CAPITOLO 2

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Alle 8 in punto ero davanti all’enorme cancellata nera che divideva la mia persona, da quella che forse sarebbe stata la mia nuova scuola. Suonai al citofono da cui non udii voce, ma semplicemente scattò il suono del cancello automatico.
Entrai timidamente ma procedendo rapido verso l'entrata, cercando di non badare agli sguardi curiosi degli alunni.
Le scale in marmo bianco davano un forte contrasto con il grande portone nero dai pomelli dorati, che segnava il confine con il giardino.
Non ebbi neanche il tempo di avvicinarmi che una donna sulla quarantina, con un enorme sorriso tirato ed una cartellata in mano mi attendeva fingendosi entusiasta.
-salve lei deve essere il signor Moon!-
Esclamò con una stridula viocetta. Mi porse la mano sorridendo in segno di saluto che io contraccambiai.
-Bettani Siu, ufficio studenti, mi occuperò personalmente di lei!-
Accennai un sorriso, ma ero troppo nervoso e terrorizzato dal eccessiva allegria della donna.
Prese il bedg bianco che portava al collo e lo strisciò  contro un piccolo apparecchio nero che suonò leggermente.
-prego mi segua!-
Io annuii semplicemente camminando goffamente dietro di lei.
Aveva un andatura professionale nonostante la leggera gobba, che faceva ondulare quei pochi capelli neri che le erano rimasti.
Indossava un cardigan rosso abbinato ai tacchi bassi e sotto una maglia nera come la gonna.
L'entrata era molto vasta. All'interno di essa non continuava più il marmo bianco, bensì delle moquette rosse trascurate e delle pareti tra il grigio ed il beige.
Dopo qualche minuto raggiungemmo l'entrata  dell'ufficio alunni.
Si bloccò davanti ad una grande porta in vetro opaco e legno di abete, su cui vi era scritto “Rettore Froglam”.
Diede un leggero colpetto alla porta, da cui provenì una voce profonda che ci dava il permesso di entrare.
Bettani mi mostrò un sorriso e mi fece spazio cortesemente, augurandomi un “in bocca al lupo” mente le passavo accanto.
Mi chiusi la porta alle spalle, tentai un sorriso che pensavo mi soddisfacesse e poi mi voltai.
Davanti a me un enorme stanza completamente nera, squarciata solo da una grande scrivania in legno di abete come la porta mi stava avvolgendo.
Inchiodati a i muri grandi schedari anch'essi di legno di abete erano aperti e  stracolmi di fascicoli.
Mi guardai intorno, bloccandomi quando sentì un verso rompere il silenzio. Indirizzai lo sguardo verso la scrivania, dove un uomo basso e grasso dal evidente parrucchino nero, mi scrutava con due occhi neri attraverso le lenti
-signor?-
Si interruppe aspettandosi una risposta.
-Moon, Elijah Moon signore!-
Esclamai quasi urlando cercando di non guardarlo in faccia.
Mi osservò per qualche secondo, poi pose gli occhi su tre fascicoli che teneva sulla scrivania  perfettamente curata,  sfogliandoli leggermente.
-Vediamo, Moon, Ho si eccola!-
Prese un fascicolo ed iniziò a leggerlo con attenzione
-Signor Elijah Jackson Moon. Qui è scritto che lei ha fatto richiesta di iscrizione-
Annuii leggermente non capendo perché dicesse una cosa che, ai miei occhi, appariva ovvia.
-vedo che ha superato a pieni voti materie come psicologia e biologia, avendo addirittura delle lettere di raccomandata dei sui precedenti professori ...-
Annui ancora, sentendomi anche un po' in imbarazzo.
-che corsi vorrebbe seguire lei?-
Rimasi un po’ interdetto da quella domanda e cercai di rispondere  il più educatamente possibile.
-Beh, ovviamente psicologia e biologia, ma devo ammettere mi affascina anche filosofia. Letteratura e se è possibile anche Fisica-
Alzò gli occhi dal fascicolo scrutandomi da capo a piedi
-da quello che leggo qui, deduco che materie di calcolo non le vanno a genio-
Si interruppe alzandosi dall’apparentemente comoda sedia da ufficio nera come la stanza.
Si avvicinò mi giro attorno appoggiandosi poi alla scrivania con i palmi delle mani,  rivolgendo sempre la sua attenzione su di me.
-infatti i suoi voti nelle suddette sono molto scarsi e ciò non giova certo alla sua ammissione.-
Deglutì a fatica iniziando a mordermi il labbro inferiore spasmodicamente.
Continuò poi a far passare il suo sguardo fra me ed il mio fascicolo.
-inoltre qui alla voce “ideale per il futuro” non ha dato risposta...-
Ormai non resistevo più alla tensione, quel  colloquio sembrava una tortura ed era iniziato da soli 5 minuti, o almeno così diceva l’orologio sopra la testa del rettore.
-mi spieghi il perché!-
Rimasi sorpreso da quella domanda.
Inspirai ed espirai cercando di riprendere il controllo
-beh, ecco, non è che non abbia idee, io, ecco io -
-lei!-
Chiese ormai spazientito
-io non so qual'è quella giusta ecco...-
Risposi frettolosamente.
Mi guardò come se stesse dicendo "e allora perché sei qui?"
Abbassai lo sguardo guardando le lucenti scarpe del rettore.
Espirò profondamente poggiando il fascicolo sulla scrivania.
-sa signor Moon, lei sarebbe stato un buon partito per questa scuola...-
Si sedette nuovamente sulla sedia,  sistemando le penne quasi fosse un vizio.
-ma purtroppo non è stata creata per gente indecisa sul proprio futuro ma, per plasmare menti che diano un futuro. Lei mi comprende vero?-
Non ebbi neanche il coraggio di guardalo in faccia sapendo già ciò che stava per dirmi.
-mi dispiace informarla che la sua richiesta è stata respinta-
Non lo feci finire.
Mi voltai sentendo gli occhi pizzicarmi. Aprii la porta ma nel mentre stavo per uscire, la voce del rettore mi bloccò
-non mi interrompa così signor Moon! Come le dicevo, la sua richiesta è stata si respinta, ma a tempo determinato-
Lo guardai perplesso voltandomi nuovamente.
-torni di nuovo quando saprà darmi una risposta, la Manhattan university avrà sempre un posto disponibile-
Accennò un sorriso e rimise il naso su delle scartoffie
Uscii chiudendomi la porta alle spalle. Bettani mi guardò capendo quale fosse stata la risposta del rettore.
Mi prese per la schiena e mi accompagnò lentamente verso l'uscita. Non disse niente, solo il leggero saluto chinando il capo e poi scomparve dietro le mura dell'Università.
Iniziai a camminare a testa bassa, schiacciando qua e là le prime foglie autunnali che cadevano dagli alberi.
Mi ritrovai senza farci caso al East River e decisi di sedermi su una delle tante panchine in pietra, accanto vi erano degli  alberi dalle foglie variopinte, le cui tonalità andavano dal verde al rosso e se ne potevano scorgere anche di gialle. Passai almeno un ora a fissare il fiume, chiedendomi cosa avrei fatto dopo una delusione del genere, ma fui interrotto dallo squillo del telefono.
-pronto?- non badai a chi fosse risposi e basta.
-Elijah sono io Silvý, mi servirebbe un favore- lasciò la frase in sospeso.
-certo dimmi pure-
cercai di non far trasparire la mia angoscia.
-beh ecco, so che domani è il tuo giorno libero ma, mi chiedevo se tu, non so,  potessi venire a lavoro per pranzo?-
Rimasi leggermente incuriosito da quella domanda ma non chiesi il perché, forse il lavoro mi avrebbe distratto un po’ ed i soldi guadagnati da qualche ora di straordinario, mi avrebbero fatto comodo.
-certo perché no!-
Risposi fingendomi euforico.
La senti sospirare dall'altro capo del telefono.
-grazie non sai quanto ti sia grata, ora devo andare ci vediamo domani-
Mise giù ed io posai il telefono in tasca alzandomi e guadando l'orologio che indicava le 11:30, non avevo nemmeno fatto colazione.
Tornai a casa e ordinai cinese almeno qualcosa mi avrebbe tirato su.
Finito di mangiare mi rimboccai le maniche ed inizia a pulire da cima a fondo l'intera casa, a lavoro finito si erano già fatte le 18.
Mi buttati sotto la doccia per darmi una rinfrescata e l’acqua sembrò scivolarmi addosso, portandosi dietro tutto ciò che era successo oggi.
Andai in soggiorno e mi guardai qualche serie che passavano in televisione e nel mentre cenavo con gli avanzi del pranzo.
Ad ora tarda mi fiondai sul letto, stanco morto lanciando i vestiti dove capitavano, rimanendo solo in boxer  data l'ancora presente grande calura.
Aprii leggermente la finestra che mi sovrastava ed in pochi minuti mi addormentai.

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