CAPITOLO 26

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Non sapevo dove mi stava portando Richard, non me la sentivo di parlargli, ancora agitato da ciò che era successo, ma il viaggio fu abbastanza lungo da farmi addormentare sul sedile.
A risvegliarmi fu qualcosa che continuava a sfiorarmi la guancia fino a giungere sulle labbra, in maniera continua e delicata.
-Ehi piccolo svegliati, siamo arrivati-
La voce bassa e calma di Richard mi aiutò nel risveglio mentre aprivo gli occhi e notavo che a toccarmi era il suo pollice.
-Ti sei appisolato in macchina, e per quanto mi dispiaccia ti devo svegliare-
Slacciai la cintura e mi alzai dritto sul sedile, mettendo le gambe fuori dalla vettura.
Mi guardai intorno, trovando solo alberi e piccoli sassi bianchi a circondarmi.
-Dove siamo?-
Domandai ancora assonnato, stropicciandomi l’occhio sinistro e sistemandomi i capelli.
-seguimi che te lo mostro-
Mi porse la mano che afferrai un po' titubante.
Mi fece uscire dalla macchina, chiuse lo sportello e mi invito a seguirlo con un gesto della mano libera, senza mai lasciare la mia.
Dopo circa cinque minuti arrivammo in un piccolo prato, circondato da salici.
Lontani dalla città, che si scorgeva in lontananza, si potevano ammirare tutte le stelle che componevano il firmamento.
Lo spettacolo mi lasciò a bocca aperta, tanto che mi ci volle quale secondo per notare Richard allontanarsi verso quello che sembrava il centro di quel magnifico posto.
Mi affettati a raggiungerlo, senza però fare troppo rumore mentre correvo.
-Come mai mi hai portato qui?-
La domanda mi sorge spontanea, così come un dolce sorriso sul suo volto.
-Volevo farmi perdonare per il mio comportamento di prima. Questo posto è molto speciale per me ci vengo sempre-
Si fermò e distese sull’erba un telo, che solo in quel momento notai avesse in mano.
Mi fece accomodare e poi lui fece lo stesso.
-Perdonami se puoi, mi sono lasciato prendere dalla rabbia e dalla paura, per me è la prima relazione questa, ho sempre il terrore che vada a finire male ogni uscita che facciamo, come è già successo-
Solo quelle parole bastarono a farmi passare ogni dubbio sul suo comportamento.
Richard sembrava avere bisogno di certezze, e non mi sarebbero servite altre scusanti per perdonarlo.
La luna che splendeva in cielo illuminò il suo viso completamente rosso, e rivolto verso le dita, che si intrecciavano frenetiche tra di loro.
Afferrai le mani per attirare il su sguardo. Gli occhi erano languidi, e gonfi.
Un espressione di preoccupazione apparve sul mio volto.
-Cos'hai Richard a me puoi dirlo-
Incrociai il su sguardo sorridendo, e lui in tutta risposta mia afferrò per la nuca spingendo la verso di lui abbastanza da poter sfiorare le sue labbra con le mie.
In pochi istanti ci stavamo baciando. Erano morbide e calde, e nonostante la tensione iniziale da parte mia, per paura che reagisco come qualche sera fa, lo lasciai fare.
Dopo essermi tranquillizzato mi lasciai trasportare. Ma nonostante ciò, non mi sentivo a mio agio nel compiere quell’azione tanto romantica e intima.
Cercai di non pensarci, spingendolo leggermente e salendo sopra di lui a gambe divaricate.
Richard mi afferrò per i fianchi, spostandomi il sedere proprio sopra la sua erezione, lasciandomi per un attimo stupito.
Mi distaccai dalle sue labbra, osservando la sue espressione contrariata.
-Richard credo che dovremmo fermarci, almeno per questa volta-
Lo vidi rifletterci su un attimo per poi annuire, dopo avermi dato un altro bacio.
-Inizia a fare freddo, vuoi che ti vada a prendere qualcosa con cui copriti?-
Annuii e lo ringrazia, scusandomi di dosso e osservando mentre si alzava e ripercorreva i nostri passi.
Quando ormai era sparito tra gli alberi mi sedetti composto, e mi sfiorai le labbra continuando a pensare se avevo fatto bene a lasciarmi baciare o no.
Mi era piaciuto, non posso negarlo, ma non ero certo di aver fatto la cosa giusta, almeno nei miei confronti.
Le mie paure ed ansie scomparvero nel sentire un forte fruscio tra le fronde degli alberi.
Mi resi conto solo in quel momento che ero solo, in un luogo che non conoscevo, circondato da alberi da cui sarebbero potuti spuntare animali pericolosi.
Continuai a guardarmi intorno finché Richard non tornò con in mano una grande giacca nera.
-Scusa ma è l’unica che avevo in macchina-
Disse mentre me la porgeva.
La infilai lentamente, annusandola e sentendo odore di quello che sembrava cioccolato e menta mista a fumo.
Forse Richard fumava quando non ero presente.
Il ragazzo si sedette a fianco a me avvolgendomi con un braccio e facendomi distendere con lui.
Un altro suono provenne dagli alberi facendomi sussultare.
-tranquillo non ci sono animali pericolosi nei dintorni-
Mi rassicurò stringendomi a se.
Passammo così almeno un ora credo, dato che mi addormentai ancora fra le sue braccia.

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