CAPITOLO 21

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La mattina mi svegliai molto presto, intorno alle 8.
Stetti almeno un ora a leggere appoggiato alla grande finestra del soggiorno, e notando che le nuvole da pioggia che mi avevano accompagnato in questo giorni, avevano lasciato spazio ad un luminoso sole che spaccava le pietre.
Mi preparai con calma, scegliendo vestiti semplici. Felpa Marrone, pantaloncini blu ed un vecchio paio di scarpe bianco.
Intorno alle 9:45 uscì di casa.
Camminai tranquillamente, visto che la tavola calda era vicina e quando arrivai Silvý aveva appena finito di parlare con una collega di lavoro, che essendo di spalle non riconobbi.
Entrai con un leggero sorriso in volto, anche se di li a poco avrei affrontato un argomento su cui non vi era niente da scherzare.
Silvý mi notò quando ormai ero a pochi passi dal tavolo, salutandomi con un cenno della mano ed invitandomi a sedere difronte a lei.
Indossava un abito nero aderente che metteva in risalto la scollatura, sopra una giacchetta bianca di pelle, un paio di stivaletti anch'essi neri e dei bracciali d’argento così come gli orecchini che portava.
I capelli erano raccolti in uno chignon, il che metteva molto in risalto l’abbondanza di trucco usata quella mattina.
Mi sedetti al tavolo e subito iniziammo a parlare.
-Non ti dispiacerà se ho già ordinato vero?-
Chiese dispiaciuta.
-No no affatto, anche io non avrei aspettato se devo dire la verità-
La mora rise ed io con lei.
-Allora come stai? Spero bene dato che domani dovrai tornare a pulire i pavimenti-
Dovetti riflettere sulle sue parole un attimo.
Erano successe tante di quelle cose in una singola settimana, che a stento mi ero accorto dello scorrere dei giorni.
-Mi sono ripreso completamente, anche se devo ammettere mi mancherà passare ogni giorno sul divano, senza fare niente e guardando serie televisive-
Come finii di parlare, la collega con cui prima parlava Silvý le posò una tazza di tè ed un biscotto al cioccolato sotto al naso, con un sorriso smagliante in volto.
-Ecco a te Silvý il solito, il tuo accompagnatore invece…-
Si girò per poi fermarsi nel vedermi, sgranando dei piccoli occhi azzurri, e portandosi le mani sulla divisa del locale. Un attimo dopo esultò sottovoce.
-Elijah ciao! Come stai? Gioisy mi ha raccontato che hai vuoto un brutto incidente, ci siamo preoccupati un po' tutti-
La riconobbi soprattutto per la chioma riccia e rossa, si chiamava Melanie ed a quanto avevo sentito, era stata la prima dipendente del locale, nonché prima persona che mi abbia rivolto la parola, dopo Gioisy ovviamente. Una donna molto dolce sui quarant'anni, anche se le numerose rughe d’espressione la facevano apparire più vecchia, dedita al lavoro ed in grado di strapparti un sorriso anche nelle giornate più brutte.
-Tutto bene Melanie! Tu invece? Ti reggi ancora in piedi!-
La schernii e lei si mise a ridere fragorosamente.
-Lo sai bene che non sono così vecchia, ragazzino…-
Mi lanciò un finto sguardo arrabbiato che io contraccambiai sorridendo.
-Ma dai lo sai che ti voglio bene-
Melanie sembrò sciogliersi come il gelato, dandomi un grande abbraccio.
-Sei più dolce dello zucchero tesoro, ora però scusami devo tornare a lavoro-
Detto ciò salutò entrambi e poi si dileguò in fretta.
-Si è dimenticata di prendere le tue ordinazioni-
Puntualizzò Silvý.
-Lo so ma non possiamo farci niente ormai, e poi non sono venuto qui per mangiare-
-Si giusto, di cosa mi dovevi parlare?-
Iniziò a versare zucchero nella tazza, ed a mescolare rapidamente.
-Volevo chiederti della sera in cui sono stato male… È per caso successo qualcos'altro oltre a ciò che mi hai raccontato?-
Sorseggiò il the lentamente prima di rispondere, probabilmente nel tentativo di rifletterci a fondo.
-Beh allora, intanto la chiamata di quel ragazzo…Richard, mi è arrivata verso le 5 del mattino, mi ha chiesto conferma di chi ero e poi ha detto si farmi trovare davanti a casa tua. Quando sono arrivata aspettava davanti al portone, e tu eri fra le sue braccia incosciente.
Era evidentemente preoccupato, mi ha raccontato qualcosa di ciò che è successo mentre entravamo in casa tua, ha parlato di alcoll e degli avvertimenti che avevano dato in ospedale e mi ha consegnato le mediche prescritte dai dottori.
Ti ha messo sul letto ed è rimasto vicino a te tutto il tempo-
Cercai di ricordare tutto quello che mi stava dicendo, e di capirci qualcosa.
-Per caso è venuto con un auto blu, molto piccola e vecchia?-
Guardò un attimo la vetrata che dava fuori il locale.
-Se ricordo bene si-
-E ricordi anche la targa?-
-No affatto mi spiace-
Annui e poi le sorrisi.
-tranquilla, in realtà lo volevo sapere più per curiosità che per altro-
Mi guardò un attimo negli occhi e poi sospirò.
-Sei sicuro di stare bene Elijah? A me sembra più che curiosità-
Affermò sicura, ed in effetti aveva ragione, ma non me la sentivo di parlare delle strane “visioni” che avevo con lei.
Il rumore fragoroso che fece Silvý per alzarsi attirò la mia attenzione.
-Scusami ma adesso devo andare si sta facendo tardi, ci vediamo domani a lavoro. Comunque sia, non pensarci troppo, non servirebbe a niente-
Detto ciò mi salutò come all'arrivo, pagò alla cassa e se ne andò.
Rimasi qualche minuto, ancora seduto al mio posto, prima di alzarmi ed andarmene, con lo stomaco vuoto e la testa piena di pensieri.

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