Capitolo uno: Una vita quasi normale

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Quattro anni dopo
Sorseggio la mia dose di sangue comodamente seduto sul mio divano, avevo proprio bisogno nutrirmi e di rilassarmi un po', anche perché qui in questa casa la pace regna solo pochi istanti. "Quell'idiota mi ha lasciata"; esordisce Helene entrando come una furia dentro l'appartamento, lanciando la borsa sul divano. Ed ecco che la mia quiete termina qui. "Ti avevo detto che avresti dovuto lasciarlo, e che era un ragazzo piuttosto idiota"; le rinfaccio soddisfatto sorridendole con aria vittoriosa. Lei odia quando mi comporto in questo modo, ma non posso controllarmi mi diverte prendermi gioco di lei. "Damon ti prego non dire una sola parola a tal riguardo"; Mi intima con aria severa puntandomi il dito contro. Alzo le mani in segno di resa; "non potrei mai dirti che sei la regina delle storie finite male"; ribatto con finta aria innocente, la medesima che è in grado di farla andare in escandescenza. "Sei il mio migliore amico non dovresti trattarmi in questo modo"; si lamenta sedendosi al mio fianco. "Suvvia troveremo un altro ragazzo"; la rincuoro abbracciandola; "tu invece quando metterai la testa a posto?"; Mi domanda osservandomi di traverso; "Lo sai cosa penso dell'amore"; le rammento sospirando; "che è un'inutile dolore. Lo so, lo so"; ribatte sbuffando roteando i suoi occhioni verdi; "sì, ma prima o poi ti innamorerai"; dice alzandosi dal divano raggiungendo il bagno. All'improvviso dopo quasi quattro anni che non accadeva il viso di Elena mi appare chiaro, proprio di fronte i miei occhi, e mi rammenta che in fondo non ho mai smesso di amarla davvero, ma grazie a Helene e tutti i problemi che riesce a creare, sono stato in grado di attuare il dolore. Non le ho mai raccontato di Elena, ho preferito eliminare il suo nome dalla mia vita, dovevo ricominciare e dovevo farlo veramente. Raramente ho chiamato Stefan, sono esattamente quattro anni che non ci vediamo e in alcun modo posso negare che non mi manchi la sua presenza, però lui era l'ennesimo legame con il passato, il medesimo che mi ricorda di Elena e che una volta io ero felice. Qui a New York sto bene, ho trovato un equilibrio e non voglio ripensare troppo a chi ero una volta perché non sono più quella persona. "Sai che ti dico"; esordisce Helene uscendo dal bagno con addosso solamente un asciugamano, la fisso per un attimo un po' ammaliato però rammento all'istante che lei è la piccola combina guai a cui ho badato come un fratello; "che non ho bisogno di Ken per essere felice"; afferma con decisione; "hai me, per questo parli così"; replico stuzzicandola un po'. "Sei sempre il solito arrogante"; ribatte avvicinandosi a me per colpire il mio braccio scoppiando a ridere. "Come osi ragazzina?"; Esclamo fingendomi adirato, lentamente mi volto verso di lei con un piccolo sorrisino trasversale e malefico. Avvicino le mie mani ai suoi fianchi e irruentemente inizio a farle il solletico sull'addome. Lei mi supplica di smettere però a me diverte torturarla in questo modo così subdolo. La sua risata è acuta e fastidiosa però riesce a farmi dimenticare ogni cosa e soprattutto il dolore, se non avessi incontrato lei qui a New York credo che non sarai riuscito a ricominciare da capo, probabilmente mi sarei perso nuovamente dentro l'oblio dei miei demoni antichi. "Ti prego smettila"; ride ormai esausta. Continuo a farle il solletico ad un tratto però il suono fastidioso e persistente del suo cellulare mi costringe a smettere e ritornare serio. "É Ken"; afferma con il viso corrucciato. "Rispondo io". Senza permetterle di ribattere afferro il suo cellulare, premendo il tasto verde del display. "Ciao tu sei Ken?"; Domando stampando sul mio viso un ghigno soddisfatto, mentre Helene tenta di saltarmi addosso per riprendere il suo telefono. "Chi sei?"; Mi chiede Ken sembrando infuriato. "Il suo amante arrabbiato e poco amichevole. Sparisci Ken". Chiudo la chiamata spostando i miei occhi verso Helene. Le porgo il suo telefono sogghignando; "Non dovevi farlo"; mi ammonisce lievemente adirata. "Non dovresti combattere con un solo asciugamano addosso...Potrebbe caderti"; le faccio notare senza curarmi molto del suo sguardo fulmineo ed iracondo. "Forse voleva chiarire"; biascica sedendosi sul divano. "Non dirai mica sul serio?"; Le domando alzando il tono della mia voce. "Quel concentrato di gel sui capelli e idiozia non è degno di te"; affermo tremendamente serio e sincero. Se quel Ken non ha compreso quanto sia speciale Helene allora non la merita. "ah sì? Lo dici di tutti i ragazzi che mi hanno lasciata"; precisa incrociando le braccia al petto, mettendo in evidenza il suo seno nudo sotto l'asciugamano. Mi soffermo a guardarla un secondo trovando assurdo che i ragazzi che ha amato non hanno visto quanto sia bella. "Tutti i tuoi ex sono degli imbecilli. Non hanno capito quanto vali. Sei speciale e meriti qualcuno di altrettanto speciale". Penso davvero tutte queste cose di lei. Le sono stato vicino, ho vissuto con lei abbastanza da conoscerla a fondo è un'amica presente e paziente anche se alle volte è tremendamente folle e imbranata. "Ricordi che giorno è oggi?"; Mi domanda guardandomi sottecchi. "Questa è una di quelle domande a cui noi poveri uomini non sappiamo mai rispondere"; affermo in tono poco serio. "Speravo di essere esonerato da questo tipo di domande essendo il tuo migliore amico"; le confesso mantenendo un'aria giocosa e scherzosa. Lei continua a scrutarmi con palpabile astio. Adoro infastidirla, poiché i suoi occhi divengono più verdi e le pieghe del suo viso compaiono quasi tutte. "Ah...Ma certo è il tuo compleanno?"; esclamo fingendo di averlo dimenticato. Helene mi fissa inarcando un sopracciglio verso l'alto; "lo so bene che stai fingendo vampiro"; ribatte alzandosi in piedi. "Non dimenticheresti mai il compleanno della tua migliore amica"; afferma sorridendo con una muta soddisfazione che però traspare dai suoi occhietti. "Non esserne così sicura"; l'ammonisco tentando di infastidirla. "Sì certamente"; borbotta mentre lascia il soggiorno per chiudersi in camera sua per cambiarsi. Scuto il capo sorridendo debolmente. È realmente complesso descrivere una ragazza come Helene, perché lei è una vera esplosione e la sua personalità è così complicata che alle volte fatico a starle dietro, è un vulcano di contraddizione. Ci sono giorni in cui è la persona più matura di questo mondo, ed in quei giorni dubito perfino della sua vera età, però è talmente folle e sopra le righe che la mattina seguente sarebbe in grado di sbraitare e lamentarsi come farebbe una bambina viziata. Quando siamo da soli mangia come un rozzo camionista, però, non appena invita uno di quei tanti ragazzi che le fanno la corte il suo portamento ed il suo galateo farebbero invidia alla regina d'Inghilterra in persona. "Dove mi porti?"; Urla ad un tratto dalla sua camera da letto, destandomi dai miei pensieri. "Dobbiamo uscire?"; Le domando tornando ad infastidirla. Ogni anno per il compleanno le mostro dei posti speciali ed unici nei quali dei comuni mortali non possono accedere, è una specie di regalo. "Oggi sei insopportabile"; Mi canzona a voce alta. "La smetti di urlare? Ho un udito sopraffino, ti sentirei anche al piano inferiore"; le rammento per la milionesima volta. Ad un tratto, mentre continuo a camminare avanti e indietro per la cucina, lei compare di fronte a me. "Come sto?"; Mi domanda con vivo entusiasmo, mostrandomi il suo abito bianco e rosso con le balze. La fisso profondamente per qualche secondo, sorridendo debolmente. "Tanto lo so che mi dirai che sembro una ragazzina..."; Farfuglia imitando i miei gesti e le mie movenze che un po' la irritano alle volte. "Sei bellissima"; affermo continuando a sorridere. Lei, colta lievemente dalla sorpresa dal mio complimento, arrossisce provando però a non farmelo notare. "Rimani comunque una ragazzina"; preciso facendole l'occhiolino. Helene rotea i suoi occhi al cielo e colpisce il mio braccio con un pizzico di risentimento. "Ho compiuto vent'anni"; sottolinea puntandomi il dito contro con aria truce. "Sì lo so. Mi fai sentire vecchio"; borbotto alzando gli occhi al cielo, mentre lei scoppia a ridere. "I tuoi quarant'anni neanche si notano"; ribatte con puro sarcasmo, provando a sfidarmi con quel suo sguardo impertinente. "Al massimo potrei dimostrarne venticinque"; la riprendo guardando di sfuggita lo specchio di fronte a me. "Ho quasi centottant'anni e sono ancora un tripudio di fascino e bellezza". Quando rivolgo i miei occhi nuovamente verso Helene noto che si sta prendendo beffa di me gesticolando animatamente, ripetendo le mie medesime parole. "Mi vendicherò"; la minaccio con aria giocosa. "Adesso usciamo. Voglio scoprire dove mi porterai"; afferma curiosa e trepidante. Con poca eleganza e grazie, come sempre d'altronde, Helene chiude lo sportello della mia auto. Sono quattro anni che le dico di chiuderlo garbatamente, oramai sono stanco di ripeterle tutto ciò. "Tieniti forte"; le consiglio mentre con il mio piede spingo l'acceleratore. I nostri capelli sono scompigliati dal vento, ormai il sole sta per tramontare e la città sta prendendo vita. New York è caotica e sicuramente è una città che non dorme mai, e può sembrare un vero paradosso che io abbia trovato più quiete qui che in una piccola cittadina. Posteggio la mia auto vicino al ponte di Brooklyn, intanto noto un'evidente e palpabile perplessità in Helene, che non riesce a smettere di osservare ciò che la circonda. "Sul serio Damon?"; Chiede con aria piuttosto delusa. "L'anno scorso mi hai portato a guardare le stelle sulla corona della Statua della libertà". Porto il mio dito indice vicino le mie labbra, indicandole di fare silenzio; "abbi fede". Le porgo la mia mano sogghignando, mi accorgo dai suoi occhi che è leggermente titubante, malgrado ciò si fida di me ciecamente e, senza rimuginare un secondo di più, afferra con decisione la mia mano. "Stringiti a me"; le consiglio non appena con irruenza inaspettata la prendo fra le mie braccia. Lei emette un leggero sospiro spezzato e non appena balzo in avanti, le sue braccia si stringono al mio collo ed il suo viso sprofonda nell'incavo si quest'ultimo. Corro e salto così velocemente, fra i cavi e le colonne del ponte che non riesco più a vedere chiaro cosa c'è intorno a me. "Arrivati"; esclamo soffermandomi sul punto più alto e spazioso del ponte, dove questa mattina avevo già preparato un piccolo rinfresco per me e lei. Helene continua a tenere le sue mani salde sul bavero della mia giacca, non ha neanche il coraggio di aprire i suoi occhi. "Sono morta?"; Domanda con voce acuta e tremolante. "No. Come non lo eri il compleanno precedente"; preciso lasciandola scivolare su quella specie di cornicione gigante. La mia migliore amica rimane completamente rapita e sbalordita quando finalmente riesce a trovare il coraggio di voltarsi per ammirare il tramonto da quassù. "N'è valsa la pena"; afferma guardando avanti a sé con occhi incantati. "Lo so. Sono o non sono il migliore amico che una ragazza possa desiderare?"; Le chiedo con assoluta arroganza, meritandomi un piccolo schiaffo sulla nuca da parte sua. "Hai portato tu tutto questo qui?"; Domanda riferendosi alla birra e al cibo dietro di noi. "No è stata un adorabile e gentile fatina"; le rispondo con sarcasmo rubandole un delizioso e sincero sorriso. "Non cambi mai?"; Chiede retoricamente scoppiando a ridere. "Comunque grazie di cuore Damon". La sua voce è valutata ed il suo sguardo colmo di gratitudine. Lei mi guarda spesso con gratitudine, riesce a farmi sentire l'uomo migliore che avrei voluto essere per Elena. "Brindiamo?"; Le propongo prendendo velocemente due bottiglie di birra, porgendole una a lei. "Non ho ancora l'età per bere"; precisa prendendo lo stesso la bottiglia di birra fra le sue mani. "Disse colei che ho incontrato per la prima volta vicino ad un bancone del bar"; le dico facendo scontrare le nostre birre; "alla nostra amicizia"; esclamo a voce alta, bevendo un sorso di birra; "alla nostra amicizia che ogni anno è sempre più bella e solida"; sottolinea lei fissandomi piena d'affetto. E mentre i suoi occhi brillando di luce osservando i miei, non posso fare a meno di chiedermi come sia riuscita a sopportarmi in questi quattro anni. È vero la nostra amicizia è forte e sincera, ma non è stata tutta rose e fiori, la mia brama di sangue, i miei incubi e il mio tormentato segreto di tanto in tanto le rendevano la vita un inferno, mi ha visto mentre mi nutrivo e mi ha visto crollare e piangere come un bambino ed io ho visto lei nelle medesime condizioni. Forse è questo che ci lega. I tanti segreti. Un passato oscuro del quale non riusciamo a liberarci, solamente che lei è riuscita sempre a raccontarmi la verità. Conosco ogni cosa di lei, anche la sua parte più oscura, invece io le ho tenuto celato molte cose, rimaste sepolte ormai a Mystic Falls. "Allora perché tu e Ken vi siete lasciati?"; Le chiedo sedendomi sul bordo del cornicione con i piedi a penzoloni. Lei scrolla le sue spalle, sedendosi al mio fianco con la birra ancora fra le mani. "Lui mi ha urlato che sono fin troppo complessa e che lo paragono sempre a te"; risponde ridendo, nascondendo la sua risata con il dorso della mano. "Ti prenderò in giro per questo"; chiarisco deridendola. "Perché lo paragonavi a me?"; Le chiedo dubbioso e alquanto divertito, lei però diviene improvvisamente seria. "Perché tu non cerchi di cambiarmi. Perché mi fai ridere e perché amo le tue frittelle". Scoppia nuovamente a ridere e, con un po' di nervosismo, torna a bere dal collo della sua bottiglia mezza vuota. "Tu invece?"; Mi domanda cogliendomi alla sprovvista. "Io cosa?"; Chiedo a mia volta scrutandola confuso; "Tu quando troverai una ragazza? Non ti ho mai visto con una donna per più di un'ora". Rivolgo il mio sguardo verso la luna che inizia ad illuminare i nostri visi, rilascio un sospiro profondo cercando di scacciare l'immagine fissa della mia vita felice al fianco di Elena. Una vita che non riavrò mai più. "Sono stato innamorato"; Affermo senza distogliere i miei occhi dal cielo che lentamente si ricopre di stelle. Helene rimane in silenzio, forse un po' stupita da questa mia confessione un po' tardiva. "Ormai è passato tanto tempo"; continuo dopo una pausa ricoperta solo di silenzio e ricordi. "Come si chiamava?". La curiosità di questa piccola ragazza è insaziabile e tenerle nascosto qualcosa è una vera impresa. "Katherine Pierce"; rispondo mentendo solo a metà. "L'ho amata quando ero ancora umano. L'ho amata anche dopo ma con il passare degli anni ho compreso che era solo una stronza doppiogiochista"; le spiego inclinando leggermente la mia testa verso il suo viso. "Cosa ti ha fatto?"; Domanda spingendo il viso lontano dal suo. "Lei amava mio fratello non me, io ero un capriccio. Comunque adesso basta pensare all'amore"; le suggerisco rimettendomi in piedi porgendole la mano; "Ti andrebbe di andare ad una festa del college?"; Mi chiede puntando i suoi occhi sui miei, sbattendo le sue lunghe ciglia. "Scommetto che c'è un ragazzo che ti piace". Alla mia insinuazione Helene diviene paonazza e per celare il suo imbarazzo colpisce il mio braccio con la sua spalla. "Nessun ragazzo. Questa notte sarò solo tua Damon Salvatore"; sostiene poggiando una mano sul suo cuore. "Non è che per caso mi stai facendo una proposta indecente?"; Chiedo punzecchiandole l'addome facendo fuoriuscire dalle sue labbra una risata isterica. "Mi hai scoperta vampiro"; esclama spalancando con finto stupore i suoi occhi. "Tu mi vuoi sedurre e poi abbandonare"; l'accuso afferrando i suoi fianchi per poterla caricare sulle mie spalle, mentre le nostre risate si propagano nell'aria. Grazie a questa piccoletta sono riuscito di nuovo a sorridere, non lo credevo possibile, invece eccomi qui, quattro anni dopo la morte della mia amata Elena, insieme ad una amica sincera e leale, quasi sereno. "Pensandoci bene quando ci siamo incontrati in quel bar per la prima volta tu volevi provarci con me"; le rammento tenendola a penzoloni sopra la mia schiena. La sua testa e all'ingiù ed i suoi piedi continuano a calciare il mio addome. "Eri la mia copertura"; ribatte lei provando a liberarsi. "Seguivo un uomo che conosceva i miei fratelli, per questo ero lì"; mi rivela solo adesso. Non ho mai incontrato i fratelli di Helene, ho visto qualche loro foto e ascoltato qualche aneddoto sulla loro vita da cacciatori di creature soprannaturali. Adoro Helene e farai qualsiasi cosa per la mia piccola rompiscatole, ma il lavoro dei suoi fratelli ha sempre detestato in me dell'inquietudine, non oso immaginare cosa mi farebbero se venissero a sapere che la loro sorellina condivide da ben quattro anni la casa con un vampiro. Lei non ha dei buoni rapporti con loro, però sono convinto che prima o poi si presenteranno alla sua porta. "Andiamo?"; Le domando aspettando che si stringa a me. Non appena le sue braccia avvolgono il mio collo, io con un solo lungo balzo raggiungo la mia auto. "Adoro festeggiare i miei compleanni con te"; afferma sedendosi in auto, poggiando i suoi piedi sul cruscotto. "Helene"; la richiamo in tono aspro; "è il mio compleanno"; replica mettendo il broncio. Roteo i miei occhi e sospiro con rassegnazione di fronte alla ragazza più sfacciata e capricciosa che abbia mai conosciuto. "Gira a destra"; urla solamente due secondi prima che sorpassi il vicolo. "Un giorno distruggerai la mia auto"; commento frenando di colpo così da poter svoltare per il vicolo che Helene continua ad indicarmi. "Perché il tuo college ha organizzato una festa proprio qui?"; Le chiedo osservando sottecchi il vicolo buio e tetro. "Perché qui organizzano combattimenti clandestini fra galli"; afferma mordendo il suo labbro provando a trattenere la sua risata. "Il sarcasmo non è il tuo forte"; replico stringendo le sue guance. Il locale in cui mi ha trascinato è un fatiscente vecchio magazzino, è un tipico bar newyorkese in stile moderno. Le luci sono soffuse e tutti i ragazzi ballano strusciandosi fra loro e, ovviamente, Helene non indugia neanche un misero secondo a mescolarsi fra loro. "Helene sei qui"; esclama una delle sue detestabili amiche del college. "Ciao Angeline"; la saluta la mia amica baciando la sua guancia. Mi avvicino a loro, e quando Angeline si accorge della mia presenza per un soffio, a causa della felicità, non stacca il braccio della sua amica. "Ciao Damon. È un vero piacere vederti qui". Provo a sorridere alla biondina tutto pepe, che in qualche modo rievoca alla mia mente la ragazza di mio fratello Stefan, l'esuberante Caroline Forbes, solamente che Angeline è un milione di volte più insopportabile e petulante di lei. "Ciao"; la saluto praticamente ignorandola, rivolgendo i miei occhi esclusivamente a Helene; "Se dovessi cercarmi mi troverai al bancone del bar. Vuoi da bere?"; Le chiedo prima di lasciarla divertire con i suoi coetanei, che trovo un po' intollerabili. "No, ho bevuto abbastanza"; risponde sorridendomi. Annuisco e, dopo averle schiacciato l'occhio destro ricambiando il suo dolce sorriso, mi dirigo verso il bancone. "È così bello e tenebroso. Ha anche un sedere meraviglioso"; commenta Angeline non appena mi allontano, credendo che non posso sentirla, ho sempre adorato ascoltare i commenti delle ragazze che riguardano me. "Dovresti smetterla di sbavargli addosso lui è un tipo solitario, ed è un vero rompiscatole"; l'avverte Helene consapevole che io posso sentirla. Mi siedo al bancone del bar ed ordino una birra. Sono quattro anni che non bevo un buon bicchiere di bourbon, in questa città mondana e vivace servono perlopiù cocktail e bevande cariche di zuccheri, i newyorkesi sono convinti che siano alla moda. Sorseggio la mia birra, osservando di tanto in tanto Helene che si diverte senza troppi pensieri e, mentre continuo a guardarla, il mio telefono inizia a suonare e dal momento che la musica qui è troppo alta decido di uscire fuori dal locale per poter rispondere. "Pronto"; dico notando il numero sconosciuto sul display. "Ciao fratello". Sorrido appena, felice di sentire la voce del mio fratellino. "Stefan"; biascico con lieve stupore, senza comprendere per quale strana ragione ha effettuato una chiamata privata. "Sono mesi che non mi chiami. Volevo constare se fossi ancora vivo"; mi schernisce sottolineando che sono mesi che non ci sentiamo, e la mia ultima chiamata è stata fugace ed essenziale. "Come stai?"; Mi domanda in tono serio. Per un breve e fugace attimo sposto il mio sguardo verso la porta del locale, udendo la voce di Helene che si diverte. "Sto bene fratello. La mia vita non sarà perfetta e lei mi manca, ma sto bene"; rispondo con assoluta sincerità. Non posso mentire a mio fratello, lui capirebbe immediatamente che non gli sto dicendo la verità. "Tu come stai?"; Chiedo, curioso di sapere come procede la vita a Mystic Falls senza di me. "Bene. Caroline ed io siamo sempre sposati e sono felice"; risponde sembrando concretamente sereno. "Invece che mi racconti di Bon Bon e Rick?"; Domando con uno sguardo buio e cupo, consapevole che li ho praticamente abbandonati. "Bonnie ed Enzo sono felici, lei ha finito il college ed è tornata a vivere a Mystic Falls. Rick si è trasferito insieme alle sue bambine in casa nostra, così possono rimanere insieme a Caroline"; mi spiega destando in me della sana nostalgia. "Damon ti stavo cercando"; esordisce alle mie spalle Helene richiamando la mia attenzione. Mi volto verso di lei mostrandole il cellulare, e lei con comprensione annuisce fermandosi vicino all'entrata del locale. "Era la voce di una ragazza?"; Domanda con voce derisoria e canzonatoria il mio fratellino. "Sì, è una ragazza"; replico alzando gli occhi al cielo, immaginando il sorrisino impertinente e sfacciato di Stefan. "È una storia seria?"; Mi chiede fremendo dalla curiosità, peccato che ha frainteso ogni cosa. Non ho mai parlato di Helene a Stefan, non ho mai avuto l'occasione di farlo ed a dirla tutta ho paura della sua reazione di fronte il suo nome così simile a quello di Elena. Non voglio che Stefan inizi a pensare che sia un modo contorto per non eludere dal mio passato. "Sì lo è fratellino"; rispondo di getto, senza neanche pensare alle conseguenze. "Damon ma è fantastico, sono così felice per te"; replica mentre io mi sento un viscido bugiardo, che non riesce neanche a raccontare la verità al proprio fratello. Ma cosa dovevo dirgli? Che dopo quattro anni, nonostante sia sereno, il suo viso la notte compare nei miei sogni e che continua a mancarmi spezzando il mio cuore? No, non posso far vivere mio fratello con la perenne preoccupazione per me. "Lei mi rende felice". Questa volta la bugia è meno fittizia, poiché Helene riesce davvero a farmi sorridere, alleggerendo il peso dei miei fantasmi. "Adesso devo andare"; gli dico facendo guizzare il mio sguardo verso Helene che pazientemente mi aspetta a braccia conserte con uno sguardo un po' arrabbiato. "Ciao Damon. Io continuo ad aspettarti"; afferma provando a dirmi implicitamente che gli manco. "Potresti venire tu qui"; gli propongo, tentando di fargli intuire che Mystic Falls non è altro che una città colma di presenze invisibili che non ho voglia di percepire. "Ho una famiglia adesso Damon"; precisa con voce insicura e dispiaciuta. "Certo ciao fratellino"; lo saluto, chiudendo la chiamata, avvicinandomi a Helene. "Che è successo?"; Le chiedo serrando la mia mascella. Conosco perfettamente l'espressione che in questo momento ha sul suo viso, le è successo qualcosa. "Josh..."; non appena pronuncia il nome del suo ex ragazzo che l'ha tradita ed umiliata, non esito neanche un istante a rientrare nel locale per cercarlo. "Damon lascia perdere"; mi supplica Helene aggrappandosi al mio braccio, tentando di fermarmi dal scatenare la mia ira su quell'idiota. "Dimmi che cosa ti ha fatto"; le ordino con uno sguardo carico di fiammante ira. "Lui...Damon non fargli del male è inutile"; balbetta premendo la sua mano intorno al mio braccio. "Helene dimmelo"; le ripeto una seconda volta con più enfasi. "Voleva trascinarmi via dal locale con la forza perché ha provato a baciarmi ed io l'ho respinto"; confessa mordendosi il labbro. I suoi occhi emanano paura, ma nei miei vi è un accecante rabbia che al momento non riesco a controllare. Serro i miei pugni respirando spasmodicamente. "Lasciami"; le consiglio con aria gelida. Nessuno può osare fare del male ad Helene senza sfiorare la mia ira successivamente. Lei prova di nuovo a fermarmi ma non è in grado di tenere testa alla mia forza. Quando intravedo Josh ballare con altre ragazze il fuoco che poco prima bruciava in me adesso è divenuto pura lava. Con brutale violenza afferro il collo di quell'essere. "Adesso tu ed io parliamo un po' fuori"; affermo trascinandolo verso l'uscita del locale. Helene alle mie spalle continua ad urlarmi di lasciarlo stare, però finché non vedrò Josh supplicarmi come il verme che è non credo che lo lascerò andare. Getto il suo corpo contro l'asfalto, rompendogli il naso. "Hai smesso di fare lo sbruffone? Perché non cerchi di fare del male a me?"; Urlo beffardamente, aspettando che si alzi da terra per colpirmi. "Damon lui non ha la tua forza". Helene continua ad incitarmi di smettere, terrorizzata dall'idea che io possa ucciderlo. Josh intanto si alza in piedi e, come avevo già previsto, tenta di tirarmi un pungo in pieno viso. Prontamente e con assoluta destrezza la mia mano circonda il suo pugno, mentre i miei occhi lo scrutano beffardi e vittoriosi, colmi di soddisfazione nel vederlo così disperato. Sogghigno pronto ad affondare i miei canini sul suo collo; "Fermati Damon...Tu sei migliore del mostro che si cela dentro di te". Le parole della mia migliore amica muovono la mia coscienza, quella che ho perso in un fugace istante. "Lo so che vuoi proteggermi, ma lascialo andare. Guardalo è lui il mostro che fa del male alle ragazze". Lentamente lascio andare la presa della mia mano sul collo del ragazzo. "Questa è la tua sera fortunata"; affermo spingendolo via. "Dimentica quello che è appena successo e non rivolgere mai più la parola a Helene"; lo soggiogo tornando da Helene, che si getta fra le mie braccia stringendomi a sé con avidità. Ho promesso a me stesso che mi sarei preso cura di lei e detesto l'idea che qualcuno le possa fare del male, perché lei è la mia migliore amica. "Torniamo a casa"; le suggerisco accarezzandole i suoi lunghi capelli mossi. Torniamo al nostro appartamento, Helene corre subito verso il suo letto e dopo averle dato il bacio della buonanotte, anch'io mi distendo sul mio letto, cadendo in un sonno profondo.

Un piccolo corpo si abbatte con irruenza sul mio, destandomi con poca gentilezza. "Sveglia vampiro"; esclama praticamente urlando quella svampita. "Helene"; urlo spingendola via dal mio letto. "Non fare il vampiro brontolone"; mi rimprovera alzandosi in piedi, poggiando entrambe le sue mani sui fianchi. "Dal momento che mi hai svegliato saltandomi addosso urlando, brontolare è diventato un mio diritto"; ribatto alzando il mio busto nudo verso l'alto. "Sono le dieci del mattino"; dice sorridendo come se avesse una paralisi facciale. "Allora?"; Le domando sbuffando; "due settimane fa mi hai promesso che mi avresti accompagnata a fare shopping"; mi ricorda scatenando in me un tornando di disperazione. "Sì, ma te l'avevo promesso solo perché continuavi a blaterare senza sosta"; preciso alzando gli occhi al cielo. "Vestiti vampiro. Una promessa è una promessa"; esclama lanciandomi addosso i miei pantaloni e la mia camicia. "Sei insopportabile"; grugnisco esasperato. "Lo so"; replica lei con viva soddisfazione. Velocemente mi vesto raggiungendola in cucina rendendomi conto che ha preparato dei muffin. "C'è della verbena?"; Scherzo prendendone uno; "no idiota, trascinarti a fare shopping sarà una tortura sufficiente. Considera i miei muffin un segno di pace"; afferma mordendone uno, sporcandosi l'angolo del labbro. Le fisso con insistenza le labbra, senza riuscire a smettere di sorridere davanti l'angolo sporco della sua bocca a forma di cuore. Istintivamente avvicino il mio pollice al suo viso, strofinandolo vicino alle sue labbra. Rabbrividisco lievemente, notando che i suoi occhi mi fissano intensamente. Le sorrido appena e questa volta con uno strano imbarazzo. "Questi muffin non li hai fatti tu"; esclamo non appena mordo il mio al cioccolato. "Sono quelli del bar difronte casa nostra". Lei scrolla le sue spalle guardandomi con aria colpevole; "forse"; dice continuando a mangiare il suo. "Questo io lo chiamo barare"; commento stuzzicandola. "Io lo chiamo avevo fretta per cucinare"; controbatte prontamente senza mai incassare il colpo. Continuo a mangiare la nostra colazione realizzando quanto mi piaccia la mia vita qui con Helene, la mia migliore amica e all'occorrenza anche la mia coscienza.

You. {The vampire diaries}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora