Capitolo diciotto: Requiem

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Le mie grandi mani accarezzano il suo viso, incorniciandolo. Mi perdo nei suoi grandi occhi che finalmente mi scrutano nuovamente colmi di affetto, il medesimo di una volta. Il rancore fra di noi si è dissolto nel nulla, e l'uno non è in grado di porre fine a questo intenso scambio di sguardi. La mia pulce ha uno sguardo che è in grado di scorgere tutto di me, esattamente come il mio riesce a scorgere tutto del suo, cogliendo ogni sua più sottile ed effimera essenza. Nessuno dei due è mai riuscito a capire questa strana e appagante sintonia, in grado di trasformare il silenzio in qualcosa di estremamente unico. Riusciamo a spogliarci interamente, lei mette a nudo la mia anima, anche se spesso si convince che non sia così. Il suo sguardo fa parte delle cose che mi tengono in vita. "Non voglio perderti"; bisbiglia, poggiando la sua fronte contro la mia, sfiorando con i polpastrelli della sue dita affusolate la mia guancia. "Dico sul serio"; continua con lo sguardo corrugato e ancora troppo sconvolto. "Non voglio raccontare a qualcun altro le mie gioie e i miei problemi. Sei l'unico in grado di capirmi senza mai giudicarmi. A fine giornata io ho bisogno di un tuo abbraccio, e so con certezza che ne avrò sempre bisogno". Il nostro rapporto è così complesso che ormai non riesco più a comprendere dove vogliamo andare. Sappiamo perfettamente che una vita senza l'altro diverrebbe invivibile e senza senso, al contempo però mi domando se tutto questo non sia divenuta un'ossessione. E se lei avesse solo paura di qualcosa di nuovo? Adesso leggo nei suoi occhi un amore sconfinato e sincero ma esso è avvolto da un alone di insicurezza e incertezza. "Sono qui! Chiaro? Non andrò mai da nessun'altra parte senza di te". Helene mi mostra un dolce sorriso trasversale che io ricambio, baciandole la punta del suo naso che al mio tocco si arriccia. "Damon...Vorrei parlare di noi"; balbetta un po' insicura. "Sì, dovremmo"; le confermo tremendamente serio. "Sì ma non adesso ragazzi"; ci interrompe bruscamente Enzo, facendo il suo ingresso nella biblioteca. Mi volto verso di lui rendendomi conto, dalla sua espressione sconvolta e seria, che ciò che sta per rivelarci non sarà affatto una notizia positiva. Helene rimane fra le mie braccia, con lo sguardo completamente rivolto verso Enzo. "Suo fratello si nasconde nel bosco. Bonnie l'ha rintracciato con la magia, crediamo che non abbia intenzione di arrendersi. Dobbiamo agire". Sento il cuore della mia pulce galoppare in preda al terrore, istintivamente stringe le sue mani sulla mia camicia. "Non andrai con loro"; afferma scuotendo con agitazione il capo. "Enzo lasciaci da soli un attimo"; consiglio al mio vecchio amico che senza replicare lascia la stanza. Bagno le mie labbra secche con la punta della mia lingua. Non guardo direttamente le iridi della mia migliore amica, poiché sarebbe in grado di soggiogarmi. "Helene..."; inizio a parlarle, tuttavia vengo interrotto immediatamente da lei che si oppone con tutta sé stessa a questa mia decisione. "Se andrai con loro, Fred ti ucciderà. Sei ancora debole"; afferma respirando a tratti, impaurita alla sola idea di perdermi. "Se tu andrai con Enzo io verrò con te"; sentenzia incrociando le braccia al suo petto. "Non fare la bambina capricciosa"; la richiamo con esasperazione. "Se comportarmi come una bambina ti impedirà di correre verso quel folle di mio fratello, allora continuerò"; ribatte divenendo rigida. "Ci sarò io a tenerla d'occhio"; interviene Patrick, entrando cautamente nella stanza. "Adesso sì che sono più sereno"; rispondo con sarcasmo, ignorando del tutto l'affermazione del cacciatore. "Damon pensaci bene, Fred non farebbe mai del male a me"; mi fa notare il cacciatore, riuscendo a cogliere la mia attenzione. "Sicuro di farcela? Si tratta di tuo fratello"; sottolineo in modo tale che, se qualcosa dovesse andare storto, lui sarà già preparato. "Voglio solo proteggere mia sorella, e porre fine a questa assurda situazione"; replica sospirando con aria stanca. "D'accordo"; affermo con lo sguardo cupo. "Ma se qualcosa dovesse andare storto, tu porterai Helene lontano"; gli ordino sotto lo sguardo contrariato della mia migliore amica che vorrebbe opporsi. "Ma..."; zittisco Helene avventandomi sulle sue morbidi labbra, senza preoccuparmi della presenza di Patrick che finge di non guardare. "La tua vita vale molto di più della mia"; chiarisco tremendamente serio, perso totalmente nel suo sguardo accecante e paradisiaco. "Non per per me"; replica prontamente, trattenendo il suo respiro, il medesimo che il mio bacio improvviso le ha tolto. "Se avete terminato con le effusioni, possiamo andare alla ricerca del cacciatore"; esordisce mio fratello, rimanendo sulla soglia della porta, affiancato da Enzo. "Bonnie, Caroline e Rick rimarranno insieme alle gemelle. Ma non ho motivo di credere che Fred attaccherà per prima loro. Lui vuole la tua testa"; mi suggerisce con lieve cinismo Enzo che, nonostante le avversioni tra di noi, ha deciso di aiutarci. "É rincuorate"; borbotto abbastanza ironico, chiudendo la porta d'ingresso. Grazie all'aiuto di Bon Bon, abbiamo qualche vantaggio su Frederick. Sappiamo dove si trova, però ciò che desta la mia preoccupazione è che non abbiamo idea di cosa ha intenzione di fare. É rimasto nascosto fra gli alberi di questo bosco, consapevole che sia io che mio fratello lo conosciamo a memoria, cespuglio per cespuglio. Eppure non ha cercato un'altra via di fuga, ha preso la scelta meno appropriata. Cammino fra i ciottoli che segnano un piccolo sentiero, al mio fianco c'è Enzo e dietro di noi ci sono Stefan, Patrick ed Helene, quest'ultima gioca con il fratello e scherza con lui per alleviare l'atmosfera alquanto tesa. "Vuoi ucciderlo?"; Mi domanda Enzo spostando per un breve lasso di tempo il suo sguardo verso di me. Prima di rispondere alla sua domanda mi volto fugacemente in direzione di Helene e suo fratello, potrebbe odiarmi se il fratello maggiore dovesse morire a causa mia. Malgrado tutto rimane suo fratello, e l'odio non potrà mai cambiare il loro legame di sangue. "Capisco, è una scelta ardua"; dice intuendo ogni cosa senza il mio intervento. "Se dovesse fare del male a lei, io lo ucciderò. Puoi contarci"; dichiaro serrano duramente la mia mascella. Niente mi fa perdere la testa come il terrore di perdere coloro che amo. "Dovremmo dividerci"; propone mio fratello, facendo comparire sulle mie labbra una smorfia di assoluto dissenso. "Mi sembra un'idea fantastica"; intervengo con palpabile sarcasmo. "Così Fred e la sua lama potranno affettarci prima. Hai mai guardato un film horror fratellino?"; Chiedo retorico, roteando gli occhi verso l'alto. "In teoria nei film horror siano noi i cacciatori in cerca di prede"; commenta Enzo sotto il mio sguardo consapevole e lievemente divertito dal paradosso di tutta questa vicenda. All'improvviso un rumore desta la mia attenzione, facendomi aguzzare l'udito. "Lui è qui vicino"; dico al resto del gruppo che prova a seguire il suono del rumore. "Li sento anche io dei rumori di passi. Calpesta le foglie secche"; mi fa notare Enzo. "Lo sta facendo di proposito. É una vecchia tecnica militare"; li avverto serrano i miei pugni, pronto per difendermi dall'attacco di quel cacciatore. "Patrick, tieniti pronto a fuggire insieme ad Helene"; gli suggerisco alquanto serio, corrugando la mi a fronte osservando la mia amica scuotere il capo negativamente. "Non discutere, altrimenti giuro che ti soggiogo con la forza"; l'avverto un po' minaccioso. Cautamente, insieme ad Enzo e Stefan che mi coprono le spalle, mi avvicino verso un cespuglio che nasconde qualcosa. Con la mano sposto l'arbusto che cela un vero e proprio accampamento. "Lui ha dormito qui"; affermo camminando verso i resti del focolaio usato per riscaldarsi. "Non dovrebbe essere lontano"; esordisce Enzo toccando la cenere ancora calda. "Infatti non sono lontano". Frederick un po' azzardatamente si mostra a noi pieno di sé e convinto che lui da solo possa uccidere tre vampiri centenari. "Sei ancora vivo"; costata fissandomi sottecchi e pieno di rabbia repressa. "Hai scelto il vampiro sbagliato da uccidere"; lo schernisco inclinando la mia testa increspando le mie labbra in un ghigno. "Frederick ascoltami"; interviene suo fratello, camminando verso di lui con nobili intenzioni. "Nostro padre ci ha mentito per anni, era un folle eretico. Noi eravamo dei bambini e crudelmente ci ha plagiati". Patrick esorta Fred a placarsi e redimersi, ma dal suo sguardo iracondo e privo di senno intuisco che le parole del suo fratellino minore non serviranno a nulla se non ad alimentare l'odio nei confronti delle creature soprannaturali. "Non ti accorgi che sei tu quello che è stato plagiato?"; Grida furibondo Fred contro Patrick, facendo innalzare l'aria di tensione. "Guarda nostra sorella...Lei ha trovato una famiglia grazie a Damon. Quella che nostro padre ci ha strappato brutalmente per addestrarci e fare di noi crudeli e spietati animali da guerra". Non posso fare a meno guardare Helene mentre ascolto le parole intrise di sofferenza di Patrick. Lei ha uno sguardo quasi assente e penso di sapere a chi sta pensando in questo momento. Corrugo la mia fronte precipitandomi a stringerla fra le mie braccia. "Amalia era una donna meravigliosa. Ti ricordi di lei?"; Domanda Patrick al fratello, ma quest'ultimo continua a fissarlo con rancore e astio. "Sì, era una donna subdola che voleva portarti via insieme a sua figlia"; afferma a denti stretti Frederick, rivolgendo i suoi occhi verso la sorella che tiene le sue mani serrate sulla mia giacca. Credo che stiano parlando della madre di Helene. "Per questo nostro padre l'ha uccisa, inscenando un finto incidente. Era lui una persona orrenda, e tu sarai il suo riflesso se non la smetterai di commettere atti orribili". Malgrado Patrick stia cercando di far leva sull'inesistente coscienza del fratello maggiore, lui continua a spostare il suo sguardo omicida verso me e mio fratello. "Helene stai bene?"; Mi accerto con cautela. Questa verità così crudele influirà molto su di lei, quel padre che avrebbe dovuto prendersi cura di lei in realtà le ha solo portato via l'unica figura affettiva, la più importante, sua madre. La mia pulce, annuisce senza versare una sola lacrima, nei suoi occhi vi è soltanto tanto odio e brama di vendetta. "Patrick è inutile istigarlo alla redenzione"; Lo avverto avvicinandomi nuovamente a lui. "Vuole la mia testa e morirebbe per questo"; affermo con assoluta consapevolezza, fissando torvo quel cacciatore folle e senza più un'anima. "Hai a disposizione tre vampiri, tutti e tre della discendenza di Klaus". Lo informo indicando me e successivamente anche Enzo e mio fratello. Questa volta non sto agendo impetuosamente, al contrario sto solleticando l'irruenza del cacciatore per usare contro di lui questa sua debolezza. "Tu meriti di soffrire più di tutti"; ribatte digrignando i suoi denti, puntando i suoi occhi verso Helene. "Non arriverai mai in tempo da lei per farle del male. Io sono più veloce"; l'avverto disgustato dall'essere spregevole che è. Pur di uccidere me farebbe del male alla sorella. "Non sarai mai più veloce di un proiettile!"; Esclama estraendo una pistola, che nascondeva dietro i suoi pantaloni, puntandola contro Helene che rimane paralizzata e inerme difronte all'arma del fratello. Strabuzzando i miei occhi, in una piccolissima frazione di secondo, mi precipito verso la mia migliore amica per farle da scudo con il mio corpo. Il boato dello sparo perfora il mio udito mentre il proiettile giunge al mio petto salvando Helene. Tossisco e con il viso distorto dal dolore estraggo il proiettile dal mio petto. La situazione diviene ad tratto caotica e, malgrado io sia un po' intontito, mi accorgo che mio fratello trattiene con la forza Patrick che grida contro Enzo di risparmiare la vita a fratello. Helene prova a raggiungerlo, però con lieve freddezza afferro la sua vita, tenendola stretta a me mentre Enzo in un attimo davvero fugace estrae dal petto di Frederick il suo cuore. Helene urla fra le mie braccia e con dolcezza volto il suo corpo per impedirle di guardare il corpo senza vita del fratello maggiore. "Stava per ucciderti"; sussurro al suo orecchio giustificando il gesto di Enzo. Lei singhiozza fra le mie braccia, stringendomi con assoluta avidità, intanto Patrick con il viso ricoperto di lacrime si accascia a carponi sul corpo senza vita del fratello, con il quale ha condiviso una vita ostile. "Porteremo il suo corpo a casa, per seppellirlo con dignità". Stefan prova a lenire le sofferenze di un ragazzo che ha appena perso parte della sua famiglia, pur consapevole che è stato necessario ucciderlo. Abbiamo tentanto in tutti modi di dissuaderlo, di fargli capire che il mondo non è mai stato come l'ha descritto il padre. Nulla è tutto bianco o nero. La verità è che siamo arrivati tardi, e la mente di Frederick era stata plagiata e manipolata fin dalla più tenere età, non avrebbe mai cambiato i suoi ideali, perché era tutto ciò che conosceva. Patrick con onore e affetto, raccoglie il corpo del fratello, nel frattempo io rimango al fianco di Helene che non pronuncia parola da quando Enzo ha ucciso il fratello. La strada per il ritorno sembra infinita e, non essere in grado di comprendere i pensieri di Helene, mi agita a tal punto da spingermi a provare una sensazione di totale impotenza. Quando arriviamo davanti la porta di casa, mio fratello si avvicina al mio orecchio con estrema delicatezza. "Dovremmo seppellirlo al cimitero comunale"; bisbiglia riferendosi a Fred. Io annuisco debolmente, aprendo la porta di casa; "Chiama Matt, lui porterà via il corpo con l'ambulanza e sarà più semplice celebrare una cerimonia"; gli consiglio spostandomi verso il soggiorno. Non voglio che Helene o Patrick ascoltino questa conversazione un po' cinica, quell'essere era pur sempre il loro fratello maggiore. "Certo. Lo chiamerò"; conferma Stafan un po' stravolto. "Se ci fossi stato tu al suo posto, anche io desidererei per te una degna sepoltura"; gli spiego, notando la sua espressione interrogativa e confusa riguardo il mio comportamento nei confronti del cacciatore che stava per uccidermi. "Ho visto la sofferenza negli occhi di Patrick. E ho provato una sensazione orribile trapanarmi la pelle. Per un fugace istante ho visto te al posto del cacciatore". Con frustrazione passo una mano sul mio viso, cosciente del fatto che non esiste legame o affetto più profondo di quello di due fratelli, soprattutto quando questi hanno condiviso una vita l'uno al fianco dell'altro, fra alti e bassi. Non sono neanche in grado di immaginare un vita senza Stafan, e sarebbe per me impossibile viverla. "Forse non te lo dico spesso fratellino ma non riuscirei a sopportare la tua assenza"; affermo dandogli una pacca amorevole sulla spalla. "Neanche io ci riuscirei Damon"; replica sorridendomi debolmente. "Damon, cercavo proprio te". Davanti a noi compare Donovan, e sembra alquanto furente. "Io cercavo te. Come hai saputo del cadavere?"; Domando un po' sospettoso, dal momento che nessuno l'ha ancora chiamato. Con aria del tutto iraconda si avvicina verso di noi Caroline, fissando me con aria torva. "Non l'ho ucciso io"; mi difendo prontamente, dal momento che ho gli occhi di tutti puntanti contro di me. "Non si tratta del cacciatore. A lui penseremo dopo, ho già parlato con Enzo"; mi rassicura camminando verso di me con un foglio giallino fra le mani. "Luke ha esposto una denuncia contro di te, per rapimento e minacce"; mi rivela il biondino porgendomi il verbale, che non ha ancora firmato. "L'ha fatto davvero quell'idiota. É la volta buona che gli rompo realmente l'osso del collo"; mi lamento sbuffando sonoramente. "Matt, Helene era in pericolo ieri notte"; cerco di spiegargli, ma lui già a conoscenza della situazione mi interrompe. "Caroline e Bonnie mi hanno spiegato ogni cosa. La denuncia la strapperò, però tu dovresti stare più attento, Luke è solo un pediatra, non coinvolgerlo in cose più grandi di lui"; mi suggerisce strappando il verbale davanti ai miei occhi. "Adesso pensiamo al cacciatore morto"; dice il biondino spostandosi nella stanza dove Patrick ha sistemato il corpo. "Sei ferito?"; Domanda Caroline osservando il sangue rappreso sulla mia maglietta. "Ho protetto Helene da un proiettile"; replico con noncuranza. "Lei dov'è adesso?"; Chiede notando che è sparita. "Sarà nella sua stanza. Ha bisogno di tempo, ha visto morire il fratello davanti i suoi occhi. Non è un'immagine che cancellerà tanto facilmente"; le faccio presente, cosciente che lei è in grado di comprendere alla perfezione lo stato d'animo della sua amica. Sospiro profondamente, osservando corrucciato il volto di Caroline. "Non è colpa tua"; si affretta a precisare, intuendo che provo dei sensi di colpa per la morte di Fred. "Non saremmo mai dovuti venire qui. Sono stato avventato. Adesso noi...". Con disperazione porto le mie mani sulla mia nuca e, con infinita tenerezza, mia cognata prende quest'ultime provando a placare la mia tempesta. "Il demone sarebbe venuto ugualmente a cercarla. Damon devi smetterla di colpevolizzarti. Guardati hai preso al suo posto un proiettile". Il sorriso di Caroline è colmo di affetto, è una donna fantastica e non fatico a comprendere i motivi i quali hanno spinto mio fratello a sposarla. "Supererete questa tempesta, perché il vostro legame va ben oltre l'amore. Dal giorno in cui sei tornato ho notato il modo in cui l'uno si prende cura dell'altro. Un legame del genere non può morire". A volte dimentico la saggezza di Caroline, è completamente diversa dalla ragazza che ho conosciuto più di otto anni fa. "Grazie biondina"; dico baciandole la fronte. "Adesso vado a fare una doccia. Questo pomeriggio celebreremo i funerali di Fred"; la informo ancora cupo. "Certo vai"; mi suggerisce con aria dispiaciuta e sovrappensiero. Nessuno di noi conosceva il fratello di Helene e, a dire il vero, quest'ultima non nutriva nessun affetto nei suoi confronti, tuttavia vederlo morire di certo non era ciò che bramava. Il getto d'acqua bollente offusca i vetri ai bordi della mia doccia, il vapore si espande all'interno del mio bagno e intanto immergo completamente il mio corpo, tentando di far scivolare via tutto quello che è accaduto in queste ultime settimane. Porto all'indietro la mia testa, scostando i capelli dalla fronte, nel frattempo percepisco il rumore, quasi impercettibile di passi umani. Sono così delicati e accorti i passi che intuisco che appartengono ad Helene, e probabilmente sarà scalza. La parete della doccia si spalanca, ed istintivamente ruoto il mio corpo per costare se sia realmente Helene e, nel momento in cui i miei occhi si ritrovano a fissarla totalmente nuda difronte a me, la mia bocca si dischiude e rimango incantato, osservandola per un intenso secondo, privato perfino della mia solita parlantina. Lei senza emettere neanche il più flebile dei suoi suoni entra in doccia insieme a me, mentre io continuo a guardarla ancora sconvolto e totalmente ammaliato. Mordo il mio labbro inferiore, provando a trattenere ogni impulso, violento e lussurioso che adesso sta percorrendo la mia mente. "Penso che tu sappia che questa casa possiede altri cinque bagni"; esordisco schiarendo la mia voce. "Ho soltanto bisogno di rimanere insieme a te. Fuori dal mondo. Non riesco a togliermi quella immagine dalla testa". Sebbene lei sia nuda difronte a me, l'unica cosa che riesco a scrutare sono i suoi occhi, intrisi di paura e immagini violente. Avrei dovuto proteggerla. Ho promesso tante volte che mi sarei preso cura di lei e invece sto fallendo miseramente. Dovevo proibirle di venire insieme a me. "Riuscirò mai a dimenticare? Sarò in grado di chiudere i miei occhi senza vedere più tutto quel sangue?"; Mi domanda con una certa frustrazione, gettando la testa all'indietro, verso l'acqua, bagnando il suo corpo. "Non lo so, perché dopo centoottant'anni non sono riuscito a liberarmi dei miei demoni. Era da questo che volevo tenerti alla larga. I miei demoni non sarebbero dovuti diventare anche i tuoi". Provo tanta rabbia, non nei suoi confronti bensì nei miei poiché alla fine, malgrado i miei sforzi, lei è venuta contatto con la mia parte oscura, e per quanto lei possa negarlo è sempre stata attratta da essa. "Abbracciami"; mormora flebilmente guardandomi con uno sguardo smarrito e afflitto. L'accolgo fra le mie braccia senza esitare, e lei poggia la testa sul mio petto, in segno di protezione. Rimaniamo diversi minuti fermi in questa posizione, percependo fino in fondo i timori, e le sofferenze dell'altro, e posso affermare senza alcun dubbio che nessuno dei due è in grado di trovare questa medesima pace e profonda intimità con qualcun altro. Sarebbe impossibile. Accarezzo i suoi capelli bagnati, senza staccare, neanche per un millesimo di secondo i miei occhi da lei. Le nostre mani si intrecciano in maniera del tutto istintiva e naturale, così come le nostra lebbra che si ritrovano unite fra loro. La bacio lentamente con lieve avidità, sentendo una scossa far vibrare il mio intero corpo. La passione infiamma i nostri corpi in un breve arco di tempo e, quando le sue mani iniziano a percorrere il mio petto, un intenso brivido mi assale, infiammandomi maggiormente. "Helene"; ansimo ad un soffio dal suo viso, continuando a tenerla fra le mie braccia mentre le sue non fanno altro che tremare. "Non dire niente...Ho soltanto bisogno di te, di pensare a qualcosa che mi faccia stare bene"; bisbiglia al mio orecchio, leccando il mio lobo l'attimo successivo. Chiudo i miei occhi, percependo la sua lingua scorrere sul mio collo. Sto realmente trattenendo qualsiasi impulso, poiché sono consapevole che mi desidera soltanto perché sta soffrendo più di quanto lei stessa voglia ammettere. "Piccola"; sospiro esausto e frustrato bloccando le sue mani, che al momento sono pericolose. "Non mi desideri più?"; Chiede sconvolta, quasi offesa dal mio rifiuto. Debolmente le sorrido, baciando la punta del suo naso. "Helene sto esplodendo dalla voglia di prenderti adesso per farti mia...Ma questo non ti aiuterà a dimenticare, posso assicurartelo. Ti fidi di me?"; Le chiedo fissando con assoluta serietà il suo viso mentre si contrae dal dolore. "Sì. Ti prego portami via tutto questo dalla mia testa". Grida, senza versare una lacrima. "Calmati. Ci sono io adesso. Calmati". La stringo a me con irruenza, intuendo dalla sua freddezza che c'è qualcosa che non riesce ancora ad esprimere, un sentimento che sta bruciando dentro di lei e che la sta logorando. Provo a placarla e quando ci riesco, chiudo i rubinetti della doccia, porgendole un asciugamano con il quale copre il suo corpo. Ne avvolgo anche io uno intorno alla mia vita e, raggiungendo la mia camera, lei si siede sul bordo del mio letto, rimanendo a guardarmi mentre mi vesto. "Dentro il tuo armadio ci sono ancora dei miei vestiti"; dice sospirando, asciugando i suoi capelli con un secondo asciugamano. "Come mai?"; Le domando voltandomi verso di lei corrugando la mia fronte, lievemente sorpreso nel trovare i suoi vestiti nascosti in uno dei miei cassetti dell'armadio. "Perché una piccola parte di me ha sempre sperato che noi diventassimo reali"; mi rivela, distogliendo con imbarazzo il suo sguardo. Mi avvicino a lei, inginocchiandomi per poter essere vicino al suo viso. "Senza consapevolezza lo siamo sempre stati"; affermo ruotando il suo viso verso di me con il mio dito indice. Ci ritroviamo a fissarci con viva intensità. "Mi ami davvero o era soltanto un allucinazione dovuta all'effetto del veleno?"; Mi chiede colma di comprensibili dubbi. Poggio una mano sul suo viso, continuando a guardare le sue iridi con tenerezza. "Ti amo Helene. Amo tutto di te. E credimi ho provato a farne a meno perché sei la mia migliore amica e non volevo perderti". Sento un'inconsueta forza attraversarmi le vene, ed essa proviene direttamente dalla potenza del suo sguardo. "Quando tutto questo finirà voglio iniziare una nuova vita, con te"; mi confessa cercando in qualche modo il mio consenso. "Helene è una scelta che devi prendere con molta accortezza"; le rammento marciando contro me stesso, poiché se lei divenisse un vampiro niente mi terrebbe più lontano dall'amarla senza più ostacoli. "Ti prometto che ci penserò. Però tu adesso devi promettermi che qualunque scelta io decida di prendere, rimarrai al mio fianco". Il suo viso emana paura; "perché la mia vita è inconcepibile senza di te"; afferma digrignando i denti pur di non piangere difronte a me. "Te lo prometto Helene"; le do la mia parola, suggellando la mia promessa lasciandole un tenero bacio sulla fronte. "Adesso preparati"; le suggerisco alzandomi in piedi. "Un'altra cosa Damon"; afferma richiamando la mia attenzione. "Non dire nulla a Luke del funerale". Scuoto il capo; "non avevo intenzione di dirglielo"; la rassicuro scrollando le mie spalle. Chiudo la porta della mia stanza, ritrovandomi faccia con Alaric. "Ho accompagnato le gemelle a casa di una loro compagnia. Spero che non abbiano visto il corpo". Fisso con assoluta comprensione il mio amico; "non l'avranno visto"; lo tranquillizzo. "Sono così piccole...Non voglio che vivano tutto questo"; mi spiega con frustrazione. "Sì posso capirlo Rick. Il problema è che non possiamo più evitarlo. Quando ci macchiamo di sangue, esso ricopre inevitabilmente i nostri cari"; replico alquanto inquieto. "Ti riferisci ad Helene, non è così?"; Chiede con assolta certezza il mio migliore amico. "Già". Dalle scale compare Stefan. "Ho chiamato Matt. Hanno finito l'autopsia al corpo e ovviamente lui ha occultato tutto. Patrick ci aspetta al cimitero per iniziare la cerimonia"; ci avvisa mio fratello, distorcendo il suo viso in un'espressione completamente buia quando Helene si avvicina verso di noi. "Sto bene. Per favore non fissatemi come se fossi una vittima"; ci implora infastidita camminando avanti a noi. "Questo è colpa tua"; borbotto contro mio fratello che mi fissa con cipiglio. "Mia? Ero soltanto dispiaciuto per lei"; si lamenta. "Sei nato per commiserare la gente"; lo punzecchio con sarcasmo. "Pensa piuttosto a fare gli occhi dolci alla tua amica"; mi ammonisce colpendo la mia spalla per schernirmi. "Ti amo Helene"; mi deride imitando la mia voce. "Sei un vero bambinone Stefan"; affermo facendo una smorfia. "Sono soltanto felice per mio fratello"; replica sorridendomi. "Ancora è presto per parlare di felicità"; preciso pensando a tutto quello che dobbiamo ancora affrontare, dottorino compreso. Quando raggiungo la mia auto vi ritrovo Helene già seduta sul sedile di fianco al guidatore, con lo sguardo rivolto al finestrino, un po' assente dal resto del mondo. Guido rimanendo in silenzio fino al cimitero. É la prima volta che, provando a capire cosa la turba e l'angustia, fatico a varcare la soglia dei suoi pensieri. Il cielo è limpido, continuo a guardarlo per evitare di scontrarmi con le lapidi che mi circondando, poiché per me è doloroso pensare che in molte di esse vi è inciso il nome di persone a cui tenevo molto. Patrick ha deciso di dedicare al fratello una cerimonia onorando il suo lavoro da cacciatore, la loro è una stirpe che si tramanda da padre e in figlio, ragion per cui hanno le loro regole, il loro credo e le loro tradizioni. Helene non versa neanche una lacrima è impassibile difronte la bara del fratello che lentamente viene ricoperta di terra dagli addetti del cimitero. Provo ad avvicinarmi a lei per parlarle, però vengo richiamato da mio fratello. "Io e Caroline dobbiamo andare a riprendere Josie e Lizzie"; mi avverte Stefan, cercando di capire se sarò in grado di occuparmi da solo di Helene e Patrick. "Sì, non preoccuparti"; lo rassicuro lasciandolo libero di andare, le bambine hanno la priorità su ogni cosa. Quando mi volto verso Helene, mi rendo conto che quest'ultima non c'è. Il mio sguardo si corruga e intuisco che si allontanata per rimanere da sola con sé stessa e ciò che prova. Patrick continua a guardare la lapide ancora incompleta del fratello. "Devi andare da lei". Mi suggerisce stringendo i suoi pugni. "Lo so che mi odi. Che odi tutti noi e che probabilmente brami vendetta. Non posso biasimarti per questo"; affermo con estrema consapevolezza, poiché è ciò che farei io al suo posto. Vendicarmi senza alcuna pietà. "Per un attimo ho odiato te e il resto della tua famiglia...". Mi confida mantenendo lo sguardo fisso sulla lapide di marmo. "Vi ho odiati perché avevate ragione. Fred non aveva alcuna speranza, non sarebbe mai cambiato. E quando ha puntato la pistola contro la nostra sorellina, ho sperato che tu l'uccidessi"; mi rivela lasciandomi completamente attonito. "É strano ciò che provo, anche contorto, perché ho dei bei ricordi con lui ma l'ho anche odiato"; dice confusamente, forse in preda ad un delirio causato dall'inteso dolore. Poggio una mano sulla sua spalla; "Damon corri da Helene. Io starò bene"; Mi conferma, suggerendomi nuovamente di raggiungere la sorella. Mi aggiro per il cimitero in cerca di Helene, ritrovandola seduta sotto un albero di quercia alto e possente, che le fa ombra. Evitando di parlare, poiché dall'espressione del suo viso intuisco che se lo facessi mi fulminerebbe con il suo sguardo di pietra, mi siedo di fianco a lei, osservando la distesa di lapidi intorno a noi. "Non è proprio un panorama romantico"; commento tentando di farla sorridere, ma fallisco miseramente. La scruto profondamente, cercando il suo sguardo che mi evita di proposito. All'improvviso mi è tutto chiaro. Il suo silenzio, la sua voglia di tenermi distante da lei e le sue inesistenti lacrime non sono più un tabù per me. "Adesso vorresti mettere a tacere il mondo. Non è così?"; Le domando apprensivo, provando nuovamente ad avere un contatto con i suoi occhi. "Sai che è così!"; Ribatte guardandomi finalmente in faccia. "Questa storia mi sta distruggendo"; mi confida riavvicinandosi lentamente a me, abbattendo i muri del suo orgoglio. "Bene"; affermo pacato e rilassato, come se la sua sofferenza non mi sfiorasse minimamente. "Cosa?"; Domanda sconvolta dalla mia precedente affermazione alquanto fredda e passiva. "Ho detto che è un bene che tu ti senta così"; ribadisco senza il minimo risentimento. Ruoto il mio busto verso di lei, osservando attentamente il suo viso sofferente. "Credi che il mondo ti stia crollando addosso, respiri a fatica e tutto ti ferisce. Stai soffrendo, e stai male". Le dico elencando con preoccupante accuratezza ciò che prova in questo momento. "E tutto questo tu lo consideri un bene?"; Mi chiede sconvolta, guardandomi come se fossi l'uomo più cinico che abbia mai visto. "Sì. Perché questo significa che sei viva, che il tuo cuore è ancora dentro al tuo petto e batte"; Chiarisco riempiendo i miei occhi con i suoi. "Adesso non comprenderai le mie parole. Neanche io le avrei comprese quattro anni fa"; ammetto con un'espressione distorta e combattuta. "Di che parli Damon?"; Domanda provando a capire il significato delle mie parole. "Semplicemente ti sto parlando di me e di te!"; Esclamo portando una mano verso il suo viso per accarezzarla. "Quando ci siamo conosciuti ero distrutto, annegavo nel mio stesso dolore. Provavo soltanto rabbia, odio, nostalgia e amore per qualcuno che non avrei mai potuto più riabbracciare. Ciò che non riuscivo a vedere era lì davanti ai miei occhi. Era un passo da me e non riuscivo a vederla". Lentamente e con tenerezza, con la punta dei miei polpastrelli, accarezzo il suo viso contratto dal dolore. "Cosa non riuscivi a vedere?"; Domanda tentennante, continuando a trattenere le lacrime che si accumulano dentro di lei. "La mia luce, la mia coscienza e la mia vita"; affermo mantenendo con viva intensità lo scambio di sguardi fra di noi. "Tu eri ad un passo da me ed io non riuscivo a vederti"; ammetto realizzando di essere stato cieco e anche vigliacco. Helene quasi mi acceca con il suo sguardo smarrito e dannatamente ammaliante. "Adesso però sono qui con te e riesco a vederti...Dannazione se ti vedo". Il mio corpo perde qualsiasi contatto con il mio cervello quando lei è al mio fianco, vorrei soltanto baciarla, ripeterle un'infinità di volte che l'amo e che non ho più intenzione di lasciarla e che mi prenderò cura di lei e di tutte le sue ferite. "Ti odio Damon"; mi urla contro con rabbia. Lascio che si sfoghi, poiché sono consapevole che non è ciò che pensa realmente. "Volevo averti al mio fianco. Io volevo te! Volevo te..."; biascica senza più forze. "Soffri Helene! Piangi urla e devasta ogni cosa! Perché tu sei viva". Abbandonando la sua paura di essere fragile, si getta fra le mie braccia, che la stringono con avidità. "Era mio fratello...Io l'ho sempre odiato...E non avrò mai la possibilità di salvarlo". Le sue lacrime finalmente bagnano la mia giacca ed il mio collo sul quale lei tiene premuto il suo viso. "Lo so piccola. Lo so"; provo a rincuorarla accarezzando i suoi capelli. "Sfogati ci sono qui io adesso con te". Chiudo le mie palpebre, provando a non ascoltare i suoi singhiozzi che sono come un sussulto violento che colpisce il mio petto. Ad un tratto Helene scioglie l'abbraccio, per rispondere al suo cellulare. É il dottorino e desidera vederla. Noto che è restia a dargli una risposta concreta, farnetica e tergiversa a lungo, prima di concedergli un appuntamento. Quando termina la conversazione, il mio sguardo un po' scettico e perplesso desta la sua curiosità. "Perché mi guardi in quel modo?"; Domanda scrollando le sue spalle, riponendo il suo telefonino all'interno della sua borsa. "Sembra strano che sia io a dirtelo, però credo che sia giusto che tu dia, a quella sottospecie di essere umano, una spiegazione valida prima di lasciarlo". Helene distoglie il suo sguardo; "Cosa dovrei dirgli? Che ha sempre avuto ragione quando sospettava che io ero innamorata del mio migliore amico?"; Chiede con le guance rosse di imbarazzo. "Potresti iniziare così"; scherzo punzecchiandole l'addome, rubandole un sorriso dalle sue labbra che finora sono state serrate. "Comunque vorrei farti notare che questa è la seconda volta che ammetti di essere innamorata di me"; la canzono con aria da gradasso, fissandola con un ghigno impertinente. "Posso sempre cambiare idea"; ribatte altezzosa, spintonandomi con una gomitata. "Attenta a ciò che fai pulce"; la minaccio puntandole il dito contro. "Altrimenti cosa fai vampiro?"; Mi domanda avvicinandosi a me con aria maliziosa, provando ad imitare il mio ghigno. "Ti bacio e poi corro a dirlo al tuo fidanzato". Helene alza i suoi occhi al cielo, provando a scostarsi da me, tuttavia prontamente premo entrambe le mie mani sul suo busto, avventandomi senza permesso sulle sue labbra, baciandole lentamente e con ardore, percependo un fuoco bruciare dentro di me. La mia lingua accarezza la sua passionalmente. "Ti avevo avvisata"; mormoro ad un soffio dalla sua bocca dischiusa e sorpresa. "Parlerò con Luke"; dice frettolosamente, senza pensarci un secondo di più. "Aspetta Helene"; La fermo prima che compia un gesto di cui potrebbe pentirsi per il resto della sua vita. "Pensaci ancora un giorno"; le consiglio remando contro me stesso. "Cosa? Credevo..."; La interrompo prendendo le sue mani fra le mie. "Desidero trascorrere il resto della mia vita al tuo fianco, non fraintendermi"; chiarisco guardandola con aria serena e dolce. "Sei tu che devi prendere una scelta. E devi farlo pensando a tutte le conseguenze che ne converranno". Lei mi scruta con un'espressione cupa. "Devi pensare che Luke potrebbe essere il padre dei tuoi figli, e tu potresti vivere una vita normale". É giusto che le mostri ciò a cui va incontro, perché una volta che avrà deciso non potrà più tornare indietro. "Io non sarò mai il padre dei tuoi figli. E nella mia vita c'è morte, sofferenza e pericolo. Ho tanti nemici e la tranquillità è precaria"; le spiego notando quanto sia turbato e afflitto il suo sguardo. "Credimi Helene non è vita questa". Sebbene io voglio, con ogni fibra del mio corpo, trascorrere la mia vita insieme a lei, desidero che lei mi scelga senza doppi giochi o inganni. "Ma tu hai detto di amarmi"; biascica confusa. "Proprio per questo non posso far altro che desiderare il meglio per te"; affermo abbastanza deciso. "Non prendere decisioni di cui potresti pentirtene un giorno". L'esorto a ponderare, poiché queste scelte hanno il potere di cambiarle la vita. Mi odierei se un giorno Helene dovesse rimpiangere una vita del tutto normale. "Sai quante cose devi fare? Quante sensazioni devi provare da viva?"; Le domando desiderando che le possa provare tutte, anche se questo significa perderla per sempre. "Non farti condizionare dall'amore che proviamo l'uno per l'altro. Pensa a te stessa"; le consiglio con tutto l'amore che provo per lei, che mi sta consumando a tal punto da corrodere il mio egoismo. "Luke è quello giusto quindi..."; dice con l'aria di chi non riesce più a comprendere nulla di ciò che le accade intorno. "Non ho detto che è quello giusto. Non per te almeno"; preciso corrugando la mia fronte, scrutando i suoi occhi dubbiosi e smarriti e in cerca di una risposta sicura. "Sono indubbiamente io quello giusto per te. Perché ti amo come lui non sarebbe mai in grado di fare"; aggiungo sentendo il suo respiro arrestarsi per un secondo. "Però lui ha delle prospettive migliori"; ammetto scrollando le spalle. "Egocentrico"; mi insulta la mia pulce ridacchiando. "Cocciuta"; replico fingendomi adirato. "Adesso vado da lui"; dice togliendomi per qualche secondo la parola. "Ci penserò"; mi conferma prendendo la decisione più saggia. "Ma non posso prometterti nulla"; sussurra al mio orecchio baciando la mia guancia con intensità. "Il mio cuore ha già scelto...Tanto tempo fa"; continua lasciandomi fermo sull'erba. I miei occhi la seguono completamente soggiogati, e per quanto io cerchi di celare il mio egoismo, una parte di me continua a sperare che lei scelga l'immortalità e di conseguenza me. Vedo avvicinarsi a me Enzo, dopo avermi salvato la vita sono in debito con lui. "Come va?"; Mi domanda con reale interesse. "Ho un po' paura Enzo"; ammetto rivolgendo il mio sguardo verso la mia amica strega che ci sta raggiungendo. "Il demone ha intenzione di uccidere Helene". Sospiro con aria afflitta. "Non lo farà"; Dichiara Bonnie sorridendomi con soddisfazione. Il suo ragazzo ed io la fissiamo un po' scettici; "Lilith ha detto che verrà a prendersi Helene quando la luna sarà rossa, vuol dire che le serve per un rito di magia nera. Ho controllato sul mio grimorio e ho visto che la luna rossa comparirà fra tre mesi"; ci spiega abbastanza fiera del suo lavoro tempestivo e produttivo. "Abbiamo abbastanza tempo per trovare il modo di rispedirla all'inferno"; specifica notando la perplessità nei nostro occhi. "Chiaro"; afferma Enzo. "Dobbiamo solo avere speranza"; precisa Bon Bon, facendo nascere sul mio viso una smorfia di dissenso e disgusto. "Detesto quella parola"; brontolo roteando i miei occhi. "Speranza?"; Chiede ridacchiando una voce femminile alle nostre spalle. "Che brutta parola". Lilith cammina verso di noi con aria fiera e dominante. "Fate pure con comodo...Progettate la mia dipartita"; ci consiglia prendendosi beffa di tutti noi. "Cosa vuoi da Helene?"; Domando brusco, con la voglia di strangolarla, purtroppo so bene che sarebbe inutile e che la sua anima malvagia si celerebbe dietro ad un altro corpo. "Nulla. Suo padre ed io abbiamo stretto un patto, ed io mantengo la parola data"; risponde con noncuranza, sfoggiando egregiamente la sua anima nera. "Stipula un accordo con me"; affermo senza pensare, rendendomi conto da solo di essere stato fin troppo avventato. Bonnie prova a fermarmi con la sua di ragione, dal momento che ho perduto la mia; "non puoi fare un patto con un demone". Comprendo le preoccupazioni della mia amica, ma non posso permettere a questo essere di fare del male ad Helene. "Bene vampiro"; dice avvicinandosi a me con aria accattivante e manipolatrice. Riconosco che questa è stata una follia, però credo di non avere tante altre possibilità, potremmo non trovare una soluzione in tempo, e preferisco morire piuttosto che vivere senza di lei. "La sua vita in cambio della mia"; le propongo destando lo stupore dei miei amici che si oppongono senza risultati. "Va bene. Ad una condizione"; precisa. Sorrido beffardamente poiché immaginavo che una creatura così infima desiderava molto di più di un semplice vampiro. "Non potrai dirle addio. Starai lontano da lei e per fare in modo che tu segua con rigore il nostro accordo, ti maledirò". Strabuzzo i miei occhi, cercando di attaccarla con fervida rabbia, però prontamente lei, senza neanche sfiorarmi, mi scaglia contro l'erba. Non sono in grado di rialzarmi poiché inizia a pronunciare una serie di parole in latino antico. La mia pelle arde e i miei occhi bruciano come se fossero avvolti dalle fiamme. Un grido acuto fuoriesce dalle mie labbra e quando tutto finisce, mi rendo conto che il peggio è appena iniziato. "Che mi hai fatto?"; Urlo impetuoso colmo di ira. "Se ti avvicinerai a lei, il tuo primo istinto sarà quello di bere il suo sangue fino ad ucciderla"; risponde ridendo di gusto. Provo ad alzarmi ma non appena riesco a mettermi in piedi lei scompare. L'ira esplode dentro di me. Grido furente e solo le lacrime della mia amica mi placano. "Damon...Cosa hai fatto?"; Domanda singhiozzando Bon Bon. "Le ho salvato la vita"; rispondo abbracciandola, sperando che il mio insano gesto le salverà realmente la vita. Enzo mi guarda afflitto; "Hai decretato la tua condanna a morte"; mormora con lo sguardo basso il ragazzo della mia amica. "Meglio me che lei"; Sospiro privo di forze. Consapevole che Helene non è in casa, mi precipito lì, in cerca di Stefan. Non ho molto tempo a disposizione, quindi racconto a mio fratello cos'è avvenuto, omettendo che morirò io al posto della mia migliore amica. "Che vuoi fare?"; Chiede con esasperazione Stefan, camminando con agitazione avanti e indietro lungo il soggiorno. "Andrò via. Partirò oggi stesso, prima che lei ritorni a casa"; gli spiego sentendomi morire lentamente. Le avevo promesso che mi sarei preso cura di lei, e lo sto facendo, soltanto che si sentirà abbandonata da me e mi detesterà, e forse sarà meglio così, poiché quando morirò non piangerà la mia morte. "Trova una soluzione e torna"; mi consiglia alquanto preoccupato il mio fratellino. "Posso provarci"; tentenno con vacillante sicurezza. "Dove ti nasconderai?"; Chiede corrugando il suo viso stanco e rammaricato. "A New Orleans". La mia risposta promuove sul viso di mio fratello un'espressione mista di stupore e terrore. "Nella città degli Originali?"; Domanda iracondo, guardandomi come se avessi detto una pazzia. "Klaus ti odia"; mi rammenta con pedanteria. "Lo so. Ma ho qualcosa che appartiene al lui"; rispondo prontamente mostrandogli il pugnale. "Stai rincorrendo la morte Damon"; mi rimprovera aspramente il mio fratellino, inconsapevole che ormai non ho più nulla da perdere. Senza ribattere ancora mi rifugio in camera mia, dove raccolgo i miei vestiti e i miei oggetti, pronto per scappare nuovamente. Almeno questa volta sono nobili motivazioni che mi spingono a fuggire via da Mystic Falls. Con gli occhi pieni di lacrime e il cuore devastato, scrivo una lettera alla mia piccola pulce, le spiego che sono un codardo e mento scrivendole che non sono pronto per vivere la mia vita con lei. Mi odio per ciò che le sto scrivendo, tuttavia è necessario per la sua incolumità. Non deve assolutamente cercarmi. Non appena arriverò a New Orleans chiederò a Klaus di soggiogarmi, voglio dimenticarmi di lei e morire senza il logorante pensiero di averle spezzato il cuore. Con l'anima infranta ed gli occhi tormentati, deposito, con accortezza e cura, la lettera sopra il suo cuscino, così non appena entrerà in camera sua la noterà facilmente. Senza fare a meno di guardarmi attorno, osservo per l'ultima volta ogni angolo della mia villa, del tutto certo e consapevole che non vi farò mai più ritorno. Non ho paura della morte, ma di ciò a cui dovrò rinunciare e soprattutto alla rete di bugie che feriranno coloro che amo. "Fatti sentire"; Mi raccomanda con premura il mio fratellino. Impetuosamente lo abbraccio, stringendolo a me con un terribile nodo al petto. "Ti voglio bene Stefan"; sussurro al suo orecchio. "Anch'io Damon, ma è solo questione di tempo e risolveremo tutto"; afferma con un tono rassicurante, guardandomi come se fossi impazzito. "Certo"; replico provando a non far trapelare il mio dolore. "Ci vediamo fratellino. Salutami tu Caroline, Alaric e le gemelle"; dico prima di uscire definitivamente dalle loro vite. Quando la porta di casa mia si chiude alle mie spalle, mi accorgo che poggiato sul cofano della mia auto c'è Patrick. "Ho sentito che stai partendo"; esordisce guardandomi mentre sistemo il mio borsone sui sedili posteriori dalla mia auto. "Sì è così"; replico un po' distaccato. "Voglio venire insieme a te". Stavo per aprire lo sportello dalla mia auto, ma la sua affermazione mi ha completamente destabilizzato. "É fuori discussione. Tu devi stare vicino a tua sorella"; lo ammonisco, salendo in auto senza badare più di tanto ai suoi deliri. "Ho bisogno di non pensare Damon. Ho bisogno di cambiare aria, tu più di chiunque altro puoi capirmi". Sebbene io non sia per nulla favorevole a questa specie di follia, una parte di me si sente in debito con lui, in fondo è anche colpa mia se ha perso il fratello con cui ha condiviso tutto. "Sali in auto cacciatore"; mi arrendo roteando gli occhi sotto il suo sguardo grato e lievemente più sereno. "Quello che stai facendo per lei ti fa onore. Non sei così male vampiro"; dice scrollando le sue spalle. "Tieni la bocca chiusa, altrimenti sarò costretto a lasciarti al centro della statale"; lo avverto con uno sguardo torvo, mettendo in moto la mia bambina. Mi rimangono soltanto tre mesi di vita, sono praticamente un soffio al cospetto dell'eternità che mi attendeva, tuttavia ho avuto la possibilità di vivere a pieno la mia vita. Ho amato, ho provato tutti i brividi e le sensazioni cariche di adrenalina che un uomo normale non riuscirà mai a sentire sulla propria pelle, ho conosciuto la lealtà e l'amicizia vera. Lascio volentieri ogni mio respiro ad Helene, così che possa provare sulla sua pelle almeno la metà delle sensazioni che ho provato io, e spero con tutto il mio cuore che almeno lei possa avere, un giorno, il suo lieto fine, perché esso è l'unico rimpianto che ho di questa vita.

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