Dopo venti minuti circa, arrivammo davanti ad un locale illuminato da forti luci al neon, le quali creavano un misto di figure verdi, blu e rosse, quasi fosse un paesaggio.
-Entriamo?-
Richard, mentre io ammiravo l’insegna del locale, si era avviato verso l’entrata, ed ora mi aspettava scrutandomi attentamente.
-si arrivo!-
Dissi accelerando il passo per raggiungerlo.
All’entrata del locale un uomo alto, vestito di nero, probabilmente il buttafuori, ci fermò chiedendoci documenti.
In quel momento sembrò ritornarmi in mente un piccolo dettaglio, non avevo ancora raggiunto la maggiore età.
Entrai nel panico per la probabile figura che avrei fatto difronte a Richard, il quale però, tirò fuori un fogliettino dalla tasca e lo mostrò al buttafuori.
-Richard River, ed accompagnatore-
L’uomo si spostò solamente, facendoci passare.
I miei pensieri si spostarono sul cognome di Richard, di cui non ero consapevole, che trovai tanto bello quanto breve.
Varcata la porta una musica assordante mi invase le orecchie.
Richard mi bloccò di scatto, guardandomi con la coda dell’occhio.
-quanti anni hai?-
Chiese freddo, uno sguardo di pietra si puntò nei miei occhi.
Chinai la testa imbarazzato.
-diciassette, perché?-
Non rispose, fece spallucce e tenendomi per il polso, mi trascinò attraverso la pista da ballo, tra i corpi sudati ed alcuni eccitati, della gente.
Arrivammo ad un tavolo, attorno al quale c’erano alcuni dei ragazzi che il giorno prima erano al Gioisy’s.
Provai un leggero imbarazzo nel rivederli, ma cercai di non farlo notare a nessuno.
-Gente-
Salutò non curante Richard.
Le ragazze mi avevano riconosciuto, soprattutto quella dai capelli nero corvino, che mi guardava con sguardo truce.
-vi ricorderete di lui no?...-
Le ragazze annuirono, mentre i ragazzi non sembravano interessarsi più di tanto, finchè il mio sguardo non ricadde in quello azzurro del fratello di Richard, che come sempre, aveva un ghigno divertito sul viso.
-ottimo. Si chiama Elijah e sta con me-
A quelle parole sgranai gli occhi, non capendo cosa intendesse.
Non ebbi però neanche il tempo di chiarire, che fui preso dalle due ragazze che prima mi osservavano e messo a sedere farà loro.
Puzzavano pesantemente di alcol e continuavano a roteare la testa, farfugliando parole senza senso, mentre la terza ragazza non la piantava di guardarmi male.
La mia attenzione ricadde su Richard, che batteva ripetutamente l’indice sulla mia mano.
-per te un analcolico alla frutta-
Disse secco, ed io mi sentii trattato come un bambino.
Le due ragazze al mio fianco smisero di parlare e si voltarono verso di lui.
-stai scherzando vero? Questo bel ragazzone è venuto per divertirsi!-
Dissero in coro.
Quella con i capelli verdi si rivolse a me.
-cosa vuoi da bere?!-
Il tono squillante e la puzza d’alcol mi costrinsero a girarmi verso Richard.
-un cosmopolitan!- urlai sopra la musica.
I sui occhi verdi si incastrarono con i miei rivelando uno sguardo di ghiaccio, come se avessi detto qualcosa di inopportuno.
Senza rispondere, si perse tra la folla.
-non badare a lui, in realtà è un coccolone- non capii chi delle due ragazze fu a parlare, accorgendomi solo in quel momento che si assomigliavano davvero tanto, se non per i capelli.
-comunque piacere! Io sono Ania e lei, Tania mia sorella gemella!-
Disse tra le risate e le urla, la ragazza dai capelli rosa.
Poi indicò il tutto muscoli alla sua destra e la ragazza corvina
-lui è il mio ragazzo Dwein e lei è Jessica-
La ragazza non si scompose distogliendo lo sguardo da me, solo in quel momento.
-Si, è un po’ scontrosa, ma ci farai l’abitudine!-
Annuì imbarazzato.
Porsi la mano alle due ragazze che la strinsero piano.
-comunque scusami per ieri-
Dissi al vuoto non sapendo a quale delle gemelle porgere le scuse.
Le due mi guardarono, leggermente infastidite.
-non ti preoccupare, sei tra amici ora!-
Ania prese un drink, che sembrò apparire proprio in quel momento, dal colorito verdastro e lo buttò giù.
-già! E poi avevi ragione! Sono stata una stronza!-
Scoppiarono a ridere entrambe ed io mi sforzai di sorridere, anche se la situazione era più scomoda che divertente.
Dopo un quarto d’ora ad aspettare Richard, con Ania e Tania che mi urlavano nelle orecchie cavolate assurde, decisi di alzarmi per uscire da quella ormai irritante situazione.
Avvistai il bancone dei baristi e cercai di raggiungerlo, ma non feci altro che perdermi tra la folla.
Andai a sbattere contro qualcuno che mi porse la mano, aiutandomi ad alzarmi.
-E così ti chiami Elijah-
Mi ripresi dalla botta e misi a fuoco, riconoscendo subito due bellissimi occhi azzurri.
Mollai la presa in modo brusco e mi voltai, ritornando a scivolare tra la gente.
-cos’è cel’hai con me?-
Mi voltai verso il fratello di Richard, furente.
-sapevi benissimo il mio nome-
Evidenziai l’ultima parola per farmi sentire.
-scusa ma, è difficile riconoscerti senza grembiule e tutto il resto-
Non lo degnai di uno sguardo, spingendo la gente, e cercando di allontanarmi dal ragazzo.
-cel’hai con me per quello che ho detto sulla tua amica?-
Sembrava quasi divertito nel dirlo.
Solo il ricordo mi faceva innervosire, ma non potevo perdere di nuovo la calma.
Accelerai il passo, per quanto le persone mi concedessero.
Alcuni si lamentavano, altri mi guardavano male o con facce stupite, altri ancora si spostavano con garbo.
-comunque l’angolo bar è dall’altra parte!-
Mi fermai facendo dietrofront e gli diede una lieve spinta, quando gli passai accanto, seguita da una sua risata.
-se ti interessa io sono Thomas!-
Roteai gli occhi, anche se adesso il suo nome l’avrei ricordato, dato che non mi veniva più in mente.
Decisi di concentrarmi nel cercare il mio accompagnatore, o ragazzo, o uscente, o qualsiasi cosa fosse per me in quel momento.
Raggiunsi il piano bar con ancora Thomas dietro.
-cosa vuoi da bere?-
La mia faccia si tramutò in un espressione di fastidio , la sua presenza mi urtava il sistema nervoso.
-da te niente-
Mi appoggiai sul piano bar. Il barista, un ragazzo sui venticinque dai capelli corti biondi ed il grembiule nero a coprirgli la divisa, mi guardò un attimo.
-ragazzo non so se posso darti altro che acqua-
Sentii Thomas ridere di gusto, e la mia pazienza stava per toccare il limite.
-guardi che io ho più di diciott’anni!-
Cercai di apparire il più grande possibile, raddrizzando la schiena ed inspirando.
Dovevo sembrare davvero ridicolo, tanto che Thomas rideva come un imbecille.
Poi si sporse in avanti.
-due shots di vodka-
Quasi ordinò al barista, che senza domande, versò l’alcol in due bicchierini di vetro spesso.
-sai qui mi conoscono un po' tutti!-
Disse soddisfatto.
Io mi volta un attimo a guardare il locale, pensando che non aveva nulla da vantarsi se aveva una certa popolarità, in quella specie di antro.
Ne prese uno e me lo porse
-ti offro io qualcosa, se mi dimostri di saper reggere l’alcol-
Il suo sguardo divertito, si tramutò in uno di sfida. Mi voltai verso di lui, afferrando il bicchierino e mandando giù, tutto in un fiato.
A quanto pare dovevo rimanere con lui, dato che al momento era la mia sola fonte di “bevande”.
Era da tempo che non bevevo, ed il bruciore della vodka si propagò rapido nello stomaco.
Thomas parve sorpreso ed Io ghignai soddisfatto.
Mi impossessai di uno sgabello, sedendomi, e lui fece lo stesso con quello a fianco.
-hai vinto. Cosa vuoi da bere ora?-
E di nuovo quello sguardo. Un misto di curiosità e malizia, per cui provavo sia repulsione che attrazione.
Ci pensai su, volendo dargli il ben servito, mi voltai verso il barista che ci stava fissando a capo chino.
-due shots di vodka alla ciliegia-
Thomas mi guardò confuso ed io risposi di rimando.
-non amo quella liscia-
Spiegai rapido.
Due bicchierini tintinnanti erano pronti sul bancone
-al mio tre!-
Avvisai.
Lui poggiò le dita sul bicchierino
-Uno, due, tre!!-
Esclamai, ed entrambi buttammo giù il dolce liquido rossastro.
Scossi la testa, cercando di scacciare il bruciore ma sentendo già la sala girare.
-allora abbiamo qualcosa in comune!-
Urlò dopo aver bevuto.
Le persone intorno iniziarono a guardarci, probabilmente per le forti urla provenienti da entrambi.
-sei sicuro di voler andare avanti ragazzino!-
Posò il bicchiere sul bancone, pulendosi le labbra con fare seducente.
Distolsi lo sguardo, guardando una coppia che ballava vicino a noi.
-sembri uno che non regge bene!-
Affermò ridendo, ed in effetti non aveva torto, ma questo Thomas non lo sapeva.
-facciamo una serie da dodici?-
Mi irrigidii spaventato da tutta quella quantità di alcol, ma non avrei dicerto mollato così facilmente.
Non sono mai stato un tipo orgoglioso, anzi, difficilmente accettavo una sfida.
Prese il mio silenzio per una conferma e rise di gusto.
-barista! Vodka alla ciliegia serie da dodici!-
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E&T
RomanceLa storia parla di Elijah Jackson Moon, ragazzo di Miami gay da poco trasferitosi nel distretto di New York a Manhattan. Qui cerca di cominciare una nuova vita, tentando di dimenticare tutti gli affetti ed i problemi lasciatosi alle spalle. Trova la...