Macchie di caffè

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Quando il taxi si fermò davanti alla Mela D'Oro, quasi lanciai i soldi addosso al tassista, tanto ero di fretta.

La mattina non era iniziata nei migliori dei modi, mi ero svegliata con la testa in fiamme e il mio cervello sembrava un cantiere in piena fase di costruzione. Ovviamente questo comportò anche un'automatica lentezza perenne e lo sguardo vacuo da pesce morto ( ma di quello ne avevo anche l'alito).

Come se non bastasse, Destan era già sveglio e guardava il telefono con aria corrucciata. Ovviamente mi ci volle un po' prima di capire come mai lui fosse lì e, dopo aver fatto milioni di ipotesi dove c'entrava sempre il sesso, mi ero ricordata cosa fosse successo ed ero arrossita così tanto che avevo iniziato a sentire puzza di bruciato.

A quel punto Destan mi aveva detto che Amelia l'aveva chiamato e che gli aveva chiesto di me e del perché non mi fossi presentata alla reception come stabilito la sera prima. Ovviamente, in tutta quella confusione, avevo dimenticato del nostro incontro post serata e mi ero lasciata portare via. Rettifico, trascinare è la parola giusta

A quel punto ero scattata in piedi come una molla e per poco non ero caduta sul pavimento, in mezzo ad alcuni vestiti che avevo dimenticato di sistemare qualche settimana prima.

Mentre mi cambiavo e correvo da una parte all'altra della stanza, il mio vicino di casa aveva ben deciso di instaurare una barriera alta tre metri e non aveva più proferito parola, se non solo dopo aver visto la mia mano viola ed essersi proposto per mettergli del ghiaccio.

Io mi ero allontanata infastidita da quel comportamento così innaturale e imbarazzante e avevo lasciato che lui se ne tornasse a casa sua.

Ovviamente non mi lasciai sfuggire il suo perenne sguardo colpevole e cupo, non mi lasciai sfuggire neanche le sue labbra che parevano voler dire qualcosa da un momento all'altro, per poi bloccarsi tutte le volte e chiudersi di scatto.

Non mi lasciai sfuggire niente di tutto ciò e il tragitto da casa mia al night club era stato per me un buon momento per rimuginarci su.

Cos'era successo la notte prima? Perché si era scansato di colpo?

E, soprattutto, perché avevo il battito accellerato solo a pensarci?

Non riuscivo proprio a togliermi dalla testa il tocco delle sue dita sulla mia vita e le emozioni che mi aveva suscitato quel momento di intimità improvvisa.

Baciarlo era stato completamente diverso da come me lo sarei immaginato, era stato più dolce e molto più coinvolgente.

Probabilmente l'immagine di lui che si era costruita nella mia mente era quella di un ragazzo abituato a fare cose del genere, abituato a spogliarsi, baciare qualcuno e, probabilmente, andare anche oltre quel semplice gesto.

E invece l'avevo sentito fremere e tremare, come se fosse stata la sua prima volta.

Però, considerando la quantità di alcool presente nel mio corpo, probabilmente quella a fremere ero stata io e non lui.

Il tassista bofonchiò qualcosa a proposito dei giovani e della maleducazione, ma io decisi di non prestare troppo ascolto e mi lanciai fuori dalla vettura con la stessa fretta con cui una persona scapperebbe da un edificio in fiamme.

Mi sbattei la portiera alle spalle e feci un bel respiro, asciugando i palmi delle mani sui jeans e sistemando un ciuffo di capelli scuri che aveva deciso di svolazzare davanti al mio occhio destro.

La Mela D'Oro, durante le ore del giorno, sembrava un vecchio negozio abbandonato. L'insegna al neon era spenta e la donna con il frutto in mano sembrava solo il vecchio ricordo di qualche locale passato ormai di moda.

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