Capitolo venticinque: La caducità della vita

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Questi sono stati giorni ostici per tutti noi, Helene mi ha praticamente supplicato di raccontare la verità a Luke, omettendo il sottile dettaglio che lei lo sposa soltanto perché è stata Lilith ad imporle il matrimonio. Ho assecondato la richiesta della mia amica, ed insieme a Stefan con pacatezza, ho spiegato a Luke qual è la nostra vera natura. Dopo un iniziale momento di confusone e paura, durato circa una settimana, Luke ha accettato la verità, tuttavia non si è ancora abituato alla bizzarra famiglia della sua futura sposa. Non riesco ancora a comprendere quali ragioni hanno spinto Helene a raccontare la verità a Luke, adesso è consapevole che il migliore amico della sua fidanzata è un vampiro, e tutto si è complicato poiché prende la verbena, terrorizzato dall'idea che possa nutrirmi di lui o soggiogarlo. Per far capire a Luke che non siamo suoi nemici e che non devastiamo intere città, non più perlomeno, mio fratello ha deciso di organizzare il suo addio al celibato e contro la mia volontà mi ritrovo seduto ad un tavolo del Grill a brindare alla futura felicità della ragazza di cui sono innamorato. Partecipa anche Enzo a questa assurdità, e di tanto in tanto mi lancia un'occhiata d'incoraggiamento. "Chissà cosa staranno facendo le ragazze"; Commenta Rick sorseggiando la sua birra. Avevo proposto loro di divertirci in un locale a luci rosse, ma con estrema pedanteria mio fratello ha scartato la mia idea, ed ora ci ritroviamo a bere seduti intorno ad un tavolo del Mystic Grill. "Saranno con uno spogliarellista. Avevano chiamato me ma ho rifiutato"; replico sogghignando, promuovendo sul viso del dottorino un'espressione impallidita. "Ero sarcastico"; Lo tranquillizzo roteando i miei occhi al cielo. "Sei nervoso per le imminenti nozze?"; Chiede Donovan allo sposo, beccandosi una mia occhiataccia. "Sì...Soprattutto adesso che sono consapevole che la mia fidanzata vive con dei vampiri e due piccole streghe...Anche tu sei un vampiro?"; Domanda al biondino che gli risponde di no. "Sei riuscito ad abituarti ad avere intorno creature soprannaturali?". Matt scoppia a ridere; "Non ti abituerai mai"; Scherza, tuttavia involontariamente desta l'inquietudine del dottorino. "Matt vuoi tacere"; lo ammonisco infastidito, prima che faccia scappare Luke prima di arrivare all'altare, risvegliando in tal modo l'ira funesta di Lilith. "Luke rilassati, ti trovo rivoltante"; affermo ponendo una mano sopra il mio addome. "Damon, neanche tu sei divertente"; mi richiama mio fratello. "Mi sto annoiando"; ammetto, sorseggiando la mia bottiglia di birra quasi vuota. "Potremmo giocare a biliardo"; propone Rick indicando il tavolo a pochi metri da noi. "D'accordo. Chi perde paga da bere"; specifico alzandomi dal tavolo. "Tanto se perderai tu soggiogherai il cameriere"; precisa Matt conoscendo i miei subdoli metodi di pagamento. "Mi conosci così bene". Fingo di commuovermi, asciugando teatralmente una lacrima dal mio viso. I primi che decidono di sfidarsi sono Enzo e Stefan, poi toccherà a Rick e sfiderà il vincitore e così via. "Siete tutti grandi amici"; commenta il dottorino al mio fianco. "Ci conosciamo tutti da molto tempo"; gli spiego continuando a guardare mio fratello vincere contro Enzo. "Helene non mi ha mai raccontato come vi siete conosciti". Sul volto di Luke vi è impresso un sorrisino amaro, è evidente che ha compreso che il legame fra me e la sua futura moglie è più profondo di quanto lui potesse immaginare. "Le ho salvato la vita a New York quando era ancora un'adolescente"; gli rivelo provando una strana empatia nei suoi confronti. "Come mai eri lì?"; Mi domanda con curiosità che stranamente non mi irrita, credo sia lecita questa sua voglia di conoscere il suo più grande rivale. "Perché ho perso una persona qui, tanti anni fa, ed avevo bisogno di fuggire via". Lo sguardo di Luke diviene cupo e, con gli occhi lucidi, beve tutto d'un sorso il suo bicchiere di whisky. "Così è troppo complicato"; afferma ad un tratto, decidendo di uscire fuori dal locale. Gli sguardi dei miei amici e di Stefan ricadono su di me. "Giuro che questa volta non ho detto nulla"; mi difendo alzando le mani, privo di colpevolezza. "Vado a parlarci"; li rassicuro uscendo fuori dal locale, ritrovandolo vicino al marciapiede mentre fuma una sigaretta. "Allora almeno un difetto ce l'hai"; esordisco destando la sua attenzione. "Volevo smettere, ma venire a sapere che la mia ragazza è innamorata di un vampiro centenario mi ha sconvolto"; dice sfoggiando per la prima volta il suo sarcasmo. "Io e lei possiamo soltanto essere amici"; dico tentando di rassicurarlo, ma lui increspa le sue labbra in un sorrisino amaro. "Non voglio risvegliarmi un giorno e guardare la donna che amo mentre piange perché le manchi tu"; afferma sprezzante. Capisco i dubbi di Luke e le sue paura, ma l'unico modo che abbiamo per sconfiggere Lilith è organizzare questo matrimonio, è lì che probabilmente deciderà di presentarsi, è così egocentrica che non si perderebbe mai la sua vittoria. "Quando terrà il vostro bambino fra le braccia si dimenticherà di me. Diverrò soltanto un fantasma, un ricordo mentre tu starai insieme a lei". Detesto le mie medesime parole, ma in parte rappresentano ciò che accadrà, e per quanto io possa detestarle ed arrabbiarmi con quel destino che si è preso beffa di me, non ho altra scelta che rassegnarmi. "Non ci riesco. Quando la bacio continuo a pensare che lei vorrebbe baciare te, e chissà quante volte l'hai baciata". Chino per un solo istante la mia testa verso il basso. "Non posso sposarmi Damon. Amo Helene ma non posso condannarla ad una vita infelice soltanto perché l'uomo che ama è immortale e non può offrirle una vita"; dichiara deglutendo a fatica, mentre i suoi occhi si cospargono di lacrime. "Vuoi lasciarla realmente?"; Chiedo preoccupato, non posso permettere che rovini i nostri piani. "Avevo intuito che c'era qualcosa di strano in te...Ma un vampiro questo è troppo"; dichiara passando una mano sul suo viso stanco e cupo. "Io invece ho sempre saputo che sei un vero idiota"; gli urlo contro spazientito. "Sai per quale ragione non sei in grado di superare questa storia?"; Domando retoricamente, mantenendo un tono di voce elevato ed un'espressione austera. "Perché tu non l'ami realmente. Ami l'idea che ti eri fatto di lei, non la sua vera essenza"; puntualizzo promuovendo la sua ira. Luke con impeto ed il fuoco nei suoi occhi mi punta il dito contro. "Tu non sai nulla"; Grida furibondo. "Forse non lo so Luke! Ma quello che so è che darei la mia vita per Helene! Perché lei ha l'innata dote di renderti la vita un vero inferno! Parla a raffica, alle volte è maleducata e, nonostante sia consapevole che ho un udito sopraffino, urla a squarciagola per chiamarmi". Il dottorino mi fissa con aria torva, incapace di rispondere poiché lui questa Helene non l'ha mai conosciuta. "Non posso sposarla"; afferma gettando a terra la sigaretta, spegnendola con la punta del piede. Avrei potuto soggiogarlo se Helen e Stefan non l'avessero convinto a prendere la verbena. Questa situazione è molto pericolosa, se non sarà lui a sposare Helen, Liltih troverà di sicuro un altro marito, e non oso immaginare cosa quel demone potrebbe escogitare. Entro nel locale e quando mio fratello si rende conto che Luke non è insieme a me si precipita nella mia direzione. "Che cosa hai combinato?"; Chiede in tono accusatorio. Irritato della sua sconfinata poca fiducia nei miei confronti faccio una smorfia. "Non è colpa mia, lui non vuole sposarsi. L'avrei soggiogato ma un vero idiota, cioè tu, mi ha consigliato di dargli la verbena"; puntualizzo sbuffando sonoramente. "Devi risolvere il problema"; mi ordina puntandomi il dito contro. "Perché proprio io, ti rammento che a me fa più comodo averlo fuori dai giochi"; ribatto sorridendo con sfacciataggine. "Non è così. Questo matrimonio ci serve per attirare Lilith nella nostra villa". Sospiro annoiato, riconoscendo che mio fratello, anche questa volta, ha ragione. "Domani parlerò con lui. Adesso però torniamo a casa"; gli suggerisco massaggiando le mie tempie pulsanti. Ci sono attimi, come questo, in cui mi soffermo a pensare che sarei dovuto morire all'istante, tuttavia mi basta aprire la porta di casa, incontrare il suo sorriso che quel pensiero si dissolve come cenere al vento. "Siete tornati maschietti"; costata Helene dirigendosi verso me, Stefan e Rick. Nessuno dei tre ha un'espressione rassicurante e la mia amica si accorge immediatamente che c'è qualcosa che non va come dovrebbe. "Dove avete messo il suo cadavere?"; Chiede assottigliando il suo sguardo, guardando principalmente me. "Non l'abbiamo ucciso"; affermo alquanto offeso dalle sue vane accuse, ho soltanto immaginato di ucciderlo in mille modi differenti e dolorosi, tuttavia il mio amore per lei ha sempre placato ogni tipo d'istinto omicida. "Dobbiamo parlare"; le dico, escludendo sia mio fratello che Rick dalla questione. Helene mi segue in camera mia chiudendo alle sue spalle la porta. "Luke non riesce ad accettare la mia natura. E soprattutto è consapevole che ami più me che lui, non sa del patto con Lilith tuttavia ha intuito che stai con lui per interesse"; le spiego diretto, evitando inutili giri di parole. Helene si acciglia un attimo, respirando con difficoltà. "Cosa dovrei fare?"; Domanda alquanto frustrata. "Non lo so. Domani andrò a parlargli, di nuovo"; la rassicuro avvicinandomi a lei per stringerla fra le mie braccia. "Sono stanca Damon"; Sussurra al mio orecchio mentre le sua braccia cingono il mio collo. "Riposa piccola"; le suggerisco baciando con premura la sua fronte. "Non intendevo quello...Vorrei che tutto finisse, non importa come, vorrei che tutto tacesse. Forse sarei dovuta morire io". Con lieve rabbia nei confronti di quelle sue parole arrendevoli prendo con impeto il suo viso fra le mie mani, osservandola con intensità. "Helene guardami, credi davvero che io ti lasci affrontare tutto questo da sola? Farei qualsiasi cosa per te"; sussurro ad un soffio delle sue labbra dischiuse. "Anche morire..."; Commenta con gli occhi traboccanti di lacrime. "Sì, ma ricordati che soltanto grazie a te ho deciso di continuare a vivere". Provo a sorriderle, tuttavia sento i miei occhi bruciare e non posso nascondere la malinconia che mi porto dentro. La sua testa si nasconde sul mio petto mentre le mie mani accarezzano la sua nuca. Devo essere forte per entrambi, anche se perfino io sento tremare la terra sotto di me, però lei ha bisogno del mio sostegno e di piangere sulla mia spalla ragion per cui non mi posso distrarre, non posso cedere alla commiserazione. Convinco Helene a sdraiarsi nel letto insieme a me, perché necessità urgentemente di riposare, mentre io ho bisogno di stringerla fra le mie braccia il più tempo possibile. "Adesso dormi pulce"; le sussurro all'orecchio con voce vellutata e rilassata. Lei, come una bambina impaurita, schiaccia il suo corpo contro il mio chiudendo i suoi occhi. Trovo assurdo che sarò proprio io domani a parlare con il dottorino per convincerlo a sposare la mia pulce, per me questa poteva essere l'occasione perfetta per togliermelo dai piedi, invece per il bene di tutti devo sacrificare il mio orgoglio per un fine più nobile. È assurdo come questa ragazzina sia riuscita ad estrarre la parte migliore di me, ero convinto che dopo Elena non sarei stato più capace di fare del bene, temevo che il dolore avrebbe lasciato all'oscurità la possibilità di divorare la mia anima...Invece eccomi qui, il vampiro egoista che sacrifica tutta la sua vita per amore, sembra realmente la fine di una fiaba, simile a quella che racconto alle mie nipotine prima che si addormentino, solamente che questa non è una fiaba, è la mia vita. Una vita vissuta a cercare qualcosa simile ad un lieto fine e dopo averlo rincorso per centottant'anni comprendo che ho guardato negli occhi  per diversi anni il mio lieto fine senza rendermene conto. Ho compreso subito di amare Elena, fin dal primo istante, la guardai, ancora bambina e piena di sogni da realizzare e l'amai. Con Helene fu ben diverso, la prima volta che l'incontrai avevo difronte a me una ragazzina che era cresciuta troppo in fretta, conosceva la vita quasi quanto me, e lei di sogni ne aveva pochi ed i suoi occhi conoscevano la morte, l'odio e la paura. È difficile immaginare una bambina che non ha paura dell'uomo nero perché quest'ultimo era riuscito a sconfiggerlo. Non ho amato subito Helene, ero troppo codardo e scottato dall'amore, però la guardavo fiorire, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. La guardavo crescere e più mi affezionavo a lei più avevo paura che il mondo attorno a lei potesse ferirla di nuovo. Senza rendermene conto smisi di guardarla ed iniziai ad ammirarla. Ammiravo la sua risata, il suo orgoglio, la sua cocciutaggine e la sua determinazione di realizzare i suoi nuovi sogni, quelli che aveva messo da parte perché doveva proteggersi da suo padre. Mi pento amaramente di non essere sempre stato sincero con lei e di avere perso il controllo ferendo i suoi sentimenti, ma lei questo non può ricordarlo ed è un bene che sia così, altrimenti mi odierebbe, io per quel gesto mi sono detestato per diversi anni, ma ormai tutto è passato e non importa perché lei non ricorderà mai quella notte. Osservo il sole sorgere e, senza svegliare Helene, mi alzo dal mio letto, stanco di rimanere fermo a guardare tutto scorrere. Quando varco la soglia della mia cucina mi accorgo che, seduto intento a mangiare nervosamente, c'è mio fratello. "Non ho chiuso occhio"; mi rivela mio fratello continuando a mangiare gli avanzi di ieri sera. "Benvenuto nel club"; esordisco estraendo dal frigo le uova per preparare la colazione ad Helene. "Caroline porterà le bambine fuori la città per qualche settimana"; mi rivela sospirando profondamente. "Dove andranno?"; Chiedo accigliato ed anche preoccupato, poiché non mi piace l'espressione sul viso di mio fratello. "A New Orleans, lì saranno al sicuro"; ammette con aria combattuta. "Da Klaus"; affermo sorridendo amaramente. "Ti fidi di lui?"; Domando conoscendo i sentimenti che l'ibrido provava per mia cognata. "Non proprio, ma mi fido di mia moglie"; precisa scrollando le spalle. "Vedrai fratellino tornerà prima che te ne renda conto"; Provo a rassicurarlo, poggiando una mano sulla sua spalla. "È l'unico modo per proteggerle"; cerca di giustificarsi più con sé stesso che con me. "Lo so, avrei fatto la medesima cosa al tuo posto"; replico fiero di lui. Bruscamente la nostra conversazione viene interrotta dal suono persistente del nostro campanello. "È un po' presto per le visite"; costato alquanto perplesso, decidendo di andare ad aprire la porta. "Bonnie"; esclamo osservando la mia amica con cipiglio. Intuisco immediatamente che con sé porta cattive notizie, il suo viso è pallido e mi scruta con malinconia. "Vieni entra"; le suggerisco chiudendo la porta di casa. Faccio accomodare la mia amica in soggiorno, si siede sulla poltrona e continua a muovere le sue mani con agitazione. "Ho provato ad evocare le mie antenate...Ma loro non hanno intenzione di ascoltarmi"; Dice con voce flebile e rammaricata. "Adesso respira e mantieni la calma"; le consiglio accarezzando la sua guancia con tenerezza. "Non posso lasciarti morire"; mormora con le lacrime agli occhi. "Non accadrà, adesso chiameremo Gabrielle, lei parla con i defunti, magari ci spiegherà cosa c'è che non va". Vorrei rassicurarla, tuttavia anche io sono incerto sulle sorti del mio futuro. "Adesso fingi che tutto sia apposto, Helene non deve più soffire". La mia amica strega alle mie suppliche annuisce, intanto dalla porta compare Helene, avevo percepito i suoi passi. "Cosa succede?"; Domanda assonata, costatando la presenza inconsueta di Bonnie. "Ho litigato con Enzo"; mente la mia amica, cercando di sorridere. Helene sposta il suo sguardo perplesso su di me però evita di continuare il suo interrogatorio. "Ti ho preparato la colazione"; le dico con entusiasmo, mettendo da parte le pessime notizie. Accompagno la mia pulce in cucina e, sorridendo forzatamente, le servo la colazione. "Sono ottime"; si complimenta mangiando con fame. "Sono un cuoco magnifico...Lo so"; mi vanto strappando dalla sua bocca una risata. "Non sei niente male"; ribatte senza adularmi troppo. "Parlerai con Luke oggi?"; Chiede fissando il suo piatto, giocando con il cibo. "Sì, è la cosa giusta da fare". Con poca convinzione e riluttanza Helene annuisce. "C'è qualcosa che ti turba?"; Le domando aggrottando le sopracciglia. "Damon...C'è una cosa che vorrei fare..."; tergiversa senza guardarmi negli occhi, ciò vuol dire che quello che sto per sentire non mi piacerà. "Insomma, Luke adesso è consapevole di tutto, questa recita è inutile". Continua a vagare intorno alla questione, evitando il punto centrale. "Trasformami"; afferma di colpo, destabilizzandomi completamente. La fisso con gli occhi sgranati e in balia della confusione. "Helene non sai quello che dici". Con la mascella contratta mi allontano da lei, ma con veemenza afferra il mio braccio trattenendomi nella stanza. "Per una volta potresti ascoltarmi"; mi ordina con il fuoco che arde nelle sue pupille. "Questa è una mia decisione, se non sarai tu a trasformarmi sarà qualcun'altro"; dichiara fermamente convinta. "I primi mesi o perfino anni, dopo la trasformazione sono terribili, e quando ucciderai, perché credimi accadrà, tu non reggerai i sensi di colpa. Helene non sei pronta per essere un vampiro". Sfuggo al suo sguardo, poiché non voglio che si accorga che le nascondo qualcosa, o meglio un segreto rimasto sepolto per anni. "Sono pronta invece"; ribatte cocciuta come al solito. "No, non lo sei. Fine della storia"; ribadisco con rabbia, lasciandola da sola. Salgo in camera mia, nascondendomi dalla verità. Esistono azioni di cui ci pentiamo, tuttavia non possiamo rimediare agli errori del passato. Ho celato ad Helene la verità per anni, questo segreto mi ha tormentato per tanto tempo, fin quando un giorno ho deciso di fingere che quella notte non sia mia esista e con esso quel segreto...Ma se lei dovesse trasformasi in un vampiro ricorderebbe cos'è accaduto e non posso biasimarla se deciderà di odiarmi. Con agitazione ed in preda al panico colpisco con un pungo il muro della mia camera. "Cosa ti turba?"; Mi domanda alle mie spalle Stefan. "Ho ascoltato la tua discussione con Helene. E credo che sia giusto che lei si trasformi, e mi sorge spontaneo pensare che le nascondi qualcosa". Mi volto verso Stafan assottigliando i miei occhi, stanco delle sue prediche. "Non sono affari tuoi, chiaro? Helene non è pronta per diventare la nuova squartatrice"; ribatto infierendo sul passato di mio fratello, tentando di celare e custodire il mio. "Tu non la lasceresti da sola, ti conosco, l'aiuteresti come hai fatto con Elena". Serro le mie mani in pugni, chinando il mio sguardo verso il pavimento. "Non intrometterti in questa storia. Non ti riguarda"; lo avverto un'ultima volta, sostenendo il mio sguardo sul suo. Uscendo dalla mia camera mi scontro con Bonnie. "Ti stavo cercando "; dice prendendo il mio polso, trascinandomi al piano di sotto, dove ci sono anche Rick e Patrick. "Sta per arrivare Gabrielle"; mi spiega Rick, mentre osservo Bon Bon sistemare il tavolo della sala da pranzo per un rito. "Non bruciarlo come l'ultima volta"; le intimo indicandole le candele accese. Bonnie prepara con cura il rito e nel medesimo arco di tempo alla mia porta bussa Gabrielle. "Ciao megera"; la saluto invitandola ad entrare. "Hai fatto progressi, mi congratulo con te...però ti consiglio di confessarle cos'è accaduto quella notte di tre anni fa". Fulmino quella donna con lo sguardo, detesto che qualcuno legga i miei pensieri. "È stato magnifico non vederti per così tanto tempo"; ribatto sfacciatamente, facendola ridere; "Intanto hai bisogno del mio aiuto"; ribatte dirigendosi con aria trionfante verso la sala da pranzo nella quale ci sono soltanto Bonnie e Rick. Patrick invece ha raggiunto la sorella che è infuriata con me. "Volete che parlo con gli antenati di Bonnie"; dichiara prima che qualcuno le spighi i nostri problemi. È inquietante questa donna. La mia amica si prepara al rito, cosicché possa esserci anche lei durante la chiaccherata fra gli antenati e Gabrielle. Sfuggo agli sguardi di Gabrielle, tuttavia so bene che è tutto inutile poiché lei riesce ugualmente a leggere i miei pensieri. Al momento dentro la mia testa l'unica cosa che sarà in grado di vedere sarà un vampiro distrutto seduto sul divano della sua nuova amica, la quale riesce a farlo stare bene ma non abbastanza da fargli dimenticare l'amore della sua vita. Scommetto che si sta divertendo a vedermi così affranto e torturato per quell'errore causato dalla mia fragilità. "Siamo pronte"; Esordisce Bonnie fissandomi un po' intimorita, per rassicurarla le sorrido debolmente e lei ricambia quel sorriso. Entrambe pronunciano un rituale in latino arcaico e pochi attimi dopo entrano in trance. "Secondo te ci vorrà molto?"; Mi chiede Rick. "Non lo so, spero di no"; rispondo un po' ansioso, non mi piace particolarmente sapere che in questo momento l'anima di una mia cara amica è nel regno dei morti. "Hai saputo di Caroline e le bambine?". Annuisco al mio migliore amico ed osservo i suoi occhi afflitti; "dovresti andare insieme a loro"; gli suggerisco serio, pensando soprattutto al bene delle bambine, hanno bisogno del loro papà, e rimanendo qui rischia soltanto la sua vita. "Non posso lasciarti da solo!"; Esclama con enfasi, fissandomi con un'espressione di dolore. "Invece puoi"; sentenzio austero. "Damon e se quando tornerò tu...". La sua frase rimane in sospeso e con chiara sofferenza chiude i suoi occhi. Non è in grado neanche di pronunciare il verbo morire difronte a me. "Potrei essere già morto?"; Continuo al suo posto un po' noncurante e freddo. "Sei la mia famiglia"; afferma digrignando i denti. "E tu la mia, ed è proprio per questo che ti ordino di seguire Caroline e le bambine". Lo sguardo di Rick è spento e fatica a sostenere il mio. "Loro torneranno, e sono sicuro che Caroline si prenderà cura di loro egregiamente, come ha sempre fatto. Se devo dirti addio voglio farlo lottando al tuo fianco, e non puoi impedirmelo". Mi circondo di persone fin troppo testarde, dovrei iniziare a frequentare più egoisti come me. "Tu non mi hai abbandonato quando stavo morendo, sei stato al mio fianco fino alla fine. Questo è l'ultimo modo che ho per ringraziarti per ciò che hai fatto per me e per tutte le volte che hai salvato la mia vita"; dichiara poggiando una mano sulla mia spalla in segno d'affetto e gratitudine. "Ti ho anche spezzato il collo una dozzina di volta, quindi dovremmo essere pari"; preciso cercando di dissuaderlo. Voglio lasciare questo mondo con la consapevolezza che la mia famiglia non è più in pericolo. Uno strillo acuto da parte di Gabrielle interrompe la discussione fra e me ed il mio amico, generando del panico. Le sue grida acute destano perfino l'attenzione di Helene e Patrick i quali erano al piano di sopra. Accorrono entrambi spaventati nella sala da pranzo per comprendere per quale ragione la megera ha urlato così violentemente. Bonnie di colpo sbarra i suoi occhi che appena incontrano i miei si cospargono di lacrime. "Mi dispiace"; mormora flebilmente svenendo fra le braccia di Rick. Respiro a tratti e a fatica, Helene continua a guardami smarrita e confusa ma al momento neanche io so darle una spiegazione plausibile a tutto questo. Gabrielle si risveglia dal suo stato di trance e, indecisa se parlare o meno, rimane ferma a guardare me. "Allora?"; Le chiedo, fremendo dalla voglia di sapere cosa ne sarà di me. "Gli antenati sono infuriati con te, hai ucciso molte streghe e fatto loro del male, trasformandole perfino in creature della notte come te"; inizia a parlare vagamente senza arrivare al dunque, promuovendo in tal modo il mio furore. "Potresti arrivare alla conclusione evitando i dettagli della mia vita che conosco già?"; Domando retoricamente e con pungente ira. "Non vogliono aiutarti, non hanno intenzione di riportarti in vita". Sapevo perfettamente che sarebbe stato un fallimento questo tentativo, ma devo ammettere che ho sperato in un miracolo, in qualcosa che ad uno come me non può succedere. "No. Questo è un incubo"; urla afflitta dal dolore Helene che sfortunatamente ha ascoltato la rivelazione della megera. "Piccola ascoltami"; la richiamo sostenendola fra le mie braccia. I suoi occhi sono rossi e completamente travolti dalle lacrime. Così è fin troppo complicato dirle che tutto andrà per il meglio. Le mentirei spudoratamente se adesso le dicessi che le cose torneranno come un tempo. Sotto gli sguardi addolorati dei miei amici mi allontano verso la veranda insieme ad Helene che continua a piangere. Oggi il sole è splendete e voglio che lei splenda come questo sole anche quando me ne andrò. Fermo il mio corpo davanti al suo, le mie mani accolgono il suo viso cosparso di lacrime che forse non merito. "Pulce ti prego guardami". A fatica Helene alza il suo verso di me. "Non ci riesco Damon"; singhiozza scuotendo con agitazione la sua testa. Inspiro profondamente, desiderando con tutto me stesso estirparle il dolore che io stesso le sto procurando. "Andrà tutto bene...Io starò al tuo fianco per sempre, come ti ho promesso". I suoi occhi tristi si incontrano con i miei e per un breve attimo intravedo un lieve bagliore, che svanisce per dar spazio al buio. "No...So che non sarà lo stesso. Non ci riesco Damon, non sono in grado di affrontare una vita senza di te"; Afferma senza riuscire a fermare le sue lacrime. "Helene tu sarai forte"; dichiaro sorridendole con tutto l'amore che provo per lei. "Ovunque andrai, qualsiasi cosa farai nella tua vita io sarò lì con te, anche se non potrei vedermi". Il viso della mia pulce è contratto da una smorfia di sofferenza, le sue lacrime non si arrestano e squartano la mia anima violentemente. "Non lasciarmi! Ti prego Damon io ti amo!"; Mi supplica gettandosi fra le mie braccia, facendo congelare il mio corpo. Non so cosa fare, né tanto meno so cosa dirle. La stringo a me mentre i suoi singhiozzi divengono dei flebili suoni. È straziante. Non la mia morte. Di quella ho paura soltanto a metà, ciò che mi terrorizza è lasciare lei, in balia dei suoi sentimenti e del suo cuore spezzato. "Devo andare da Luke"; esordisco catturando la sua attenzione. "A me non importa se lui non vuole sposarmi"; ribatte ancora sconvolta e provata. "A me sì, perché lui si prenderà cura di te"; replico con un terribile nodo alla gola, mentre la mia mano accarezza il suo viso che continuo a guardare faticando a trattenere le lacrime. "Tu! Tu dovevi prenderti cura di me"; grida con furente rabbia, che la spinge perfino a colpire il mio viso con il palmo della sua mano. Al suo schiaffo non reagisco, è infuriata e sta male e la colpa è solo mia. "Non ti rendi conto che sono una maledizione?"; Le domando retoricamente, fissando le sue iridi. "Sono soltanto bravo a rovinare la vita a coloro che amo. Ammettilo Helene saresti stata più felice senza di me"; dichiaro detestandomi per ciò che le sto facendo. Lei non doveva innamorarsi di me, come non avrebbe dovuto farlo Elena. "È un bene che io stia morendo...". Una lacrima fuoriesce dai miei occhi di ghiaccio solcando la mia guancia. "Smettila Damon. Tu meriti di essere amato. Sei la cosa migliore della mia vita"; replica la mia migliore amica. "No, non lo sono, io ti ho fatto del male...". Provo a confessarle il segreto che per troppo tempo le ho tenuto celato, ma improvvisamente la paura di trascorrere le ultime settimane della mia vita senza di lei mi atterrisce, ragion per cui decido di tacere, portandomi questo segreto anche nella tomba. "Non è vero...Mi hai sempre protetta"; replica sorridendo con tenerezza, tirando su con il suo nasino che ho sempre adorato. No. Non è così, l'ho protetta da tutto tranne che dalla sua più grande rovina. Era da me che doveva proteggersi. "Fammi andare da Luke Helene, lasciami fare quest'ultima cosa per te"; la supplico baciando la sua fronte. Lei con estrema riluttanza mi lascia andare. Guido fino all'ospedale dove lavora il dottorino, sicuro di trovarlo lì. Quando entro dentro la struttura, troppi ricordi affollano la mia memoria, ma sono qui con uno scopo ben preciso, stabilire ordine della vita di Helene, o almeno tento di farlo. Alla reception dell'ospedale per mia fortuna c'è un'inferiemera molto carina e ben disposta ad aiutare un povero ragazzo malato. "È così triste che un ragazzo bello e giovane come te stia così male"; quasi piange commossa l'infermiera dai lunghi capelli castani. "Dovresti chiamarmi il dott. Luke Hamilton"; le dico tossendo sonoramente e con teatralità. "Ma lui è un pediatra"; precisa confusa. "Chiamalo"; la soggiogo stanco del suo continuo e futile blaterale. Dopo pochi muniti Luke raggiunge la reception e non appena scorge la mia figura assottiglia i suoi occhi decidendo di voltarmi le spalle senza neanche ascoltarmi. "Vedi che mi tocca fare per quella ragazzina"; borbotto serrando la mandibola, decidendo di comparire difronte a Luke, perdendo definitivamente ogni briciolo di dignità. "Cosa vuoi?"; Mi domanda furibondo. "Voglio che mi ascolti"; rispondo sbuffando, roteando i miei occhi. "Ho preso la mia decisione, non sposerò Helene"; dichiara di fretta provando ad evadere da me. Agilmente e con forza afferro la sua spalla, voltandolo con violenza verso di me. "Non sarei qui con te adesso, se non fossi disperato"; ammetto con un tono di voce calmo. "Non puoi chiedermi di sposare una donna che ama un altro...E per giunta l'altro sei tu"; sospira con un'espressione frustrata e provata. Lui ha sempre tenuto molto alla mia pulce. Se non fossi stato follemente innamorato di Helen, Luke mi sarebbe piaciuto al suo fianco. "Sto morendo Luke"; gli confesso sinceramente, lasciandolo annichilito. "Lei avrà bisogno di te...di qualcuno che le faccia dimenticare il suo dolore. Perché fidati con il tempo amerà di nuovo". Il dottorino mi fissa incredulo, come avrebbe mai potuto immaginare che sarei stato proprio io a supplicarlo a sposare Helene. "Anni fa ho perso la mia ragazza, e credimi l'amavo profondamente, l'ho perfino rubata a mio fratello"; gli racconto scrutandolo con assoluta serietà. "Credevo che non ci sarebbe mai stata nessun'altra donna nella mia vita, finché non è arrivata la mia ragazzina". Leggo negli occhi di Luke la consapevolezza che l'amore che mi lega ad Helene è profondo e radicato. Distoglie i suoi occhi per un attimo, provando a ragionare. "Amo Helene e so che anche tu l'ami. Quindi sposala, prenditi cura di lei al mio posto". Una terribile sensazione di vuoto invade il mio stomaco e brucia i miei occhi. "Donale una vita piena e felice...Perché io non posso farlo". Con il cuore in mano cedo al mio rivale la donna che amo, perché lui renda felice, e le regali la vita meravigliosa che ha sempre sognato prima d'incontrare me. "Lei non mi amerà mai quanto ama te"; sentenzia provando una lecita rabbia nei miei confronti. "Forse è vero! Ma posso assicurarti che non esiste un solo modo di amare. Ho qualche anno più di te e so di cosa sto parlando. Accetta il suo amore, qualsiasi forma esso sia". La mia esortazione placa la sua ira facendo rilassare il suo viso contratto e cupo. "Mi dispiace che tu stia morendo, lei sarebbe stata più felice con te". Annuisco debolmente increspando le labbra in una specie di sorriso. "Sto morendo per la donna che amo, quindi so per certo che andrà tutto bene"; ribatto quasi sereno, poiché ora ho la certezza che la mia pulce avrà qualcuno che la sorreggerà quando io non potrò farlo. Saluto Luke, certo che lo rivedrò per loro nozze che anticiperemo per ovvi motivi, fra tre mesi potrei essere morto. Ritorno a casa percependo una lieve brezza di leggerezza. Quando nasciamo non abbiamo idea che saremmo destinati a morire, lo scopriamo con la saggezza degli anni, tuttavia io avendo vissuto per più di un secolo come una creatura che sfida la morte senza mai sfiorarla, ero tornato ad essere un bambino. Entrando in casa noto mia cognata che porta giù due valige. "Stai andando?"; Le domando con un terribile nodo alla gola, certo che questa è l'ultima volta che vedrò lei e le mie mostriciattole. "Sì...Stefan mi ha detto tutto"; Afferma gettandosi fra le mie braccia. In preda a mille emozioni avvolgo la mia adorabile e forte biondina fra le mie braccia. "Non posso credere che quando tornerò tu non ci sarai più". Le lacrime che ricadono sul viso di Caroline in fondo significano che non sono un persona così pessima. Le sorrido debolmente. "Avrai un ragazzaccio in meno che gira per casa mezzo nudo"; sdrammatizzo, riuscendo per un breve istante a strapparle un sorriso. "Ma tu sei il mio ragazzaccio preferito"; ammette cercando di trattenersi, poiché le gemelle stanno correndo nella nostra direzione. "Zio Damon!"; Esclamano mentre le prendo entrambe fra le mie braccia. "Andremo in vacanza da un amico di mamma"; mi spiega Josie felice e spensierata. "Mi raccomando non fate disperare la mamma e i vostri due papà". Le mie mostriciattole mi sorridono con aria poco convincente, per loro è impossibile comportarsi con compostezza. "Ricordate sempre che vi voglio un bene immenso". Bacio le loro fronti con dolcezza. "Un giorno sarete delle bellissime donne, e al liceo farete impazzire i vostri due papà". Mi perderò molte cose quando andrò via e credo sia questo il mio più grande rammarico. Desideravo tanto poter vedere il mio fratellino alle prese con le gemelle e loro crisi e cotte adolescenziali, chissà forse i fidanzati di Josie e Lizzie avrebbero pensato che Stefan era un liceale come loro, e sicuramente io avrei fatto a pezzi tutti quelli che avrebbero spezzato il loro cuore. Le lascio andare dalla loro mamma. "Ciao Caroline"; la saluto depositando un bacio sulla sua guancia. "Prenditi cura di Stefan"; sussurro al suo orecchio. Lei annuisce trattenendo le lacrime e, fingendo un sorriso per le piccole, ordina ad entrambe di raggiungere l'auto. Mentre osservo Caroline andare via, alle mie spalle percepisco la presenza di Helene. "Ho parlato con Luke, vi sposate fra quattro giorni"; le dico in tono freddo senza neanche voltarmi verso di lei. "Adesso sei felice?"; Mi domanda in tono ironico ed infuocato dall'ira. "No. Helene, non sono felice"; ammetto voltandomi verso di lei con gli occhi imploranti e cosparsi di lacrime. "Sono terrorizzato. All'idea di perderti per sempre, perché quando non mi amerai più io scomparirò per sempre e questo mi atterrisce". Il suo fragile corpo avvolge il mio e, senza più forze, sfogo ciò che dentro di me lentamente mi sta lacerando. Adesso è lei che deve sorreggere me, perché ho esaurito tutte le mie forze, sono stato forte per troppo tempo, ma adesso i miei muri stanno crollando così come la mia vita. Mi rendo conto di aver sprecato la mia possibilità di vivere una vita fantastica, l'ho sprecata perché non riuscivo ad evadere dal mio passato, ed ora che il mio futuro è scomparso ne ho dannatamente bisogno. "Sei così bella...Che non ho voglia di morire adesso. Ho soltanto voglia di baciarti"; Le dico mente le sue mani delicate asciugano i miei occhi. "Baciami, fino all'ultimo respiro Damon"; afferma flebilmente e con un'amara tristezza negli occhi. Premo con veemenza le mie labbra sulle sue assaporando il dolce sapore della vita. La mia vita. L'unica cosa che vorrei portare con me ovunque. Il sapore dei suoi baci. L'odore della sua pelle dopo aver fatto l'amore. Il suono della sua risata e la sensazione di sentire la sua pelle sotto le mie dita.

Buon Natale!!! Come vi avevo promesso un nuovo capitolo come Ragalo! Fra poche ore sempre su questo profilo pubblico un'altra storia

Revenge: gli dei delle strada.

La trama e tutto lo trovate lì.

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