Gialla come l'invidia. Gialla come la mia pochette!

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Erano le cinque e l’orologio della cucina mi stava allegramente comunicando che, in quel preciso istante, sarei dovuta essere davanti alla scrivania di George. Magari con un contratto in mano e, magari, in procinto di firmarlo una volta per tutte.

E invece ero davanti al computer, intenta a scrivere un nuovo capitolo e occupata a non pensare che fosse mercoledì: il “Woman Wednesday”.

Quella sera il locale si sarebbe riempito di organi riproduttori femminili e tacchi vertiginosi. Quella sera i ballerini della Mela D’Oro si sarebbero esibiti a petto nudo e in sensualissimi balletti fecondatori.

E io ero davanti al computer, intenta a scrivere un capitolo.

Le mie dita procedevano a rilento e i pensieri non riuscivano a mantenere il filo logico, facendomi bloccare più e più volte nel bel mezzo di una frase.

Nella mia testa vigeva un pesante muro di pensieri scuri e tempestosi e le mie idee faticavano a buttarlo giù e a riversarsi sulla pagina bianca.

Sbuffai spazientitia e salvai il documento. Non sarei riuscita a concludere niente in quelle condizioni.

Mi chiesi quale ragazza avrebbero chiamato al mio posto e mi chiesi se Sierra fosse riuscita a mantenere il posto per almeno un’altra serata, nonostante il giorno prima non avesse fatto niente.

E, mentre mi accorgevo di stare sempre più male e di avere un peso sullo stomaco, mi resi conto che avevo bisogno di bere…

Guardai l’orologio e le lancette rimasero il mio punto fisso per qualche secondo, mentre un pensiero orribile e fuori dal mondo iniziava a farsi strada dentro di me.

Era il Woman Wednesday, no? Quindi un giorno dedicato anche a me!

Ma che sto dicendo?

No, non potevo andare lì e presentare la mia bella faccia al cospetto di Katherine, facendo finta che non fosse successo niente.

Però avevo bisogno di bere e di pensare a qualcos’altro. Quale modo migliore se non quello di andare proprio dove avrei preferito non rimettere piede per il resto della mia vita?

Guardai fuori dalla finestra per qualche istante e Destan mi tornò in mente. Lo rividi esibirsi sul palco e poi ballare sulla festeggiata dell’ultima volta. Quella sera si sarebbe divertito tanto quanto la volta del privet?

L’attimo dopo ero nella mia camera da letto, intenta a fissare l’armadio con tutta l’intensità di questo modo, sperando che i vestiti giusti si mettessero a fluttuare davanti al mio naso.

Dovevo andare per forza. Non potevo perdermi quell’occasione!

Ovviamente lo stavo facendo solo per superare il blocco dello scrittore, che sia chiaro.

In fondo che cosa poteva fregarmene di vedere Destan coperto solo da un paio di pantaloni della tuta, mentre ballava sul palco di un night club e metteva in mostra tutta la sua armeria?

Niente, assolutamente niente. Ecco.

Infilai la mano dentro l’armadio e cercai qualcosa di decente da mettermi.

Di solito andavo a ballare con Moreen o con qualche altra amica, ma in quel caso non avrei potuto chiedere a nessuno, dovevo contare solo su me stessa.

Avrei dovuto mettere i tacchi?

Quando andavo a ballare non li mettevo mai. Come fa la gente a ballare se riesce a malapena a stare in piedi?

Certo, poi il ballo della mattonella non sarebbe mai passato di moda, ma io non ero fatta per quello…

Infilai una gonna e un top, poi misi delle scarpe basse e comode e mi infilai in bagno, sapendo perfettamente che il trucco avrebbe rubato almeno un’ora del mio tempo.

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