Capitolo dodici: Il vampiro e i due cacciatori

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Mantenere un perfetto ed impeccabile autocontrollo in casi come questo è di vitale importanza. Non devo assolutamente dimenticare che i fratelli di Helene non hanno idea della mia identità di vampiro, ragion per cui mostrarmi il più cordiale possibile con loro sarà la mia unica arma vincente. Cammino a passi sicuri e disinvolti verso il furgoncino nero parcheggiato con poca cura di fianco al mio viale. Faccio guizzare il mio sguardo ovunque finché non scorgo i miei obbiettivi mentre si aggirano con accortezza nel mio spazio privato. "Salve, avete bisogno di qualcosa?"; Domando ad entrambi, costatando che sono, come aveva intuito la mia pulce, i due fratelli Morgan, sono in grado di riconoscere i loro volti, li ho visti migliaia di volte nelle foto di famiglia che Helene teneva sparse nel nostro appartamento. "Salve, ci scusi per l'intrusione, noi siamo due agenti speciali delle forze di polizia dello stato della Virginia"; mi spiega il fratello più grande dagli occhi del medesimo colore di quello di Helene. Sorrido loro porgendo la mano con assoluta gentilezza e cordialità, pur essendo consapevole che non sono affatto agenti speciali. "Salve agenti, posso esservi utile in qualche modo?"; Chiedo fingendomi disponibile. I due fratelli si scambiano dei veloci sguardi molto comunicativi fra loro, ma solo il maggiore fra loro due si presta a darmi delle spiegazioni; "in effetti ...Siamo qui per risolvere il caso degli omicidi delle tre donne assassinate in circostanze inconsuete. Sapreste dirci qualcosa al riguardo?". Fisso i fratelli di Helene con uno sguardo dispiaciuto, scrollando le mie spalle; "Non conoscevo neanche le donne che sono state uccise"; rispondo affermando il vero. "Lei vive qui?"; Mi domanda questa volta il fratello minore; "sì, vivo qui con mio fratello, sua moglie e le loro bambine"; replico, evitando di menzionare Alaric, è meglio non raccontare che è il padre delle figlie di Caroline che in realtà non sono neanche le sue figlie biologiche. "Questa è la tenuta Salvatore, quindi lei è?"; Domanda sempre il fratello minore dai capelli e gli occhi scuri come la notte; "Damon Salvatore"; affermo mantenendo un atteggiamento garbato e gentile. "Signor Salvatore potremmo entrare in casa per verificare se tutto sia nella norma?". Difronte questa richiesta il mio sguardo si inquieta lievemente, il mio viso muta espressione e tentenno qualche secondo in balia dell'incertezza. "Ma certo...Prima però potreste mostrarmi il vostro distintivo?"; Chiedo ad entrambi, che prontamente mi mostrano quello che è un falso distintivo. Devo proprio ammettere che sono ben organizzati, ma questo dettaglio non gioca affatto a mio favore, Helene è chiusa in cantina e temo che loro possano chiedermi di visitare l'intera casa, a quel punto sarei costretto a mostrare loro la mia vera natura, rinunciando alla mia copertura che mi aiuta ad essere un passo avanti a loro. "Entrate pure in casa mia"; replico accompagnandoli verso la porta dell'ingresso. Qualsiasi cosa accadrà, il mio obbiettivo primario sarà quello di mettere in salvo la mia pulce a qualsiasi prezzo. "Avete una bella casa. È molto antica"; costata il fratello maggiore; "La mia famiglia è una delle famiglie fondatrici di Mystic Falls...Agente?"; Chiedo sperando che mi riveli il suo nome; "agente Karter, e lui è l'agente Rees"; risponde indicando il fratello maggiore. Io annuisco, voltandomi per imprecare sottovoce, come immaginavo si sono creati una falsa identità. "Da quanto tempo vivete qui?". L'interrogatorio di questi due cacciatori inizia ad irritarmi, e la mia pazienza non ha un'alta soglia di resistenza. "Da quando sono nato. Comunque siete qui per l'omicidio o per me?". Indirizzo il mio atteggiamento verso il sarcasmo, poiché trovo alquanto strane le loro domande sulla mia vita personale. "Scusa l'invadenza, ma sono domande di routine"; mi spiega pacatamente colui che dovrebbe essere l'agente Rees. "Damon, con chi stai parlando?"; Esordisce mio fratello, entrando in soggiorno sporco di terra. "Ti presento due agenti della squadra speciale della Virginia". I due ragazzi porgono la mano a mio fratello che, essendo sporco di terriccio umido, evita di stringere mettendo in evidenza quanto esse siano luride. "Salve, ma cos'è successo?". Mio fratello è totalmente ignaro della loro vera identità, ragion per cui trova alquanto inconsueta la loro presenza in casa nostra. "Stiamo indagando sui casi d'omicidio di tre donne uccise brutalmente, sembra che siano stati compiuti per dei rituali di magia". Dalle mie labbra fuoriesce, premeditatamente, una risata derisoria e mio fratello, intuendo le ragioni del mio comportamento poco serio, segue l'onda della mia risata. "Magia? Cosa sta succedendo? Siete accorti di prove o piste da seguire?"; Domando asciugando teatralmente dai miei occhi una lacrima causata dalla mia intensa risata. "Non è uno scherzo, i riti di magia non sono un'utopia, esistono persone che provano ed evocare dei demoni"; interviene aspramente il fratello maggiore. "Scusate mio fratello, ma non trovate che sia alquanto remoto che qualcuno uccida per questo?"; Chiede Stefan, cogliendo la mia ammirazione, la sua domanda calza a pennello, e sicuramente il nostro falso scetticismo li porterà lontani da questa casa di conseguenza lontani da Helene. "Noi seguiamo delle piste"; Ribatte il ragazzo evidentemente più piccolo e più testa calda. "Allora perché siete qui?"; Domando corrugando il mio sguardo con perplessità, rendendomi conto che forse non è Helene che stanno cercando, altrimenti avrebbero rivoltato l'intera villa pur di trovarla, invece sembrano interessati solo al demone coinvolto negli omicidi. "Perché ci sono pochi testimoni, però qualcuno sembra aver visto un ragazzo moro e alto aggirarsi nelle scene degli omicidi"; ci spiega quello che credo Helene ha sempre identificato come Patrick. "Chiaro. Ci dispiace ma noi non possiamo aiutarvi, e poi fra pochi minuti dobbiamo andare a prendere le mie nipoti a scuola"; Replico tornando ad essere più pacato e gentile. "Certo, scusate l'intrusione. Comunque se doveste ricordare o vedere qualcosa di strano, non esitate a chiamarci"; ci suggerisce con aria amichevole Patrick, porgendoci un bigliettino da visita che io afferro mantenendo uno sguardo tranquillo e disponibile. "Certo arrivederci agenti. Stefan accompagna i signori alla porta, io devo correre a prepararmi". Mio fratello, un po' dubbioso, annuisce, senza comprendere per quale ragione io abbia così tanta fretta di sbarazzarmi dei due agenti. Senza perdere dell'altro tempo prezioso raggiungo la cantina. Una furiosa ira divampa in me, e con impeto spalanco la porta della piccola stanza dove Helene si è nascosta per non farsi scoprire dai fratelli. Il mio petto è gonfio, e per qualche secondo rimango fermo a fissare la ragazza che trema e singhiozza davanti a me. "Damon"; bisbiglia in lacrime gettandosi fra le mie braccia, lasciando andare tutte le sue paure. "È tutto finito. Adesso ci sono io qui insieme a te". La stringo a me con avidità, ed ogni suo singhiozzo è per me una coltellata al petto. "Sfogati piccola"; le consiglio accigliato, premendo con delicatezza la sua testa sul mio petto, accarezzandole con le dita i suoi capelli mossi e un po' scombinati. "Non cercano te. Sono qui per il demone. Non sapranno mai che tu sei qui e non sarai mai in pericolo". Alla mia rivelazione Helene rivolge i suoi occhi ancora rossi e gonfi verso i miei. "Ne sei sicuro?"; Mi domanda tirando su con il suo nasino. Annuisco poggiando la mia mano sulla sua morbida guancia bagnata, vorrei avere il potere di estrarre via dalla sua anima tutte le paure legate ai suoi fratelli, loro sono la sua debolezza e la sua fragilità. "Non hanno neanche capito che io e Stefan siamo vampiri. Non sono poi così svegli e furbi i tuoi fratelli"; aggiungo riuscendo a strappare un sorriso dalle sue labbra che fino ad un istante fa singhiozzavano. Sospiro con difficoltà, soffermandomi a guardarla con assoluta intensità. "Loro non devono sapere che tu sei un vampiro, altrimenti ti uccideranno senza esitare. Per i miei fratelli sei soltanto un mostro...Ma non è così". Entrambi guardiamo intensamente e profondamente gli occhi dell'altro, una forza invisibile sembra attrarre i nostri sguardi. Rimaniamo in silenzio qualche secondo, e lei con gli occhi velati prende le mie mani fra le sue che sono calde. "Loro non hanno idea di cosa tu significhi per me. E non hanno idea che sei un fratello, uno zio e un amico"; dice sostenendo il suo sguardo sul mio, senza tramare o vacillare. "E cosa significo per te?"; Le domando corrugando la mia fronte, scrutando il suo viso con aria afflitta, anche se al contempo sento scorrere dentro di me una sensazione simile alla gioia, mischiata alla debole speranza che lei possa amarmi esattamente come io amo lei. "Tutto. Ogni cosa"; replica senza il più piccolo cenno di insicurezza. Increspo le mie labbra in un sorriso mentre una vocina dentro la mia testa mi urla di dirle la verità. "Sei il mio migliore amico"; afferma avvolgendo le sue braccia intorno al mio torace, spezzando qualcosa in me e distruggendo definitivamente la mia intenzione di rivelarle che, forse da sempre, sono innamorato di lei. Ed anche se la mia anima è ormai solo un cumulo di macerie, senza poterne fare a meno la stringo a me. "Che sta succedendo?". Stefan fa irruzione nella stanza della cantina e, dall'espressione tesa e agitata impressa sul suo viso, intuisco che ha compreso che quei due agenti non erano realmente degli agenti di polizia. "Quei due erano i fratelli di Helene"; Gli rivelo continuando a tenere Helene fra le mie braccia. È ancora terrorizzata, soprattutto dall'idea che io, a causa dell'odio dei fratelli verso le creature come me, possa morire. "I cacciatori?"; Domanda mio fratello spalancando i suoi occhi; "No, Helene ha altri fratelli e loro sono quelli che girano nelle case per vendere biscotti"; replico con assoluto sarcasmo, infastidito dalla domanda inutile di Stefan. "Ovvio che sono loro"; affermo infuriato e con l'immensa brama di ridurre quei due cacciatori in tanti piccoli brandelli. "Cosa dobbiamo fare con loro?"; Mi domanda preoccupato quasi quanto me. "Non saprei...Avevo pensato di prenderci il tè insieme"; rispondo sotto lo sguardo iracondo di Helene. "Oppure li uccidiamo"; propongo serrando, con uno sguardo dannatamente serio e infuriato, la mia mascella. "No. Damon trova un'altra soluzione"; mi supplica Helene stringendo le sue mani sulla mia camicia. "Helene come fai a difendere quei due? Ti hanno abbandonata"; le rammento provando un'immensa rabbia nei loro confronti. "Sono pur sempre i miei fratelli"; risponde mettendo a tacere sia me che Stefan, quest'ultimo si sofferma a guardare me suggerendomi, con la sola forza di uno sguardo, di non controbattere su questo argomento. Debolmente e colmo di perplessità annuisco alla mia migliore amica assecondando la sua richiesta. "Devo andare in ospedale da Luke"; esclama ad un tratto, fissando con una certa fretta l'orologio del suo telefonino. "È fuori discussione"; affermo categorico, afferrando il polso di Helene così da impedirle di uscire. "Loro non hanno idea che io sia in città, e non andranno mai in ospedale"; replica cercando di convincermi. "No, sei esposta a troppi pericoli. Forse è proprio a causa dei tuoi fratelli e della loro presenza qui che tu sei esposta al demone"; le faccio notare con un atteggiamento brusco ma efficace, poiché ho colto la sua attenzione; "che intendi dire?"; Domanda scuotendo il capo con aria confusa ed impaurita. "La megera ha detto che tu sei esposta al pericolo del demone, però forse lei non intendeva dire che tu saresti stata una delle sue vittime. Quella veggente sicuramente aveva già predetto l'arrivo dei tuoi fratelli, loro sono il tuo pericolo". Io conosco la sua paura, e so quanto sia indifesa senza la sua armatura, ed al momento è completamente nuda davanti a me. "Non ti lascerò andare da sola. Io verrò insieme a te"; affermo categorico, senza chiederle se è d'accordo o meno. "Ma ci sarà Luke e tu lo detesti...Non mentire so che è così"; ribatte incrociando il suo sguardo timoroso sul mio; "A me non interessa nulla del dottorino...A me importa di te e di ciò che è meglio per te. Luke è il tuo nuovo ragazzo e forse sì un po' lo odio"; dico facendo uno lieve smorfia; "ma io l'accetto. Credi che non sia in grado di mettere da parte i miei disaccordi con il dottorino? Perché credimi Helene per te sarei capace di fare qualsiasi cosa". La mia voce è tranquilla e pacata, ma i miei reali pensieri lo sono molto meno. Quando le dico che per lei farei qualsiasi cosa non mento, ma ciò che sarei disposto a fare credo che la spaventerebbe. I polpastrelli delle mie ruvidi dita sfiorano la sua pelle che al contrario della mia è morbida e delicata. I suoi occhi, che sembrano incantati, mi scrutano con aria fiera e, anche se lievemente, riescono a ripagarmi dell'enorme sacrificio che ho scelto volontariamente di fare per lei. "Allora andiamo, non voglio arrivare in ritardo il mio primo giorno"; afferma sorridendomi appena; "certo pulce, il dottorino non può aspettare"; replico con involontario sarcasmo. Lo sguardo torvo di Helene si abbatte su di me e, intuendo di aver sbagliato, alzo le mie mani in segno di resa; "farò il bravo vampiro"; le confermo imprimendo sul mio volto un'espressione quasi innocente. Helene sale le scale che conducono in cucina, tento di seguirla seguendo i suoi passi felpati, però Stefan intralcia la mia strada ponendosi difronte a me con lo sguardo afflitto e preoccupato. "Sei sicuro di sopportare Luke al fianco di Helene?"; Mi domanda mio fratello, provando a dissuadermi per il mio bene. "Sono sicuro. Il suo bene prima di ogni altra cosa"; affermo poggiando una mano sulla sua spalla, fissando i suoi occhi profondamente. "Tu non avresti fatto la medesima cosa per Caroline?"; Chiedo pur conoscendo già la sua risposta. "Sì fratello"; replica sospirando, supportando la mia scelta un po' masochista. "Non vedo l'ora di vederti con indosso un camice da infermiera"; esordisco raggiungendo la mia migliore amica in cucina. Helene si volta verso di me provando a scrutarmi con aria di rimprovero ma il mio ghigno malizioso le impedisce di essere adirata nei miei confronti. "Damon"; mi ammonisce alzando verso l'alto un sopracciglio; "Helene, non provare a trattenere la tua risata con me, perché riesco a vedere il tuo sorriso velato"; le faccio notare indicando le sue labbra serrate mentre i suoi occhi sorridono. Quella che al momento ha impresso sul suo viso è una delle sue espressione che preferisco di più, sembra arrabbiata e offesa però in realtà non lo è affatto, e quel broncio che si forma sulle sue labbra poiché si sforza a non ridere, potrebbe risultare sciocco e tremendamente dolce, ma sarei in grado di fissarlo per ore senza mai stancarmi. "Andiamo vampiro"; mi ordina indicandomi con severità la porta d'ingresso. Sorridendo mimo il segno dei marines e senza indugiare eseguo la richiesta della mia pulce. Non posso negare che ho molti timori legati ai fratelli di Helene, non è sicuro per lei camminare per le vie della città, i suoi fratelli cacciatori potrebbero vederla e sicuramente bramerebbero di riprendersi il pugnale. Il tragitto in auto è abbastanza chiassoso, Helene ha acceso lo stereo, decidendo di cantare a squarciagola. "Vuoi capire che sei stonata?"; Le domando adirato sperando di arrivare il più presto possibile in ospedale. "Non è vero"; afferma incrociando le braccia al petto con aria offesa. "Di certo non sei un usignolo"; sottolineo continuando a deriderla di gusto. "Pensa a guidare"; mi ammonisce in tono lagnoso; "Sì mia piccola cornacchia"; replico beffardo, avvicinando la mia mano verso di lei per strizzare la sua guancia, ma prontamente Helene la spinge via. "Sei odioso"; si lamenta senza poter fare a meno di ridere. "Ma mi ami. Non puoi fare a meno del tuo odioso vampiro". Il mio ego le strappa un sorriso sincero dalle labbra mentre i suoi occhi mi scrutano con maggiore intensità; "sì, vampiro hai detto bene"; afferma con voce vellutata e, malgrado io stia guidando, non posso fare a meno di voltarmi verso di lei notando quanto sia serio, profondo e dolce il suo sguardo. Un brivido sfiora la mia pelle fino a farmi sentire freddo e caldo contemporaneamente, mentre il tempo sembra essersi fermato. Gli occhi non possono mentire, sono l'unica parte del nostro corpo creata per essere sincera. E li riesco a vedere con nitidezza i suoi sentimenti brillare attraverso i suoi occhi verdi, il modo in cui mi guarda senza paura e senza veli riesce a farmi comprendere che quello che prova per me va ben oltre la nostra amicizia ma non è ancora abbastanza, perché oltre i suoi sentimenti vedo anche le sue paure e i suoi dubbi, nei suoi occhi non esisto soltanto io. "Posso pranzare?"; Domando mentre attraversiamo il corridoio dell'ospedale, indicando una sacca di sangue attaccata per endovena ad un paziente. "Scordatelo"; risponde Helene decisa e secca. Alzo gli occhi al cielo e la seguo fino alla stanza personale del dottorino. "Quindi è importante"; affermo riferendomi a Luke, notando che ha addirittura la targhetta con il suo nome sulla porta. "Sì, è il primario del reparto infantile"; risponde sembrando entusiasta di ciò. Con tanta forza di volontà soffoco la mia voglia di sminuire e deridere il dottorino. "Helene sei arrivata"; esordisce Luke arrivando dalla parte opposta del corridoio. "Sì, scusa il ritardo, abbiamo avuto dei problemi"; si giustifica la mia amica con il suo fidanzato perfetto. "Capisco, e lui rimarrà qui?"; Domanda il dottorino abbastanza perplesso, indicandomi. "Sì, se non è un problema"; risponde Helene alquanto agitata e nervosa. "Questo è un luogo pubblico, se voglio rimango"; intervengo io lievemente adirato. "No, Damon al contrario sono contento che il migliore amico della mia ragazza trascorra del tempo anche con me, durante la pausa potremmo conoscerci meglio"; mi propone con assoluta gentilezza, mentre la mia amica lo fissa con occhi sognanti. Con un espressione priva di naturalezza, cerco anche io di essere quantomeno garbato. "Sarà un piacere"; dico senza smettere di pensare quando sarebbe meraviglioso affondare i miei canini sul suo collo, sentendo la sua vita scivolare via. "Allora Helene tu verrai insieme a me, e mi aiuterai con i pazienti". La mia migliore amica, con assoluto entusiasmo, annuisce seguendo Luke, mentre io sono costretto a rimanere a debita distanza da loro. Passeggio lungo i corridoi dell'ospedale, di tanto in tanto ascolto le conversazioni fra Helene e Luke, parlano di progetti futuri e di viaggi insieme, per la precisione è lui a proporle tutto ciò, ma dalla sua risata posso intuire che non è contraria alle proposte del dottorino. Dovrei essere felice per lei, poiché era ciò che mi auguravo per il suo bene e il suo futuro prospero e ricco di tranquillità, eppure non è affatto così, non posso fare a meno di essere geloso di lei e di invidiare tremendamente Luke. Sospiro profondamente, concentrando i miei sensi più sensibili da qualche altra parte. Perlustrando quasi tutti i reparti dell'ospedale, mi imbatto inevitabilmente nella cella frigorifera dove custodiscono le sacche di sangue. Avevo promesso ad Helene che avrei mantenuto un comportamento rispettoso, però dopo aver origliato le conversazioni fra lei ed il dottorino, sul loro futuro e i loro appuntamenti, sento la viva necessità di offuscare la mia mente distraendomi, qui purtroppo non ho con me il mio bourbon, ragion per cui mi accontenterò di qualche sacca di sangue. Senza chiedere il permesso entro dentro la cella frigorifera. "Il mio preferito è il gruppo AB"; affermo udendo Helene alle mie spalle. "Sapevo che ti avrei trovato qui"; sospira quasi con una lieve nota di rassegnazione. "Damon se Luke ti dovesse scoprire...". La zittisco poggiando davanti le sue labbra il mio indice destro; "Luke non mi scoprirà, e comunque lo soggiogherei"; dico con aria superba e soddisfatta. "Mi avevi promesso che ti saresti comportato bene"; mi rammenta fissandomi a braccia conserte. "Avevo detto che mi sarei comportato bene con Luke, non in generale"; preciso stampando sul mio volto un ghigno impertinente. "Vorrebbe trascorrere il prossimo weekend insieme a me"; mi rivela tutto d'un fiato. "Sì, l'ho sentito"; ribatto divenendo completamente serio e cupo. "Sono qui per proteggerti. Non ho origliato non è colpa mia se ho un udito sopraffino"; mi giustifico notando i suoi occhi infuriati e risentiti. "Comunque io non gli ho dato una risposta...Ancora"; replica tentennante, come se stesse cercando la mia approvazione. "Bene"; affermo senza nessuna espressione. "Perfetto"; aggiunge lei impettita, voltandosi verso la porta di ferro della cella frigorifera. "Togliti dalle testa che io possa approvare una cosa del genere"; affermo impetuosamente comparendo ad un soffio dal suo viso. Helene sobbalza in avanti a causa della sorpresa del mio gesto inaspettato. "Non volevo la tua approvazione"; ribatte corrugando la sua fronte, scrutandomi con aria torva. "Bene perché non l'avrai mai"; sottolineo generando delle scariche elettriche fra di noi. "Sei assurdo Damon"; bisbiglia a denti stretti provando a controllare la sua rabbia. "Neanche tu sei davvero convinta Helene, altrimenti non saresti mai venuta da me. L'hai ammesso tu questa mattina io ti manco". Deglutisco sonoramente, e mi importa davvero poco del via vai dei medici che si soffermano a guardare me e la mia migliore amica discutere. "Cosa vuoi da me Damon?"; Mi chiede con totale frustrazione, gesticolando freneticamente. Dischiudo la mia bocca, adesso l'ira e la gelosia si stanno impadronendo di me, e stanno prendendo il sopravvento sulla mia razionalità. "Pranziamo?"; Esordisce il dottorino mettendo fine alla discussione fra me ed Helene. Lei prontamente lo segue, mentre io rimango qualche secondo immobile al centro del corridoio, frustrato e colmo di rabbia. "Te. È te che voglio"; bisbiglio a denti stretti, anche se è troppo tardi. La mensa dell'ospedale è alquanto squallida, le pareti bianche e asettiche richiamano alla mia mente uno dei periodi più bui della mia esistenza, ovvero quello in cui venni catturato dalla fondazione Augustine, anche l'odore dei prodotti usati per disinfettare la struttura mi rammentano quel periodo che preferisco celare. Helene è seduta ad un tavolo, ha già davanti a sé un vassoio con del cibo, al mio avviso rivoltante, il dottorino continua a farla ridere raccontando aneddoti che riguardano la sua carriera. Sembra felice, era quello che ho sempre bramato per lei, un ragazzo degno di lei che sapesse prendersi cura dei suoi bisogni e che riuscisse a farla ridere, ma allora per quale ragione non riesco ad essere felice per lei? Ho solo una gran voglia di portarla lontano da Luke. Quella parte di me malata e contorta continua a suggerirmi di prendermi Helene, ma non posso permettere alla parte più egoista e autodistruttiva di prendere il sopravvento, devo controllarmi per il suo bene. "Damon vieni"; mi richiama Helene notando la mia presenza. Mi avvicino a loro sentendomi a disagio; "Luke mi stava dicendo che fra due settimane il sindaco terrà un evento di beneficenza nella sua villa, sarà una festa elegante"; esordisce Helene con entusiasmo. "Sì, è un evento che si organizza ogni anno, Caroline si occuperà di ogni cosa"; replico mentre nella mia mente appare limpidamente l'immagine di Elena che scende lentamente le scale della casa del ex sindaco Lookwood, per ballare insieme a me. "Luke mi ha chiesto di essere la sua dama". C'è una lieve incertezza nella voce della mia migliore amica, sembra non essere così entusiasta di partecipare come damigella del dottorino. "Tu Damon verrai?"; Mi domanda Luke fissandomi quasi in segno di sfida. "Sì, questa è la mia città l'ho praticamente fondata io"; ribatto fissandolo sottecchi, rendendomi conto che è fin troppo idiota per comprendere le mie provocazioni. "La tua famiglia è una delle fondatrici?"; Chiede ingenuamente il dottorino; "Più o meno, diciamo che io sono un discendente molto diretto". Non ci riesco, ho provato ad essere garbato con lui ma perdo completamente il senno ogni volta che lui poggia i suoi occhi colmi di lussuria su Helene. A frenare i miei istinti violenti nei confronti di Luke è la suoneria del mio cellulare. Mio fratello Stefan anche a chilometri di distanza ha l'assurda fortuna di intervenire tempestivamente nei momenti in cui perdo la calma. La chiamata è abbastanza concisa e incisiva, e riguarda i fratelli di Helene, il che mi spinge ad agire immediatamente senza rilasciare spiegazioni al dottorino qui presente, che tanto non sarebbe mai in grado di comprendere. Afferro, senza proferire parola, il polso della mia amica che prova a ribellarsi ma con scarsi risultati. La trascino fino alla mia auto ma, con mio grande rammarico e disappunto, ci ha seguiti anche il dottorino. "Damon che succede?"; Mi domanda Helene scostandosi bruscamente da me. "I tuoi fratelli adesso sono in centrale, Stefan e Matt li stanno distraendo in tal modo io ho il tempo necessario per accompagnarti a casa. Lì ci sono Bonnie e Caroline e sarai al sicuro"; le spiego non badando alla presenza di Luke che ci osserva confuso. "Che succede?"; Domanda intromettendosi in questioni che non gli riguardano e che non gli riguarderanno mai, perché tenere Helene al sicuro è un mio dovere, lui deve limitarsi ad accompagnarla agli eventi mondani. "Sparisci Luke, prima che la mia pazienza si trasformi in furia omicida"; lo minaccio quasi ringhiandogli contro. "Helene non ti lascio andare con lui, è un pazzo". Divorato dall'ira delle sue parole provo a scagliarmi contro di lui, con l'intenzione di porre fine alla sua patetica vita, ma Helene mi ferma appena in tempo, afferrando il mio braccio fissandomi negli occhi con aria implorante. "Non farlo"; bisbiglia con il respiro flebile, facendo appello alla mia coscienza. Stringo la mia mascella, spostando la mano della mia amica dal mio braccio; "sì, non sporco le mie mani di sangue per lui"; affermo entrando dentro la mia auto, aspettando che Helene mi raggiunga. "Non andrai davvero con quello lì?"; Chiede Luke intuendo che Helene ha scelto di venire insieme a me. Con viva soddisfazione poggio il mio braccio sul finestrino, godendomi dallo specchietto retrovisore Helene che sceglie di venire insieme a me, lasciando il suo dottorino qui da solo. "Mi fido di lui. Quindi non impormi mai di scegliere fra te o lui, perché sceglierei lui, sempre. Damon è la mia famiglia". Difronte le parole di Helene sogghigno pieno di me, mentre il mio ego smisurato festeggia. Ma la gioia dura pochi istanti, poiché la mia migliore amica decide di baciare platealmente quell'essere mortale. Stringo con forza le mie mani sul voltante, sopprimendo la mia brama di strappare il cuore di Luke, esattamente come lui sta strappando e lacerando il mio. Helene si siede sul sedile di fianco al mio e, senza dirle nulla, spingo il piede sull'acceleratore, sfrecciando verso la mia villa. "Sono comunque infuriata con te"; precisa incrociando le braccia al petto. "Me ne farò una ragione"; replico con arroganza, promuovendo sul viso della mia amica un'espressione iraconda e torva. "Sei impossibile. Ragionare con te è un'impresa titanica"; esclama colma di frustrazione, scendendo dalla mia auto per raggiungere Caroline che l'aspetta davanti alla porta di casa. Spero tanto che un giorno Helene comprenda che tutto ciò che ho fatto in passato, che faccio adesso e che continuerò a fare per lei è legato al suo bene. Raggiungo velocemente mio fratello e Matt in centrale, e come mi aveva detto Stefan i fratelli di Helene sono qui. "Salve"; li saluto destando la loro attenzione. "Da quando in qua coloro che non sono agenti di polizia lavorano in centrale?"; Domanda colui che io identifico come Fred, il fratello maggiore di Helene. "Che strana coincidenza...Me lo stavo domandando anche io"; ribatto prontamente fissandoli come se fossi appena disceso dalle nuvole. "Damon non c'è tempo per una faida"; mi ammonisce mio fratello. Alzo le mani in segno di resa, seguendo la strategia gentile adottata da Stefan. "È inutile continuare a fingere"; esordisce mio fratello con aria piuttosto seria, avvicinandosi alla scrivania di Donovan il quale è impegnato a tenere a bada le lamentele dei due fratelli, riguardo la presenza sia mia che di Stefan. "Sappiamo per quale motivo siete qui...Siete cacciatori". Spalanco i miei occhi rivolgendoli verso mio fratello che con un fugace sguardo mi suggerisce di mantenere la calma. "Allora conoscete la natura dei delitti? Eppure avete detto tutt'altra cosa questa mattina a casa vostra". Ad esprimersi é il fratello più piccolo, che sembra essere il più eloquente e diretto fra i due. "C'era mia moglie in casa, non volevo spaventarla"; risponde Stefan con sicurezza. "Siete cacciatori anche voi?"; Chiede Fred, avvicinandosi a me, senza sospettare minimamente che davanti a sé vi sono due creature che lui molte volte ha cacciato e ucciso. "Più o meno"; rispondo questa volta io; "adesso però è importante per noi sapere perché siete qui"; affermo poggiando la mia schiena sulla scrivania, adottando un atteggiamento severo ma al contempo più confidenziale. "Abbiamo seguito le tracce del mostro che per il momento lo sta nutrendo"; ci spiega Patrick, confermando senza volerlo le ipotesi della sorella. "E chi sarebbe questo mostro?"; Domando impaziente di scoprirlo così da eliminarlo prima che quel demone distrugga le nostre vite. "Un mutaforma"; risponde di getto e molto sinteticamente Fred. "Esistono creature in grado di mutare la propria forma?"; Domanda attonito Stefan. "Disse il vampiro ultracentenario"; borbotto fra me e me, senza farmi sentire dai fratelli cacciatori. "Sì, esistono e sono crudeli e spietati. Sono come i vampiri, solo che divorano per intero le loro vittime". All'affermazione contro i vampiri sia io che mio fratello ci voltiamo l'uno verso l'altro sorridendo debolmente. "Non è fin troppo generico affermare che i vampiri siano creature malvagie? Hanno pur sempre un'umanità"; ribatto difendendo la mia natura. I due fratelli di Helene scoppiano a ridere contemporaneamente; "I figli dei Mikaelson sono mostri esattamente come i loro creatori"; afferma Fred, mentre il fratellino annuisce pendendo dalle sue labbra. "Quindi voi conoscete i Mikaelson e la questione della discendenza di sangue"; costato serio; "sì, ed anche tu"; ribatte Fred, fissandomi quasi con astio. "Questa città è stata la dimora dei Mikaelson per molto tempo"; interviene Stefan intuendo che potrei rovinare la nostra copertura a causa della mia testa calda. "Dovremmo lavorare al caso insieme"; propone Patrick, senza la completa approvazione di suo fratello. "Credo che sia una buona idea"; confermo. È meglio tenere vicini i propri nemici, devo scoprire cosa sanno del pugnale e soprattutto se sono alla ricerca di Helene. "Sì, cinque teste sono meglio di due"; dice Stefan consegnando ai fratelli Morgan i verbali degli omicidi. "Quattro teste"; lo correggo beffardamente; "Matt Donovan non è incluso nell'operazione"; affermo in tono provocatorio, destando l'animo iracondo del biondino; "per la cronaca è il mio il caso"; ribatte con fervore; "Donovan non ti alterare, ti fa male"; gli suggerisco con la piena intenzione di deriderlo. "Damon forse sarebbe più opportuno se noi due andassimo, Josie e Lizzie fra poco termineranno le lezioni". Quasi con prepotenza mio fratello mi trascina fuori dalla centrale."Li detesto quei due"; mi lamento sedendomi sul sedile delle mia auto. "Porta pazienza Damon, non appena riusciremo a sconfiggere il demone cacceremo fuori dalla città i fratelli di Helene, per il momento tu occupati soprattutto di lei"; mi consiglia sospirando con lieve agitazione; "è quello che cerco di fare da sempre"; dico dirigendomi con la mia auto verso casa. Le ragazze, durante la nostra assenza, si sono divertite gustando il vino proveniente dalla mia cantina. Tutte e tre sono sedute, poco elegantemente sui divani del soggiorno, ridono e parlottano fra di loro e non appena io Stefan ci mostriamo a loro una fragorosa risata ci travolge. "Sono un po' ubriache"; mi suggerisce Stefan divertito; "È incoraggiante costatare che quando gli uomini corrono al fronte le loro donne si divertono"; commento avvicinandomi verso il divano dov'è sdraiata con poca grazia Helene. "Non fare il moralista vampiro. Ti sei comportato molto male"; mi rimprovera ridacchiando la mia migliore amica, strappando dalle mie labbra un sorriso genuino e sincero. "Lo so, ma non sarò mai pentito di ciò, detesto il tuo fidanzato"; ribatto totalmente sprezzante, sbattendo velocemente le mie palpebre, ghignando con soddisfazione. "Vi lasciamo alla vostra riunione femminile, tanto fra poco arriveranno le bambine e la quiete si dissolverà"; afferma Stefan indicandomi di seguirlo fino in camera sua. "Ho un piano"; esordisce Stefan, chiudendo la porta della sua stanza. "Anche io ne ho uno"; replico increspando le mie labbra in una specie di sorrisino ambiguo. "Quale sarebbe?"; Chiede dirigendosi verso la sua scrivania personale, dove conserva i suoi diari, i suoi effetti personali o alcuni oggetti magici. "Uccidiamo i fratelli di Helene. Diremo a tutti che è stato il demone". La mia proposta, come dovevo prevedere, non viene accettata dal mio nobile fratellino; "non possiamo farlo, Helene non sarebbe d'accordo"; sottolinea con pedanteria facendomi sbuffare sonoramente. "Cosa non hai compreso nella frase diamo la colpa al demone'?"; Chiedo con presunzione e tanto sarcasmo. "Non uccideremo i fratelli di Helene"; mi ammonisce mentre io imito i suoi gesti del tutto infastidito del suo odioso moralismo. "Forse ho una soluzione"; dice prendendo una scatola di legno dal primo cassetto della sua scrivania. "In questa scatola vi è un antico amuleto, mi è stato donato da uno sciamano, esso ha il potere di indebolire chi l'indossa, potremmo usarlo contro il demone". Fissando con evidente perplessità Stefan, punto il mio indice contro di lui e, scrutandolo sottecchi, gli dico ciò che penso realmente. "Il tuo piano fa schifo"; affermo francamente; "hai pensato almeno in che modo dovremmo fare indossare quell'aggeggio al demone? Andremo da lui sorridenti e giocosi, dicendogli abbiamo un regalo per te, guarda una collanina che risalta i tuoi occhi". Sprezzante e colmo di superbia cerco di far ragionare mio fratello, che sembra essersi rammollito. "Non seguirò un piano se esso non sarà collaudato e sicuro per Helene"; preciso trasformando il mio sarcasmo in rabbia. "Pensi che io non abbia nulla da perdere? Tutti noi abbiamo qualcuno di caro da proteggere"; ribatte Stefan urlandomi in faccia. "Ti rammenti quando dovevamo proteggere Elena? Alla fine per seguire la via del bene abbiamo fallito"; controbatto riaprendo vecchie ferite del passato che ahimè continuano ancora a lacerarmi dentro. "Hai detto tu stesso che temi che le tue azioni folli e crudeli possano terrorizzare Helene"; mi rinfaccia continuando a gridare contro di me. "È vero, ma non ho mai detto che non sarei disposto a compierle"; ribatto consapevole di ciò che sono e di ciò che sarei in grado di fare per coloro che amo. Senza perdermi ulteriormente in questa discussione, decido di scendere nuovamente al piano di sotto per controllare le ragazze. Bonnie è in cucina e sta bevendo un succo, mentre Caroline ed Helene parlano in soggiorno. Mi avvicino alla mia amica strega con l'intento di domandarle se ha trovato o meno un antidoto al pugnale ma, quando il mio corpo varca la soglia della cucina e gli occhi di Bon Bon si poggiano sui miei, tutti noi udiamo il suono del campanello. "Non può essere Rick ha le chiavi"; affermo fra me e me, precipitandomi ad aprire, prima che sia Helene a farlo. "Che volete?"; Domando poco amichevolmente ai fratelli Morgan che si trovano davanti il mio ingresso. Per non mostrargli l'interno della mia casa e con essa coloro che vi sono dentro, tengo la porta socchiusa e sporgo il mio corpo a metà. "Siamo venuti perché dato che lavoriamo insieme trovavamo opportuno conoscervi meglio"; mi spiega pacatamente Fred. "Tornate più tardi, adesso c'è in casa la moglie di mio fratello ed anche le sue amiche"; mi invento come scusa per allontanarli dalla mia abitazione. "Noi siamo qui adesso"; ringhia Patrick cercando di farsi strada in casa con la forza. Riesco a contenere il suo corpo fino ad allontanarlo bruscamente, ma il mio gesto potrebbe costarmi caro. "Cosa nascondi?"; Chiede urlando Fred avvicinandosi con aria minacciosa a me. Provo a contrastarli, senza preoccuparmi di fare loro del male, però proprio quando decido di affilare i miei canini, un rumore di passi che conosco fin troppo bene mi paralizza. Helene è alle mie spalle consapevole che alla porta ci sono i suoi fratelli e, malgrado sia spaventata, si avvicina verso di loro. "Me. Lui sta nascondendo me"; afferma con assoluta determinazione la mia pulce. Atterrito dalla possibile reazione dei fratelli, faccio da scudo al corpo della mia migliore amica. "Helene?"; Domanda suo fratello Patrick fissando con aria incredula la sorella minore, che non vedevano da anni. "Che ci fai qui?"; Le chiede sempre Patrick sorridendo debolmente, sorpreso e forse anche lieto di rivedere la sorella, al contrario di Fred che tiene i pugni serrati e non emette alcun suono. "Questa è la mia casa...Nostra"; si corregge rivolgendo i suoi occhi verso di me. "Non sei venuta al funerale di papà"; esordisce con disprezzo Fred dopo un lungo silenzio. Helene scuote il capo ridendo con sarcasmo e amarezza, i suoi occhi sono lucidi ma sembra non importare a Fred, è troppo concentrato a generare rancore nei confronti della sorella minore. "Helene rientra in casa"; le consiglio osservando sottecchi entrambi i suoi fratelli. "No, aspetta sorellina"; la richiama con un tono di voce ambiguo e rauco Fred. "Forse è stato il destino a portarci fino a te...Tu hai qualcosa che apparteneva a nostro padre". Una sensazione di gelo discende su tutti noi, Helene mi scruta sgranando il suo sguardo, facendomi intuire che forse sarebbe più opportuno agire. "Chiama Stefan. Adesso"; le ordino con impeto, chiudendo la porta di casa per guadagnare del tempo prezioso. Stefan si precipita da me portando Helene in un luogo sicuro, nel frattempo accolgo in casa i due fratelli Morgan, ma questa volta con meno garbo e ospitalità. "Dov'è nostra sorella?"; Urla il maggiore abbastanza frustrato. "Lei è lontana da voi"; affermo derisorio, camminando avanti e indietro difronte a loro. "Lei ha un pugnale che potrebbe uccidere molti vampiri...Potremmo ripulire il mondo da quelle fecce"; mi propone Fred credendo realmente che io possa unirmi alla loro dilagante follia utopica. "Non credo sia possibile ciò...Sarebbe paradossale da parte mia accettare la tua proposta". Il mio sguardo è imbevuto di intenzioni poco gentili, sogghigno trasversalmente percependo scorrere nelle mie vene l'adrenalina che dilata e colora di rosso le mie pupille. Mi godo il suono strozzato dei loro respiri mentre affilo i miei canini proprio davanti ai loro occhi increduli. "Questo è impossibile"; esclama tremolante Patrick. "Da quando in qua i vampiri camminano indisturbati in pieno giorno?"; Commenta fra sé e sé Fred, avanzando verso di me brandendo un paletto di legno. "Non sono da solo"; li avverto sorridendo con aria vittoriosa. Indico con aria spavalda Caroline alle loro spalle, anche lei è abbastanza determinata a proteggere la sua amica. "C'è anche una strega"; li avviso costatando che Bonnie sta varcando la soglia del soggiorno. "Sì ed il mio ragazzo è un vampiro, potrei chiamarlo"; esordisce la mia adorata streghetta. I due fratelli spinti da un senso suicida patriottico si avventano ugualmente contro di me. Respingo con facilità entrambi scaraventando i loro corpi a terra. Caroline si avvicina e mi aiuta distraendo il fratello più piccolo in tal modo ho la possibilità di dedicarmi a Fred, che sembra essere più caparbio e forte. Rimango fermo a fissare gli occhi di Fred, sono freddi, aridi e senza amore. Lui è bramoso di attaccarmi ma quando brandisce il suo paletto contro di me il suo braccio si contrae bloccandosi. In momenti come questo mi rendo conto di quanto sia fortunato ad avere una strega per amica. "Sopor est rursus hostibus meis"; esordisce impetuosamente Bonnie, scagliando contro quei due la sua potente magia. I fratelli di Helene si accasciano sul mio pavimento, privi di forze. "Li hai uccisi?"; Domando alla mia amica che scuote il capo negativamente, deludendomi lievemente. "Li ho soltanto addormentati. Dormiranno profondamente per un paio di ore. Cosa hai intenzione di fare?"; Mi chiede dopo la sua esaustiva spiegazione. Scrollo le mie spalle, sul mio viso regna un'espressione dubbiosa e pensosa. "Un'idea credo di averla"; affermo dopo aver meditato qualche intenso secondo. "Li chiuderò con le catene ai polsi nella mia cantina. Così potrò tenerli a bada e potrò servirmi della loro esperienza con i demoni". Le due ragazze difronte a me mi scrutano poco persuase, poiché sono consapevoli che Helene potrebbe ribellarsi a questa mia scelta, malgrado tutto questi due cacciatori sono i suoi fratelli. "Ah per la cronaca Bon Bon sei stata fantastica"; mi complimento facendole l'occhiolino, sotto lo sguardo adirato e offeso di Caroline. "Anche tu biondina"; affermo sbuffando con gli occhi rivolti al tetto. Con l'aiuto di Caroline chiudo i due fratelli Morgan nella medesima stanza dove, più di una volta, mi rinchiuse Stefan. "Con queste al polso non vi muoverete"; esclamo nonostante non siano ancora in grado di sentirmi. "Pensi che sarà una soluzione definitiva?"; Mi domanda con preoccupazione Caroline. "No, ma ci farà guadagnare del tempo, con questi due fuori dai giochi sarà più semplice per me proteggere Helene"; le spiego serrando con le dovute precauzioni la porta della cantina. Ad aspettarci al piano superiore della villa ci sono Stefan ed Helene. Caroline ha avvisato mio fratello dopo che Bonnie ha addormentato con la sua magia i due Morgan, e lui è ritornato tempestivamente insieme alla mia migliore amica. "Damon!"; esclama Helene gettandosi con fervore e paura fra le mie braccia. "Dove sono i miei fratelli?"; Mi domanda facendo guizzare il suo sguardo freneticamente da una parte all'altra del soggiorno. "Helene ascoltami"; la mia voce è debole, temo che possa reagire negativamente e con rabbia alla notizia che le sto per dare. "I tuoi fratelli sono imprigionati nella mia cantina. Sono stato costretto a farlo per proteggerti"; mi giustifico tentennante, notando una strana luce nei suoi occhi. Contro ogni mia premonizione le labbra di Helene mi mostrano un enorme sorriso di sollievo. "Credevo che avessero preso il pugnale"; dice senza provare un briciolo di preoccupazione riguardo ai suoi fratelli. "Ho temuto il peggio, io non posso perderti Damon, malgrado tu sia per la maggior parte del tempo fastidioso, irritante, narcisista...". Sul mio viso compare una smorfia di dissenso; "puoi passare alla parte in cui dici che sono favoloso?"; Le chiedo interrompendo il suo lungo monologo. "Ecco, tu sei così Damon, stare al tuo fianco non è facile ma ne vale la pena, perché è proprio quando fai venir fuori la parte peggiore di te che io comprendo quanto tu sia umano". La stanza improvvisamente si svuota poiché gli altri hanno deciso di volatizzarsi, lasciando in tal modo che mi goda questo momento con la mia amica. Approfitto di questa solitudine per avvicinarmi a lei e, quando sono ad un soffio dal suo viso un po' pallido e sconvolto, inclino leggermente la testa verso destra, studiando ogni più sottile sfaccettatura del suo volto. "Ti voglio bene Helen, perché quando sono insieme a te esce fuori la parte migliore di me"; le sussurro con voce calda, spostando un ciuffo ribelle che le ricade sulla fronte. In realtà avrei dovuto dirle che la amo, per tale ragione è in grado di far uscire la parte migliore di me, sarebbe stato di gran lunga più sincero. Ma non voglio e non posso terrorizzarla con i miei sentimenti, e non voglio confonderla soprattutto adesso che sembra aver trovato un equilibrio stabile al fianco del suo nuovo ragazzo che, per quanto io lo detesti, trovandolo insopportabilmente perfetto, non posso in alcun modo negare quanto sia premuroso nei suoi confronti. Com'è strana e contorta a volte la vita, proprio adesso che ho compreso che sono in grado di provare amore, sono costretto a cedere a qualcun'altro la mia felicità. E per la terza volta, sto amando una ragazza che non è la mia.

Salve lettori, scusate se scrivo a rilento ma ormai sono un'universitaria ed ho poco tempo. Comunque in attesa del prossimo capitolo potreste leggere "A secret love". Ecco qui il trailer. PS avete commenti riguardo questo capitolo?

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