CAPITOLO 4

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Salutai un paio di colleghi dirigendomi nel retro, dove mi cambiai ed indossai l'orrenda uniforme.
Gioisy la proprietaria, si avvicinò sorridente con un enorme quantità di fondotinta e rossetto come sempre.
Mi diede un grande bacio sulla guancia sinistra, spalmandomici ciò che prima doveva essere la sua faccia e solleticandomi con i suoi ricci capelli biondo cenere.
-Elijah tesoro, come stai?-
Gioisy era quel classico tipo di capo, mamma chioccia, con cui puoi parlare di tutto e tutti.
-abbastanza bene Gioisy grazie!-
Fece un sorriso soddisfatto e poi mi punto gli indici addosso, imitando una spece di danza euforica.
-allora sarai pronto per il tuo primo giorno di servizio ad i tavoli!-
Il semplice sorriso che avevo in volto si tramutò in un espressione di gioia. A quanto pare qualcuno aveva ascoltato le mie preghiere.
-te lo sei meritato ,dopo tutte le volte che hai pulito questo lurido locale-
Allargò le braccia come ad indicarmelo, poi strisciò il pollice su un mobile lì vicino
-ora è talmente pulito che ci potrei-
Fu interrotta da delle urla provenienti dalla sala.
-noi vogliamo i cazzo di pancakes che fate il venerdì, ed oggi è venerdì quindi lì pretendo!-
Gioisy si mise una mano in fronte come rassegnata sbuffando un “ogni santo venerdì...”
La guardai perplesso, per poi dirigermi alla cassa, dove intanto alcuni miei colleghi stavano accompagnando qualcuno verso un tavolo, in cui vi erano seduti altri ragazzi, scusandovisi di qualcosa.
-beata Silvý che non deve subirli stavolta!-
Disse il cassiere lì vicino. Mi voltai nella sua direzione incuriosito.
Lo guardai un attimo ma non riconobbi chi fosse.
-perché? sono già venuti altre volte?-
Lui sbuffò come Gioisy.
-ogni venerdì vengono, pretendendo un enorme quantità di pancakes che normalmente prepara Silvy senza problemi, ma data la sua assenza oggi non possiamo darglieli.-
Sbuffò ancora, per poi riconcentrarsi sui nuovi clienti paganti.
In quel momento capì le parole della suddetta che mi aveva rivolto a pranzo.
Presi un bloc-notes ed una matita, che misi sull’orecchio destro.
Sarei andato io a risolvere quella situazione se non si fossero calmati.
Mi diressi tranquillamente al tavolo, con un enorme sorriso smagliante in volto.
Arrivato mi fermai, attirando l'attenzione di tutti quelli sedutivi.
Erano in quattro e mi accorsi subito che due di loro, un ragazzo alto, muscoloso, dai corti capelli castani, dalla maglia verde acqua ed una ragazza magrissima, dai capelli biondi, vestita di nero e rosa con cappellino abbinato, ci davano dentro, come fossero gli unici nel locale.
-salve cosa posso portarvi da mangiare?-
Un ragazzo dai capelli neri e gli occhi di un azzurro intenso come il mare, mi squadrò da capo a piedi
-dov'e la troietta dei pancakes?-
Chiese curioso, mentre quelli al tavolo risero di gusto.
Sapevo stesse parlando di Silvý e la cosa mi fece alterare non poco, ma mantenni lo stesso la calma, non volevo dare brutta impressione a Gioisy's.
-purtroppo ha avuto degli impegni e vi pregherei di non offendere la mia collega. Oggi ci sono io a servirvi!-
Terminai la frase con un sorriso tirato.
-ma come?! Che ingrata, era la mia cameriera preferita!-
Disse per poi battere il cinque all’altro ragazzo, ridendo.
-non credo sia educato offendere una persona alla sue spalle-
Dissi ormai spazientito, i tipi come quel ragazzo mi davano su i nervi.
-beh allora, sarai tu la nostra troietta dei pancakes  oggi ?!-
Mi guardò malizioso, mentre un altra risata, più forte di prima, si propagò per tutto il locale attirando l'attenzione delle persone intorno.
A sentirmi chiamare in quel modo persi la calma.
-ascoltami bene stronzo! Se c'è una troietta qui è la ragazza dai capelli biondi, che si sta strusciando da almeno  cinque minuti, sul tuo amico tutto muscoli!-
Indicai i due che mi guardarono, fermandosi. Il ragazzo invece parve divertito dalle mie parole e mi guardò con sfida.
-di un po', vorresti fartela vero?-
Mi guardò curioso, ed io gli risposi con un verso disgustato.
-non è tanto il mio genere di persona-
Fece una finta aria sconvolta, inarcando le sopracciglia e sbattendo rapidamente le palpebre.
-non dirmi che sei dell'altra sponda?-
Lo incenerii con lo sguardo, continuava a comportarsi come i bambini dell'asilo, era un vero idiota.
Normalmente non avrei badato a commenti del genere, ma quel ragazzo era proprio uno stronzo.
Si alzò un altra fragorosa risata ed io rimasi disgustato dalle sue parole.
Non gliel’avrei lasciata vinta facilmente.
Presi un post-it ed incominciai a scrivere delle ordinazioni. Li guardai tutti attentamente.
-allora vediamo, per la ragazza di facili costumi qui, il piatto più costoso che abbiamo, tanto non paga lei. Tutto muscoli, a te una bella bistecca!-
Enunciai per poi voltarmi verso la ragazza accanto alla bionda, a cui feci caso solo in quel momento.
I capelli e gli occhi neri come la pece la facevano apparire sciupata, in contrasto con la pelle pallida.
Indossava una giacchetta di pelle nera, un paio di leggings scuri ed una maglietta blu aderente, a mostrare il poco seno che aveva.
Mi scrutava fredda facendomi anche rabbrividire, sembrava volesse farmi del male.
Annotati un caffè e qualche biscotto per lei, per poi passare al fragoroso ragazzo dai capelli neri.
Sembrava aspettasse ciò che stavo per dire.
-per lo stronzo, i sui tanto bramati pancakes!-
Me ne andai lasciandoli interdetti, tutti tranne quella sottospecie di stronzo, il quale invece sembrò divertito.
Arrivato in cucina, ci fu un grande applauso generale ed io feci un inchino.
Preparai in fretta le ordinazioni, per poi servirle al tavolo cui erano destinate.
-buon appetito!-
Dissi allegramente soddisfatto del mio operato.
Mentre stavo per andarmene il ragazzo dagli occhi azzurri mi bloccò per un braccio.
-come ti chiami?-
Chiese sembrando davvero curioso
-non vedi il cartellino?!-
Afferrai con la sinistra il foglietto plastificato sulla divisa per mostrarglielo.
Lui mi guardò sogghignando e solo in quel momento, mi accorsi di quanto fosse bello.
Pelle olivastra a contornare delle grandi e sottili labbra rosso fuoco, inarcate in un ghigno.
Capelli neri, portai in un grande ciuffo verso dietro e due occhi che sembravano un mare in tempesta, da cui si potevano quasi vedere bene tutti i pensieri contrastanti, che gli frullavano per la mente.
E poi un piercing al sopracciglio d'argento.
Indossava una maglia nera a maniche corte a  delineargli i pettorali.
Notai solo in quel momento, che la ragazza corvina accanto a lui mi guardava in cagnesco.
Seguii il suo sguardo che puntava proprio sulla mia mano, ancora sotto quella del ragazzo.
La ritrassi rapidamente e me ne andai non facendo notare l'imbarazzo, anche se ero diventato rosso come un pomodoro.
Dopo che ebbero mangiato e se ne andarono, il ragazzo di prima ritornò indietro guardandomi serio.
-ci stavamo solo divertendo un po'-
Io in risposta, alzai lo sguardo incontrando il suo, fingendomi disinteressato.
-quello che fate voi non si può chiamare divertimento-
Il moro senza rispondere, lasciò cinquanta dollari sul bancone ed uscì, non prima di avermi guardato un ultima volta con i sui bellissimi e profondi occhi. Ridendo ancora.

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