Capitolo diciassette: La trappola

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Il mio sguardo cupo, dovuto alla visita improvvisata della veggente, coglie l'attenzione di Stefan che, in un lampo, si precipita verso di me per comprendere il motivo del mio turbamento. Gabrielle intanto si aggira per la biblioteca e non mi ha ancora spiegato il motivo per cui ha deciso di farci visita senza alcun preavviso, certamente la sua non è una visita di cortesia, di ciò ne devo prendere atto. "Sembra che tu abbia appena visto un fantasma"; commenta mio fratello notando il pallore del mio viso angustiato. "No, però nella stanza affianco c'è qualcuno che è in grado di vederli"; affermo con sarcasmo. Sono agitato e le mie mani come il resto del mio corpo trasudano freddo. Quando una megera bussa alla porta, senza preavviso, significa che una catastrofe si sta per abbattere sulle nostre teste. Al fianco di Stefan, raggiungo Gabrielle in biblioteca. "Ci siete entrambi"; costata alquanto agitata. "Puoi evitare altri convenevoli. Oggi non sono di buonumore"; le suggerisco brusco. Trovo estenuante l'attesa. "Tu non sei mai di buonumore"; ribatte alzando gli occhi al cielo. Notando il mio tic nervoso alle dita, Stefan poggia una mano sulla mia spalla, provando in tal modo a placarmi. "Helene è in grave pericolo". L'espressione sul mio viso diviene truce e, quasi automaticamente, serro le mie mani in pugni. "Spiegati meglio megera"; le dico con un tono lievemente minaccioso. "Helene questa notte morirà se rimarrà con te. Ho avuto una visione questa mattina". Rivolgo i miei occhi in direzione di mio fratello, costando che anche l'espressione sul suo viso è tenebrosa e inquieta. "Nella mia visione lei era insieme a te, eravate a letto insieme ma ad un tratto il demone affiancato da Fred entravano nella tua stanza, indebolivano te con la verbena e rapivano Helene". Gabrielle mi scruta con compassione, ma non è ciò che mi serve adesso, né da parte sua né di nessun altro. "Adesso che lo so, posso fermarlo"; replico urlando agitato. "No. Potrai cambiare le dinamiche, tuttavia, finché lei rimarrà al tuo fianco sarà in pericolo". Dischiudo la mia bocca, dissolvendo il sguardo nel vuoto. "Sono io la sua rovina"; mormoro fissando il nulla, provando una sensazione di smarrimento. "Troveremo una soluzione"; tenta di rincuorarmi inutilmente mio fratello. "C'è soltanto un'unica soluzione"; esordisco puntando le mie iridi verso quelle di Stefan. "Non essere troppo radicale o avventato"; mi esorta, preoccupato riguardo la scelta che potrei prendere. "Lei non morirà mai a causa mia"; affermo impetuoso. "Il mio lavoro qui è finito. Ci rivedremo presto fratelli Salvatore"; ci saluta la megera, dirigendosi da sola verso la porta. "Era strana"; commenta mio fratello riferendosi a Gabrielle. "Ti rammento che è una megera...Sono tutte strane"; borbotto sospirando continuando a logorarmi per ciò che dovrò fare. Stefan continua ad osservarmi serio e composto, e rimanendo in silenzio mi lascia tutto il tempo necessario per poter pensare. "Devo allontanarla da me"; esordisco con determinazione. "Damon prova, almeno per una sola volta nella tua vita, a ponderare"; mi consiglia afferrando con irruenza il mio braccio, provando a fermarmi da quella che per lui è una follia. "Lasciami fratello"; ringhio fissando con aria torva la mano che tiene pressata sul mio braccio. "Se tu le spezzerai il cuore, lei ti odierà per sempre". Mordo il mio labbro inferiore, scrutando mio fratello con un'espressione torturata. "Preferisco vivere con il suo odio, piuttosto che dover piangere davanti alla sua tomba"; ribatto serrando la mascella, trattenendo la rabbia che brucia perfino le mie pupille. La mano di Stefan allenta la pressione sul mio braccio, così da lasciarmi scegliere in tutta libertà. Esistono scelte, come questa, che hanno un prezzo elevato, ma prenderle significa anche essere abbastanza forti e coraggiosi. Cammino, con gli occhi rossi e devastati, verso il soggiorno. Luke è ancora seduto sul mio divano ed Helene è al suo fianco. "Devo parlati Luke"; le sento dire con voce distorta e cupa. Prima che lei possa aprir bocca, ponendo fine alla relazione con il dottorino, mi precipito da loro. "La mia coppia preferita"; esordisco alle loro spalle, meritandomi un'occhiataccia da parte della mia pulce. "Helene devo dirti una cosa"; affermo sentendo il mio cuore tremare. "In privato"; preciso indicandole la cucina. La mia migliore amica mi segue un po' dubbiosa, e quando si ferma difronte a me una volta rimasti da soli, i suoi occhi mi scrutano leggermente arrabbiati. "Stavo per lasciare Luke"; mi rivela inarcando verso l'alto le sue sopracciglia. "Non devi farlo"; le ordino rude, percependo chiaramente una dolorosa fitta allo stomaco. "Cosa?"; Mi domanda annichilita, sgranando i suoi enormi occhi verdi. "Avevi ragione questa mattina"; le rivelo deglutendo, senza avere il coraggio di guardarla negli occhi poiché ciò che le sto per dire distruggerà anche me. "Di che parli?". Freneticamente continua a scuotere il suo capo, consapevole che ciò che sto per dirle porrà fine alla nostra lunga e solida amicizia, e con essa anche all'amore che sembrava aver travolto entrambi. "Io non ho mai detto di amarti...Semplicemente perché non provo quel sentimento nei tuoi confronti". Guardarla negli occhi è quasi impossibile, poiché sento i suoi leggeri e strozzati singhiozzi, e sarebbe straziante per me vedere i suoi bellissimi occhi travolti dalle lacrime. "Non è vero. Stai mentendo"; urla infuriata, provando a spingermi via. "É la verità Helene. Avevi ragione tu, io non sono più capace di amare"; ribatto a voce alta, mantenendo una calma ed una compostezza che non mi appartengono. "Sii felice con Luke. Vivi la tua vita e stammi alla larga"; le consiglio scrutandola sottecchi. Tirando su con il naso, Helene asciuga i suoi occhi completamente bagnati, così come il suo visino. "Ti odio Damon"; singhiozza senza forze. Il mio cuore adesso è soltanto un accumulo di macerie, ma se il suo odio nei miei confronti le salverà la vita, allora tutto questo strazio non sarà vano. "Non mi aspettare questa notte, rimarrò a casa del mio ragazzo"; mi avvisa con totale disprezzo, tornando in soggiorno da Luke. L'osservo con lo sguardo inquieto e spento, mentre un tripudio di sensazioni orribili trapassa la mia pelle e le mie ossa. "Adesso sì che mi odia"; esordisco, percependo alle mie spalle la presenza di mio fratello. "Damon...". Ammonisco Stefan voltandomi verso di lui con uno sguardo truce. "Non dire niente. Non voglio essere rincuorato con parole di circostanza. Sono inutili e non aggiusteranno un bel niente". Senza dilungarmi troppo raggiungo la mia camera, lì afferro una camicia nera e l'indosso velocemente, desideroso di trascorrere un po' dal mio tempo con un'amica. "Dove vai?"; Mi domanda Caroline vedendomi aprire la porta dell'ingresso. "Che ti importa?"; Borbotto con aria rude, infastidito dal controllo maniacale e ossessivo che la mia famiglia ha su di me in momenti come questo. "Sempre il solito rozzo"; commenta prima che io chiuda la porta alle mie spalle. Mentre guido verso casa di Bonnie, continuo a ripetermi incessantemente che ferirla è stato un atto necessario, eppure non ha nessun effetto curativo per la mia anima. Non mi rassicura affatto avere la certezza che senza di me lei non correrà nessun pericolo. La sento ugualmente quella attanagliante sensazione di privazione che mi divora da quando il suo sguardo colmo di disprezzo si è abbattuto su di me. L'unica cosa che avrei voluto fare in quel momento, era quella di prendere il suo viso arrossato fra le mie mani e ripeterle un'infinità di volte quanto l'amo profondamente. Sospiro fermandomi difronte la casa di Bon Bon e, colpendo con le lacrime agli occhi il volante della mia auto, comprendo che ho perso la cosa più bella che la vita mi aveva donato. Raccogliendo, con lieve fatica, le mie forze, cammino verso casa della mia vecchia amica. Busso, scostandomi per dare modo a Bonnie di vedermi dallo spioncino della porta. "Damon, che ci fai qui?"; Esclama con evidente sorpresa la mia amica, fecandomi accomodare in casa sua senza alcun problema. "Ho bisogno di un'amica...Ho bisogno di te"; affermo totalmente devastato. Bonnie costatando lo stato pietoso in cui sono ridotto mi avvolge fra le sue braccia. La stringo con forza, liberandomi di tutti quei demoni che si stanno impadronendo di me. "Ho perso anche lei"; mormoro corrugando la mia fronte, senza essere più in grado di versare una lacrima, è come se fossi completamente prosciugato. "Sediamoci. Ti offro da bere"; mi suggerisce con gentilezza. Mi siedo su una delle sedie della sua cucina, aspettando che mi porti qualcosa da bere. Dopo qualche minuto Bon Bon ritorna tenendo fra le sue mani due tazze fumanti, mi soffermo a guardare dentro di esse facendo una smorfia di disgusto. "Questa è camomilla"; affermo con una smorfia impressa sul mi viso. "Ti rilasserà"; mi suggerisce premurosa come sempre. "Preferisco il mio bourbon"; commento roteando gli occhi al cielo. "Vuoi raccontarmi cos'è successo?"; Mi chiede cautamente, poggiando la sua mano sopra la mia, fissandomi con dolcezza e affetto. "Quella megera, Gabrielle...Ha visto in una delle sue visioni Helene morire a causa mia. Se io dovessi rimanere con lei il demone l'ucciderà"; le spiego sinteticamente, sentendomi morire una seconda volta. "Ragion per cui le ho urlato che non sarò mai in grado di amarla, e che deve rimanere con il dottorino"; continuo con le mie iridi disperse nel vuoto e lievemente più dilatate. "Ma non è così Bon Bon. Io l'amo"; le dico con frustrazione e disperazione. "Lo so. Vedrai tutto si aggiusterà". Fisso Bonnie con aria completamente afflitta. "Vorrei crederci anche io. Però so che non sarà così"; affermo ormai privo di speranza e voglia di lottare per qualcosa che non potrà mai esistere. "Non dobbiamo arrenderci, in ogni caso". Sorrido amaramente, con la consapevolezza che ho già perso. "Anni fa ho creduto, erroneamente, che tutto potesse aggiustarsi. Ma non sono stato in grado di salvare Elena, perché non volevo rinunciare a lei. Adesso ho rinunciato ad Helene per salvare la sua vita, e l'ho persa comunque"; dico con un fastidioso bruciore dentro lo stomaco, sotto lo sguardo attento e afflitto di un'amica preziosa, su cui posso contare sempre. "Bon Bon, qualsiasi scelta io decida di prendere, essa finirà con il distruggermi". La mia amica ha le lacrime agli occhi, esattamente come me; "Non sarà sempre così"; mormora tentando di non farmi arrendere proprio adesso. Entrambi negli anni abbiamo perso le persone che amavamo, siamo andati avanti, ma non siamo più stati gli stessi, ed ora siamo soltanto i fantasmi di quelle persone che una volta lottavano con determinazione. Rimaniamo in silenzio per un po', senza sentire la necessità di parlare. Ad un tratto però il silenzio viene interrotto dallo scricchiolio della porta, che lentamente viene aperta. "É tornato Enzo"; biascica Bonnie, consapevole che i rapporti fra me ed il suo ragazzo sono ostici, anche se un tempo siamo stati ottimi amici. "allora sarà meglio che io torni a casa"; le sussurro baciando la sua fronte. "Damon, se dovessi stare troppo male, chiamami per favore"; mi dice Bonnie, mentre Enzo varca la soglia della porta della cucina. "Ciao Damon"; mi saluta provando a sorridermi debolmente. "Ciao Enzo. Come va?"; Gli domando con cortesia, dal momento che sono in casa sua. "Bene, grazie e tu?"; Chiede a sua volta. L'aria di imbarazzo è quasi palpabile, e si evidenzia anche dal fatto che né io né lui ci guardiamo negli occhi. "Distrutto e devastato, come sempre"; rispondo con ironia. "Vi lascio da soli. Ci vediamo"; li saluto dileguandomi il più in fretta possibile. Ritorno alla mia auto e, dal momento che non voglio assolutamente tornare a casa mia, decido di guidare fino al college dove lavora Rick, trascorre un po' di tempo lontano da Helene non può che giovare alla mia salute psichica, ed inoltre potrò distrarmi con le studentesse del mio migliore amico. L'ultima volta che ho messo piede all'interno di un college Elena era ancora in vita e studiava per diventare un medico. Ricordo che c'eravamo lasciati in quel periodo, lei neanche si rammentava di me ed aveva deciso di frequentarsi con un tizio, di cui oramai neanche ricordo il nome, allora mi limitavo a trovare nomignoli sgradevoli per identificarlo. Trovo ironico che le ragazze di cui mi innamoro mi creano soltanto problemi di ogni genere. "Guarda chi è venuto a farti visita?"; Esordisco entrando all'interno dell'ufficio privato del mio migliore amico. "Che sei venuto a fare?"; Domanda un po' scontroso; "Accogli così il tuo amico del cuore?"; Chiedo adirato, sedendomi sulla sua scrivania. "Sono oberato di lavoro"; mi fa notare indicandomi i compiti che ha da correggere; "inoltre fra poco dovrò tenere una lezione"; mi informa, senza staccare il suo sguardo dal foglio che sta correggendo. "Ti farò compagnia"; affermo senza curami di ciò che mi ha appena detto. "Damon, devo lavorare"; afferma poggiando la penna sul tavolo per potermi guardare un attimo con aria torva e severa. "Sono distrutto, e probabilmente ho perso per sempre la mia migliore amica...Ho bisogno di non pensare troppo". Il mio sguardo supplichevole fa leva sulla sua coscienza; "d'accordo, ma dovrai essere silenzioso come pesce ed invisibile"; sottolinea puntandomi minacciosamente il dito contro. "Sarò come un Ninja"; scherzo stampando sul mio volto un ghigno impertinente. Alaric scuote il suo capo sbuffando, consapevole che quest'oggi sarà per lui una lunga giornata. Trovo sorprendente il modo in cui riesce a mantenere viva l'attenzione dei suoi alunni, devo ammettere che il mio migliore amico è un ottimo oratore. "Quindi è così che terminò la battaglia ai confini della città, nel 1864"; afferma Rick, terminando il suo discorso riguardo ad una piccola rivolta fra i cittadini e la borghesia, che poi si rivelò una caccia ai vampiri. Io morì quella notte, divenendo ciò che sono adesso. Pensandoci bene, forse sarebbe stato meglio non risvegliarmi più. Sono seduto in mezzo al resto degli studenti, e fino a qualche istante fa mi dilettavo a catturare l'attenzione delle ragazze che seguono il corso, molte di loro erano abbastanza disponibili, ma dato che il mio amico ha omesso dei dettagli importanti riguardo la rivolta, durata una notte, mi urge intervenire, lasciando le mie fanciulle senza il mio numero di telefono. "La battaglia non si è conclusa proprio così"; intervengo promuovendo il dissenso di Rick. "Damon, ho riportato ciò che c'è scritto nei resoconti dello storico dell'epoca"; mi ammonisce, consapevole che io ho combattuto personalmente quella battaglia per poter salvare quella sociopatica della mia ex, Katherine. "Un mio antenato era lì, so di che parlo"; replico stampando sul mio volto un sorrisino sfacciato. "Sì, non ostento a crederti"; commenta Alaric, sedendosi con aria seccata alla sua cattedra, consapevole che malgrado i suoi ordini interverrò comunque. Davanti al resto degli studenti mi alzo in piedi raggiungendo la cattedra nella quale vi è seduto Rick. "Grazie per avermi concesso i tuoi allievi"; affermo beffardo, facendo l'occhiolino al mio amico. "Non ti ho concesso un bel niente"; precisa alzando lo sguardo verso il soffitto. "Salve studenti del Whitmore college, io sono Damon Salavatore, come ho già detto in precedenza, il mio stimato amico si sbaglia, sull'ultima parte della storia"; affermo gesticolando con enfasi, anche io ho studiato un po' di retorica. "C'erano due fratelli che stavano lottando per salvare una donna in trappola. Uno dei due, il più bello, ha incendiato un carro sperando di distrarre le guardie e liberare la sua fanciulla. Ci fu l'ultima sparatoria e lui ed il fratello morirono. Nessun libro riporta la loro storia, eppure il loro intento era nobile. Voi vi sacrifichereste mai per qualcuno che amate?"; Domando all'intero corso, notando quanto siano interessati alla mia storia. Una ragazza dagli occhi nocciola alza la sua mano per intervenire. "Se fosse bello quanto te, sì"; dice dando modo al mio ego di gonfiarsi. "Noi due ci vediamo dopo la lezione"; affermo facendole l'occhiolino. "Comunque sono serio. Chi di voi lo farebbe?"; Chiedo nuovamente. Molte mani si alzano, mentre alcune rimangono abbassate. "Ditemi chi di voi invece rinuncerebbe alla donna che ama soltanto per salvarle la vita?". Uno di loro mi domanda a cosa faccio riferimento ed io per un attimo mi volto verso Rick, e lui all'improvviso comprende per quale ragione l'ho raggiunto senza avvertirlo. "Vi siete mai innamorati del vostro migliore amico, o della vostra migliore amica?"; Domando, cercando fra loro qualcuno che come me vive una situazione più o meno analoga. Sono poche le mani che con coraggio si alzano. "A me è successo"; rivelo loro, camminando avanti e indietro. "Cosa hai fatto? Ti sei dichiarato?"; Mi chiede una ragazza dai capelli color rosso fuoco. Mi soffermo a guardare un punto fisso, in fondo all'aula, mentre il mormorio degli studenti lentamente svanisce, facendomi intuire che tutti si aspettano una risposta da me. "Sono stato un vero imbecille con lei. Non le ho mai detto la verità e adesso l'ho persa per sempre. Quindi vi consiglio di correre dalla ragazza, o dal ragazzo che amate. Per e dirle che la vostra vita è un vuoto incolmabile e pietoso senza di lei"; dico rivolgendomi più a me stesso che al resto degli studenti. La ragazza in prima fila, commossa, inizia ad applaudire alle mie parole e dopo meno di un secondo il resto della classe la segue. "Se hai finito piccolo Shakespeare, avrei una lezione da portare al termine"; mi sussurra all'orecchio il mio migliore amico. "Sei invidioso perché io li ho conquistati dopo tre paroline"; lo derido sogghignando. "Veramente alla biondina all'ultimo banco l'hai conquistata solo grazie ai tuoi occhi azzurri"; mi schernisce sminuendo la mia retorica impeccabile. Mi rimetto al mio posto e ascolto, quasi silenzioso, la fine della lezione di Alaric. "Questo è il mio numero, chiamami bel tenebroso"; sorrido alla ragazza bionda difronte a me. Il mio atteggiamento sfrontato rapisce sempre le ragazze. "Ti chiamerò principessa"; affermo facendole l'occhiolino, senza avere la minima intenzione di farlo davvero. "Andiamo rubacuori"; mi richiama il mio amico trascinandomi via dall'edifico. "Fare il cascamorto con le ragazze, non ti farà tornare insieme ad Helene"; mi rimprovera, camminando verso il bar del campus. "Vorrei rammentarti che io e lei non siamo mai stati insieme"; sottolineo con una certa nota di acidità. "Perché tu sei un imbecille"; ribatte con un'espressione trionfante. "Sei adulto Rick. Cresi"; l'ammonisco infastidito, sedendomi ad un tavolino. "La megera è stata chiara, se lei starà insieme a me morirà"; sospiro, guardando il mio amico con una certa disperazione. "Mi dispiace Damon. Non ti dirò che tutto si aggiusterà, però posso prometterti che ti starò vicino". É proprio vero quell'antico proverbio riguardo l'amicizia, ella compare quando l'amore ci distrugge. Peccato però che quel proverbio antico non abbia mai specificato cosa accade quando amore e amicizia si mescolano. Forse nessuno ne ha parlato perché nessuno n'è mai uscito illeso. Mi ritrovo a bere, seduto ad un tavolino fuori ad un bar, con il mio più grande amico e, senza volerlo un ricordo travolge entrambi. "Elena amava questo posto"; afferma Rick, guardandosi attorno con la flebile speranza di riuscirla a rivedere. "Sì, lo so. Amava i frappè alla fragola, diceva che erano i più buoni della città"; replico sorridendo debolmente a quel ricordo. "Una volta, se non mi sbaglio, te ne ha gettato uno sui capelli"; ride Alaric a crepapelle, mentre io lo fisso con lo sguardo infastidito. "Ci sono giorni in cui mi manca più del solito. Aveva la straordinaria capacità di tirarmi su di morale e di sperare sempre in qualcosa di migliore. Vorrei abbracciarla ma non posso". Gli occhi di Alaric, come i miei luccicano, tremando lievemente. "So cosa intendi"; ribatto, guardando avanti a me, riuscendo a vederla, seduta ad uno di questi tavoli, mentre sorseggia il suo frappè alla fragola, sorridendomi. "Devo andare"; affermo all'improvviso, alzandomi di scatto, destando sul viso di Rick un'espressione dubbiosa. "Dove vai?"; Prova a chiedermi urlando però, senza indugiare, fuggo via diretto alla mia auto, dirigendomi verso casa. Quando arrivo, spalanco la porta della sua stanza, la cerco dappertutto, senza riuscirla a trovare. "Stefan dov'è Helene?"; Domando con il fiato sospeso ed il cuore galoppante. "Lei è uscita, ha preso alcune sue cose ed è andata a casa di Luke"; mi rivela, credendo che io sia a conoscenza di tutto ciò. "Dannazione"; impreco portando con disperazione le mai mani sopra la testa. "Perché l'hai lasciata andare?"; Chiedo furente, arrabbiandomi con Stefan che non ha colpe per tutto questo, ma la mia ira offusca la mia razionalità. "Sei stato tu a volerlo"; ribatte mio fratello. Ci scambiamo uno sguardo di pietra per qualche istante, finché non distolgo i miei occhi con dolore verso il pavimento. "Non voglio che anche lei diventi un fantasma"; mormoro con aria torturata, lasciando andare una lacrima. Mio fratello evita di pronunciare parole inutili, che volerebbero solo via, le sue braccia avvolgono il mio corpo, e mi abbraccia intuendo che ho solo bisogno di non sentirmi da solo. Non possiamo sempre rialzarci da soli, soprattutto dopo essere caduti per la centesima volta. So perfettamente che domani il sole sorgerà nuovamente, che la terrà continuerà a girare e che il rumore del mare sarà sempre lo stesso, ma il suono della mia risata, mischiata alla sua, non sarà mai più lo stesso, così come tutte quelle cose che una volta facevamo insieme. Ho imparato ad amare di nuovo, ma che prezzo? Adesso mi ritrovo pieno di sogni infranti fra le mie dita. Ho ancora bisogno di giocare con lei, di rincorrerla per poi farle il solletico. Voglio mangiare i suoi muffin, comprati al bar. Voglio vederla ridere dei suoi stessi errori. Ho ancora bisogno di essere svegliato al mattino da lei, che urla e sbraita piena di energie. Non sono affatto pronto a lasciarla, non lo sarò mai. E provo un'immensa rabbia, poiché il più grande nemico di Helene sono io. Ciò che mi tiene lontana da lei lo vedrò riflesso nel mio specchio ogni singolo giorno per il resto dell'eternità. La mia famiglia, si riunisce attorno ad un tavolo per consumare la cena. Essendo di pessimo umore, preferisco rifugiarmi in camera mia, dove nessuno oserà guardarmi con commiserazione. Poggio il mio corpo sulla parete di fianco la finestra della mia camera, osservando il cielo già nero e cosparso di stelle. "Posso entrare?". Mi domanda Patrick, un po' tentennante. Annuisco, voltandomi verso di lui, per poi rivolgere nuovamente il mio sguardo verso le stelle. "Ha ragione mia sorella"; esordisce il cacciatore destando la mia curiosità. I miei occhi si spostano verso di lui, seri e incupiti. "Non avevo mai visto amare qualcuno così intensamente, come vi amate voi. Siete così uniti. Tuo fratello morirebbe per te, e tu faresti lo stesso per lui". Lascio scivolare una mano sopra la spalla di Patrick, sorridendogli debolmente. "Ha ragione anche su di te"; ribatto, dandogli una pacca sulla schiena. "Il dottorino non è l'uomo giusto per mia sorella"; afferma risvegliando la mia ammirazione nei suoi confronti. "Inizi a piacermi"; scherzo ridacchiando, così da alleviare la malinconia. "Lei ha bisogno di qualcuno che sia in grado di proteggerla, che sia in grado di gestire il suo orgoglio"; si sofferma un attimo per ridere; "diciamoci la verità, ha un pessimo carattere"; precisa divertito. "Sa essere petulante, però se lo è significa che sta bene ed è serena"; dico con leggera la nostalgia delle sue urla inutili. "Già...Comunque per lei sei un bene, e ti ringrazio per esserti preso cura di lei". Una sensazione di attanagliante bruciore torna a disturbarmi. "Ti sbagli. Io sono un male per lei"; mormoro con il viso corrugato e torturato. "Scusami ho bisogno di bere"; affermo precipitandomi di corsa verso la mia bottiglia di bourbon, gelosamente custodita. Tutta la mia famiglia ha terminato già da un po' di cenare, e ciò mi spinge a pensare che fra poco sarà ora di andare a letto, questo significa che lei dormirà fra le lenzuola del dottorino. Cammino avanti e indietro, bevendo il mio bourbon direttamente dalla mia bottiglia. Vorrei non rimuginarci sopra, vorrei non pensarci, ma la sola idea che Luke la tocchi, innesca dentro di me una rabbia accecante e incontrollabile. "Secondo te saranno già a letto?"; Domando a mio fratello, che si è appena seduto su di una poltrona con Caroline fra le sue braccia. "Forse"; risponde vagamente mio fratello, evitando qualsiasi contatto con il mio sguardo. "Magari staranno giocando a scacchi"; insinua Caroline in buona fede. "Sì sarà sicuramente così"; la canzona il marito con scetticismo. "Da che parte stai?"; Chiedo a mio fratello sgranando i miei occhi adirato. "Dalla tua. Ma sono realista". Precisa continuando ad accarezzare i capelli di Caroline. "Vado da lei"; affermo privo di senno. "Non ti muoverai da questa casa"; mi ammonisce Stefan con durezza. Provo a placare il mio animo inquieto, però il rumore persistente della suoneria del mio cellulare, non mi aiuta affatto nell'impresa. "Pronto"; rispondo con ostilità. "Sono Gabrielle". La mia bocca rilascia un mugolio infastidito. "Ancora tu? Non ti è bastata la previsione apocalittica di questa mattina?"; Le domando retorico, con l'intenzione di chiudere qui la conversazione. "Ascoltami bene. Non hai molto tempo. Questa mattina qualcuno mi ha chiusa in casa mia, il mutaforma ti ha teso una trappola. Corri da Helene. Adesso". La mia testa, colma di dubbi e informazioni tutte confuse fra loro, mi paralizzano per un secondo. "Sapevo che c'era qualcosa di strano in Gabrielle questa mattina"; commenta mio fratello che ha sentito ogni cosa. "Corro da Helene. Adesso ho una scusa valida"; metto in evidenza a Stefan prima di precipitarmi verso la mia auto. Le mani mi formicolano, continuo a ripetere dentro la mia testa che devo calmarmi e che l'agitazione è un fattore di svantaggio in casi come questo, ma la verità è che non riesco a pensare, tutto si è annebbiato a causa dell'intensa ed opprimente paura. "Guiderò io Damon"; esordisce alle mie spalle Stafan, con l'intento di aiutarmi. "No. Posso farcela, tu devi rimanere qui insieme a Caroline, Rick e le gemelle. Proteggi loro"; gli ordino riuscendo a mettere in moto la mia auto. Il formicolio si è arrestato e lentamente sto riprendendo il controllo del mio corpo e della mia mente. La paura è un nemico alquanto ostico da combattere, soprattutto in casi come questo. Corro ad una velocità inaudita e nulla è in grado di fermarmi. Non sono neanche in grado di deglutire, ho un terribile nodo alla gola e di tanto in tanto sono costretto a strofinare i miei occhi con la manica della mia giacca nera, poiché trattenere le lacrime è divenuto estenuante. Non ho soltanto paura di perdere Helene a causa di quel demone, sono terrorizzato da ciò che i miei occhi potrebbero vedere una volta entrato in casa di quel dottorino. Freno la mia auto difronte una piccola casa a due piani. Ormai è buio, e le luci della casa sono tutte spente, tranne una, quella della camera da letto. I miei battiti cardiaci sono così veloci che mi sembra di aver corso una maratona. Senza continuare a rimuginare a cosa potrei assistere una volta entrato lì dentro, mi precipito davanti la porta per bussare. Detesto dover chiedere ogni volta il permesso, mi sarei divertito molto di più a sbucare dal nulla, cogliendo di sorpresa Luke. Non appena l'allegro chirurgo apre la porta di casa sua trovandosi faccia a faccia con me, cambia immediatamente espressione sul suo viso. "Damon, che ci fai qui?"; Mi domanda scrutandomi torvo. "Non mi inviti?"; Chiedo con impertinenza, senza rispondere alla sua domanda. "Entra pure. Helene è in camera mia, si stava cambiando"; mi spiega facendomi accomodare dentro casa. Mi guardo attorno costatando le condizioni impeccabili della casa. "Perché sei qui?"; Mi domanda nuovamente, fissandomi da capo a piedi, soffermandosi ad osservare più intensamente i miei occhi che sono rossi. "Devo portare via con me la tua dama"; rispondo con sincerità, facendo nascere sul volto un'espressione adirata e attonita al contempo. "Chiariamo una cosa Damon...". Il dito indice di Luke è puntato su di me, così come il suo sguardo iracondo. "Ho tollerato abbastanza la tua presenza, adesso però devi andartene via da casa mia, e soprattutto devi lasciare in pace la mia ragazza. Adesso mi prenderò io cura di Helene". Per un momento ho trovato il breve monologo del dottorino serio e maturo, finché non ha detto che si prenderà cura di lei. Senza alcuna inibizione, fragorosamente scoppio a ridere, non curandomi affatto della rabbia che divora il mortale difronte a me. "Oltre che un bravo pediatra, sei anche un comico. Adesso però torniamo seri. Tu non sarai mai in grado di proteggere la mia migliore amica. E posso assicurarti che non ti libererai mai di me. Le nostre vite sono talmente incastrate fra loro che per quanto tu ti possa sforzare a dividerci, non ci riuscirai mai"; sentenzio assottigliando il mio sguardo, scrutandolo con aria torva e minacciosa. "Damon! Cosa ci fai qui?"; Urla Helene soffermandosi su un gradino delle scale. "Devi venire insieme a me"; le dico senza mezzi termini, ignorando il suo sguardo furibondo. "Perché gli hai dato il permesso di entrare?"; Chiede al suo ragazzo che la fissa confuso. "Era qui, che avrei dovuto fare? Sarebbe entrato comunque"; tentenna Luke sotto lo sguardo fulmineo della sua fidanzata. Li osservo discutere annoiato, Helene sgrida a pieni polmoni il dottorino e ciò un po' mi allieta, tuttavia trovo patetico che non riesca a reggere la crisi della mia pulce. "Potreste rimandare la lite a dopo?"; Chiedo con sarcasmo. "Non stiamo litigando"; mi urla contro la mia amica. "A me non sembra"; la provoco con impertinenza. "Devi  tacere adesso"; mi ordina infuriata. "Sì, farò quello che vuoi...Ma adesso vieni insieme a me. Non sei al sicuro qui"; le dico con voce calma, tendendole la mia mano. "Neanche con te sono più al sicuro"; mormora flebilmente, distogliendo lo sguardo con aria addolorata. "Posso capire cosa sta succedendo? Fino ad un momento fa stavo per andare a letto con la mia ragazza ed ora mi ritrovo a discutere con lei e il suo strano migliore amico"; si lamenta in uno stato confusionale il dottorino. "Tu sei strano"; lo ammonisco con aria offesa. "Mi stai rovinando la mia prima notte con Helene. Vattene"; mi ordina cercando di spingermi verso la porta. Alzo gli occhi al cielo, annoiato dagli inutili tentativi di questo pidocchio di fare il gran uomo difronte la sua ragazza. "Non posso fingere di esserne costernato, al contrario sarà sincero. Sono molto lieto e fiero di me per essere arrivato in tempo"; preciso scostando con estrema facilità Luke, per potermi avvicinare ad Helene. "Prima che io lo uccida spazientito, vieni insieme a me"; ripeto alla mia migliore amica ad un soffio dal suo viso. "No"; risponde rigida a braccia conserte. "L'hai voluto tu!"; Esclamo prima di prenderla fra le mie braccia con la forza. "Damon"; grida iniziando a colpirmi con i suoi pugni sulla mia spalla. "Chiamo la polizia"; interviene Luke prendendo il cellulare fra le sue mani. "Chiama chi vuoi. Ti rammento che ho un amico in polizia. Tesorino sei nella mia città, nessuno oserà mai mettermi le manette ai polsi"; chiarisco facendogli l'occhiolino, provocandolo un'ultima volta prima di lasciare la sua umile dimora. Helene continua a dimenarsi senza sosta, urla a squarciagola come una donzella nella rete dell'orco cattivo. "Dovresti ringraziarmi pulce. Ti ho appena salvato la vita"; dico guidando verso casa. "Grazie per avermi rovinato questa serata insieme al mio ragazzo, in effetti lui è molto pericoloso"; afferma con vivo sarcasmo. "Non avresti mai fatto l'amore con lui"; decreto con assoluta certezza, svoltando verso il viale di casa mia. "Questo non puoi saperlo"; ribatte lei, spostando il suo sguardo verso il finestrino. Fermo la mia auto davanti il garage, soffermandomi a guardarla mentre con ostinazione tenta di non rivolgermi la parola. "Invece lo so"; affermo sicuro di me, scendendo dalla mia auto. Lei per qualche secondo rimane a meditare su ciò che le ho detto e, quando trova il coraggio di affrontarmi, come una furia mi raggiunge con aria impettita puntandomi il dito contro. "Tu non sai niente Damon"; urla scrutandomi iraconda, mentre il mio sguardo su di lei è impassibile, forse lievemente divertito. "Allora dimmi Helene"; dico gesticolando con la mano destra, avvicinandomi sempre maggiormente a lei. "Saresti riuscita a fare l'amore con Luke, dopo che ieri hai detto di amarmi? Dopo aver trascorso la scorsa notte insieme a me?"; Le chiedo continuando ad avvicinarmi sempre di più al suo viso, così da studiare ogni suo movimento, anche il più impercettibile. "Dimmi ci saresti riuscita?"; Le ripeto con più enfasi, puntando le mie iridi sulle sue. Helene resta in silenzio. Sento che è combattuta con sé stessa, nella morsa di un enorme conflitto interiore. "Forse. É solo colpa tua". Sorrido beffardamente, poiché avevo previsto che avrebbe dato a me la colpa di ogni cosa. Ho le mie colpe e li riconosco, ma ciò che ho fatto, l'ho fatto per lei. Perché per me l'unica cosa che conta di più al mondo è la sua vita, avere la certezza che i suoi occhi si apriranno al sorgere dell'alba, che il suo respiro circondi l'aria che respiriamo mescolandosi con altre milioni di vita attorno a lei. "Dimmi perché mi hai trascinato qui di nuovo, dopo che mi hai urlato di starti alla larga?"; Mi domanda con esasperazione. "Adesso rientriamo..."; le consiglio, cercando di calmarla. "No. Prima dimmi la verità"; afferma indietreggiando di qualche passo. "Hai detto che non mi ami, però poi mi trascini con la forza fuori dalla casa del mio ragazzo, per riportarmi a casa tua". Con esasperazione porto le mie mani sul mio viso. "É cosi che stanno le cose! E credimi, è per il tuo bene". Sento un dolore al petto, poiché vorrei dirle la verità, ma questo non è il momento più idoneo per farlo. "Perché Damon? Perché è meglio per me?"; La sua voce è un sussurro. Le lacrime iniziano a scorrerle sul viso. Ha uno sguardo vuoto, riesco a malapena a riconoscerlo. "Io...Tu non puoi capire, chiaro?". Ho alzato la voce contro di lei, facendola sobbalzare. Riesco a leggere attraverso il linguaggio del suo sguardo che non è più in grado di riconoscermi. "Smettila"; Grida iraconda scagliandosi contro di me furente, colpendo con forza il mio petto. Con veemenza afferro entrambi i suoi polsi, contenendola provando a farla ragionare. "Te l'ho detto, non puoi capire". Come posso farle capire che l'unica cosa che sono in grado di fare é distruggere ciò che amo? Ci gridiamo contro, siamo entrambi senza fiato, al nostro limite. La tensione è tale da essere palpabile, quasi preoccupante. Solo dodici ore fa stavamo passando la notte più bella della nostra vita, e ora sta andando tutto a pezzi, fuori controllo. "Non trovo neanche più un motivo per rimanere amici allora". I miei occhi la implorano di rimangiarsi ciò che ha appena detto, e dai battiti più veloci e ritmici del suo cuore comprendo che si è pentita immediatamente delle sue stesse parole. Mentre sta per allontanarsi, per entrare in casa, la mia coscienza mi spinge a fermarla. In silenzio tendo la mia mano verso il suo braccio, catturando la sua attenzione. Un singhiozzo sfugge dalla mia gola mentre i miei occhi imploranti fissano i suoi. "Hai ragione la colpa è solo la mia. Di ogni cosa. Elena è morta a causa mia, perché la brama di averla era più forte della mia ragione. Ho giurato a me stesso di non ripetere il medesimo errore con te". La rabbia fra di noi svanisce, lasciando posto ad un senso di smarrimento. Mi fissa in preda al panico, sconvolta. Quel che vedo nei suoi occhi mi spezza il cuore e mi terrorizza allo stesso tempo. Lei è attonita, tenta di parlare ma dalla sua bocca non esce alcun suono. Faccio un passo verso di lei che rimane immobile, incapace di muoversi. Il mio stomaco si contorce violentemente ed è difficile spiegarle che l'amore che provo per lei è così forte che sarei disposto a lasciarla andare seduta stante se fosse ciò che desidera. Mi blocco, facendo una smorfia, e passo una mano sui miei capelli e credo che sia evidente la mia sofferenza. "Avresti dovuto dirmi la verità"; mi rimprovera senza alzare la voce. "Non mi avresti ascoltato, avresti fatto di testa tua come al solito"; replico fissando inerme le sue pupille. "Elena non è morta a causa tua". Apprezzo il suo sforzo di rassicurami, però non mi libererò mai di questo senso di colpa. Dischiudo le mie labbra ma nel medesimo istante in cui provo a emettere un suono, un rumore di passi vicino a noi sfiora il mio udito sensibile. Mettendo un dito difronte le mie labbra, indico ad Helene di rimanere in silenzio. "C'è qualcosa che non va"; bisbiglio, guardandomi attorno con agitazione. "Entra in casa"; le suggerisco con apprensione. "No, rimango con te"; ribatte con la tua solita ed irritante testardaggine. "Capisci perché non ti ho raccontato la verità?"; Le chiedo spingendola verso casa, prima che quel rumore divenga un grosso e fastidioso problema. "No Helene, rimani"; esordisce Fred, comparendo dall'oscurità. "Sei venuto perché hai bisogno di risentire la tua vita sul filo del rasoio?"; Domando schernendolo di gusto. "Non sono venuto da solo"; precisa con viva soddisfazione. Di fianco a lui si schierano sia il mutaforma che il damone, a cui adesso potrò dare un volto. "Lei sarebbe il damone?"; Domando indicando la ragazza che ha l'aspetto della figlia del Pastore. "Sì, sono Lilith, erano millenni che non venivo sulla terra. L'inferno è caldo e noioso". Istintivamente sposto la mia mano verso Helene così da farle da scudo. "Non siamo qui per la tua adorata amica. Fred aveva bisogno di un aiuto per ucciderti...Ed eccoci qua. Verrò a prendere Helene un'altra volta"; dice quel demone dall'aspetto angelico. Assottiglio i miei occhi, fissando con palpabile astio quel viscido di Frederick, come osa tradire la sorella? É un essere ignobile. "Uccidimi"; affermo camminando avanti a lui con aria spavalda e provocatoria. "Fallo. Fred. Poni fine alla mia vita"; gli suggerisco camminando verso di lui. "Damon non farlo"; mi supplica piangendo la mia migliore amica, sotto lo sguardo disgustato del fratello cacciatore. "Hai plasmato mia sorella e poi mio fratello. Sei soltanto un lurido mostro e morirai"; mi ringhia contro con ferocia. "Sono qui e ti sto ordinando di farlo. Però guardati attorno, hai avuto bisogno di allearti con un demone, ciò che tanto disprezzi, per poter arrivare a tutto questo"; lo provoco scrutandolo con un ghigno impresso sul volto. "Smettila Damon non provocarlo"; mi esorta Helene agitata. "Fratello"; esordisce Stefan, prendendo Helene fra le sue braccia. "Ragiona Damon"; mi urla mio fratello, provando a dissuadermi da una simile follia. "Avanti uccidilo Frederick, ho cose più importati da fare che guardare un vampiro morire per amore"; afferma Lilith con aria di tedio, fissandosi con noncuranza le sue unghia. Fred scosso dalle parole del demone brandisce la lama con cui colpirmi. Deglutisco nervoso chiudendo i miei occhi pronto ad accettare la mia fine. All'improvviso un frastuono violento mi spinge a riaprire le mie palpebre. Spalanco i miei occhi senza riuscire a credere a ciò che i miei occhi stanno guardano. "Enzo?"; Domando annichilito, colpendo con violenza il volto di Lilith che ha provato a colpirmi dal momento che Enzo ha messo al tappeto Fred. "Mi ringrazierai dopo"; mi consiglia mentre le sue mani strappano con furia il cuore dal petto del mutaforma. "Che banda di trogloditi. Vi lascio alla vostra rissa"; afferma il demone fissandoci con astio e disgusto. "Ci vedremo presto Helene, più o meno quando la luna sarà rossa e alta in cielo"; dice alla mia migliore amica prima di volatizzarsi nel nulla. Enzo si avvicina a me pulendo le sue mani sporche di sangue sulla sua camicia. "Tanto era vecchia"; commenta riferendosi ad essa. "Grazie...Ma come hai fatto a sapere che avevamo bisogno d'aiuto?"; Chiedo ancora sconvolto, ma colmo di gratitudine. "Gabrielle oggi pomeriggio è venuta a casa mia per parlare con Bonnie. Ho sentito ciò che le diceva e sono corso a dare una mano"; mi spiega scrollando le sue spalle. "Te ne sono grato"; affermo sorridendo appena. "C'è anche Bonnie, è in casa"; precisa indicando la mia villa. "Credo che la tua ragazza ha bisogno di te"; mi suggerisce Enzo indicando Helene alle mie spalle. Mi volto costatando che la mia pulce sta camminando verso di me con un'espressione lieta e più serena. Ad un tratto però, tutto sembra mutare e, come in un film, il tempo sembra rallentare. Il viso della mia amica si contrae e si rabbuia e la sua voce che urla il mio nome diviene roca e poco udibile, poiché uno strano bruciore intenso sfiora il mio collo. "Addio vampiro". Queste sono le ultime parole che riesco ad udire prima di svenire sotto gli occhi di Helene, mio fratello ed Enzo. Una luce bianca abbaglia le iridi dei miei occhi a tal punto di spingermi a portare una mano davanti ad essi. "Ciao Damon"; Mi saluta una voce a me familiare. "Rose?"; Domando scrutando con aria attonita la donna davanti a me. "Tu non eri..."; lei sorridendo continua la mia frase; "morta? Sì lo sono"; afferma facendomi intuire ogni cosa. "Quindi lo sono anche io?"; Domando con un angustiante consapevolezza. "Non ancora. Fra poco ti sveglierai, ma il veleno della lama si sta espandendo nel tuo corpo. Avrai il tempo di dire addio alla donna che ami". Provo una attagliante senso d'impotenza, non ho paura della morte bensì di ciò che perderò una volta esalato il mio ultimo respiro. "Adesso vai, Helene ti aspetta"; mi consiglia scomparendo nel nulla.
"Helene"; mormoro tossendo violentemente, riprendendo conoscenza. "Sono qui"; bisbiglia la mia pulce accarezzando il mio viso, completamente sudato e tremolante. Le sue mani affusolate tamponano la ferita sul mio collo, non si rimargina, da ciò deduco che è realmente la mia fine. "Devi saperlo Helene"; mormoro senza molte forze. "Non parlare, tutto si sistemerà. Bonnie sta cercando una cura"; singhiozza provando a trattenersi dal piangere completamente. "Non farà in tempo"; le dico con sincerità, sperando di riuscirle a rivelarle che la amo. Desidero che sente, almeno una volta che quello che provo per lei è sempre stato reale. "Ascoltami pulce"; mormoro faticando a tenere i miei occhi aperti. Lentamente la mia vista si fa sempre più annebbiata, e purtroppo il suo volto riesco a vederlo a malapena. "No. Non puoi lasciarmi Damon". Le lacrime che cercava di trattenere scivolano sul suo viso, e lasciarla in questo stato per me è ancora più complicato. "Sei una donna meravigliosa". Sulle mie labbra vi è impresso un debole sorriso. "Potrai mai perdonarmi?"; Le domando respirando a fatica. Un terribile e intenso bruciore invade il mio corpo, spingendomi ad urlare per via di quel tormento. "Ti perdono. Giuro di non averti mai odiato"; afferma scuotendo il suo capo, prendendo la mia mano per stringerla alla sua. "Non sai quanto ti amo"; sussurro flebilmente, percependo solo un gelo ricoprirmi il corpo. L'ultima cosa che avrei voluto vedere prima di morire era il sorriso della mia migliore amica, invece mi ritrovo avvolto dalle sue lacrime. Socchiudo i miei occhi, rassegnato all'idea di lasciare questo modo. "Elena"; mormoro riuscendo a vederla al fianco di Helene, mentre mi sorride. "Ha le visioni". Quella che sento sembra la voce di Bon Bon, e con essa percepisco un vivo dolore lacerante al mio collo. "Lo salverà?"; Sento domandare ad Helene con apprensione. "Forse"; replica Bonnie con agitazione. La mia amica strega inizia a pronunciare una serie di parole a me incomprensibili, tuttavia grazie ad esse, sento le mie forze rigenerarsi. Espiro strabuzzando i miei occhi, ritrovandomi faccia a faccia con la mia dolce amica strega ed il suo sorriso. "Bentornato fra noi"; afferma Bon Bon, togliendo uno strofinaccio vecchio dal mio collo che tocco costatando che la ferita è svanita. Lentamente e ancora un po' dolorante provo a rialzarmi in cerca della mia migliore amica. Mi guardo attorno rimanendo seduto sul mio letto, senza riuscire a trovare il suo volto in nessun angolo della mia stanza. "Aveva bisogno di prendere aria. É rimasta al tuo fianco tutta la notte"; esordisce mio fratello, comparendo davanti a me. La rivelazione di Stefan, mi lascia un po' sconvolto; "tutta la notte?"; Domando facendo una smorfia; "Sì. Hai perso i sensi per un bel po' di tempo. Mi hai fatto preoccupare, non azzardarti mai più a prendere decisioni avventate". Distolgo il mio sguardo, consapevole di essere stato un vero idiota, morendo non avrei mai potuto più proteggere la mia pulce dal demone. "Non posso perdere mio fratello maggiore"; aggiunge con gli occhi velati e luccicanti il mio fratellino. "Non accadrà"; lo rassicuro sospirando. Chiedo a Stefan di aiutarmi a rimettermi in piedi, quel veleno era più potente di quanto potessi immaginare. "Lei è in biblioteca"; mi suggerisce Caroline, accarezzando la mia guancia, anche lei lieta di vedermi sano e salvo. Cammino con passi insicuri verso la mia migliore amica. Il suo viso è rivolto verso la finestra che proietta i raggi del sole, illuminando parte della biblioteca. "Come hai osato?"; Mi domanda ad un tratto Helene, voltandosi verso di me, puntando i suoi occhi rossi e stanchi sui miei completamente atterriti. "Essere quasi ad un passo dal regno dei morti? "; Domando a mia volta lievemente dubbioso. "sì"; risponde sembrando infuriata. "Scusa se stavo morendo"; affermo abbastanza sarcastico. "Tu sei un essere spregevole"; urla contro di me con furore, contraendo ogni muscolo facciale. Rimango a fissarla incredulo, ed inerme non emetto neanche una parola. "Mi avresti lasciata. Tu non puoi farlo. Sei obbligato a restare al mio fianco per sempre"; farnetica gesticolando animatamente, strappando dalle mie labbra un sorrisino divertito. "Non ridere. Vorrei ucciderti adesso"; mi minaccia puntandomi il dito contro. "Allora fallo"; le suggerisco continuando a sorriderle. Lei con impeto si avvicina verso di me, prendendo fra le sue mani il mio viso e, con irruenza, preme le sue labbra contro le mie. Travolto dalla passione che emana il suo corpo, le restituisco con avidità e prepotenza il bacio, stringendo il suo corpo contro il mio. La mia lingua stuzzica la sua, mentre le mie mani si perdono fra i suoi capelli. Lei ancora non lo sa, ma è adesso che sento scorrere nuovamente la vita dentro di me.

Salve! Piaciuto il capitolo?? Se sì lasciate un commento con il vostro parere. Un bacione vi adoro

You. {The vampire diaries}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora