CAPITOLO 14

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Dopo l'inaspettata ma piacevole visita di Claudia cercai di distrarmi, passando dalla televisione, ai libri, alle passeggiate per le viette nei pressi del mio appartamento, al mangiare qualsiasi schifezza presente nella mia dispensa.
Due serie TV, un libro es una ciotola di cereali ai frutti secchi dopo uno squillo del cellulare richiamò la mia attenzione.
Richard
-sto arrivando, perdona il ritardo-
Quel ragazzo era sempre educato qualunque cosa accadesse, pensai.
Cercai di rimettermi a posto e buttai le stoviglie sporche nel lavandino, lavandole frettolosamente.
Pochi minuti dopo sentii bussare alla porta.
-È permesso?!-
La voce gentile e ferma di Richard attraversò la porta rimbombando per tutta la zona pranzo.
-entra pure, è aperto!-
Urali con ancora le mani nel lavabo.
La porta scricchiolò, ed un sorridente Richard, vestito tutto di verde e blu, con in mano un mazzo di fiori, ne sbucò fuori.
Nel voltarsi verso di me si irrigidì e poggiò i fiori su di un mobiletto lì vicino, per poi raggiungermi e cingermi la vita in tutta fretta.
-Elijah! Cosa fai già in piedi? Devi riposare e non fare sforzi!-
E prese a spingermi verso il divano.
-Ma Richard, io sto bene, non ho bisogno di distendermi!-
Dissi per rassicurarlo.
Lui mi guardò, con quei suoi occhi verde intenso, con un aria preoccupata quasi spaventata in volto.
-non se ne parla Elijah. Tu ora ti rilassi e mi occuperò io di te, ho portato qualcosa di speciale!-
Sembrava molto euforico e per quanto quella situazione mi facesse sentire un bambino incapace, mi piaceva che si preoccupasse tanto per me.
Mi diede le spalle, si diresse verso l’ingresso, prese i fiori che aveva posato poco prima ed una bustina di plastica nascosta dietro lo stipite della porta.
Tornò indietro e mi pose il mazzo di fiori, lo guardai attentamente per poi riconoscere tante azalee messe a formare una sorta di piccolo fungo.
-delle azalee, che pensiero carino!-
Dissi fingendomi contento ,ma parve accorgersene guardandomi rattristato.
-c'è qualcosa che non và?-
Lo guardai dispiaciuto
-no no affatto, è solo che non sono un amante delle azalee-
Risposi cercando di evitare il discorso, ritornando a guardare i fiori.
Per quanto ricordi le Azalee indicano un tipo di amore verso la propria madre, probabilmente Richard non lo sapeva ma mi piacque comunque il gesto.
-Mi dispiace non lo sapevo, però posso rimediare!-
Disse e tirò fuori dal sacchetto tutti gli ingredienti per preparare una cena con i fiocchi.
Mi illuminai nel vedere che c’era anche del pesce, non ne mangiavo da tempo ormai.
-questa sera cucinerò io per te!-
Io sorrisi non sapendo cosa dire, lui in tutta risposta si mise subito ai fornelli.
Lo guardai cucinare con maestria come fosse un grande cuoco, e mi incantai spesso nel vedere come si destreggiava sui fornelli.
Dopo circa un'ora la cena era pronta.
Richard aveva trasformato l’isola della cucina in un tavolo da ristorante, con tanto di candele ed i fiori che aveva portato.
Impiattò il primo per poi raggiungermi, protraendo una a mano la che afferrai imbarazzato.
Mi tirò su con forza, facendomi uscire un piccolo verso di spavento.
Mi guardò negli occhi intensamente? sorridendo con fare sicuro e quasi mi incantai a quella vista tanto ammaliante.
-non preoccuparti. Non ti farò cadere-
Disse, per poi avvolgermi i fianchi con il braccio sinistro ed accompagnarmi sino alla tavola.
Con il braccio destro portò indietro la sedia, mi ci fece girare attorno per poi farmi accomodare, sempre con grande galanteria.
Dalla cucina prese i piatti e ne mise uno davanti al mio posto ed uno al suo.
Lo guardai attentamente, annusandone l’odore, rimanendone estasiato.
Linguine al sugo, come neanche i grandi cuochi in televisione sanno fare.
Richard si sedette, porgendomi un cucchiaio per mangiare.
-spero che ti piacciano!-
Disse per poi gustare la prima forchettata.
-eccome! È tra i miei piatti preferiti!-
-lo so questo-
Mormorò fra se e se.
Lo guardai confuso.
-come sarebbe a dire che lo sai?!-
Sembrò soffocare, iniziando a tossire all’improvviso, e  divenendo rosso in viso.
Si portò un tovagliolo alle labbra cercando di trattenersi, per poi rispondermi quando riprese fiato.
-volevo dire che lo speravo! Devo essermi espresso male-
Sorrise per poi riprendere a mangiare in tutta fretta e senza farmi altre domande anche io feci lo stesso.
Come secondo Richard aveva cucinato del pesce alla griglia, un altro piatto che mi faceva impazzire.
Al termine della cena, eravamo rimasti seduti a parlare di vari argomenti.
Dalle nostre avventure infantili, ai sogni per il futuro, dei nostri primi amori, argomento che a Richard sembrò dare fastidio, finché non arrivammo a parlare di ciò che era accaduto qualche sera fa.
Prima di aprire bocca presi coraggio.
Era ancora difficile per me parlarne e soprattutto con Richard, dato che sapevo di dovergli molto.
Nel momento in cui lui allungò la mano verso la mia e la strinse, mi ripresi e lo trovai a guardarmi intensamente.
Ormai non riuscivo a resistere al suo sguardo, al suo modo di fare, alla sua galanteria e gentilezza.
Ed in quel momento mi resi conto che forse, stavo iniziando a provate qualcosa per quale biondo tanto ammaliante quanto dolce.
Dischiusi le labbra e le parole uscirono tremanti, un misto di gratitudine e di vergogna.
-Grazie-
Lui sembrò illuminarsi e sorrise a quella semplice parola.
-lo rifarei altre mille volte per te-
Il tono di voce Calmo e quelle parole, mi fecero scogliere come la neve al sole.
D’improvviso Richard si alzò ed io lo imitai, si avvicinò a me lentamente ed in poco tempo le sue labbra erano ad un passo da me.
Il suo fiato caldo sul mio collo e la vicinanza, mi fecero desiderare un contatto che da tempo non avevo con nessuno.
Ormai le nostre labbra erano a pochi millimetri, ma fu proprio quando chiusi gli occhi e lui mi strinse i polsi, che strane immagini apparivano nella mia mente.
Mi fermai ed allontanai leggermente il viso.
Richard se ne accorse e mi guardò confuso.
-c'è forse qualcosa che non va?!-
Disse sotto voce.
Mi poggiò una mano sulla guancia destra, forse per farmi una carezza ma non ne ebbe il tempo, perché lo scansai frettolosamente.
Un altro contatto ed altre immagini sfolgoravano tra i miei pensieri.
La testa iniziò a farmi male e la strinsi tra le mani mentre cercavo di raggiungere il divano.
Richard si allarmò cercando di aiutarmi.
Io di risposta lo spinsi involontariamente.
-Elijah stai bene?! Mi stai facendo preoccupare!-
Cercai di riacquistare la lucidità e lo spinsi con tutta la forza che avevo in corpo verso l’uscita.
Richard cercò di fermarmi ma io non volevo mi vedesse in quello stato.
-Calmati Elijah!-
Quella frase balenò nella mia mente, riecheggiando nelle mie orecchie.
Accompagnava quei ricordi, che cercavo di mandare via, come se ne facesse parte.
-Ti prego Richard vattene! Non mi sento bene-
Ormai avevo raggiunto l’uscio e con le ultime forze spinsi Richard fuori dal mio appartamento, per poi chiudermi la porta alle spalle.
Corsi in bagno sentendolo lamentarsi dall’ingresso.
Arrivato mi appoggia al lavandino sciacquandomi la faccia, mentre immagini di mani attorno ai miei polsi, riaffioravano nella mia mente.
Frasi sconnesse, urla, un bagno malconcio di un bar e del sangue. Questo continuavo a vedere, questo continuavo a sentire, facendomi stare sempre peggio.
Mi buttai a terra spaventato non capendo cosa fosse tutto ciò.
Perché riaffioravano in quel momento, se erano davvero dei ricordi?
Perché mi provocavano un dolore tanto forte?
Domande senza risposta, a cui più riflettevo, più la mia testa mi doleva e sempre più urla cercavo di trattenere.
E di nuovo le vidi, offuscate e confuse, come ricordi che avevo cercato di dimenticare.
Come qualcosa che la mia mente, si rifiutava di ricordare.
La testa mi scoppiava e mi ritrovai rannicchiato sul pavimento, a guardarmi le mani con aria da folle.
Dovevo riprendermi, riacquisire la calma e la lucidità.
Impiegai del tempo, cercando di scacciare quelle immagini.
Provando a pensare ad altro, ma era davvero difficile.
Quando il dolore affievolì e riuscii di nuovo a tenermi in piedi, raggiunsi il soggiorno dove c’era il telefono.
Ancora barcollante e con la testa che mi girava, lo presi e cercai in fretta il numero di Silvý.
Mi rispose dopo pochi squilli, con aria assonnata.
-pronto?!-
Risposi subito senza neanche respirare.
-Silvý ti prego ho bisogno che tu venga qui alla svelta!
-Elijah?! Ma sono le 23 perché mi chiami a quest’ora?-
Ripresi fiato e le risposi.
-Silvý ho bisogno di te!-
Quasi urlai, sentendo la testa girare forte.
-ok fra venti minuti sono da te-
Non fece domande, sembrò allarmata, ma non chiese niente.
-ti prego fa alla svelta!-
Detto ciò chiusi la chiamata.
Guardai la porta di ingresso, non veniva più alcun rumore da fuori, probabilmente Richard doveva essersene andato.
Mi adagiai sul divano, respirando lentamente.
L’unica luce ad illuminare la stanza era quella prodotta dalle candele portate dal ragazzo, ancora accese.

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