Capitolo quattordici: Chi siamo noi?

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Helene si volta, poggiando il suo peso, su di un fianco. Mi soffermo a guardarla, interamente, e mi rendo conto solo adesso quanta ammirazione c'è nei suoi occhi, e forse c'è molto altro ancora, soltanto che è qualcosa che neanche lei riesce a spiegarsi, ma va bene così, il suo sguardo perso nel mio è sufficiente a colmare il mio vuoto al petto. Annego nei suoi occhi, che vorrebbero celare tutto, ogni cosa, però non sono in grado di farlo, troppo sinceri e puri per diventare anch'essi abili bugiardi, soprattutto difronte ai miei. La stringo a me, per avidità perché desidero con tutto me stesso, con ogni fibra del mio corpo che lei sia solamente mia e di nessun altro. Dolcemente e senza staccare i miei occhi da lei, bacio la sua bocca rosa. Il mio è un bacio lento, che racchiude tutto ciò che non le ho mai detto, e tutto l'amore che provo e che non riesco a fare a meno di provare per lei. Sono sempre stato un disastro nell'esprimere i miei sentimenti, ma posso giurare che sarei disposto a morire per la donna che adesso giace al mio fianco. Io non ho la ben che minima idea di cosa significhi amare a metà, non fa parte della mia natura vivere amori senza senso e privi di forti emozioni. I miei affetti sono sempre eccessivi, o amo, follemente e senza risparmiarmi, o odio profondamente. "Buongiorno"; le sussurro ad un centimetro dalle mie labbra, accarezzando con il dorso della mia mano la sua guancia. "Buongiorno vampiro"; replica senza staccare i suoi occhi dai miei che la scrutano quasi come se volessero imprimere ogni dettaglio di questo istante. "Come hai dormito?"; Le domando alquanto preoccupato. Suo padre essendo ormai solo uno spirito vangante ha la capacità di alterare i suoi sogni, ed io detesto l'idea che continui a perseguitare Helene anche da morto, lei ha già sofferto fin troppo per quest'uomo che non merita di essere suo padre. "Ho sognato nuovamente quella donna e l'incidente ma...". I suoi occhi all'improvviso si riempiono di lacrime pronte a venir fuori. "Ma?"; Le domando mentre le mie braccia la stringono a sé. "Ma c'eri tu con me. Mi stringevo a te e tutto svaniva"; risponde facendo scivolare le sue mani sul mio petto, provocandomi una scia di brividi lungo il mio corpo. "Helene...". Provo a spiegarle che tutto questo non è reale perché non c'è nessun futuro con me, però lei mi zittisce premendo le sue labbra contro le mie. "Non rovinare questo momento. Adesso ho bisogno di te, quindi taci Damon"; mi ammonisce sorridendo debolmente. Annuisco fissando divertito il suo viso ancora lievemente assonato e il suo corpo completamente schiacciato al mio. Seguendo il suo ordine provo a rilassarmi, e la sua pelle calda contro la mia mi aiuta nell'impresa, eppure nella mia testa c'è ancora una vocina che continua ad assillarmi fastidiosamente, parla incessantemente e continua a ripetermi che sarò la sua rovina, come lo sono stato per Elena. È Davvero questo che voglio? Corrugo la mia fronte e inevitabilmente tutti questi pensieri autodistruttivi mi incupiscono, malgrado ciò continuo ad accarezzare la mia migliore amica. Lei è tutto ciò che mi tiene ancorato alla mia umanità, so bene che neanche Stefan sarebbe in grado di placare la bestia che riposa quiescente dentro di me. "Damon"; mi richiama con voce sottile la mia pulce. "Dimmi"; rispondo guardandola con la coda dell'occhio; "potresti accompagnarmi a comprare un abito?"; Mi propone tentennante, intimidita dalla mia possibile reazione alla sua richiesta, poiché sa perfettamente quanto trovi tedioso andare a fare shopping. "Per favore"; mi supplica spostando, subdolamente, i suoi grandi occhi su di me. Roteo il mio sguardo e sbuffo sonoramente. "Hai un fidanzato, tortura lui...Non è perfetto?"; Domando ancora un po' risentito e ferito per ciò che ha affermato su Luke ieri sera. Helene si acciglia un attimo ed intuisco quanto sia stato indelicato e poco cortese con lei. "Scusa è solo che...Mi manda fuori di testa quello lì"; affermo impetuoso, in tanto tutto il mio corpo si irrigidisce e la mia migliore amica si accorge subito del mio cambiamento repentino d'umore. "Pensi davvero quelle cose che mi hai detto ieri sera?"; Mi chiede deglutendo con il respiro affannoso. "Sì le penso"; rispondo con lo sguardo pensoso. "C'è qualcosa che tieni solo per te Damon"; afferma con totale sicurezza Helene, scrutandomi con lieve durezza. Sospiro profondamente, gonfiando il mio petto, provando a non risponderle. "Ti accompagnerò, se è quello che desideri"; ribatto senza colmare i suoi sospetti, deviando la natura del suo discorso. Nessuno dei due è pronto per affrontare questa conversazione. "Desidero di gran lunga leggere cosa c'è dentro la tua testa"; borbotta alzandosi dal letto un po' risentita. Sorridendo beffardamente e con poca serietà, compaio difronte a lei, ancora totalmente nudo. "Credimi piccola mia, non c'è niente che tu non abbia già provato"; le dico con malizia, provando a baciarla, però agilmente lei mi respinge correndo a rivestirsi. "Ti sto parlando di una questione piuttosto seria. Ti sto parlando di noi due"; ribatte infuriata, provando ad instaurare un dialogo maturo. "Anche io ero serio"; replico mettendo una mano davanti al mio cuore. "Perché oso pensare che tu possa essere diverso da quello che sei? Perché mi illudo?"; Domanda a sé stessa con viva frustrazione. "Io non sarò mai come il tuo dottorino. Chiaro Helene?"; Le chiedo fissandola con uno sguardo torvo; "io non salvo le persone, mi nutro di loro. Non sarò mai altruista, penso soltanto a me stesso. Sarà sempre così. Io sono questo e tu lo sai perfettamente, quindi non comprendo per quale ragione continui a sperare che io possa cambiare. Tu mi migliori è la pura verità, ma diventare qualcuno che non sono e non potrò mai essere...Questo è decisamente impossibile". Il mio sguardo su di lei è severo e al contempo combattuto, perché i suoi occhi mi fissano con delusione e rimpianto. "Perché Damon? Credi realmente che io ti voglia come Luke? Perché non è così, posso assicurartelo. Ma c'è qualcosa che vorrei dannatamente da te". Non appena Helene termina la sua frase la porta della mia camera si spalanca, mostrandoci mio fratello. "Credo che dovremmo parlare"; esordisce piuttosto serio, gettando sul pavimento della mia camera i vestiti che abbiamo lasciato ieri sera sparsi nel soggiorno. Prima di porgere le mie scuse a mio fratello mi rivesto velocemente. "Stefan, mi dispiace...Tutto è successo all'improvviso"; provo a giustificarmi, quando al mio posto interviene la mia amica. "Sì, è successo tutto per sbaglio. Credimi Stefan non accadrà mai più"; afferma Helene impettita e, guardando me con lieve ira, esce quasi correndo dalla mia stanza. Provo a raggiungerla ma Stefan mi afferra con irruenza per la spalla. "Lasciala andare, ha bisogno di pensare"; mi consiglia, provando a farmi ragionare. Scuoto il capo, spingendo via il suo braccio dalla mia spalla. "Questa stupida teoria del lasciarla andare, chissà, può funzionare con gli altri, ma non di certo per me ed Helene. Questa non è una storiella di due liceali finita male. Io so perfettamente cosa voglio fratello...Voglio lei. E lei adesso sta male. E che lo sappia o meno, lei ha bisogno di me ed io non ho alcuna intenzione di lasciarla andare"; replico sostenendo il mio sguardo fiero e orgoglioso su quello di Stefan. Ormai ho poche certezze nel bagaglio della mia vita, ma so perfettamente che la notte scorsa non è stata un errore, nulla di così forte e passionale potrebbe mai essere un errore. Stefan si scosta, indicandomi con il suo braccio di passare. "Se credi che sia giusto così, vai"; mi suggerisce fidandosi di me. Annuisco con gratitudine, correndo verso il suono dei singhiozzi spezzati che produce la mia migliore amica. "Vattene!"; mi ordina urlandomi contro. Siamo fuori, nel mio giardino esterno e lei non mi guarda neanche. "No. Sono sempre fuggito via dalle situazioni complicate, ma adesso non ho intenzione di farlo"; rispondo avvicinandomi a lei con impeto, prendendole entrambi i polsi fra le mie mani, ma nonostante la mia presa su di lei, continua a non guardarmi. "Tu sei il mio migliore amico Damon. Dovresti proteggermi"; grida tirando fuori tutta la rabbia che prova nei miei confronti. "Lo sto facendo Helene! Ti sto proteggendo"; cerco di spiegarle prendendo il suo viso fra le mani. "Guardami...". La mia voce è calma, malgrado lei continui a dimenarsi per liberarsi dalla mia presa. Quando si rende conto che non la lascerò andare, placa la sua ira e decide di guardarmi dritta negli occhi ed essi sono rossi e gonfi. Rimango paralizzato a fissarla sconvolto, poiché è colpa mia se lei adesso è ridotta in questo stato. "Mi odi?"; Le domando serio e corrucciato, mentre debolmente lei annuisce. "Quanto?"; Chiedo dannatamente serio e perso nel suo sguardo afflitto. "Non abbastanza"; sospira rilassando il suo intero corpo. L'avvolgo fra le mie braccia stringendola a me, lei affonda la sua testa sul mio petto e si stringe a me tremante. "Mi dispiace piccola mia"; le sussurro sprofondando le mie dita fra i suoi capelli. "Non posso perderti Damon"; dice flebilmente, stringendo entrambe le sue mani intorno le mie braccia. "Non accadrà mai. Adesso però non pensiamo a noi due, ci sono troppi problemi intorno a noi. Restare uniti è fondamentale". D'accordo con la mia teoria Helene asciuga i suoi occhi, decidendo di seguirmi in cucina. "Vuoi preparato qualcosa da mangiare?"; Le domando aprendo il frigorifero, la mia amica scuote il capo in segno di negazione. "Sarà meglio che corro a prepararmi. Lo shopping mi aiuta a rilassarmi"; afferma incamminandosi verso le scale. Afferro una sacca di sangue e in un sorso la bevo interamente. Non riesco più a guardarla negli occhi, sono incapace di nascondere ciò che provo per lei. Vorrei prendere il suo viso fra le mie mani, e per una volta, una sola maledetta volta, vorrei dirle che la amo. "Le bambine sono a scuola?"; Domando al mio amico Rick, che è appena entrato in cucina. "Sì. Comunque grazie per ieri sera, è stato bello uscire un po' con una donna che abbia tutti i suoi denti. Certo se avessi saputo che mi hai trascinato fuori per avere casa libera..."; Interrompo il mio amico, poiché ha frainteso ogni cosa. "Non è come pensi. È successo tutto all'improvviso"; mi giustifico. "C'erano le mie bambine in casa"; mi rimprovera aspramente, colmo di ovvie ragioni. "Lo so. Mi dispiace Alaric. Ma è successo, e credimi non è stato un errore, non per me. Perché lo desideravo con tutto me stesso, mi mancava capisci? Sentirla vicina, ad un passo da me. Consapevole che ogni suo brivido era provocato da me"; ribatto impetuoso, stanco di provare dei sensi di colpa per qualcosa che mi ha donato felicità. "Chiaro Damon. Niente dettagli per favore"; mi ammonisce sbuffando. "Sono pronta"; esordisce Helene sembrando più serena e tranquilla. Mi avvicino a lei sorridendole di traverso, notando quanto sia bella malgrado la sua semplicità. "Mi aspettano ore di intesa tortura"; affermo giocoso facendo sorridere sia lei che Rick, che mi saluta consapevole di ciò che mi attende. Helene mi indica il negozio di vestiti in cui deve fare compere, è un piccolo atelier che vende abiti eleganti, ciò significa che deve acquistare il vestito che indosserà la sera del gran ballo di gala organizzato dal sindaco Riddley. Ad un tratto l'umore di Helene muta drasticamente e comprendo definitivamente quanto sia benefico l'effetto che ha lo shopping su una donna. "Aspettami qui!"; esclama spingendomi contro una poltrona dell'atelier. Mi volto, notando che al mio fianco c'è un ragazzo, anche lui con la disperazione impressa sul volto. "Sono due ore che sono seduto qui. Buona fortuna amico"; mi scoraggia il ragazzo; "noi poveri fidanzati abbiamo dei compiti ardui"; borbotta continuando a parlare con me. "Non sono il suo ragazzo. Lui è a lavoro in questo momento"; preciso sospirando, poggiando la mia schiena sulla poltrona morbida, in attesa che Helene provi il primo abito. "Tu che sei un folle masochista. È da pazzi portare la donna di un altro a fare shopping"; ribatte il ragazzo, fissandomi come se fossi l'idiota del secolo. "L'amore ci fa compiere follie"; affermo, destando l'ammirazione del ragazzo. "Non innamorarti mai della tua migliore amica"; gli consiglio sospirando pieno di pensieri. Qualche secondo dopo Helene apre la tenda del camerino, mostrandomi il vestito che indossa. È un tubino nero fin troppo aderente. Corrugo il mio sguardo, e rimanendo serio mi alzo senza dirle nulla, notando che ha attirato l'attenzione perfino del ragazzo al mio fianco. "Cambiati adesso. Non uscirai mai con quello addosso"; l'ammonisco richiudendola dentro il camerino, non badando alle sue lamentele. Mentre attendo che provi il secondo abito, che spero per la sua incolumità sia quanto meno decorso e lungo, passeggio per il negozio. "Damon"; mi richiama sembrando impaziente di ricevere un commento da parte mia. Ma non appena i miei occhi si soffermano a guardarla, tutti i miei neuroni funzionanti cessano qualsiasi loro attività. Rimango a fissarla senza riuscire a pronunciare la più semplice delle parole. Quell'abito rosso, stretto in vita e sui fianchi e che risalta il suo seno, sembra stato disegnato per essere indossato da lei. "Non ti piace"; afferma seccata e delusa, guardando il suo riflesso allo specchio con insicurezza. "No"; mi affretto a dirle, riprendendo conoscenza. "Sei bellissima"; mi complimento ammirandola, increspando le mie labbra in un sorriso flebile e storto. "Talmente bella, che mi pento di non essere io il tuo cavaliere"; le dico fingendo che sia una delle mie battute. "Beh sei ancora in tempo vampiro"; replica lei in tono provocatorio. Helene acquista l'abito rosso, e quando usciamo dall'atelier lei riceve un messaggio da parte di Luke, e noto che non gli risponde. "Beviamo un frappè?"; Le domando indicandole un piccolo bar difronte al negozio; "sì, ho voglia di bere qualcosa di dolce"; esclama seguendomi con aria apparentemente tranquilla. "Non ho mai compreso se si mangiano o bevono, in fondo è gelato sciolto"; costato riferendomi al frappè al cioccolato che ho davanti. "I dubbi amletici di Damon Salvatore"; mi deride la mia amica. "Tu sapresti illuminarmi?"; Le chiedo in segno di sfida. "Si beve, c'è una cannuccia"; mi fa notare con aria saccente; "sì ma c'è anche il cucchiaio"; ribatto con arroganza, distruggendo la sua teoria. "Posso chiederti una cosa?"; Domanda un po' tentennante la mia pulce, girando la cannuccia, all'interno del suo frappè, con aria tesa. "Non l'hai già fatto?"; Replico poco serio, meritandomi il suo sguardo fulmineo rimproverarmi silenziosamente. Intuendo che vuole parlare seriamente, alzo le mani in segno di resa, e le indico con un cenno della mano di espormi ogni suo dubbio. "Cosa avresti fatto nella tua vita se non fossi divenuto un vampiro?". C'è della fervida curiosità al momento che sgorga dai suoi occhi verdi, chissà da quanto tempo desidera pormi questa domanda. "Sei la prima persona che mi pone questa domanda"; ammetto scrollando le spalle, colto dalla sorpresa. "Onestamente non ho mai pensato come sarebbe stata la mia vita se non fossi mai morto"; le rispondo con franchezza, osservando il suo viso che scruta il mio attentamente. "Credo che mi sarei preso un po' di tempo per me stesso per superare la perdita di Katherine, magari rimanendo incollato ad una bottiglia di bourbon"; rido per sdrammatizzare un po' l'aria intensa che si sta creando fra di noi. "Sì sarebbe stato un comportamento tipico di te"; mi riprende ridendo. "Dopo questo periodo buio però avrei messo da parte tutto, e forse avrei incontrato una fanciulla che avrei sposato"; rispondo rendendomi conto che i suoi occhi ad un tratto sembrano più luminosi e vivi. "Prima di morire il mio sogno era quello di avere una famiglia, possibilmente migliore di quella che avevo". La mia migliore amica sposta la sua mano sulla mia, accarezzandola poggiando i suoi occhi sui miei, togliendomi il fiato. "Saresti stato un buon padre". La totale sicurezza nella sua affermazione provoca dentro di me una strana sensazione. Adesso l'unico mio desiderio è quello di tornare indietro nel tempo, insieme a lei, per vivere quella vita. "Non lo saprò mai"; replico un po' schivo, tormentato da un passato mai esistito. "Comunque la mia vita ha preso una strada differente e dopo centottant'anni, sono qui a parlare con te di una vita mai vissuta". Helene scosta la sua mano e prova a sorridermi, consapevole che un po' rimpiango tutto ciò. "Ti dispiace?"; Chiede accigliata, fissandomi con la fronte corrugata ed il viso lievemente inclinato. "No affatto"; rispondo con assoluta certezza, senza alcun dubbio a riguardo. Tutti abbiamo dei rimpianti, è normale, sopratutto quando si è vecchi come me, ma non cambierei la mia vita di adesso, perché non avrei mai incontrato lei. "Se non fossi morto adesso non sarei qui insieme a te"; preciso inarcando le mie labbra in un sorriso genuino e privo di malizia. "Sai Helene, adesso so che tutto quello che ho attraversato: i momenti difficili, quelli belli e quelli strazianti come la morte di Elena. Ogni scelta che ho preso, giusta o sbagliata che sia stata, mi ha portato fino a quel bar di New York. E credo, anzi ne sono certo, che era lì che, da tutta una vita, dovevo arrivare". Sento il mio cuore battere talmente veloce che temo si arresti o scoppi. Fisso la mia migliore amica che prova a dirmi qualcosa, ma il suo tentativo è del tutto vano, poiché è immobile difronte a me con la bocca dischiusa e gli occhi sgranati. "È per questo che ti odio"; biascica debolmente, senza distogliere lo sguardo da me. "Perché è impossibile in realtà odiarti concretamente. Sei sempre così spavaldo, pieno di te, e poi...Poi dici queste cose e mi atterrisci, sei sempre stato un mistero". La mia migliore amica scuote il capo ridendo con sarcasmo; "non lo sono. Non per te"; affermo irrigidendomi. "Lo pensavo anche io...Fin quando non ho scoperto che mi hai nascosto per quattro anni che avevi una ragazza che amavi più della tua stessa vita"; mi rinfaccia alzandosi dal tavolo con impeto. "Perché stiamo litigando di nuovo?"; Le chiedo frustrato e stanco di questa situazione contorta che si è creata fra di noi. "Perché sento che c'è qualcosa Damon. Ed io sono stanca di fingere...". La frase di Helene si arresta nell'istante in cui il suo sguardo trova quello del suo ragazzo, ad un passo da noi. "Helene sei qui? Ti ho lasciato dieci messaggi, perché non hai risposto?". Passo una mano sul mio viso e mi allontano, lasciando la mia amica con il suo fidanzato. Rimango nei paraggi, in tal modo ho la possibilità di ascoltare la loro discussione, che sembra animata, e ciò mi allieta, non posso fingere che non sia così. "Ero insieme a Damon, avevamo delle commissioni da fare"; si giustifica Helene. "Capisco. Quello che non comprendo è il vostro rapporto. Fingete di essere fidanzati, poi non lo siete ma lui ti gira sempre attorno"; si lamenta il dottorino, promuovendo sul mio viso una smorfia di totale disappunto e fastidio. "Ti ho già spiegato che è il mio migliore amico, l'unico affetto che ho"; ribatte Helene, strappando dalle mie labbra un sorriso di soddisfazione. "Helene voglio che tu sia sincera con me"; la supplica Luke, prendendo le sue mani. "Ho bisogno di tempo. Tu mi piaci, ma stiamo affrettando le cose". Come il dottorino, rimango spiazzato dalla richiesta di Helene. "È per lui?"; Domanda indicandomi con rabbia, senza essere consapevole che posso sentirlo. Ho davvero voglia di salutarlo beffardamente, andare da lui e raccontargli quanto è stata focosa la notte che ho passato insieme la sua ragazza. "Luke..."; tergiversa Helene. Mi avvicino nuovamente a loro, interrompendo la mia amica che si trova in una situazione difficile. "Andiamo? Stefan mi ha chiamato"; intervengo mentendo, sotto lo sguardo infuocato del dottorino. "Stava parlando con me"; ringhia, mostrandosi per la prima volta privo di senno. "Adesso invece, verrà con me"; ribatto impettito, troneggiando difronte a lui. "Cosa vuoi da lei? Ti ho osservato bene, sei solo un fannullone, bevi tutto il giorno e non hai neanche un lavoro. Sei il tipico uomo ricco privo di scopi"; mi provoca con astio.  Trovo le sue offese divertenti; "ho anche dei difetti"; replico derisorio e sarcastico, provocandolo a mia volta. Sono curioso di costatare fin dove arriva la sua pazienza. "Sta' lontano da Helene"; mi minaccia, afferrando con impeto il bavero della mia giacca di pelle nera. Questo gesto gli costerà caro. "Luke lascialo"; urla Helene, consapevole di ciò che sarei in grado di fargli. "Non picchio un uomo come te"; ribatte lasciandomi andare. "No, non potresti. Non farlo mai più"; gli consiglio poco amichevole, puntandogli il dito contro. "Andiamo Damon". Helene, praticamente supplicante, mi trascina via, lasciando Luke sul ciglio della strada. "L'avrei ucciso"; preciso mentre osservo la strada davanti a me. La mia amica è seduta sul sedile di fianco a me ed è silenziosa. "Dobbiamo parlare con i miei fratelli"; esordisce ad un tratto, dopo un lungo silenzio. "Capisco che vuoi cambiare discorso, ma a me questa non sembra una buona idea"; dichiaro guidando verso casa. "Mentre litigavo con Luke ho rivisto la donna del mio sogno"; mi rivela con la voce tremolante e flebile. Colto dalla sorpresa delle sue parole, sposto il mio sguardo verso di lei, prestando meno attenzioni alla strada. "Credo che ci sia mio padre dietro ai miei sogni, vuole farmi del male...Forse Frederick e Patrick sanno qualcosa"; mi spiega con agitazione. Trovo pericoloso permetterle di rivedere nuovamente i suoi fratelli, visti gli esiti precedenti, Helene non ha mai sofferto di attacchi di panico, eppure alla presenza di quei due vichinghi la ragazza forte e orgogliosa che conosco si è trasformata in una bambina spaesata ed impaurita. "D'accordo. Ma al minimo cenno di debolezza che noterò, ti porterò fuori da quelle stanza degli orrori"; dichiaro con assoluta serietà franando, senza volerlo bruscamente, sul mio viale. Helene entra in casa e percepisco limpidamente il rumore dei battiti del suo cuore accelerare, ed è quasi inevitabile respirare a pieni polmoni la tensione che arieggia intorno a noi. Con un'espressione dubbiosa si avvicina verso di me Stafan, che non può fare a meno di guardare la mia migliore amica che cammina avanti e indietro parlando fra sé e sé. "Cosa sta succedendo?"; Mi domanda mio fratello preoccupato. "Vorrei capirlo anche io...Tutto è così confuso". Prendo un respiro profondo e, con un'espressione accigliata e frustrata, passo una mano sul mio viso, provando a rilassarmi. "Parli di te e lei o del demone?"; mi chiede a voce bassa; "di entrambe le cose...Senti fratellino non è il momento. Devi farmi un favore". Stefan si mostra disponibile e mi invita a proseguire con la mia richiesta. "Helene vuole parlare con i suoi fratelli, quindi io scenderò insieme a lei, e vorrei che venissi anche tu, due vampiri sono meglio di uno". Mio fratello poggia una mano sulla mia spalla, rispondendo positivamente alla mia richiesta d'aiuto. Insieme a Stefan cammino a passi sicuri e svelti verso la cantina, intanto Helene rimane dietro di noi. "Non sei costretta"; sussurro al suo orecchio, fermandomi davanti la porta praticamente blindata, dove ho imprigionato i suoi fratelli. "Dopo quello che mi ha fatto nostro padre loro sono in debito con me, ed io voglio essere ripagata con la verità"; ribatte gonfiando il suo petto d'orgoglio. Fisso Helene negli occhi e finalmente essi brillano nuovamente di quella forza interiore che sembrava aver perso, invece è ancora lì dentro di lei e sta riaffiorando, ancora più forte di prima. Ed ora che la guardo così forte, testarda e determinata mi rammento per quale ragione ho perso la testa per lei. Apro la porta, mostrandomi per primo ai due fratelli. Essi sono ancora più deboli e più rabbiosi di ieri. "Che sei venuto a fare?"; Mi domanda con estremo disappunto Fred, sputando vicino le mie scarpe. "Attento cacciatore. Queste scarpe valgono molto più della tua vita"; preciso beffardamente, avvicinandomi al suo viso. "Adesso ascolterai la tua sorellina, e se vi azzarderete a mentirle giuro che vi strapperò il cuore dal petto, senza esitare neanche un secondo"; lo minaccio ringhiando ad un soffio dal suo viso, in tal modo gli rimarrà impresso il mio volto mentre tenterà di trattare male la mia pulce. Mi scosto tornando al fianco di Helene, e facendo guizzare il mio sguardo sul fondo della stanza mi accorgo che i due fratelli non hanno mangiato il cibo che Stefan e Alaric gli hanno portato, deducendo in tal modo che il loro malessere deriva dalla mancanza di cibo. "Che vuoi sapere?". Saggiamente Patrick decide di prestare le sue attenzioni alla sorella, e quest'ultima si avvicina a lui fissandolo con uno sguardo dolce e nostalgico. "Ti ricordi quando giocavamo alla caccia a tesoro?"; Gli domanda la sorella tremolante, avvicinando la sua mano verso il viso del fratello. Istintivamente tento di allontanarla da lui per questioni di precauzione ma Stefan mi ferma. "Aspetta, lei sa cosa sta facendo"; mi consiglia lasciandomi alquanto perplesso sul metodo che la mia migliore amica sta adottando. "Certo che mi ricordo. Tu eri talmente piccola che cadevi sempre...". Patrick sorride a quel ricordo, mentre Fred sembra infastidito e irritato. "Non vedi che vuole plagiare anche te"; borbotta alterato Frederick, spintonando il fratello con la spalla. "Lei è nostra sorella"; lo ammonisce, prendendo le difese di Helene. "Non lo è più dal giorno in cui è diventata amica di questi mostri"; sentenzia il fratello maggiore, assottigliando i suoi occhi fissando con rancore prima la sorella e poi me. "Patrick ascoltami..."; lo esorta Helene con voce calma e dolce. "Non farlo fratello, ti soggiogheranno e lei potrebbe essere un vampiro come loro". Fred continua a fare il lavaggio del cervello al fratello minore che, combattuto, continua a spostare il suo sguardo in direzione della sorella e del fratello, senza riuscire a decidere chi dei due ascoltare. Con impeto, mi avvento furiosamente contro Frederick. Stringo fra le mie mani il suo collo, modulando la mia forza in modo da non spezzargli l'osso del collo. "Adesso terrai la bocca chiusa, altrimenti ti ucciderò". Credo di essere stato abbastanza esaustivo e diretto poiché improvvisamente ha deciso di tacere. "Che vuoi sapere?"; Domanda con affanno Patrick, alla sorella; "Sapete qualcosa riguardo mia madre?"; Chiede diretta e concisa, probabilmente stufa e asfissiata da questa atmosfera di odio e rancore. "Zitto Patrick"; Borbotta quasi soffocato Fred, facendomi perdere maggiormente la pazienza. "Le mie minacce non sono fittizie"; gli dimostro stringendo maggiormente le mie mani intorno al suo collo notando il suo viso divenire pian piano sempre più pallido e cianotico. Patrick con aria sofferta guarda il fratello spostando un attimo dopo i suoi occhi verso la sorella. "Tua madre non è morta di parto"; le rivela a bruciapelo, supplicando me con lo sguardo di lasciare il fratello, ed è ciò che faccio, poiché non sono come loro. "Dovevi tacere"; gli urla contro il fratello. "Ti avrebbe ucciso"; replica Patrick, rivolgendo nuovamente il suo sguardo verso Helene che è totalmente sotto shock. "Lei è viva?"; Chiede con lieve speranza la mia pulce, ma essa viene distrutta da Fred che scuote il capo in segno di negazione. "Tu non puoi ricordarlo, avevi solamente tre anni quando lei è morta in un..."; la frase di Patrick viene completata prontamente da Helene, che inconsciamente ha sempre saputo la verità. "Un incidente stradale...Io ero con lei"; sibila fra sé e sé con gli occhi che fissano il nulla. "Lei fuggiva da nostro padre, non è così?"; Chiede con consapevolezza la mia migliore amica, generando ancora più odio nei confronti di quel padre che non è mai stato tale. "Sì"; risponde sempre Patrick, l'unico fra i due che sembra mostrare dell'affetto verso Helene. "Andiamo via"; Ordina la mia migliore amica rivolgendosi a me. "Sì, andiamo"; confermo voltandomi insieme a lei e Stefan verso l'uscita. "Damon"; mi richiama Patrick, destando il mio stupore. Faccio cenno a Stefan di salire insieme ad Helene, e lui dolcemente poggia una mano sulla sua spalla seguendo il mio consiglio, nel medesimo attimo io mi volto tornando verso i due cacciatori. Patrick mi fissa con aria del tutto sommessa, mentre il fratello maggiore non osa neanche guardarmi. "Continua a proteggerla. Lei è speciale ed ha un cuore nobile". Non avrei mai immaginato che uno dei suoi fratelli mi facesse una richiesta simile, evidentemente questo Patrick prova del reale affetto nei confronti della sorella. "Proteggerò Helene a costo della mia vita. Non farò vincere il vostro defunto padre, e non perderò di nuovo la ragazza che amo"; affermo scrutandolo quasi con un certo rispetto. Richiudo la porta e raggiungo la mia famiglia al piano di sopra, ma non appena arrivo mi rendo conto che c'è solo Helene. "Dove sono tutti?"; Chiedo guardandomi attorno. "Stefan doveva andare a prendere le gemelle a lezione di Danza, insieme a Caroline"; mi spiega sospirando profondamente, sedendosi sul divano del soggiorno. Il suo viso emana stanchezza e non riesco a starle lontano, nonostante è ciò che dovrei fare. "Dovresti riposare"; le suggerisco con apprensione, senza poter fare a meno di accarezzare il suo viso delicato e roseo. Le mie labbra si muovono in direzione delle sue, ma con molta forza di volontà prendo un respiro profondo allontanandomi, osservando la delusione che luccica nei suoi occhi. "Perché non mi hai baciata?"; Domanda bagnando le sue labbra con la punta della sua lingua, continuando a guardare con determinazione i miei occhi. "Tu mi faresti affrontare un futuro senza Elena. Poi mi aiuteresti a diventare un uomo migliore delle mie possibilità, come ha fatto lei...E sono completamente terrorizzato dall'idea di deluderti". Il mio corpo è rigido e continuo a guardare la mia migliore amica con terrore. Perché la sola idea di perderla per i miei errori, mi atterrisce completamente. Dopo anni di buio assoluto, davanti a me ho la mia nuova luce, la possibilità di un nuovo inizio, e tutto potrebbe sembrare perfetto, ma ciò che sembra giusto adesso, non lo sarà mai in futuro. "Tu non mi deluderai"; afferma con determinazione Helene, pronta a difendere qualcosa che ancora non abbiamo, a cui nessuno dei due è realmente pronto, ma che forse desideriamo entrambi. "Non avresti dovuto chiedere a Luke del tempo"; affermo alzandomi dal divano, frustrato dalla mia medesima frase. Helene si sofferma a guardarmi con aria confusa; "come fai a dirmi una cosa del genere dopo tutto quello che è accaduto fra me e te?"; Mi domanda alzandosi di scatto. L'espressione di disgusto e ira impressa sul suo viso mi dimostra quanto sia stanca del mio comportamento, mi domando soltanto quando si arrenderà e deciderà di essere felice, poiché al mio fianco non lo sarà mai. Potrà illudersi tutta la vita, ma entrambi sappiamo cosa sono e cosa posso offrirle. "Perché vorrei indicarti la strada giusta"; rispondo assottigliando il mio sguardo, tentando di farla ragionare con la testa e non con il cuore, che si sa è un meccanismo contorto e privo di senno. "Credimi Damon, so cos'è giusto per me. Non sono una bambina"; dice alzando contro di me il tono della sua voce, gesticolando in segno di nervosismo. "Allora prendi la scelta giusta"; le consiglio con il suo medesimo tono di voce, forse più irruento e diretto. Si sofferma a fissarmi con un'espressione torva e furente. "Luke sarebbe la scelta giusta?"; Chiede scuotendo il suo capo, imprimendo sul suo volto un sorrisino debole e intriso di amarezza e viva delusione nei miei confronti. "Sì Helene. Luke è la scelta giusta"; confermo senza riuscire a guardare i suoi occhi verdi. Non ci riesco, so che devo lasciarla andare ma questo è fin troppo doloroso. "Non era ciò che mi hai detto ieri sera"; mi rinfaccia incrociando le braccia al petto, mentre intorno a noi l'atmosfera è intrisa di astio. "Ieri ero ubriaco...Privo di senno...Vedi? Hai un'altra valida motivazione per starmi alla larga"; le faccio notare, tentando di farmi detestare da lei. "Quindi ieri notte è stato uno sbaglio per te?". Involontariamente i miei occhi si scontrano con i suoi, essi toccano la mia anima infiammandola. "Non ho detto questo Helene"; grido impetuosamente, senza riuscire a controllare più il mio raziocino. "Allora cosa vorresti dirmi?"; Urla a sua volta ormai in preda alla totale frustrazione, guardandomi con palpabile collera. "Voglio dirti che Luke è umano, è un mortale e ti darà la vita che meriti di vivere"; affermo fissando inerme e con occhi lucidi il suo sguardo, dannatamente fragile al momento. "Non hai il diritto di scegliere al posto mio"; ribatte trattenendo con estremo orgoglio le sue lacrime. "Ma non riesci a capirlo?"; Chiedo scuotendo il capo, incanalando la mia rabbia stringendo i miei pugni, fino a farmi del male. "Io sono un male per te"; urlo gesticolando animatamente, tirando fuori ogni singola molecola di ira e sofferenza che albergava nel profondo della mia anima. "Ma a me non importa"; risponde scoppiando a piangere davanti ai miei occhi. Il mio cuore straziato dal suo pianto, mi spinge a placare il mio furore e, lentamente e con occhi lucidi e sofferenti, mi avvicino a lei accogliendola fra le mie braccia. "A me sì. Perché ti deluderò è solo questione di tempo"; sibilo mentre i polpastrelli delle mie dita ruvide sfiorano la sua guancia. Helene irruentemente mi spinge via, puntandomi il dito contro. "Smettila"; grida singhiozzando. "Smettila di scegliere per me"; mi ordina priva di forze. "Non posso rimanere al fianco di Luke mentre provo qualcosa per te"; afferma destabilizzandomi totalmente. Rimango a fissarla in stato catatonico, non sono in grado di parlare o emettere un suono, lei mi ha atterrito. "Anche tu provi qualcosa per me, altrimenti non saremmo qui a parlarne". Chiudo i miei occhi, poiché essi mi tradirebbero, loro conoscono l'amore che provo per lei e mai sono riusciti a negarlo, ragion per cui adesso potrebbero tradirmi e non posso permettermi errori. "Helene non complichiamo le cose, adesso sei in pericolo, io devo proteggerti, non possiamo permetterci rancori o stupide faide di cuore". La mia diplomazia sembra convincerla, e dolcemente mi avvicino al suo corpo tremante; "sì è tutto chiaro"; afferma annuendo, con poca convinzione. "Io voglio che tu mi guardi e veda la persona che hai sempre conosciuto, e ti renda conto che quello che abbiamo è così incredibile che supera ogni passione o attrazione fisica". Prendo il suo viso fra le mie mani con estrema delicatezza, accorgendomi che è umido per via delle lacrime che ha versato. I suoi occhi sono immersi nei miei, sono gonfi ma emanano orgoglio e determinazione, entrambi siamo distrutti e fatichiamo a rimanere a galla. I nostri sentimenti ci stanno annientando ma noi stiamo lottando affinché essi non si portino via la cosa più bella che siamo riusciti a costruire attorno ad una vita colma di macerie e ceneri. Bacio la sua fronte, imprimendo in questo bacio dolce e casto ciò che non potrò mai rivelare. L'avvolgo fra le mie braccia colmo di rimpianti. Ormai non sono più in grado di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, e ad ogni azione che compio non posso fare a meno di domandarmi se sarà la scelta giusta. Sto provando realmente ad essere diverso, cerco di non ripetere errori antichi, ma le voci nella mia testa mi trascinano sempre verso il basso e la paura... Quella è diventata incontrollabile. Temo di rimanere con le mani sporche di sangue innocente, ma al contempo sono consapevole che rischierei ogni cosa per salvare la vita della donna che amo. Mi sento come se non avessi una via d'uscita, come se il mio destino fosse stato disegnato e non importa quanto io mi sforzi per cambiarlo, tentando di essere un uomo migliore, alla fine in un modo o nell'altro, perderò. Accade sempre questo quando provo a riaccendere le mie emozioni. Puntualmente quando mi abbandono ai miei istinti e ai miei sentimenti, una forza chiamata destino beffardamente mi sorride portandomi via tutto ciò per cui avevo lottato. Successe più di un secolo fa con Katherine, che scelse mio fratello e non me, e dopo di lei spensi i miei sentimenti, credendo erroneamente che nessun'altra donna avrebbe mai preso il suo posto, finché non arrivò Elena, lei mi risvegliò dal mio stato catatonico e mi dimostrò che il vero amore esiste, e di certo Katherine non lo era mai stato davvero. Quando Elena morì ero talmente distrutto che pensai che non ci sarebbe mai stato nulla che sarebbe stato in grado di colmare il vuoto e il dolore che lei mi aveva lasciato, e proprio quando tutto era buio, oscuro e la mia anima era priva di umanità, arrivò Helene ed improvvisamente ogni cosa attorno a me riprese a vivere, e riacquistò un senso. Amo la mia migliore amica e questa volta, se tutto dovesse tornare nero, ho la certezza che ci sarà qualcuno a tendermi la mano, però tutto ha un prezzo e se desidero che questo accada il suo cuore dovrà rimanere integro, ragion per cui deve starmi alla larga. "Adesso va' a riposare"; le consiglio con totale premura. Lei annuisce debolmente e, senza proferire parola, si dirige al piano di sopra. Dopo una giornata così l'unica cosa di cui ho bisogno adesso è il mio bourbon. Riempio il mio bicchiere con del ghiaccio e, soffermandomi a guardare la mia casa e ciò che essa racchiude, ricordi e segreti inclusi, immagino cosa mi avrebbe consigliato Elena se fosse stata qui. Lei era sempre pronta a sacrificarsi per gli altri, e cercava la strada più giusta e mai la più semplice. Chiudo i miei occhi provando ad immaginare il suono della sua voce, e per un fugace istante ci riesco, ma la sua immagine svanisce e mi rendo conto che non è più nitida come lo era una volta. Passeggio in direzione della biblioteca e quasi per caso i miei occhi vengono attratti da una foto poggiata su di un vecchio mobile, non ho idea di chi sia stato a metterla lì, è la prima volta che la vedo, essa ritrae me ed Elena, lei bacia affettuosamente la mia guancia mentre io sorrido alla fotocamera.

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