Capitolo ventuno: Un incubo che diviene realtà

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Guardo fuori la finestra della mia cucina, il sole è sorto da poco e accarezza appena il mio viso. In casa ancora regna un religioso silenzio, poiché le gemelle dormono beatamente così come la loro mamma e le sue due amiche. Tengo fra le mani una sacca di sangue che non ha un sapore particolarmente gradevole. "Quante volte ti ho detto che devi prendere soltanto del sangue giovane?"; Domando a Stefan che gusta la sua colazione seduto sul tavolo. "Il sangue che stai bevendo appartiene ad una giovane donna. Le tue papille gustative hanno qualche problema"; commenta ridacchiando di gusto. Poggio la sacca quasi vuota sul tavolo e mi siedo sbuffando. "É tutta colpa di Helene"; mi lamento lievemente agitato, tamburellando le mie dita sul tavolo. "Perché non vai a svegliarla tu?"; Mi domanda mio fratello, incitandomi implicitamente a rimediare ai miei innumerevoli errori. "Perché mi urlerebbe di andare al diavolo"; rispondo sospirando con estrema consapevolezza. "Tu e lei state attraversando un periodo complicato, ma questo non vuol dire che le cose non si aggiusteranno mai". Vorrei concordare con ciò che sostiene Stefan, però lo scorrere del tempo inizia a soffocarmi sempre di più, ed ogni giorno che trascorro senza di lei è un giorno sprecato che non potrò mai più riavere. "Questa sera ad esempio ci sarà il ballo a casa del sindaco"; mi rammenta mio fratello masticando quella specie di poltiglia bianca che lui chiama fiocchi d'avena. Corrugo la mio fronte e mi acciglio qualche secondo. Avevo completamente dimenticato il ballo a casa del sindaco, con tutto quello che è successo in queste ultime settimane è comprensibile che abbia dimenticato un evento così ridicolo. "Lei verrà con il dottorino"; borbotto in tono infastidito e iracondo, provando un'immensa gelosia nei suoi confronti. "Vieni anche tu. Dimostrale che ha preso la scelta sbagliata"; dice mio fratello con aria incoraggiante e determinata. "Inoltre a te lo smoking dona, Luke non può competere"; scherza dandomi una lieve pacca sulla spalla, ridacchiando di gusto. "Hai ragione fratellino"; ammetto alzandomi in piedi. "Non sarà quell'umano con il camice bianco a portarmi via Helene, né il destino né nessun altro"; affermo sicuro di me e del legame profondo che mi lega alla mia pulce. Non posso rinunciare a lei senza lottare, in fondo non sono ancora morto. Devo vivere adesso, e devo farlo anche per lei. "Adesso dovresti andare da lei"; mi suggerisce Stefan indicandomi il piano di sopra. Senza farmelo ripetere una seconda volta, velocemente, raggiungo la sua stanza. Apro la sua porta senza far rumore, mi avvicino al suo letto in punta di piedi ammirando il suo volto rilassato e dormiente. Mi paralizzo davanti al letto sul quale dorme beatamente, i miei occhi la scrutano intensamente e non si lasciano sfuggire neanche il più sottile dei dettagli. Le sue gambe sono scoperte dal lenzuolo, come sempre ha lottato con le coperte, invece il suo busto è rannicchiato sul lato destro e abbraccia il cuscino. Sembra una bambina fragile e piccola in questo momento. Il suo viso è incorniciato dai suoi lunghi capelli e le sue labbra dischiuse emettono un flebile suono che somiglia ad un mugolio leggero. Trovo impossibile non innamorarsi di tutto ciò. Mi avvicino ancor di più a lei, spinto dall'irrefrenabile voglia di accarezzare il suo volto lentamente e con tenerezza. Provando a non svegliarla mi siedo sul bordo del letto, spostando la mia mano in direzione del suo viso. Con il dorso accarezzo la sua guancia con estrema delicatezza e sempre allo stesso modo sposto una ciocca dei suoi capelli arruffati dietro al suo orecchio e, rendendomi conto che il suo sonno è realmente profondo, avvicinino le mie labbra alle sue decidendo di sfiorarle appena in un dolce bacio. Il mio gesto per fortuna non rovina il suo sonno, e dal momento che sono qui per trascorrere la mia giornata insieme a lei, senza il suo fidanzato fra i piedi, con voce morbida tento di svegliarla. "É ora di svegliarsi mia piccola pulce"; mormoro al suo orecchio, senza smettere di accarezzare il suo visino. Lei annuisce mugolando. "Damon?"; Domanda aprendo i suoi occhi, incontrando in tal modo i miei, che la scrutano con totale intensità. "Come stai?"; Le chiedo apprensivo. "Bene credo. Erano settimane che non venivi a svegliarmi". L'espressione sul mio viso è cupa, malgrado ciò provo a sorriderle. "Beh sono stato impegnato a salvarti la pelle"; commento increspando le mie labbra in un sorriso forzato e malinconico. "Adesso però sono qui. E voglio fare una cosa con te"; affermo energico, buttando giù dal letto il suo corpo. "Sei uscito fuori di testa per caso?"; Ride di gusto. "Sì del tutto"; ammetto ridendo insieme a lei. "Indossa una tuta, andiamo a correre. Oggi il sole splende alto in cielo, sarebbe un peccato non approfittarne"; le faccio notare indicandole la finestra che filtra i raggi del sole. "Per una volta hai proprio ragione"; replica guardandomi finalmente senza astio o rancore. "Per una volta?"; Chiedo fissandola adirato, fingendomi offeso. "Ti farò mangiare la polvere ragazzina poco rispettosa"; ribatto sogghignando in segno di sfida. "Andiamo vecchietto, non agitarti ti farà male al cuore"; mi deride sbattendo velocemente le sue palpebre. "Sai che non si provoca un vampiro"; le ricordo con uno sguardo quasi minaccioso ma giocoso. "Damon conosco quello sguardo"; mi ammonisce sporgendo in avanti le sue mani in segno di protesta, indietreggiando da me. "No!"; Urla con voce acuta e divertita non appena compaio alle sue spalle afferrando i suoi fianchi. "Presa...Sei una preda facile"; commento soffermandomi a guardare il suo viso. "Questo lo dici tu"; ribatte con orgoglio, liberandosi abilmente dalla mia presa con una semplice mossa di arti marziali. Rimango a fissarla con ammirazione; "è stato Patrick ad insegnarmela"; mi spiega fiera di sé stessa. "Devo ammetterlo sei stata brava pulce"; mi complimento facendole l'occhiolino. "Cambiati, ti aspetto giù"; dico riluttante, poiché muoio dalla voglia di ammirare il suo corpo. Mi era mancata da morire la sua risata, così tanto che è riuscita a risanare parte di ciò che in me è andato in frantumi. Non devo commettere errori adesso, altrimenti la perderò per sempre. Al piano inferiore c'è Stefan che mi fissa con un sorrisino da ebete stampato sul volto. "Ho sentito le vostre risate o mi sbaglio?"; Domanda lieto. "Hai sentito bene. Però non esultare troppo, finché Luke sarà il suo fidanzato sarà complicato avvicinarmi del tutto a lei". Mio fratello annuisce positivamente; "Lei adesso è impaurita. Con il tempo cambierà idea"; mi incoraggia, inconsapevole che questa volta il tempo non è affatto dalla mia parte. "Voi Salvatore confabulate troppo"; esordisce Helene scendendo le scale per raggiungermi difronte l'ingresso. "Siamo fratelli. Abbiamo i nostri oscuri segreti"; scherzo sgranando i miei occhi. "Andiamo signore oscuro"; mi ammonisce alzando lo sguardo verso il soffitto. L'aria è particolarmente fresca questa mattina ed è piacevole stare fuori, lontani dalla città, soprattutto insieme a lei. "Qualche giorno fa sono andata in palestra insieme a Luke, è stato divertente, ma niente potrà mai superare una corsa all'aria aperta in mezzo alla natura"; commenta la mia amica stirando i muscoli delle sue gambe. Al sentir pronunciare il nome di quel dottorino una lieve nausea percuote il mio stomaco. "Niente può competere con una corsa insieme al tuo migliore amico"; preciso con arroganza e presunzione. "Tu e lui siete così diversi"; afferma facendo una piccola smorfia, che trovo assolutamente adorabile. "Lo so. Io sono irresistibile, bello, affascinante, bravo a letto...". Mentre le elenco tutte le mie qualità e doti, tenendo addirittura il conteggio con le mie dita, lei mi interrompe ridendo. "Non era questo che intendevo io"; mi ammonisce sorridendo divertita. "Lui è un ragazzo sensibile..."; prova spiegarmi gesticolando. "Anche io lo sono. Una volta ho ucciso un coniglietto e ho provato un enorme senso di colpa"; intervengo con assoluto sarcasmo, notando che mi sta fissando sottecchi e con le braccia conserte. "Che c'è?"; Domando alzando le mie spalle. "Ho pensato che avesse anche lui una famiglia"; dico talmente sarcastico che neanche io sono in grado di prendermi sul serio. "Sei egocentrico. Vorrei tanto parlare seriamente con il mio migliore amico e confidarmi con lui sul mio ragazzo"; mi spiega lievemente frustrata, calciando una pietra vicino ai suoi piedi. Sospiro, intuendo che comportandomi in questo modo non otterrò mai il suo completo perdono. "Perché siamo diversi?"; Le domando facendo fatica ad accettare che lei mi parli di Luke. "Luke mi riempie di attenzioni, cioccolatini e cene romantiche. Tu di pizza, bevute e sarcasmo"; mi spiega sedendosi su di un tronco spezzato, poggiando le mani sulla sua testa. "Siamo migliori amici, quello che fa Luke è ciò che farebbe qualsiasi bravo fidanzato"; replico sedendomi al suo fianco, provando a comprendere cosa voglia dirmi realmente. "Tu sai che odio le cene romantiche, le trovo noiose"; si lamenta sbuffando, sfogandosi con l'unico al mondo che è disposto ad ascoltare le sue lagne riguardo il suo ragazzo, malgrado sia innamorato di lei. "Lo so, è per questo che ordino la pizza"; le faccio notare alquanto serio. "Sono contorta?"; Mi chiede con aria quasi disperata. Scuoto il capo sorridendole amorevolmente; "no. Devi imparare ad essere te stessa. Lui deve amare Helene Morgan, la ragazza svampita, goffa, coraggiosa e orgogliosa che sei. Non fingere, perché sei perfetta già così". Per quale ragione non è in grado di vedere quanto sia speciale? Lei è la ragazza più forte che abbia conosciuto, ha affrontato talmente tante tempeste da essere divenuta lei stessa una forza della natura. Chissà se lui la guarderà mai come la guardo io, o se osservandola penserà che è il dono più prezioso che potesse ricevere dalla vita. "E se non dovesse mai amare quella ragazza?"; Mi domanda impaurita e accigliata. "Allora non ti merita affatto. Perché tu sei speciale e se non dovesse capirlo vuol dire che non merita né il tuo tempo né il tuo amore". Affermo un po' impetuoso, cercando di farle comprendere che non lei ad essere sbagliata. "Mi mancavano queste chiacchierate con te"; mi rivela spostando i suoi occhi verso i miei che non possono fare a meno di sorriderle. "Adesso però corriamo, non siamo venuti qui per parlare"; le consiglio con un fastidioso dolore al petto. Lei si alza in piedi sorridendomi piena di allegria e spensieratezza, e leggo nel suo sguardo che è felice poiché mi ha ritrovato, il problema è che non ha la minima idea che presto mi perderà e che vorrei maledettamente vivere i miei ultimi mesi di vita insieme a lei, lontani da ogni cosa. "Dai vampiro corri"; urla correndo lontano da me, convinta che il suo vantaggio possa aiutarla. In una breve frazione di secondo la raggiungo, promuovendo sul suo viso un'espressione imbroncianta. "Non vale vampiro. Correre con te è estenuante"; Afferma dal momento che lei ha corso per diversi minuti. Scrollo le mie spalle ridendo; "Piccola pulce quando capirai che non potrai mai battermi?"; Le domando sogghignando. "Un giorno accadrà"; mi canzona del tutto convinta. "Continua a sognarlo"; la derido io, ammirando di nascosto le pieghe del suo sorriso. Lei è ancora la mia piccola pulce ed è il suo sguardo a suggerirmelo. Per quanto le cose fra di noi si siano rovinate, per quanto il nostro rapporto sia mutato e per quanto siamo confusi e smarriti, niente potrà mai cancellare del tutto il nostro legame. Lei è la mia migliore amica e sarà sempre così. "Adesso devo andare in ospedale. Ci vediamo al ballo?"; Mi domanda Helene risvegliandomi dl mio stato catatonico. "É un invito galante?"; Chiedo con irriverenza, consapevole che lei andrà con il dottorino. "Quasi...Ci sarà una novità"; mi informa un po' tentennante. "D'accordo pulce"; replico con un espressione perplessa e curiosa. Chissà in che cosa consiste questa novità così importante. Accompagno Helene in ospedale, e la saluto abbracciandola calorosamente difronte al dottorino che non ha smesso per un attimo di fissarmi sottecchi, mentre dei fulmini e delle saette lo circondavano. Tornando a casa mi rendo conto che forse è il momento migliore per morire è adesso...La mia adorata biondina perfezionista ha deciso di prendere lei le redini dell'organizzazione di questo evento, ragion per cui casa mia è divenuta una specie di foresta amazzonica. "Perché tutti questi fiori sono qui?"; Grido iracondo e con lo sguardo sgranato. "Perché hanno sbagliato l'ordine quegli idioti della ditta dei trasporti"; urla con voce acuta quella svampita di Caroline. Cerco con lo sguardo mio fratello, però non riesco a trovarlo, evidentemente ha avuto il buon senso di darsela a gambe. "Tutto entro questa sera dev'essere perfetto"; afferma in tono minaccioso mia cognata, facendo quasi tremare le mura della casa. "Io non la contraddirei più di tanto"; consiglio al ragazzo della ditta trasporti, che prova a convincere Caroline che non c'è alcun errore. "Adesso tu prenderai tutti i fiori e li trasporterai a casa del sindaco"; lo soggioga infine, decidendo di andare con lui per sistemare al meglio la location. "Damon, io tornerò questa sera, giusto in tempo per cambiarmi d'abito"; mi avvisa Caroline e dal tono di voce che sta usando intuisco che ha una mansione da rifilarmi. "Spero vivamente che tu, Rick e Stefan sarete in grado di vestire e pettinare le gemelle"; afferma in tono minaccioso. "Certo. Sono due bambine. Non dovrebbe essere complicato"; rispondo facendo sorridere con aria ironica Caroline. "Se le mie bambine dovessero avere un solo capello fuori posto voi tre vi ritroverete a pulire da cima a fondo la casa del sindaco alla fine della festa, così risparmieremo i soldi dell'impresa di pulizie". Deglutisco nervosamente, poiché nulla è più temibile di una madre apprensiva e metodica. La biondina esce di casa, lasciando a noi uomini l'arduo compito di preparare quelle piccole pesti. "Sei ricomparso"; esordisco con aria derisoria vedendo mio fratello comparire dalla biblioteca. "Ammetto che le crisi isteriche di Caroline possono essere violente"; dice il mio fratellino grattandosi la nuca. "Tu hai idea di come si fanno le trecce ai capelli?"; Domando a mio fratello che mi fissa totalmente ignaro e poco esperto. "Tu?"; Chiede a sua volta tergiversando. "No ma ho una soluzione"; esclamo prendendo il telefono dalla tasca dei miei jeans. "Damon mi hai lasciato da poco in ospedale"; mi fa notare Helene dall'altro capo del telefono. "Lo so però io e Stefan siamo nei guai e tu sei l'unica in grado di aiutarci"; replico cercando di mostrarmi il più disperato possibile. "Avanti dimmi che succede"; mi esorta un po' preoccupata. "Dovrai prepararti a casa mia per il ballo, poiché Caroline ci ha abbandonati per preparare la location e ha lasciato a noi il compito di preparare Josie e Lizzie". Helene scoppia a ridere. "Era questa l'emergenza? Comunque d'accordo verrò ad aiutarvi". Ero abbastanza sicuro che Helene non avrebbe mi rifiutato la mia richiesta d'aiuto, ciò significa che in fondo non hai dimenticato la nostra promessa di esserci sempre l'uno per l'altro, anche quando tutto sarebbe caduto a pezzi. Adesso stiamo vivendo un momento complicato, in cui i sentimenti mescolati alle delusioni sono i protagonisti, malgrado ciò continuo ad avere l'assurda certezza che quella promessa ci terrà legati per sempre indissolubilmente, d'altronde io e lei abbiamo condiviso quasi ogni cosa tra segreti, paure, sogni ed anche l'amore, che ahimè non siamo stai in grado di gestire. "Arriveranno i soccorsi!"; Esclamo strappando dalle labbra di mio fratello un sorriso di puro sollievo. "Hai avuto un'idea brillante"; si complimenta con me, soddisfando il mio ego. "Lo so"; rispondo con assoluta e sfacciata consapevolezza. "Questa sera il suo cavaliere sarà Luke, ma io sarò il suo principe"; affermo riferendomi ad Helene, guardando mio fratello con un ghigno vittorioso sul mio viso. "Sei così romantico quando ti innamori"; mi deride Stafan con una vocina acuta, simile a quella femminile. "Sei patetico...E poi senti chi parla, tu e Caroline vi ripetete non so quante volte al giorno quanto vi amate"; ribatto alquanto infastidito dal suo atteggiamento schernitore. "Corri a scegliere lo smoking principe azzurro, fra un po' arriverà la tua principessa". Con uno sguardo infuocato e adirato colpisco lo stomaco di mio fratello con un pungo. "Idiota"; gli dico scrollando le spalle, osservando il suo volto corrucciato e minaccioso. "Vuoi realmente lottare fratello?"; Mi domanda fissandomi in segno di sfida. "Quando vuoi fratellino"; lo provoco facendogli cenno con le mani di colpirmi. "Sai che sono più forte"; lo avverto divertito. In un fugace istante ci ritroviamo a lottare come due ragazzini. Sono trascorsi anni dall'ultima volta in cui io e lui abbiamo lottato soltanto per gioco. Purtroppo durante il corso di questo secolo le faide e le risse fra di noi erano reali e sanguinose e non vi era nulla di sereno e giocoso. "Andiamo fratellino è il meglio che sai fare?"; Lo schernisco costando le sue evidenti difficoltà a colpirmi. Fra una risata e l'altra riesco a bloccare il suo corpo. Tengo fermo il suo braccio dietro la schiena paralizzandolo del tutto. "Dopo tutti questi anni non hai ancora imparato a difenderti da me?"; Chiedo lasciando la presa su di lui. "Perché imparare subito quando ho difronte a me un'eternità di rivincite"; replica con il fiatone, sorridendomi divertito, il mio viso però ad un tratto si rabbuia, e fatico anche a guardare negli occhi Stefan. La mia vita adesso è a forma di clessidra e, lentamente, ogni granello che scivola giù dall'altra parte mi rammenta che il mio tempo qui, insieme a coloro che amo, sta per terminare. Non ho mai avuto tanta paura in vita mia come adesso, non per me stesso bensì per la mia famiglia poiché sono consapevole che la mia morte arrecherà dell'intenso dolore a Stefan. Abbiamo affrontato molte vicissitudini insieme, siamo stati lontani per molto tempo ma mai realmente divisi. "Damon stai bene?"; Mi richiama Stafan con un tono di voce apprensivo. Annuisco ritornando lucido; "Sì stavo pensando a quale smoking indossare"; affermo con poca serietà, facendo tornare il sorriso sulle labbra di mio fratello. "Abbiamo un problema con le gemelle"; esordisce Alaric con estrema disperazione. "Non vogliono indossare i loro vestiti. Continuano a ripetere che sono ridicoli...Chi è stato ad insegnare questa parola alle gemelle?"; Chiede sull'orlo di una crisi nevrotica. Com'è di consuetudine i loro occhi sono puntanti su di me. "Forse l'ho detto riferendomi al dottorino un paio di volte"; ammetto alzando le mani in segno di resa. "Perfetto allora risolvi tu il problema"; ribatte il mio migliore amico, indicandomi le scale dalle quali provengono le voci acute e assordanti di Josie e Lizzie. Fisso riluttante sia mio fratello che Rick; "Non è colpa mia se le tue figlie sono in grado di apprendere come delle piccole spugne"; controbatto in mia difesa. "Helene risolverà tutto, sarà qui fra qualche ora"; li rassicuro confidando nel talento della mia migliore amica di calmare le gemelle. Lei è strabiliante con Josie e Lizzie, nonostante non smette mai di ripetere che non ama i marmocchi. "Spera che sia così, o l'ira di mamma Caroline si abbatterà sulle nostre teste"; interviene mio fratello lievemente intimidito da ciò che potrebbe fare sua moglie a tutti noi. "Ho tutto sotto controllo"; li rassicuro stampando sulle mie labbra un enorme sorriso. "Adesso andiamo a bere qualcosa...Così inganneremo il tempo"; Affermo strofinando le mie mani fra loro. "E le bambine?"; Domanda Rick perplesso. "Le porteremo con noi"; replico scrollando le spalle. Anche se con riluttanza sono riuscito a convincere il mio migliore amico a mettere il naso fuori di casa e sia Josie che Lizzie sono entusiaste di poter trascorrere una giornata con i suoi due papà ed i loro zio. "Non distruggete il Grill"; Raccomanda Alaric alle piccoline che piene di entusiasmo corrono verso il tavolo da biliardo. "Sanno giocare?"; Chiedo a mio fratello con aria sconvolta; "sì, sono praticamente dei geni sotto forma di bambine"; scherza Stafan ridacchiando. "Ciao Elise". Saluto la barista, nonché la ragazza di Rick, però non posso fare a meno di notare quanto siano gelidi i loro sguardi. "Ciao Damon. Che cosa volete bere?"; Domanda a me, senza neanche degnare un minimo di attenzione al suo fidanzato. "Niente di forte, oggi siamo in dolce compagnia"; rispondo indicando le piccole che giocano correndo per l'intero locale. Elise si volta per portarci da bere delle semplici birre. "Devi dirci qualcosa?"; Chiedo al mio migliore amico che con uno sguardo fulmino si volta verso di me. "Tu invece, hai qualcosa da dire?". La sua risposta acida e provocatoria mi mette a tacere, poiché è chiaro che non ha voglia di parlarne. "Sei di pessimo umore. Messaggio ricevuto"; ribatto roteando i miei occhi, leggermente risentito. "Josie non toccare il cibo delle altre persone e soprattutto non usare la magia qui"; Urla all'improvviso Stefan, rimproverando una delle gemelle, intanto Elise serve ad ognuno di noi una birra, continuando ad ignorare Rick. "Brindiamo?"; Domando cercando di alleviare la tensione tra di noi. "A cosa?"; Interviene mio fratello prendendo fra le mani la sua bottiglia. "A noi tre. A questa famiglia un po' strana ma perfetta così com'è"; propongo sorridendo loro, rendendomi conto che Alaric ha uno sguardo spento e malinconico, e credo di sapere anche il motivo. "A noi"; esclama piano Stefan alzando in aria la sua birra; "a noi"; dice flebilmente il mio migliore amico guardando me con aria afflitta. "Possiamo brindare anche noi?"; Chiedono con aria innocente Josie e Lizzie. "Ma certo"; affermo prendendo entrambe in braccio, facendole sedere sulle mie ginocchia. "Elise, porta due succhi di frutta al mirtillo a queste due principesse". La barista sorridendo divertita, accontenta la mia richiesta e porta velocemente due bicchieri di succo alle mie nipoti. "Ti vogliamo bene zio Damon"; dicono in coro, strofinando i loro visi paffuti sul mio collo. "Vi voglio bene anch'io"; rispondo stringendole fra le mie braccia. All'improvviso Alaric si allontana da noi, senza una motivazione plausibile. Corrugo la mia fronte e consiglio alle bambine di rimanere insieme a Stefan. Raggiungo il mio migliore amico fuori dal locale, è fermo sul ciglio della strada con il viso rivolto verso il cielo. "Non voglio pensare anche a te ogni volta che osserverò il cielo"; esordisce percependomi alle sue spalle. "Isobel, Jenna, Elena, Jo...Non voglio perdere anche te, il mio migliore amico". Rivolgo i miei occhi verso le mie scarpe, e poggio una mano sulla sua spalla. "Come spiegherò alle bambine che il loro amato zio vivrà in cielo?". Mi spezza il cuore sentirlo parlare in questo modo. "Non ho avuto altra scelta. Un giorno racconterai a Josie e Lizzie il mio sacrificio, e loro capiranno"; affermo con un tono di voce sommesso. "C'è sempre un'altra scelta"; ribatte impetuoso con aria sofferta. "Non questa volta. Avresti fatto la medesima cosa se fossi stato al mio posto". Comprendo quanto sia difficile per lui lasciarmi andare, ricordo perfettamente il giorno in cui lui ha sacrificato la sua vita e quanto ho sofferto per la sua perdita. "La verità è che tu preferisci morire che vivere senza Helene. Tu hai paura di affrontare la vita senza di lei"; afferma puntandomi il dito contro. "Voglio che lei viva serenamente"; ribatto serrando la mandibola. "Non si tratta solo di questo". Osservo il mio migliore amico con aria perplessa poiché temo che le sue parole possano farmi ragionare su questioni che continuo a celare perfino a me stesso. "Ammettilo...Tu preferisci morire pur di non dover assistere alla sua vita felice senza di te al suo fianco. Sotto il tuo gesto eroico si nasconde del profondo egoismo". Fisso con aria torva Alaric, senza ribattere, dal momento che sono stufo di giustificare ogni mia azione. "Mi ha chiamato Caroline urlandomi che dobbiamo tornare subito a casa per preparaci"; esordisce Stefan tenendo per mano le gemelle. "Tutto bene?"; Chiede notando l'atmosfera tesa e pungente che si è creata fra me e Rick. "Non potrebbe andare meglio di così"; rispondo con sarcasmo dirigendomi verso l'auto. Tutti noi temiamo la morte di coloro che amiamo, so descrivere perfettamente come ci sente quando si perde qualcuno d'importante, tuttavia coloro che non hanno mai perso nessuno di caro non potrà mai comprendere la sensazione di vuoto e assenza che lascia la persona che una volta riempiva le nostre giornate. Rammento quanto fu complicato abituarmi all'assenza di Elena, per mesi la mia mano la cercava fra le lenzuola ed i miei occhi speravano di rivederla in mezzo ad una folla, oppure mentre beveva una cioccolata calda sulla veranda di casa sua. Esistono assenze che rimarranno eterni vuoti, è terrificante soltanto l'idea, però la verità, per quanto cinica e insensibile possa risultare, è che alla fine quel vuoto diviene parte di noi e lentamente ci abituiamo a quell'assenza. Le giornate continueranno a scorrere, le nostre vite si intrecceranno con quelle di altre persone e vivremo anche senza coloro che abbiamo perso, è inevitabile. Questo non significa che non penseremo più a loro, anzi ne avremo sempre nostalgia, solamente che le lacrime si trasformeranno in sorrisi quando penseremo ai giorni trascorsi e vissuti insieme a loro. Il dolore diverrà nostalgia e tutto sarà più semplice. Quattro anni fa non ero in grado di comprendere tutto ciò, e preferivo di gran lunga crogiolarmi sulle mie sofferenze e continuare a vivere nel passato, finché non ho conosciuto Helene, lei inconsapevolmente mi ha mostrato che il presente è di gran lunga migliore del passato e, trascinandomi nella sua quotidianità, nei suoi problemi e nei suoi sogni, senza volerlo mi ha restituito un valido motivo per vivere, ovvero lei. Forse il mio migliore amico ha perfettamente ragione. Ho paura. Terribilmente paura di vederla costruire una vita senza di me, ed è questa la ragione principale per cui preferisco morire piuttosto che lottare contro Lilith. Scendo dalla mia auto, ritrovando davanti la porta di casa mia la mia pulce che sbuffa e si lamenta borbottando. La raggiungo stampando sulle mie labbra un ghigno. "Aspetti il tuo principe azzurro?"; Le domando beffardo, cogliendola di sorpresa alle sue spalle. "Vi siete degnati di tornare"; afferma acidamente, guardando con uno sguardo iracondo anche Alaric e Stafan. "Zia Helene". Le piccole con i loro sorrisi riescono a placare l'ira della mia migliore amica, che al momento desidera prendere a sberle tutti e tre. "Ciao principesse"; le saluta abbracciandole. Tiro un respiro di sollievo entrando in casa; "è inutile che esulti vampiro, sono ancora infuriata con voi tre"; precisa entrando in casa. Salgo, senza emettere il più flebile dei suoni, al piano di sopra insieme ad Helene e le gemelle nella camera di quest'ultime. "Le bambine non vogliono indossare i loro vestitini"; sussurro sottovoce all'orecchio della mia migliore amica che, dal suo sguardo deciso, sembra avere una soluzione. "Josie, Lizzie"; le richiama con voce dolce e carezzevole. "Sapete che questa sera indosserò un abito come i vostri?"; Domanda ad entrambe che la fissano con occhi sgranati e attenti. "Non volete essere delle principesse?". Josie e Lizzie con entusiasmo annuiscono. "Sì vogliamo essere belle come te"; dice con assoluta tenerezza Lizzie. "Già"; la sostiene la sorella. "Allora correte ad indossare i vostri abiti, così vi farò anche delle lunghe trecce". Il sorriso spontaneo e affettuoso di Helene è riuscito a coinvolgere le piccole. "Sei fantastica con loro"; mormoro al suo orecchio, notando con la coda dell'occhio che la sua pelle al suono della mia voce è divenuta turgida. "Sono loro ad essere speciali"; replica divenendo inspiegabilmente rossa in viso. "Zia Helene"; La richiama Josie mostrandosi con indosso il vestito. "Dimmi tesoro"; replica Helene voltandosi verso di lei. "Questa sera ballerai con lo zio Damon?"; Chiede innocentemente, generando del panico nella mia amica che inizia a tentennare con difficoltà. "In realtà..."; la sua voce è tremolante, ragion per cui decido di intervenire, ma non in suo soccorso. "Certo che ballerà con me Josie. Lei è la mia principessa". Helene mi scruta con uno sguardo piuttosto inquieto. "Anche io sono la tua principessa"; afferma impettita e quasi offesa mia nipote. "Certo...Anzi sai che ti dico che preferisco te e Lizzie a lei"; scherzo facendo l'occhiolino a Josie che ridacchiando torna da sua sorella. "Le bambine non devono soffrire a causa dei nostri dissapori"; le spiego corrugando la mia fronte. "Lo capisco è solo che...". La sua voce si spezza, senza continuare più la frase. "E solo che?"; Domando morendo dalla curiosità di sapere cosa voleva esprimere. "Nulla vampiro". Prova a sorridermi fingendosi totalmente indifferente. "Comunque non ho mentito. Un ballo dovrai concedermelo"; l'avverto sfoggiando un atteggiamento irriverente e lievemente autoritario. "Ho litigato con Luke prima di venire qui"; mi rivela con un'espressione afflitta. "Vorrei realmente e con tutto il mio cuore dirti che la cosa mi addolora...Ma sarei fin troppo fittizio, ragion per cui mi limiterò a domandarti cosa è successo". Il mio senso dell'umorismo le fa perdere le staffe, spingendola a lasciare la stanza. "Cosa vuoi Helene?"; Domando con un attagliante senso di frustrazione. "Voglio soltanto confidarmi con te. Con il mio migliore amico"; risponde rabbiosa ma anche con molta malinconia nei suoi occhi. "Fallo. Io sono qui e ti ascolterò, ma non puoi pretendere che io finga di essere felice per te e Luke"; chiarisco con altrettanta rabbia dentro di me. Respiro a tratti, osservando la mia pulce con occhi totalmente sommessi e affranti. "Raccontami cos'è successo". La esorto a parlare, provando a rinunciare alla forte gelosia che provo per lei. Lei con difficoltà si avvicina da me, tentando di parlare con me senza più urla. "Odia profondamente il nostro legame. Teme che prima o poi io preferisca te a lui"; mi spiega arricciando il suo naso, strappando senza volerlo un sorriso dalle mie labbra. Tocco il suo naso all'insù e lei scoppia ridere. "Sai qual è il vero problema?"; Chiede spostando il suo sguardo verso il mio. Scuoto il capo rimanendo in silenzio, attenendo la sua risposta. "Che ha ragione. I suoi timori non son infondati". Accarezzo la sua guancia dolcemente, poggiando le mie labbra sulla sua fronte. "Adesso corro a prepararmi anche io"; afferma schiarendo la sua voce, fuggendo praticamente via de me e simbolicamente anche dai suoi reali sentimenti. Dopo ore ore di preparati, Caroline è tornata a casa giusto in tempo per cambiarsi d'abito. Per fortuna ha trovato le sue bambine perfette, e tutto grazie ad Helene che è ancora chiusa in camera, al contrario di noi uomini che siamo pronti da diversi minuti, e siamo stati gli ultimi a prepararci. Non è vero che è soltanto un vecchio cliché quello delle donne che ci stanno ore per prepararsi, ho vissuto abbastanza a lungo per poter affermare che è la pura realtà. "Morirò con questo smoking addosso"; borbotto spazientito, camminando lungo il corridoio dell'ingresso. "Moriremo tutti e tre con questi addosso"; precisa mio fratello con aria annoiata. "Siamo pronte"; afferma sbuffando adirata Caroline scendendo le scale, sotto lo sguardo innamorato di suo marito. "Sei patetico"; dico deridendo mio fratello che, con aria beffarda, mi indica di guardare avanti a me. Quando i miei occhi si ritrovano ad ammirare Helene con indosso l'abito che ha scelto insieme a me, il mio cuore cessa di battere ed il mio corpo di rispondere ai miei comandi. La scruto completamente incantato, senza riuscire a smetterla di guardarla inebetito. "Hai la bava alla bocca. Chi quello patetico adesso?"; Mi schernisce quello stolto di Stefan. "Sta' zitto"; lo ammonisco spingendolo via da me, porgendo la mia mano verso Helene, per aiutarla a scendere l'ultimo gradino. "Non sono io il tuo cavaliere, però sarà un vero onore accompagnarti alla festa"; sussurro al suo orecchio, facendola sorridere appena. Apro elegantemente lo sportello dell'auto alla mia pulce; "potrei abituarmi a tutto questo"; scherza sistemando il suo vestito. "Sarà compito di quel dottorino"; replico poco serio sedendomi al volante, dirigendomi verso la casa del sindaco. Durante il tragitto non abbiamo fatto altro che parlare e ridere, soprattutto quando lei ha iniziato a cantare le canzoni alla radio. Ma ahimè la magia fra di noi si dissolve quando arriviamo a destinazione. Davanti l'ingresso della casa del sindaco c'è Luke in smoking che aspetta la sua ragazza, e quest'ultima praticamente corre fra le sue braccia. "Ti ho promesso che ti avrei aspettato qui"; le dice colmo di gioia il dottorino. "Ciao Luke"; lo saluto forzatamente e pieno di rancore e gelosia. "Ciao Damon! É un piacere vederti"; afferma ignaro della lite avvenuta ieri fra di noi. Evito di dilungarmi nei convenevoli, poiché per me non è affatto un piacere vederlo. "Un viso amico"; esclamo costando che vi è Enzo dentro casa. "Carino il tuo rivale"; mi fa notare il mio amico indicandomi Luke mentre bacia la mia pulce con amore. "È una sanguisuga"; commento disgustato e irritato. "Dov'è Bonnie?"; Chiedo provando a non guardare la mia epocale sconfitta a pochi metri da me. "Eccomi qui!"; Esordisce la mia amica con prorompente allegria. "Sei uno splendore"; mi complimento con la mia streghetta. "Lo dice di tutte"; afferma Caroline avvicinandosi a noi. "A te non l'ho detto"; le faccio notare in tono beffardo, sogghignando. "Odioso"; borbotta alzando gli occhi al cielo. "Helene è davvero bella"; commenta mia cognata con aria sognate. "Già è bellissima"; dico flebilmente fra me e me, ammirandola da lontano colmo di rimpianti e divorante nostalgia. "Luke sembra amarla davvero". Il commento di Caroline, se pur innocente, desta la mia rabbia. "Oh no! Non iniziate a fantasticare sul giovane medico affascinante che salva le vite ai bambini...Perché è un noioso cliché". Ammonisco in tempo le mie due amiche, poiché so perfettamente quanto siano brave a costruire castelli con le loro bocche pettegole. "Calmati Damon. Non è colpa mia se lei ha scelto un altro"; si giustifica la biondina facendomi ridere con ironia. "Ti rammento che è colpa tua se lei le ha chiesto di uscire"; ribatto focosamente, puntandole il dito contro. "Tu avresti dovuta fermarla, perché era quello che voleva lei. Helene voleva te"; controbatte fissandomi sottecchi. "Incolpa te stesso per la tua infelicità"; conclude Caroline, allontanandosi per raggiungere Stefan e le sue bambine. Mi rendo conto che sia Enzo che Bonnie mi osservano intimiditi; "In parte sai che ha ragione"; interviene Bon Bon, difendendo la sua migliore amica. "Vado a fare un giro"; dico sull'orlo di un esaurimento nervoso. Volontariamente mi avvicino alla coppia tutto miele. Helene mi scruta agitata, forse intimorita da ciò che potrei dire o fare difronte al suo fidanzato. "Ti stai divertendo?"; Chiedo alla mia pulce, dal momento che è la prima volta che partecipa ad un evento del genere in una cittadina così piccola. "Sì, è così bella questa villa"; commenta guardandosi attorno con aria estasiata. "Dov'è la tua dama Damon?"; Domanda Luke con un attegiamento lievemente provocatorio. Gli sorriso con sarcasmo, trattenendo la mia voglia di rompere l'osso del suo collo. "Per uno scherzo beffardo del destino lei è in compagnia di un altro"; rispondo poco serio, scrollando le mie spalle. "Damon è in vena di scherzare. Lui non ha una ragazza"; interviene Helene fulminandomi con lo sguardo. "Come mai?"; Domanda sempre più incuriosito il dottorino. "Perché l'ha persa in un incidente tanti anni fa". La mia pulce continua a parlare al posto mio, poiché teme che, in qualche modo, possa rovinarle la festa con il suo cavaliere. "È terribile. Mi dispiace davvero molto". Annuisco serrando la mandibola. "Quell'evento mi ha cambiato totalmente. Tuttavia alle volte la vita sa essere sorprendente. Credevo di essere morto anche io in quell'incidente, ma non era vero e l'ho compreso soltanto quando ho incontrato la ragazza di cui sono perdutamente innamorato". Lo sguardo del dottorino è cupo e mi accorgo che continua a stringere con vigore la mano di Helene, quest'ultima invece continua a fissarmi con la bocca dischiusa ed un'espressione sconvolta. "Luke, potresti portarmi da bere?"; Gli chiede con il chiaro intento di rimanere da sola insieme a me. "Certo"; replica alquanto titubante, lanciandomi un'occhiata infuocata. Helene con impeto prende la mia mano, trascinandomi fuori la festa, precisamente nel giardino esterno. "Damon smettila di comportarti in questo modo! Sei inopportuno e tremendamente irritante"; mi rimprovera urlandomi contro furente. "Non posso! Chiaro?"; Chiedo retoricamente troneggiando difronte al suo corpo tremante. "Io ti starò addosso, seguirò ogni tuo passo se sarà necessario e non ti lascerò neanche un secondo"; sussurro con voce sicura e roca, immergendo il mio sguardo nel suo. "Sei estenuante"; ribatte spingendomi via, consapevole che la mia vicinanza è un pericolo per la sua relazione con Luke. "Anche tu lo sei"; preciso guardandola sottecchi. "Questa è una serata importante per me. Non rovinarla, hai già fatto abbastanza non credi?". Sposto il mio sguardo beffardo scuotendo il capo. "No, sono fiero di averti rovinato prima i tuoi appuntamenti con lui, il weekend a casa sua ed infine questa serata". Il mio comportamento del tutto ostico inizia a complicare ogni cosa, e mette a dura prova la sua pazienza. "Per favore, se sei realmente il mio migliore amico...Ti scongiuro non rovinare questa festa"; mi supplica con occhi imploranti e lucidi. Sospiro serrando i miei pugni, detestando la potenza del suo sguardo che mi atterrisce tanto da farmi diventare il suo schiavo. In perfetto silenzio raggiungiamo gli altri all'interno della casa, Helene ritorna fra le braccia del dottorino ed io non posso far altro che inghiottire questo boccone tossico quanto dell'acido. Considerando che la mia vita non potrebbe essere più disastrosa di così, mi concedo l'unica fonte di appagamento che mi rimane. Riempio fino all'orlo il mio bicchiere con del whisky e lo bevo praticamente tutto d'un sorso. A farmi compagnia c'è Enzo, che non riesce a smettere di fissarmi con apprensione. "Sono un ballerino migliore di lui"; brontolo mettendo il broncio, continuando a torturarmi con masochismo. "Ballare insieme a lei dovrebbe essere nella lista delle cose che devi fare prima di morire"; ironizza il mio amico, incitandomi a dirigermi verso la pista da ballo. "Hai perfettamente ragione"; affermo dandogli una pacca amichevole sulla spalla. Prima di rubare la dama al dottorino, aggiusto le maniche del mio smoking ed anche il colletto della camicia e, con assoluta determinazione e sicurezza in me stesso vado incontro ad Helene. "Se non ricordo male mi hai promesso un ballo"; esordisco con voce roca alle sue spalle, paralizzando il suo intero corpo. Luke si pone fra me e lei, infastidito dalla mia proposta del tutto lecita. Helene mi scruta profondamente con viva malinconia. "Sono certo che lei vorrebbe riposare"; si intromette il dottorino, rischiando di risvegliare la mia ira. "Luke è tutto apposto"; lo ammonisce la mia amica infastidita dal suo atteggiamento poco rispettoso e possessivo. Con irriverenza sorrido beffardo a Luke provando un'immensa e gratificante soddisfazione."Balli insieme al tuo migliore amico?"; Le chiedo nuovamente porgendole la mano. "Con estremo piacere"; risponde con un abbagliante luce negli occhi, afferrando la mia mano. Mi inchino difronte a lei che continua a ridere divertita. Per anni l'ho deliziata con i miei racconti riguardo questi eventi mondani nei quali si ballano i lenti, e lei ha sempre desiderato prendervi parte e mi derideva poiché non riusciva a immaginarmi con indosso un abito nero mentre ballavo sulle note di un valzer. "I tuoi desideri sono stati esauditi"; sussurro al suo orecchio premendo il suo corpo contro il mio. "Grazie a te vampiro"; replica a voce bassa, stringendosi a me mentre la cullo a ritmo della musica. Con lieve arroganza le mostro le mie doti di ballerino facendo roteare con destrezza e agilità il suo corpo, muovendo i miei piedi con assoluta precisione seguendo i tempi della musica. "Non smetterai mai di sorprendermi"; mi dice abbozzando un lieve sorriso, poggiando le sue mani intorno al mio collo. "In tal modo mi troverai sempre affascinante"; replico beffardamente, percependo un leggero senso di felicità. Adesso che la tengo stretta fra le mie braccia ed ogni suo sorriso è destinato soltanto a me, io non posso fare a meno di sentirmi bene. "Posso riavere indietro la mia dama?"; Esordisce alle mie spalle Luke con un tono di voce severo e per nulla amichevole. "Prova a non agitarti. Non con me"; gli suggerisco voltandomi verso di lui con astio. "Ti ho capito sai...Fingi di essere suo amico soltanto per portartela a letto". Helene sgrana i suoi occhi e, consapevole che il suo ragazzo ha innescato la mia ira, poggia una mano sulla mia spalla. "Rassegnati amico del cuore, lei si addormenterà al mio fianco per il resto dei suoi giorni"; continua a provocarmi ignaro di ciò che potrei fargli soltanto sfiorandolo. Digrigno i miei denti, divorato da un accecante rabbia funesta, che ha preso il controllo del mio corpo. Colpisco con veemenza il suo viso con un pungo dritto e violento, tanto da stenderlo completamente. "Sei soltanto ridicolo"; gli urlo contro pronto a sferrargli anche un calcio alle costole. "Damon. Lascialo"; mi ordina Helene afferrando il mio braccio. "Calmati adesso". Con il dorso della sua mano accarezza il mio viso. La folla intorno a noi accerchia Luke che mugola di dolore. "Gli ho rotto il naso. Non fatene una tragedia"; esclamo infastidito dagli occhi annichiliti e impauriti degli altri invitati. "Andiamo da un'altra parte"; mi consiglia la mia migliore amica afferrando la mia mano trascinandomi al piano di sopra. "Come ti è saltato in mente di colpirlo in quel modo? Avresti potuto ferirlo gravemente"; mi rimprovera chiudendo entrambi nella camera da letto del sindaco. "Sai era quello il mio obbiettivo"; rispondo senza il minimo rimorso. "Perché ti comporti in questo modo?"; Mi domanda corrugando il suo viso in un'espressione afflitta. "Perché mi fa perdere completamente il senno vederti al fianco di quello lì. Perché odio profondamente il fatto che tu abbia scelto lui e non me! E detesto con tutto me stesso dover fingere che non sei mai fra i miei pensieri o che la notte non mi sveglio sentendo la tua mancanza. Sono stanco Helene...". Ormai privo di parole con assoluta irruenza mi impossesso della sua labbra, baciandole con profondo ardore. Fingere è diventato impossibile per entrambi e resistere ai nostri desideri è pressoché pura utopia. Le sue labbra contro le mie sono pura poesia, le bacio lentamente imprimendo questo momento con avidità nella mia mente. Le mie mani accarezzano il suo viso ma delicatamente le lascio scivolare sul suo corpo, che risponde ad ogni mio tocco vibrando. Sposo le mie labbra fameliche e irruente sul suo collo, strappando dalla sua bocca lievi gemiti che tenta di trattenere. Lei non prova neanche a ribellarsi a me è totalmente sotto il mio controllo, e da ciò deduco che non desiderava altro che fare l'amore con me, e dato che sono un gentiluomo ed il suo migliore amico soddisferò ogni suo desiderio. Senza controllo sposto la mia mano verso la cerniera del suo vestito che agilmente tiro giù lasciando cadere il vestito sul pavimento. Senza fiato continua a guardarmi colma di lussuria e intesa brama, ed io guardo lei nel medesimo modo. Mordo il labbro troneggiando difronte al suo corpo seminudo, lei rimane immobile respirando a tratti mentre le mie mani tornano ad accarezzare la sua pelle turgida e nervosa. Inclino il mio viso sogghignando, rendendomi conto che le sono mancato più di quanto lei stessa è in grado di ammettere. Premo nuovamente le mie labbra contro le sue e, cogliendomi di sorpresa, lei prende l'iniziativa di spogliarmi. Lascia cadere la mia giacca per terra, senza mai staccare le sue labbra dalle mie. Siamo completamente assuefatti dall'altro, tanto da essere più famelici e irruenti. Le sue dita sottili velocemente sbottonano la mia camicia che senza accortezza lancia via, soffermandosi a baciare il mio addome. Socchiudo i miei occhi, beandomi del tocco delle sue labbra sul mio corpo. Ho trascorso notti insonni a sognarle vaganti sul mio corpo. Tutto ci sta travolgendo senza lasciare spazio alla razionalità. Lei mi desidera ed io desidero lei. Tutto il resto l'abbiamo lasciato fuori da questa stanza. Spingo il suo corpo contro la parete intrappolandola in modo che sia sotto il mio completo controllo. La mia bocca spietatamente bacia la sua, mentre mi libero dei miei pantaloni che stanno diventando troppo stretti e fastidiosi. Dolcemente lecco il suo collo, mordicchiando la sua pelle mentre le sue labbra non possono fare a meno di ansimare. Ad un tratto però perdo il controllo della situazione, la mia piccola pulce mi spinge contro al letto, distendendomi con autorità. La osservo prendere le redini della situazione fra le mani e mi godo il momento. Senza il mio aiuto toglie le sue mutandine rimanendo nuda difronte a me e ciò non può che compiacermi fino a farmi sogghignare. Lentamente si avvicina a letto, muovendosi con assoluta sensualità, facendomi perdere completamente ogni barlume di razionalità. Provo a toccarla ma lei maliziosamente mi sorride indicandomi di rimanere fermo ed è ciò che faccio, anche se diviene più complicato non appena le sue mani iniziano a giocare spietatamente con l'orlo dei miei box. "Quelli si tolgono"; le consiglio ansimando, strappando dalle sue labbra una leggera risata. "Non rovinare questo momento"; mi ammonisce spostando il suo sguardo verso di me, fissandomi per qualche secondo con dolcezza. Dimenticando completamente le sue richieste, alzo il mio busto verso di lei, avvolgendo le mie braccia intorno al suo busto, tornando a baciarla ma questa volta con estrema delicatezza. Distendo il suo corpo fremente e sinuoso sulle lenzuola e, intanto, le mie mani accarezzano le sue forme lentamente. "Adesso ho soltanto voglia di fare l'amore con te. Niente giochi"; affermo terribilmente serio ad un soffio dalle sue labbra che rilasciano un sospiro pesante. Torno a baciarla con passione ma al contempo tutta la dolcezza che emano i nostri corpi. Accarezzando le sue cosce lisce e morbide l'invito a farmi spazio fra esse e, senza indugio e completamente bramosa di avermi, divarica le sue gambe senza mai lasciare le mie labbra, le bacia intensamente e da ciò riesco a percepire tutta la sua malinconia e la nostalgia di noi. Graffiando le sue cosce, a causa dell'intenso e appagante piacere che non riesco a trattenere, la faccio mia nuovamente. Ansimiamo l'uno sul viso dell'altra, incapaci di trattenerci, lei trema sotto le mie mani che la toccano dappertutto. Mi muovo dentro di lei sempre più velocemente fino a farle gridare il mio nome, incapace di controllare ciò che sta provando. Le sue mani stringono con forza i miei capelli soprattutto quando decido di spostare le mie labbra sul suo collo. Le nostre mani ad un tratto si intrecciano, i nostri respiri si infrangono fra loro così come la nostra pelle e le nostre anime tormentate. Invasa dal piacere Helene inarca la sua schiena ed in tal modo mi immergo completamente in lei. Le sue gambe non avevano mai tremato così tanto e non mi aveva mai stretto così ardentemente e passionalmente. Ormai fuori controllo, ci godiamo questo momento perfetto assaporando ogni istante. Nessun uomo mortale sarà mai in grado di donarle tutto ciò, ogni sospiro e ogni attimo di piacere che ha provato insieme a me, non riuscirà più a riviverlo con nessun altro e questo, anche se in parte, mi allieta poiché non potrà mai in alcun modo dimenticarsi di me, neanche se lo desiderasse con tutta sé stessa. Mordendosi con forza il labbro, Helene prova a non gemere troppo forte, al contrario di me che senza alcun pudore grugnisco piuttosto appagato. Ancora con il fiato corto continuo a sorreggermi sopra di lei, osservando i suoi occhi completamente fissi sui miei. Rimaniamo per diversi minuti fermi in questa posizione incapaci di ritornare verso il mondo esterno. "Avanti dillo"; la incito, intuendo che muore dalla voglia di urlarmi che è stato un errore. "Non ho bisogno di farlo. Lo sai già"; replica sospirando profondamente. "La verità è che sono un dannato egoista. A me non importa nulla di Luke e che tu lo possa amare. A me importa soltanto ciò che provo io verso te"; replico sfrontato, accarezzando con il dorso della mia mano il suo viso. "Anche io sono stata egoista. Ho fatto l'amore con te senza preoccuparmi dei sentimenti di Luke"; dice con uno sguardo spento. "Te ne sei pentita?"; Le domando gonfiando il mio petto, terrorizzato dall'idea che lei possa realmente iniziare ad amare Luke più di me. "No e credo che sia questo a farmi stare male"; replica poggiando la sua testa sul mio petto, lasciandosi cullare dalle mie braccia. "Ci sposeremo". Ad un tratto sento mancarmi la terra sotto i piedi. Per una piccola frazione di secondo penso sia tutto uno scherzo poco divertente, ma le lacrime di Helene che bagnano il mio petto mi rispediscono alla realtà e mi colpiscono violentemente. "Fra tre mesi, ci sposeremo. Ho accettato quando sei partito". Non ho più la forza o la voglia di ascoltare le sue vane giustificazioni. "Perché me lo dici adesso? Dopo aver fatto l'amore con me?"; Le urlo contro serrando i miei pugni, completamente ferito e atterrito. "Damon"; singhiozza impaurita dalla mia reazione. "Non voglio sentire un'altra parola da te"; le urlo contro furibondo. "Ti lascio andare migliaia di passi lontano da me, fra le braccia di un altro uomo. Perdonami se non sono stato in grado di esprimere il mio amore per te, se non sono mai stato abbastanza e se nonostante tutto ti ho amato lo stesso"; le dico rivestendomi velocemente, con lo sguardo totalmente sprezzante e deluso. "Ah scusami se io non sono nato con il camice bianco"; affermo con pungente sarcasmo. Il dolore di questa sua confessione mi ha del tutto abbattuto e le sue lacrime incessanti non fanno altro che farmi sentire un mostro, malgrado questa volta non sono io ad aver sbagliato. "Damon ti supplico non lasciarmi"; singhiozza correndo verso di me, aggrappandosi alla mia camicia. "Io ti amo"; dice sperando che dicendo di amarmi plachi la mia ira e la mia viva delusione. "Ed è per questo motivo che sposi un altro"; commento con estrema acidità. "Sei stato tu a ripetermi in continuazione di vivere una vita normale"; ribatte frustrata e con gli occhi devastati. "Alla fine ti ho chiesto di scegliere Helene. Non puoi avere entrambi"; le faccio notare con palpabile astio. "Ho paura va bene?"; Confessa scoppiando a piangere. "Non si sposa un uomo per paura. Lasciami da solo altrimenti non ho idea di cosa potrei fare". Esco dalla stanza sentendo scorrere nelle mie vene una rabbia inaudita e pericolosa. Cammino evitando qualsiasi contatto con chi mi circonda. Non riesco a ragionare, ho completamente perso il senno ed il senso di ogni cosa. Passo una mano sul mio viso, accorgendomi che ho iniziato a piangere. Sono stato definitivamente distrutto. Almeno sarà meno difficile morire fra tre mesi. Avrò una scusa valida per non partecipare al suo matrimonio. Mi siedo sul bordo della fontana della tenuta, che una volta apparteneva ai Lookwood. Vedo tutto intorno a me sfuocato. É come se non fosse reale ciò che ho scoperto, come se non stesse succedendo davvero a me. Provo un'intesa ira, tuttavia la delusione e l'amarezza che mi divora annulla ogni cosa, facendomi sentire svuotato e maledettamente ferito. "Damon"; urla Helene correndo verso di me con il fiatone. "Ti ho detto di lasciarmi andare"; ringhio ferocemente contro di lei. "Ed io non lo farò. Come tu non hai mai lasciato me quando avrei desiderato odiarti". Scuoto il capo con aria sofferta; "Tu mi fai perdere completamente la ragione...Eppure sei l'unica che mi rimane". Una lacrima solca il mio viso, proprio davanti ai suoi occhi tristi e afflitti quanto lo sono i miei. "Ti amo Helene e voglio il meglio per te. Ma vederti sposare con un altro...Va ben oltre ogni mio limite di sopportazione". Con disperazione scombino i miei capelli, provando un attanagliante senso di impotenza. "Avevi ragione, voglio una famiglia. Imparerò ad amare Luke". Bruscamente e con tutta la rabbia che ho accumulato afferro il suo polso; "sei venuta per sbattermi in pieno viso che sono incapace di darti ciò che brami?"; Urlo con uno sguardo talmente gelido da spaventarla. "Damon...Ho bisogno di te, sei la mia unica famiglia". All'improvviso realizzo quanta paura, a causa mia, emana il suo sguardo. Indietreggio da lei, intuendo che ho perso il senno, lei ha scelto e non ha scelto me. Fine della storia.

Ciao lettori ❤ cosa ne pensate di questo capitolo? Date voce ai vostri pensieri ci tengo molto!

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