle, ha appena varcato la soglia del soggiorno. "Tutte noi ti abbiamo visto nudo, non ci teniamo a vederti nuovamente"; chiarisce la biondina, incrociando le braccia al petto. "Io non ho mai visto Damon completamente nudo"; interviene Bonnie, corrugando la sua fronte, imprimendo sulle labbra un sorriso divertito. "Perché state parlando di chi ha visto o meno mio fratello nudo?"; Domanda Stefan entrando in soggiorno con aria disgustata. "Perché ha proposto lo strip Poker"; gli risponde prontamente Bonnie, facendolo sogghignare. "Per una volta concordo con lui. Soprattutto se a perdere sarete voi ragazze". Con complicità batto la mano a mio fratello, sotto lo sguardo glaciale delle ragazze. "Allora questa è una vera sfida"; ribatte Helene che fin'ora è rimasta in silenzio. Nessuno sa essere più competitivo di lei. "Accettate?"; Chiedo sogghignando, abbastanza convinto di avere la vittoria in pungo. "Maschi contro femmine. Prima però mettiamo a letto le gemelle"; replica Caroline, accettando la sfida con un'espressione determinata e orgogliosa. Decidiamo di giocare dopo cena, quando le bambine dormiranno tranquillamente, anche Rick ha deciso di giocare. Erano anni che non organizzavano a casa mia una serata fra di noi. Sarà come tornare ai vecchi tempi, quando le ragazze andavano al liceo. Perlomeno sarà tutto quasi come prima, ahimè quei giorni lontani non potranno tornare mai più, malgrado ci sforziamo tutti quanti di fingere che nulla sia cambiato. Ordiniamo la pizza per cena, e subito dopo aver finito di cenare Rick e Caroline corrono a rimboccare le coperte alle loro bambine. "Sarà divertente battervi"; commenta Helene sedendosi al mio fianco sul divano, in attesa che mia cognata e il mio migliore amico addormentino le gemelle. "Ammettilo stai facendo tutto questo per vedermi nuovamente nudo, senza tradire il tuo dottorino"; la schernisco, imprimendo sul mio volto un sorriso irritante e provocatorio. "Ti piacerebbe"; ribatte cedendo completamente alle mie provocazioni. "Quindi deduco che tu sia soddisfatta del tuo Luke"; affermo morendo il mio labbro inferiore, fissando intensamente le sue labbra. "Non ti riguarda"; mi ammonisce bruscamente, alzandosi di scatto, facendomi intuire che c'è qualcosa che tenta di nascondermi, ma che io scoprirò, è solamente questione di tempo. "Adesso giochiamo"; esclama Caroline con un'espressione di sfida. Prima d'iniziare la partita mi verso del bourbon che sorseggio lentamente. Mi siedo vicino ad Helene, tanto per stuzzicarla ancor di più, sperando che prima o poi ammetta che la sua relazione con quel dottorino non è affatto come l'immaginava, e che le notti con me continua a rivivererle costantemente nei suoi sogni. La prima mano a poker la vinciamo noi ragazzi, e di conseguenza le ragazze sono costrette a togliersi la maglietta. Ad un tratto però tutto cambia, e la fortuna sembra baciare le ragazze, che con viva soddisfazione ci lasciano letteralmente in mutande. "Avanti, togliete anche i pantaloni"; Urlano divertite ed anche un po' brille le damigelle, hanno alzato il gomito questa sera, tanto che non riescono a smettere di ridacchiare. Guardo mio fratello scrollando le spalle, e contemporaneamente tutti e tre togliamo anche i jeans, per poi risederci per un altro giro. "Hai la bava alla bocca"; affermo con totale sfacciataggine, strofinando il mio pollice sulle labbra di Helene. "Sei soltanto frustrato che delle ragazze ti abbiamo messo in mutande"; ribatte prontamente, senza mai cedere alle mie battute; "ma io adoro essere spogliato dalle ragazze. Ricordi?". Ghigno maliziosamente, osservando la scollatura del suo reggiseno. "Tanto non lo toglierò mai"; mi ammonisce impettita, cercando di fingersi infastidita. "Tanto so perfettamente cosa c'è sotto"; replico sfoggiando tutta la mia impertinenza, osservando la sua espressione divenire puro fuoco. Le partite che hanno vinto, hanno fatto credere alle ragazze di avere la vittoria praticamente in tasca, tuttavia la fortuna gira e bacia anche noi. Dopo solo altre due partite anche loro rimangono solamente con l'intimo addosso. "Se vinceremo anche questa dovrete togliere il reggiseno"; le avverto, notando Stefan titubante. "Non fare il guasta feste. Tutti qui dentro hanno visto Caroline nuda almeno una volta"; affermo meritandomi uno schiaffo sulla nuca da parte di mio fratello. "Allora io sono davvero curioso di vedere la tua migliore amica nuda, dato che qui sei l'unico ad averla ammirata"; mi provoca il mio fratellino, colpendo sul mio punto debole. "Perfetto"; dico fingendo che non mi importi. Rick sistema le carte, e ognuno di noi fa la propria mossa. Quando arriva il momento di scoprire le carte per vedere chi di noi ha vinto, l'idea che gli occhi di mio fratello fissino il corpo della mia pulce mi agita, mettendomi sotto pressione. "Abbiamo vinto noi"; afferma mio fratello scrollando le sue spalle, mentre le ragazze borbottano in segno di protesta. La prima ad alzarsi è Helene. I miei occhi la fissano intensamente e con disapprovazione. Costato che anche lei non riesce a fare a meno di guardare me, ma con aria di pura sfida, spostando lentamente la sua mano dietro la schiena, esattamente verso il gancetto del reggiseno. Sospiro profondamente e, senza rimuginarci ancora, con impeto la prendo fra le mie braccia trascinandola in camera mia. "Stavamo giocando"; Urla adirata quando poggio delicatamente i suoi piedi sul pavimento. "Senti sei l'unica ragazza che non ho diviso con mio fratello. Non avrei mai permesso che lui ti vedesse nuda"; le spiego con il fiato corto. "Sono terrorizzato dall'idea che qualcuno possa guardati o toccarti come ho fatto io"; le confesso perdendomi nelle iridi dei suoi occhi che, al contatto con i miei, si dilatano. "Sei completamente impazzito?"; Domanda con il cuore palpitante. "Non completamente, non ancora". Rispondo senza mai distogliere il mio sguardo dal suo. "Mi hai fatto una promessa"; mi rammenta provando a scostarmi, ma non ci riesce perché anche lei mi desidera in questo momento. Il suo intero corpo è come paralizzato. "Io ti capisco meglio di chiunque altro"; affermo muovendo le mie labbra verso le sue. "Sì, è vero. Tu mi capisci più di chiunque altro. Sicuramente anche meglio di Luke". Sentir pronunciare il suo nome innesca dentro di me della viva rabbia, che mi spinge ad allontanarmi da lei con frustrazione. "Non stiamo parlando di Luke! Stiamo parlando di me e di te". Senza volerlo alzo la voce contro di lei, poiché trovo estenuante dover dividere la mia migliore amica con un altro uomo. Lei rimane in perfetto silenzio, rivolgendo i suoi grandi occhi verso i suoi piedi nudi. Corrugo la mia fronte, riavvicinandomi al suo corpo quasi nudo con aria torturata e addolorata. "Tu quella volta non mi hai ascoltato...O forse non volevi ascoltarmi. Per te era tutto uno scherzo ed io, stupidamente, te l'ho lasciato credere poiché sembrava più facile per entrambi"; dico facendo una smorfia. "Di che parli?"; Chiede prendendo il mio viso fra le sue mani, cogliendomi del tutto alla sprovvista. "Di quando, prima di fuggire via da New York, ti dissi che tu eri l'unica donna di cui avevo bisogno"; rispondo increspando le mie labbra in un sorriso amaro e tormentato. "Tu hai risposto dicendo che avevo bisogno di una donna che, oltre al mio tempo, avrebbe dovuto occupare il mio cuore". Helene continua a tenere le sue mani poggiate sul mio viso e dal suo sguardo intriso di nostalgia e rimpianti, intuisco che ricorda bene quella conversazione. "Solo adesso mi pento di non aver detto la verità"; mormoro, cercando di trattenere alcune lacrime che minacciano di venir fuori, poiché mi rendo conto di quanto io sia stato stolto e cieco. "Quale verità?"; Domanda tremante, impaurita da ciò che le sto per dire. "Che ero tremendamente serio quando ti risposi che avevo tutto quello di cui avevo bisogno perché tu eri al mio fianco". Le mani di Helene cadono sul mio petto, la sua bocca è leggermente dischiusa ed è evidente che è destabilizzata. "Avrei dovuto dirtelo che occupavi il mio cuore, e per tale ragione tutto il mio tempo desideravo dedicarlo a te". Con veemenza fermo il suo viso con le mie mani, obbligandola a guardami negli occhi, poiché essi vorrebbero sfuggirmi. "Eh credimi niente è mai cambiato, i miei sentimenti sono gli stessi! Anzi no, sono molto più profondi e consapevoli di allora"; le rivelo respirando a tratti. I nostri corpi si cercano come calamite, e mi fionderei anche adesso sulle sue labbra che richiamano le mie con totale brama e nostalgia, però il suo sguardo titubante mi frena dal farlo. "Avresti dovuto dirmelo"; ribatte serrano le sue mani in pugni. "Non mi avresti creduto. Per te ero soltanto un vampiro dal cuore impenetrabile"; controbatto aggrottando la fronte. "Era ciò che mostravi a tutti"; mormora osservandomi con un sorriso amaro impresso sulle sue labbra rosee e morbide. "Sì ma tu non sei mai stata come le altre". Esclamo provando a farle capire quanto sia distrutto senza di lei. "Da cosa avrei dovuto dedurlo?"; Domanda tornando ad essere fredda e poco convinta della sincerità delle mie parole. "Dal modo in cui non ti ho mai lasciata da sola, dalle chiamate incessanti quando non ti trovavo a casa. Oppure quando ti ripetevo che i ragazzi che frequentavi non erano adatti a te, ed ero felice e soddisfatto quando alla fine ti lasciavano". Il suo volto racchiude tutti i miei medesimi rimpianti. "Eravamo ciechi entrambi. Io non vedevo quanto fosse profondo il mio amore per te, e tu non vedevi me". Completamente in disaccordo con me, Helene scuote il capo. "Non è vero"; afferma con le lacrime agli occhi. "Io ti vedevo"; aggiunge con voce interrotta e grave. "Vedevo un uomo distrutto, che odiava l'amore e che aveva solo bisogno di un'amica". L'ascolto con il volto distorto da una smorfia di dolore, provando un terribile senso di impotenza, poiché non sarò mai in grado di ritornare indietro nel tempo per cambiare le cose. "Tante volte volevo dirti che ti amavo e che tutti gli uomini con cui sono stata, l'unico difetto che avevano era quello di non essere te". Mi svela lasciandomi senza più parole, disarmandomi totalmente. "In loro cercavo solo te. Ma nessuno lo era, e quando tornavo a casa da un appuntamento fallimentare, tu eri lì e mi aspettavi sveglio. Mi sorridevi, ti prendevi beffa di me e poi mi sussurravi che nessuno mi meritava perché ero speciale". Il suo viso rigato dalle lacrime lacera la mia anima. "Ogni singola volta speravo che tu mi dicessi che non avrei più dovuto cercare, poiché eri tu quello giusto per me". Senza fiato e privo di una giustificazioni che spieghi per quale motivo io sia stato così cieco in tutti questi anni, tento di avvicinarmi a lei. "Con il passare degli anni ho smesso di sperare"; mormora quando avvicino il mio viso al suo. "Ti prego non farmi più del male"; afferma scostando il mio corpo, che è ormai è paralizzato. Helene lascia la mia stanza correndo via in lacrime. Stringo i miei pugni, sentendo scorrere nelle mie vene una rabbia inaudita, interamente rivolta contro me stesso. Calcio la mia porta che per via dell'urto con il mio piede si richiude con violenza. Con disperazione passo le mani sul mio viso, rendendomi conto che è umido. La mia anima è lacerata e tormentata, è in balia di una morsa che si fa sempre più stretta e pericolosa. Una parte di me brama di trascorrere i giorni che mi restano con la donna che amo ed essere felice, e l'altra parte di me invece continua a ripetermi saggiamente di mettere da parte l'egoismo per rendere felice lei, ma in momenti come questo comprendo che nessuno dei due é felice e continuando così non potremmo mai esserlo. Ci stiamo soltanto facendo del male a vicenda. Corrugo la mia fronte, prendendo dentro ad uno dei cassetti del mio armadio una bottiglia che tengo di riserva di bourbon, la poggio sulle mie labbra provando a calmarmi. Sono stanco di fingere, di essere qualcuno che non sono. Sono abituato a prendermi ciò che desidero, ed è ciò che ho intenzione di fare. Ormai non ho più nulla da perdere, sono ritornato ad uno squallido stato pietoso, e non è così che voglio lasciare questo mondo.

Ciao a tutti!!! Siamo già al capitolo venti, cosa ne pensate?
Secondo voi Damon cosa farà? Helene è davvero convinta della sua relazione con Luke? Riusciranno a tornare come un tempo? Fatemi sapere il vostro parere. Vi adoro un bacio!

 Vi adoro un bacio!

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You. {The vampire diaries}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora