Sindrome da crocerossina

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Per qualche istante rimasi immobile. I rumori divennero ovattati e il mio sguardo si focalizzò su una persona sola: Destan.

Seguiva i movimenti degli altri ballerini e si lasciava toccare dalle ragazze che allungavano le mani verso il palco.

Sembrava la versione povera di Magic Mike, però senza Mike e senza nulla di divertente.

«Elara?» mi chiamò Travis. La sua voce mi arrivava lontana e quasi sussurrata, probabilmente mi stava nominando già da un po’.

Il mio vicino di casa si strappò i pantaloni di dosso e rimase in boxer, proprio come tutti gli altri ragazzi sul palco con lui.

La musica era incalzante, l’avevo già sentita da qualche parte, e molti ospiti della sala  ー quelli poco interessati allo spettacolinoー avevano già ripreso a ballare sulle note di quella canzone.

Destan si muoveva su quella piattaforma illuminata e tutto sembrava tranne che il povero ubriacone che viveva nell’appartamento accanto al mio.

Lo vedevo muovere i fianchi e il corpo come se avesse fatto il ballerino per anni. Era bellissimo.

Avevo gli ormoni a palla. Volevo salire su quel palco, imbavagliarlo e infilarlo nel portabagagli del primo taxi per poi portarlo a casa mia.

Dovevo stare calma

«Elara?!» strillò una voce femminile.

Sono morta, la mia fine è vicina!

Al richiamo di Katherine mi sentii gelare il sangue nelle vene. Chiusi gli occhi e mi voltai verso di lei, pronta a ricevere la più clamorosa strigliata della storia.

***

Maledizione! Che diavolo ci facevo seduta sul pianerottolo di casa mia con una coperta sulle spalle e una tazza di caffè in mano?

Avevo veramente avuto la meravigliosa idea di aspettare Destan?

Ma poi per quale motivo?!

Oddio, questi sono i primi sintomi della sindrome da crocerossina! Devo tornare a casa.

E così mi alzai risoluta e feci per aprire la porta del mio appartamento.

Probabilmente tornerà completamente ubriaco, non posso lasciare che intasi l’entrata dell’ascensore un’altra volta!

Quindi tornai a sedermi e presi un altro sorso di quel liquido bollente che avrebbe dovuto tenermi sveglia. In realtà, per quanto fosse forte, i miei occhi non facevano altro che chiudersi da soli ogni cinque secondi. Probabilmente avrei fatto meglio a comprare una miscela diversa, la prossima volta.

Avevo il culo congelato e la schiena a pezzi. Perché lo stavo facendo?

Mi alzai di nuovo, questa volta più decisa che mai.

Basta, era ora di tornare sotto le coperte, nell’unico posto dove sarei dovuta essere in quell’esatto istante!

Così facendo mi avvolsi la mia coperta intorno al collo, come se fosse un mantello, e tornai in casa mia, richiudendomi la porta alle spalle.

Ecco, ora vado a dormire e domani ricomincerò la mia vita come se niente fosse mai accaduto.

Avevo appena posato la tazza nel lavandino quando il campanello dell’ascensore emise un trillo lontano.

Mi bloccai di colpo e aspettai di sentire altri rumori.

Rumori che non tardarono ad arrivare. I passi strascicati di Destan si fecero sempre più vicini e poi si udì il rumore delle sue chiavi cadere a terra. Poi un rantolo soffocato.

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