Capitolo nove: Bugie e altri guai

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La tensione in casa è molto alta, tutti noi temiamo che l'essere ignoto che minaccia la città possa fare ancora del male. Caroline è terrorizzata dall'idea che possa ferire le sue bambine ed ovviamente anche Alaric ha le medesime paure. Ognuno di noi ha qualcuno di caro da proteggere e difendere a qualsiasi costo, e sono pronto a giurare che Caroline o Alaric, sarebbero disposti a tutto pur di salvare Josie e Lizzie, esattamente come io sarei disposto a pagare qualsiasi prezzo pur di salvare la mia migliore amica e la mia famiglia. Non lascerò che questo essere si porti via la serenità che, con tanta fatica, abbiamo costruito. Helene ci sta aiutando molto con le ricerche, per via del lavoro del padre sa riconoscere diversi tipi di demoni o altre entità. Ho cercato di tenerla lontana da tutto ciò, di dissuaderla e perfino di portarla lontana dalla città, ma è stato tutto inutile, lei non mi seguirà mai. "Ci sarà almeno una traccia per comprendere chi è stato a commettere gli omicidi"; esordisce Stefan, in preda ad una crisi nervosa. Sono stati giorni difficili per tutti noi, e la nostra pazienza inizia a vacillare, camminiamo su di un filo e siamo tutti in pericolo. Secondo la veggente però è Helene ad essere più esposta al pericolo di questo mostro, ed è per tale ragione che io più di chiunque altro percepisco la tensione divorare ogni centimetro di me. "Dobbiamo essere lucidi, Matt sta lavorando notte e giorno per scoprire chi è stato a compiere gli omicidi"; replica Caroline tentando di rassicurare tutti noi, peccato che da me ottiene soltanto l'effetto contrario. "Oh perfetto adesso sì che mi sento al sicuro. Donovan, il paladino impavido sta lavorando al caso, sicuramente lui con la sua forza da umano sarò in grado di contrastare il demone"; intervengo promuovendo un dissenso collettivo. "Il demone per il momento è debole non si mostrerà mai a noi". A prendere parola è Helene, in questi giorni ha cercato di celare il suo turbamento, ed è stata piuttosto brava a non far trapelare i suoi timori, ma a me basta scrutare un istante i suoi occhi per comprendere cosa si cela in realtà dentro di lei. "Come fai ad esserne sicura?"; Gli domanda Alaric, che è difronte a me. "Ha bisogno che qualcuno, al suo posto, procacci delle vittime per il suo nutrimento"; ci spiega esaustivamente. Il mio volto è accigliato e cupo, non posso fare a meno di rimuginare sul mio piano perfetto per trascinare Helene via da questa città. Inizio a pentirmi di averle dato la collana con la verbena, adesso avrei potuto soggiogarla per convincerla a tornare a New York. Mentre con lo sguardo corrugato e pensieroso continuo a guardare la mia migliore amica, mio fratello si avvicina a me, poggiando una mano sulla mia spalla. "Possiamo parlare?"; Mi domanda indicandomi di seguirlo in un posto più tranquillo ed isolato, come lo è la nostra biblioteca. Annuisco, allontanandomi insieme a lui, lasciando gli altri ipotizzare le possibili azioni da seguire nel caso in cui il demone decida realmente di attaccare la città o noi. "Non ti fa bene rimuginare su questa storia. Risolveremo tutto ancor prima che le cose degenerino"; esordisce pacatamente mio fratello. "Forse hai ragione. Il demone è ancora debole, abbiamo ancora il tempo necessario per trovarlo ed annientarlo. Peccato che non abbiamo idea di come si uccide un demone"; specifico sospirando profondamente. "Helene sembra saperlo. Tu stesso mi hai rivelato che il padre era un cacciatore"; replica Stefan scrollando le sue spalle. Dalle mie labbra fuoriesce una risata nevosa e sarcastica. "Helene non si avvicinerà a quell'essere. É fuori discussione"; chiarisco con ardore ed enfasi, in tal modo mio fratello potrà rassegnarsi. "Damon è l'unica in grado di farlo. Morirebbero altre persone se lei non dovesse ucciderlo". Stefan prova a farmi ragionare, ma è un tentativo alquanto vano dal momento che il mio obbiettivo era quello di fuggire da Mystic Falls. Inarco le mie labbra verso l'alto e lentamente mi avvicino a mio fratello con un atteggiamento sprezzante. "Sai quanto m'importa? Niente. Io non metterò in pericolo la ragazza che amo soltanto per salvare una dozzina di cittadini ignari perfino dell'esistenza dei vampiri"; affermo ostentando il mio disprezzo, rendendomi conto che, senza controllo, quindi senza pensare ho urlato di amare la mia migliore amica. "Sono degli innocenti Damon"; ribatte alzando il tono della sua voce. "Anche Helene lo è". Affermato ciò mi allontano da mio fratello. Percepisco una tediosa sensazione di smarrimento, ed ho assolutamente bisogno di sopprimerla o colmarla. Ho urlato impetuosamente a mio fratello di amare Helene, lui non ha neanche fatto caso a ciò poiché per quanto gli riguarda lei è la mia ragazza, ma a me tutto questo mi ha sconvolto. Quando sì è infuriati tutto ciò che si dice è quasi sempre la verità. Quindi o io sono divenuto un formidabile attore oppure quello che ho detto, spontaneamente, è solo frutto di ciò che la mia anima prova con assoluta e profonda sincerità. Torno nuovamente in soggiorno, dove tutti continuano a parlare. L'aria è tesa, i visi di ognuno di noi ritraggono la preoccupazione e la paura. Vivere in questo modo è impossibile ed estenuante, una corsa continua contro la morte. "Adesso basta"; esordisco beffardamente e con aria infantile. "Damon questa è una cosa seria"; mi ammonisce Caroline quasi urlandomi contro. "Lo so, ma la nostra vita non si deve fermare solo perché un demone ha deciso di uscire da quel buco dell'inferno"; ribatto stanco e adirato. "Per una volta Damon ha ragione"; interviene a mio favore Rick facendo sbuffare per tal ragione mia cognata. "Per una volta?"; Domando leggermente offeso dalla sua ultima affermazione. "Ammetiamolo Damon, sono rare le volte in cui hai avuto ragione"; controbatte Caroline, infastidendomi maggiormente. "Disse la biondina che vuole affidarsi a Matt Donovan"; replico con assoluto disprezzo, alzando la mia voce contro di lei. "Adesso basta"; urla Helene mettendo a tacere tutti noi. "Litigare peggiorerà solo la situazione"; ci fa ragionare la mia amica. È la più piccola qui dentro eppure si sta dimostrando la più coscienziosa. "Damon ha ragione, dobbiamo condurre la nostra vita come abbiamo sempre fatto"; consiglia avvicinandosi verso di me. "Quindi adesso noi due andiamo a bere qualcosa al Grill"; mi propone prendendo la mia mano, intrecciandola con la sua. "Sì andiamo"; le rispondo sorridendole debolmente. Percepire ed accarezzare la pelle morbida delle sue mani mi rilassa, e per un attimo riesco a dimenticare tutto. Insieme ad Helene raggiungo il Mystic Grill e questa sera, dato che è sabato ed i ragazzi sono liberi, c'è molta confusione. Io e la migliore amica ci accomodiamo ad uno dei tavolini, lei è più serena e dal modo in cui osserva il menù intuisco che ha davvero tanta fame. "Voglio un hamburger con tre strati"; esordisce leccandosi il labbro con la sua lingua. Osservo il gesto sogghignando malizioso; "la smetti di guardarmi in quel modo?"; Chiede rotoricamente, sembrando imbarazzata a causa del mio sguardo lussurioso puntato esclusivamente su di lei. "No, se tu non la smetti di essere tremendamente sexy"; ribatto facendole l'occhiolino. L'atmosfera adesso è tranquilla, e io e lei ridiamo e scherziamo mettendo da parte tutti i cattivi pensieri. "C'è la tua cameriera preferita"; m'informa Helene indicandomi la mora tatuata. Sorrido lievemente, mi diverte il suo tono provocatorio, poiché cela in realtà della sana gelosia, che mai ammetterà, poiché è orgogliosa quasi quanto me. Per infastidire la mia migliore amica, e costatare fino a che punto è in grado di controllare la sua gelosia, mi volto verso la cameriera mordendo il mio labbro; "bella fanciulla"; urlo richiamando la sua attenzione. La mora non appena mi scorge corre immediatamente verso il nostro tavolo. Gli occhi di Helene sono puro fuoco, solo guardandoli rischio di ustionarmi. "Ciao bel tenebroso, cosa ti porto?"; Domanda la cameriera, osservando praticamente solo me, ignorando del tutto Helene che invece guarda la donna con stupore e fastidio. "Portaci due birre"; le ordino ammiccando. "Arrivando subito"; afferma lei dirigendosi verso il bancone. "Non posso crederci"; afferma Helene adirata e sconcertata. "Certo che è a dir poco sfacciata"; commenta incrociando le braccia al petto, poggiando la sua schiena sulla sedia. "Non è colpa sua, ma del mio fascino irresistibile"; replico con assoluta vanità. "Anche io ho un certo fascino sugli uomini, soltanto che tu mi hai proibito di esercitarlo poiché devo fingere di essere la tua ragazza"; precisa fissandomi sottecchi, rivolgendosi a me con notevole acidità. Sto tentando di sopprimere quella violenta voglia di baciarla con ardore. È particolarmente adorabile in questo preciso istante, i suoi occhi, infuocati dalla gelosia, cercano di nascondersi da me. "Questa mattina nel bosco non sembravi così dispiaciuta di essere la mia finta ragazza"; ribatto, rammentandole come è terminato il suo allenamento nel bosco. Il viso di Helene diviene un tripudio di colori e, prima che possa controbattere, la barista di poco prima torna con le nostre birre. "Guarda un po' chi c'è"; esclama Helene stampando sul suo volto un'espressione di pura e sfrontata soddisfazione. Con lo sguardo seguo la medesima direzione degli occhi della mia migliore amica. "Adiamo Helene, potresti trovare di meglio"; commento roteando i miei occhi con aria seccata ed anche annoiata. Lo sguardo di Helene, come le sue attenzioni, sono completamente rivolti al dottorino che beve in fondo al bar, accerchiato da altri amici. "L'hai visto bene Damon?"; Chiede rotoricamente mordendo il suo labbro. Detesto il modo in cui la mia migliore amica continua a guardare quel dottorino. "È alto, palestrato moro e soprattutto è un pediatra, ciò significa che anche dolce e comprensivo"; dice con aria sognate, ammirandolo senza ritegno. "Tutto questo l'hai capito da un'attenta analisi psicologica o solamente guardano i suoi muscoli?"; Le domando in tono derisorio, lievemente infastidito dal modo in cui i suoi occhi scrutano quell'uomo. "Da entrambe le cose"; risponde impettita, alzando i suoi occhi al cielo, segno che sono stato in grado di arrecarle fastidio. "Io sono decisamente più affascinante, atletico e bello"; dico sogghignando abbastanza sicuro di me stesso. "Lui sicuramente per avere quel fisico andrà tutti i giorni in palestra, io non ho affatto bisogno della palestra. L'unico sport che pratico è sotto le lenzuola con te". Gli occhi di Helene si sgranano a tal punto da mostrarmi interamente le sue pupille dilatate e il verde intenso delle sue iridi. Potrei giurarlo, essi illuminano l'intero locale. "Sei adorabile quando sei in imbarazzo"; commento, senza riuscire a staccare il mio sguardo dal suo viso ancora contratto e teso. "Non sono in imbarazzo...è solo che..."; la frase di Helene si spezza e, quando alle mie spalle percepisco una presenza, intuisco anche il motivo di questo improvviso mutismo. "Ciao, è un po' che non vi vedo in giro"; esordisce il dottorino poggiando una mano sul tavolo. "Dall'anniversario del mio fratellino. Sai com'è io e lei usciamo poco dalla camera da letto"; replico io, tentando di far comprendere a Luke che Helene non è da sola. Non le toglie un solo attimo gli occhi di dosso, e questo mi irrita alquanto. "Sì bella festa"; commenta continuando a sorridere alla mia migliore amica ignorando totalmente la mia presenza. "Non hai qualche bambino malato da salvare?"; Gli domando con tagliente ironia, provando a nascondere l'ira che divampa dentro di me. Helene lo fissa come se fosse un essere divino e non posso negare che tutto ciò solletica la mia vacillante pazienza. "Oggi è il mio giorno libero"; mi risponde rimanendo educato e composto. La mia migliore amica mi lancia uno dei suoi sguardi accessi e funesti, ciò significa che il mio atteggiamento la disturba. "Che fortuna"; borbotto imprimendo sul mio volto un'espressione disgustata, ignorando del tutto lo sguardo assassino di Helene che si abbatte su di me. "Caroline domani mi verrà trovare in ospedale per far fare alle bambine il controllo mensile, perché non l'accompagni, mi farebbe piacere mostrarti il mio reparto. Forse visitando l'ospedale ti ritornerà la voglia di riprendere a studiare". Difronte la proposta inopportuna del dottorino decido di intervenire. Trovo assurdo che sfoggi il suo fascino su una ragazza proprio quando il ragazzo di quest'ultima è al suo fianco. Helene non è realmente la mia ragazza, ne sono consapevole, però questa è divenuta una questione di principio. "Ciao. Io sono Damon il fidanzato della ragazza con cui stai filtrando senza ritegno"; intervengo con sarcasmo, alzandomi in piedi così da poter guardare Luke negli occhi. "Tranquillo amico è solo una visita di cortesia"; si giustifica in tono provocatorio. "Non sono un tuo amico"; ribatto del tutto serio, corrugando la fronte con la mascella ed i pugni serrati. La tensione si potrebbe tagliare con un coltello, e se questo dottorino non deciderà coscienziosamente di andarsene a gambe levate, per lui non sarà una possibilità remota quella di diventare la mia cena. "Non ci stavo provando con la tua ragazza"; si difende osservandomi torvo e, a modo suo, minaccioso. "Certo che no. Altrimenti saresti già divenuto mangime per maiali"; affermo puntandogli con ira il dito contro. "Damon andiamo via". Helene costatando l'aria incandescente che si respira in mezzo a noi, decide di richiamarmi. "Le minacce con me non funzionano". Imperterrito il dottorino continua a provocarmi, inconsapevole che sono in grado di strappargli il cuore dal petto con la forza di una sola mano. "Le mie non sono minacce vane, ma promesse. E posso assicurarti che mantengo sempre le mie promesse"; affermo respirando spasmodicamente. Il mio petto è gonfio e con tutto me stesso tento di reprimere la vocina dentro la mia testa che mi suggerisce di porre fine alla sua insulsa vita. "Damon per favore andiamo via. Lui è umano". Helene, che al momento è la voce della mia coscienza, strattona il mio braccio provando ad allontanarmi da Luke, poiché è consapevole che ha esagerato con le provocazioni. "Sì, Helene ha ragione, non sporco le mie mani per un dottorino come te. Dimentica ciò che è appena accaduto". Lo soggiogo in modo tale che non rammenti quanto è accaduto e, intrecciando la mia mano con quella di Helene, esco fuori dal locale. Raggiungiamo la mia auto, ma quando suggerisco ad Helene di salire lei, adirata ed infuriata, si scosta da me con la chiara intenzione d'iniziare una discussione. "Non puoi comportati in questo modo"; mi rimprovera aspramente, tentando anche di scappare via da me, ma imperterrito le compaio ad un centimetro dal suo viso. "Ammetto di aver esagerato...Ma quello lì mi ha chiaramente provocato"; mi giustifico notando il fiato di Helene spezzarsi a causa della vicinanza dei nostri visi e dei nostri corpi. "Stava solo cercando di essere gentile"; ribatte provando a scostarsi da me, però io continuo a sbarrarle la strada con il mio corpo . "Lo era con te"; preciso premendo la mia mano contro il suo braccio. "Ma io non sono realmente la tua ragazza"; replica con voce flebile, spostando i suoi occhi verso i miei. La mia mano si sposta verso la sua guancia e lentamente l'accarezza. "Senti il tuo cuore battere forte?"; Le domando deglutendo a fatica, poggiando la mia mano sul suo petto, ascoltando attentamente ogni battito del suo cuore. Lei mi fissa con occhi spalancati e forse terrorizzati. Trema, ma non a causa del freddo. "Perché io lo sento Helene!"; esclamo senza mai distogliere il mio sguardo dal suo che sembra più confuso e smarrito. "Sento come batte forte mentre la mia voce scorre sul tuo corpo. Mentre le mie mani ti sfiorano...Tu mi desideri"; affermo con assoluta certezza, avventandomi senza permesso o dolcezza sulle sue labbra. Possiamo nascondere a lungo i nostri veri sentimenti, ciò che non possiamo fare è resistere all'attrazione che divora e avvolge entrambi. "Non ho intenzione di dividerti con quello lì. Ti sento mia"; affermo poggiando entrambe le mie mani sul suo viso dall'espressione smarrita. "Cosa stiamo facendo Damon? Cosa siamo? Giuro non riesco più a comprendere nulla"; farfuglia freneticamente, muovendo le sue mani in preda al nervosismo. "Siamo sempre noi. Io sono il vampiro arrogante e beffardo e tu la ragazza che mette in ordine la mia mente. Helene se sei stanca di fingere, per me va bene...Non voglio che a causa mia tu soffra". Rinuncerei a lei anche adesso se questo è ciò che desidera. "No. Va tutto bene. Hai ragione io e te siamo sempre noi. Ho soltanto la sensazione che iniziamo ad essere gelosi l'uno dell'altro"; dice scuotendo il capo sorridendo lievemente. "Siamo protettivi l'uno con l'altro. Devo pur sempre prendermi cura di te"; replico in tono leggero, celando i miei reali pensieri. "Non proteggermi, Luke è un bravo ragazzo"; mi ammonisce senza un filo di rabbia nella sua voce. "Lui ti piace?"; Chiedo corrugando la mia fronte. Adesso la gelosia è accompagnata da una terribile sensazione di vuoto e paura. "Non lo so...Potrebbe piacermi è solo che...". La suoneria del mio cellulare l'ha interrompe bruscamente, mi scuso con lei estraendo dalla tasca dei miei jeans il mio telefono. "Che vuoi?". Rispondo a mio fratello con aria brusca ed irritata, poiché senza volerlo ha interrotto una discussione importate. "Ammetto che è sempre un piacere parlare con te"; replica mio fratello con sarcasmo. "Tu hai sempre un tempismo spaventosamente perfetto per interrompere i miei pochi e rari momenti seri"; ribatto con una nota di amara ironia."Tu ed Helene dovete tornare a casa. Ho ricordato di possedere un libro sulle arti magiche demoniache, però dobbiamo cercarlo non vedo questo libro dal 1930"; mi spiega Stefan brevemente; "d'accordo arriviamo"; gli confermo chiudendo la conversazione. "Mio fratello ricorda di avere un libro di arti magiche demoniache ma dobbiamo aiutarlo a cercarlo. Sono in momenti come questo che vorrei essere nato povero e in una di quelle casette di legno"; mi lamento al solo pensiero di perlustrare da cima a fondo tutte le stanze della mia villa. "Non lamentarti vampiro, sarà divertente"; scherza lei ridacchiando. "Tu ami vedermi soffrire"; affermo divertito salendo nella mia auto; "sì mi diverte"; conferma inclinando la sua testa verso di me, sbattendo le sue palpebre. "Comunque per quanto riguarda poco prima, dimentichiamo ogni cosa. In fondo abbiamo un accordo"; dice tornando seria; "ho compreso perché hai reagito in quel modo con Luke"; afferma ad un tratto, giocherellando distrattamente con una ciocca dei suoi capelli. "Ah sì?"; Le chiedo rimanendo concentrato sulla guida; "certo, temevi che il nostro accordo saltasse...Insomma qui tutti sanno che sei il mio ragazzo, è normale che ti infastidisca che qualcuno ci provi con me anche se in realtà sono solamente la tua migliore amica". Annuisco debolmente, senza proferire parola. Non ha idea di quanto si sbagli. La rabbia che ribolliva dentro di me in quel momento era ardente e incontrollabile. Lei forse non è riuscita a notarlo ma gli occhi di Luke la divoravano sfacciatamente, non avrei mai permesso ad uno come lui di affondare gli occhi su Helene, non mentivo quando le ho detto che la sento mia. Perché non trovo il coraggio di dirle ciò che provo quando sono insieme a lei? Perché non riesco a dirle che la sola idea di vederla fra le braccia di un altro uomo mi atterrisce? Forse perché sono un codardo...Talmente è profondo il timore di deluderla e di conseguenza perderla, che preferisco tacere e rimanere in disparte piuttosto che prendermi ciò che desidero. Di sfuggita e con la coda dell'occhio la guardo contemplare il paesaggio fuori dal finestrino. Lei è ignara di ciò che provo per lei. Non ha idea che durante la notte la guardo dormire, un po' come adesso, oppure che il suono del suo respiro, che si infrange sul mio petto, è per me una melodia soave. Scuoto la mia testa, destandomi da questi assurdi pensieri. Come posso amarla se il mio cuore è ancora legato in parte ad Elena? Non posso amare Helene completamente e come merita finché gran parte di me continua a rimanere ancorato al passato. La mia migliore amica merita al suo fianco qualcuno che le doni quell'amore che io non sono ancora in grado di darle. C'è solo un dettaglio fondamentale, io non riesco più a lasciarla andare. Non sarà semplice per me convincere il mio lato egoista a lasciarla alle cure di un altro uomo. Già da adesso so che regnerà un vuoto enorme dentro di me quando sarò costretto ad allontanarmi da Helene, sono consapevole che prima o poi le cose fra me e lei cambieranno, è inevitabile, solo che non sarò mai davvero pronto a questo cambiamento. Varcando, con la mia auto, la soglia del mio vialetto scorgo le gemelle giocare fuori con la loro mamma, saluto Caroline e lei, con un lieve cenno del capo, m'indica di raggiungere Stefan dentro casa. Helene è rimasta tutto il tempo al mio fianco, siamo alla ricerca di mio fratello che sembra essersi perduto dentro la sua medesima casa. "Stefan, siamo tornati"; urlo per l'ennesima volta, attirando però l'attenzione di Alaric. "Tuo fratello è in soffitta, è particolarmente concentrato"; esordisce il mio amico, comparendo dal soggiorno di casa. "Capisco, cosa dobbiamo fare?"; Chiedo indicando sia me che Helene, quest'ultima è sempre pronta ad aiutare la mia famiglia, si è legata a loro profondamente, e credo di comprendere il motivo del suo precoce attaccamento. Lei ha sempre desiderato una famiglia unita, leale e presente, ragion per cui, malgrado questa non sia una famiglia convenzionale e tradizionale, in noi identifica tutto ciò che ha sempre bramato. "Andate al piano di sopra e cercate nella stanza di Stefan un libro antico, ha inciso sulla copertina la stella a cinque punte"; ci spiega Rick, mentre io ed Helene, contemporaneamente, annuiamo. "D'accordo, corro a cercare questo strano libro del diavolo"; rispondo dirigendomi al piano superiore senza ulteriori spiegazioni. "Da piccola giocavo alla caccia al tesoro con mio fratello Parker"; esordisce ad un tratto Helene mentre varchiamo la soglia della porta della camera da letto di mio fratello e Caroline. Questa è la prima volta che la mia migliore amica mi racconta un aneddoto che riguarda uno dei suoi fratelli. "Parker è quello alto e moro?"; Le domando mentre frugo fra i libri e i diari di mio fratello. Non ho mai incontrato i suoi fratelli, ma nel suo appartamento vi erano molte foto di loro. "Sì, ha più o meno la mia età. Per un po' io e lui siamo stati uniti"; replica aiutandomi a riporre i libri che ho preso dalla piccola libreria personale di Stefan."Poi che è successo fra di voi?"; Le chiedo corrugando la fronte, spostando il mio sguardo su di lei. "Fred, nostro fratello maggiore, ha iniziato il suo addestramento ed ha mostrato anche a Parker quel mondo, la sua influenza l'ha cambiato". Helene risponde alla mia domanda con la voce traboccante di rammarico ed una lieve nota di malinconia. "Adesso però non devi più preoccuparti di nulla. Io non ti lascerò mai e la mia famiglia ti vuole bene e ti ha accolta"; la rassicuro sfoggiando un sorriso dolce e premuroso che lei ricambia. Continuo a cercare all'interno della camera di Stefan e, mentre io dedico le mie attenzioni alla scrivania, dove vi sono carte e libri sparsi, Helene sposta le sue attenzioni verso il grande comò posto al fianco della porta. "Caroline era bellissima il giorno delle sue nozze"; afferma osservando le foto personali di mio fratello, poggiate sulla superficie del comò. "Non hai visto me"; ribatto beffardamente, strappando una risata dalle labbra della mia migliore amica. Helene, senza rispondere alla mia vanità, scuote il capo tornando a guardare con curiosità le foto del mio fratellino. "Avete una sorella tu e Stefan?"; Mi chiede incuriosita, venendo verso di me tenendo una foto fra le sue mani. "No che io sappia"; rispondo avvicinandomi ad Helene, rivolgendo le mie attenzioni sulla foto che mi sta porgendo. La foto ritrae Elena al fianco di mio fratello. Il mio viso diviene pallido e, quasi tremante, restituisco la foto ad Helene che continua a fissarmi disorientata. "Sembra che tu abbia appena visto un fantasma"; esordisce la mia amica guardando nuovamente la foto. "Lei è l'ex ragazza di mio fratello"; le spiego, continuando a mentirle. Helene annuisce con comprensione, poiché le ho raccontato che è morta tanti anni fa, omettendo peró che era la mia ragazza e, che come successe un secolo prima con Katherine, sia io che Stefan l'abbiamo amata. "Era davvero bella. Però è davvero strano che Caroline accetti che suo marito tenga una foto della sua ex esposta nella loro camera da letto"; precisa dubbiosa, rimettendo la foto al suo consueto posto. "Era anche la sua migliore amica"; replico con un filo di voce, travolto da mille pensieri divergenti fra loro. "Ah...questo sì che è strano"; afferma sospirando con un'espressione dubbiosa. "Helene continua a cercare il libro in un'altra stanza, in questo modo lo troveremo prima"; le suggerisco cupo, nella speranza che altrove possa dimenticare il viso di Elena. La mia amica senza replicare segue il mio suggerimento ed esce dalla stanza lasciandomi da solo. Il mio primo istinto non appena il silenzio si propaga all'interno di questa camera è quello di prendere la foto che ritrae Elena e Stafan. Mentre la tengo fra le mani, sfregando i miei pollici sulla cornice d'argento, un nodo mi si forma nel petto. "Perché sei ancora qui? Per quale assurda ragione ti ostini a rimanere al mio fianco?". Le mie parole fuoriescono dalle mie labbra flebili e tremanti, intanto alle mie spalle percepisco una presenza, ma voltandomi mi rendo conto che era solo una sensazione, dovuta probabilmente alla suggestione del momento. Respiro profondamente prima di riporre la foto e uscire dalla camera di Stefan e Caroline. "Eravate uniti tu e la ragazza di tuo fratello"; esordisce con sarcasmo Helene alle mie spalle. Mi volto verso di lei, rendendomi conto che è appena uscita dalla mia camera. "Cosa?"; Domando intontito, senza comprendere questo suo atteggiamento sprezzante nei miei confronti. "Perché hai nascosto queste foto nel tuo comodino?"; Chiede mostrandomi due foto che celava dietro la sua schiena. Chiudo i miei occhi in segno di colpevolezza. Passo una mano sul mio viso colmo di frustrazione. Una voce profonda grida dentro di me, nonostante ciò rimango in silenzio ed impassibile. "Amavi la donna di tuo fratello? Per questo sei fuggito? Damon sai che con me puoi confidarti". Helene si mostra dolce e comprensiva, malgrado sia consapevole che le ho sempre mentito riguardo una parte del mio passato. "Non ho voglia di parlarne qui. Andiamo in giardino"; le suggerisco tenendo il capo chino, lei annuisce e mi segue rimanendo in religioso silenzio. Avrei preferito che questo momento non arrivasse mai, ho paura di come si potrebbe sentire dopo aver ascoltato la verità. Schiarisco la mia voce camminando di fianco il roseto che apparteneva a mia madre. "Sono fuggito perché non sopportavo il dolore di averla persa per sempre. Lei, sì è stata per un po' la ragazza di mio fratello, ma ha amato anche me, fino alla fine dei suoi giorni". La mia confessione lascia la mia migliore amica sbalordita, adesso, per la prima volta, non sa cosa dirmi. Le sue labbra sono dischiuse, ma non emettono alcun suono, e le sue mani stringono ancora con avidità una delle foto che ritraggono me ed Elena mentre ci abbracciamo. "Quindi è questa la ragione che ti ha spinto a lasciare Mystic Falls quattro anni fa?"; Chiede retoricamente, senza staccare gli occhi da quella foto. "La mia collana era la sua in realtà"; costata con lieve delusione e rammarico. "Adesso riesco a spiegarmi per quale ragione tutti erano particolarmante strani con me quando sono arrivata qui. Avresti dovuto parlarmene prima"; esclama puntando i suoi occhi sui miei, dandomi la possibilità di osservare quanto essi siano intrisi di risentimento e delusione. Merito di essere guardato in questo modo così sprezzante dalla mia migliore amica. Merito perfino l'intenso senso di colpa che divora la mia anima. "Non ci riuscivo. Non ci riesco neanche adesso"; ammetto senza essere in grado di guardarla negli occhi. "Io ti ho sempre detto tutto quello che c'era da sapere su di me"; afferma, urlandomi contro con un'ira accecante. "Elena era l'amore della mia vita, quando lei è morta una parte di me è morta insieme a lei"; ribatto impetuosamente. Helene si allontana da me, il suo viso è pallido e per qualche secondo rimane immobile a fissarmi in totale stato catatonico. Soltanto un secondo dopo realizzo di averle svelato il nome di Elena. "Helene"; la richiamo con voce rauca, provando a rasserenarla. "Non toccarmi Damon!"; Grida furiosa, scostandosi da me; "lasciami da sola"; mi ordina severamente, portando una mano vicino alla sua bocca. Provo a riavvicinarmi a lei, però il mio tentativo è vano poiché interviene mio fratello, che ha chiaramente ascoltato la discussione comprendendo ogni cosa. "Damon fa' come ti ha chiesto"; mi consiglia pacatamente, trascinandomi lontano da lei. Con rabbia funesta mescolata al dolore che provo, non appena entro in casa lancio contro la parete difronte a me un soprammobile di vetro, neanche mi sono degnato di guardare cos'era. "Sapevi che sarebbe finita in questo modo". Con uno sguardo intriso di ironia e ira, mi volto verso mio fratello; "Sì, e sapevo anche che ci saresti stato tu, alle mie spalle, pronto a farmi una predica inutile e noiosa"; replico in tono acido e scontroso. "Cosa ti aspettavi Damon? Avrebbe comunque scoperto la verità prima o poi"; dice provando a sovrastare la mia ira con la sua calma snervante e fastidiosa. "Le avrei detto io ogni cosa a tempo debito"; ribatto sospirando rumorosamente, frustrato da tutta questa situazione. "La verità Damon, è che tu non l'avresti mai fatto. Avresti continuato a mentirle, semplicemente perché facevo comodo a te". Trovo estenuanti le accuse da parte di mio fratello, poiché lui non conosce affatto il reale rapporto che lega me ed Helene. "Devo spiegarle ogni cosa"; affermo ignorando ciò che mi sta dicendo mio fratello. Non posso accettare una vita nella quale la mia migliore amica mi odia. Perderla significherebbe per me ritornare nell'oscurità, la medesima a cui sono sfuggito per un soffio, poiché ho incontrato proprio lei che, in mezzo a tante altre anime oscure, è stata in grado di distinguersi. Sento i suoi passi frenetici muoversi. Adesso è in camera nostra ed è chiaramente ancora turbata ed infuriata. Prima di mostrarmi a lei, mi soffermo a guardarla davanti l'uscio della porta della stanza. É agitata e furibonda, riesco a comprenderlo dal modo in cui muove le sue dita mentre fissa la finestra davanti a sé. "So che sei alle mie spalle vampiro"; esordisce scontrosa, voltandosi verso di me. I miei occhi la scrutano afflitti e dispiaciuti, dischiudo la mia bocca tentando di scusarmi con lei, però m'interrompe ancor prima che possa prendere parola. "Adesso ho compreso il motivo che ti ha spinto a rimanere al mio fianco per ben quattro anni"; dice lasciandomi un po' confuso. Helene si accorge del mio stato confusionale e per tale ragione decide di proseguire con il suo discorso. "Ti ricordavo lei. Chiamare me in qualche modo riesce a fartela sentire vicina"; afferma con gli occhi lucidi e sull'orlo di piangere, riferendosi ad Elena. Chino il capo serrando i miei pugni muovendo la testa da destra verso sinistra in segno di negazione. "Ti sbagli!"; Esclamo rivolgendo nuovamente i miei occhi verso il suo viso accigliato. "Dannazione Helene è per questo motivo che non ho più trovato il coraggio di parlarti di lei"; ribatto con ardore. "Sei rimasto tutto questo tempo al mio fianco mentendomi"; controbatte avvicinandosi a me con un'espressione del tutto amareggiata. "L'ho fatto per proteggerti"; chiarisco con voce calma e incisiva. Helene sfoggia un sorriso sarcastico; "no! Tu non l'hai fatto per proteggere me...Ma per proteggere te stesso, per celarti ancor di più"; replica lanciandomi occhiate di fuoco, colme di rabbia. Ciò di cui mi accusa non corrisponde alla verità. Il nome che porta ha destato la mia curiosità ma non mi ha certamente spinto a rimanere al suo fianco. La sua solitudine, simile alla mia, i suoi occhi colmi di problemi più grandi di lei e l'assenza della sua famiglia mi hanno spinto a rimanere insieme a lei. Quella fragile ragazzina di sedici anni mi rammentò me quando avevo la sua età, anche io ho provato sulla mia pelle il dolore dell'abbandono di un genitore, a differenza di Helene non ero solo avevo un fratello e, malgrado fosse solo un'estranea, mi sono sentito in dovere di prendermi cura di lei. "Adesso stai vaneggiando"; ribatto tentando in ogni modo di farla ragionare. "No, adesso riesco a guardare la realtà con uno sguardo oggettivo"; replica sostenendo con orgoglio il suo sguardo su di me, anche se continua a tremare come una foglia. Lo so maledettamente bene che al momento ha solo voglia di scoppiare in lacrime, ma non lo farà mai poiché morirebbe piuttosto che mostrarsi debole e ferita. "Tu mi hai mentito perché in questo modo potevi prenderti gioco dei miei sentimenti e riavere attraverso me la tua Elena. Mi hai perfino regalato la sua collana...Ma io non sono lei". La voce di Helene lentamente perde il furore iniziale divenendo debole e più delicata. Muovo esattamente due passi verso di lei, quanto basta per poter essere ad un centimetro di distanza dal suo corpo che evita di sfiorare il mio anche per errore. "Lo so...So perfettamente che non sei lei e a me piaci esattamente così come sei Helene Morgan"; ribatto sprofondando i miei occhi nei suoi cercando di farle comprendere che si sbaglia. "Io invece ti vedo per l'essere egoista che sei realmente". Con reale rammarico la fisso con un immenso dolore al petto e, quando il contatto con i suoi occhi delusi infiamma anche la mia anima, distolgo il mio sguardo verso il basso. "Molte persone nel corso della mia vita mi hanno dato dell'egoista"; affermo inarcando la punta delle mie labbra per formare su esse un sorriso amaro, che le mostro alzando nuovamente il capo verso di lei. "I miei nemici, i miei amici, Elena e perfino mio fratello...Ma sentirlo pronunciare da te adesso, è decisamente più doloroso". Ai suoi occhi non sono mai stato un egoista, al contrario lei mi ha sempre considerato una specie di eroe pronto a proteggerla dal male che si annida intorno a noi. "Beh tu hai ferito me"; ribatte sottecchi con aria completamente infantile. Con impeto e frustrazione si allontana da me dandomi le spalle, muove qualche passo avanti a sé per poi voltarsi nuovamente verso di me e tornare vicina al mio viso, con il volto ancora più stravolto e combattuto di qualche istante prima. "Se soltanto me ne avessi parlato prima Damon. Io ti avrei compreso...E questo tu lo sai". La sua voce e incrinata e meno astiosa. "io volevo solamente vivere senza che qualcuno mi ripetesse in continuazione che dovevo andare avanti senza Elena"; mi giustifico francamente, sperando che lei capisca il dolore che ho provato. "Sì è stato egoista da parte mia tenerti nascosta la verità"; ammetto mettendo, metaforicamente, una mano davanti la mia coscienza. "Ma il bene che ti voglio...quello che provo ed ho sempre provato per te non è finto, ed Elena in tutto questo non c'entra niente"; chiarisco una volta per tutte. "Siamo solo io e te"; sussurro ad un centimetro dalle sue labbra, che lentamente e con tanta resistenza cercano le mie. Sfioro le sue labbra ma lei mi scosta fissandomi con occhi che emanano insicurezza. "Sceglierò di vedere sempre la parte migliore di te"; bisbiglia con un filo di voce, facendo guizzare il suo sguardo dalle mie labbra ai miei occhi freneticamente. "ed io di te"; replico deglutendo a fatica, percependo in me l'intensa necessità di baciare con ardore le sue labbra. Non comprenderò mai le ragioni che spingono Helene a fidarsi di me dopo tutto quello che fatto, dopo la rete di bugie che ho costruito, tuttavia adesso le mie labbra stanno assaporando le sue ed io mi sento in pace e sto bene, voglio lasciarmi questa storia alle spalle e so per certo che Helene è in grado di guarire qualsiasi ferita del mio passato.

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