Baci bagnati

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I minuti passarono immersi nel rumore dei miei singhiozzi e i brividi si fecero sempre più devastanti.

Avevo la pelle gelida e nulla con cui coprirmi. Non che mi importasse particolarmente.

Il corridoio continuava ad essere deserto e il silenzio mi stava accompagnando attraverso il tunnel buio che era la mia mente.

Poi smisi di piangere.

Smisi perché la gola ormai era stanca di soffocare i miei singulti. Smisi perchè la testa mi girava così tanto da farmi sentire male. Smisi perché era ora di smettere, non perché volevo smettere.

Smisi perché dovevo.

Allontanai le mani dal viso e poi mi stropicciai gli occhi, asciugando le lacrime rimaste con un lembo dell’asciugamano.

Dovevo trovare una soluzione e risolvere quel problema da sola.

Così mi alzai e mi guardai intorno. La stanza era piena zeppa di armadietti per le ballerine, avrei trovato qualcosa della mia taglia e poi l’avrei riportata indietro pulita e lavata.

Mi strinsi meglio nell’unico tessuto che mi copriva e iniziai ad aggirarmi per i vari armadietti.

Alcuni erano chiusi con un lucchetto, altri aperti, ma vuoti.

Non mi diedi per vinta e continuai a cercare.

Poi l’ennesima anta aperta mi rivelò una felpa rossa con un cappuccio.

L’afferrai alla svelta e la poggiai sulla spalla. Avevo almeno bisogno di un paio di pantaloni, per le mutande avrei provveduto facendo uno slip di carta igienica.

Che schifo.

Continuai la mia ricerca, ma quando aprii un altro armadietto questo cigolò in modo strano, quindi mi fermai.

Provai ad aprirlo e chiuderlo un paio di volte ma il rumore tornò normale, quindi feci spallucce e passai ad ispezionare velocemente l’interno.

Niente.

Chiusi l’anta.

Due occhi curiosi mi stavano osservando dall’alto verso il basso in completo silenzio.

Urlai spaventata, agitando le mani e facendo un passo indietro.

La felpa mi cadde dalla spalla e dovetti afferrare al volo l’asciugamano per non farlo cadere.

A fissarmi divertito c’era Destan appoggiato ad uno degli armadietti, in mano teneva degli abiti che avevo già visto.

«Che diavolo ci fai qui?!» strepitai ancora presa dal panico.

Il cuore mi batteva in gola, ma la paura non era più l’unica cosa ad alimentarlo.

Per mia sfortuna.

Destan era lì con me.

Mandai via quel pensiero appena mi accorsi del mio viso improvvisamente troppo caldo.

Sicuramente dovevo somigliare ad un tizzone ardente.

Lui non rispose subito, prima mi porse i miei vestiti e poi li indicò.

«Vestiti, stai tremando.»

Li afferrai con gratitudine e mi chiesi come avesse fatto a recuperarli.

Avrei goduto dell’idea di lui che minacciava quella serpe di Sierra, decisi comunque di non fare domande.

Vedendo che non accennava a muoversi dal suo posto, decisi di superare una fila di armadietti e cambiarmi dietro di essi.

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