Un centone frusciante!

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Entrai in sala con la guancia destra che pizzicava e i denti che digrignavano.

L’avrei uccisa con le mie stesse mani. Poteva contarci.

L’ambiente era già nella penombra, alcune luci violette illuminavano il tetto, creando degli ampi cerchi, e alcune lampade a muro soffiavano debolmente un’aura dorata, forte abbastanza da non farmi camminare nel buio più totale.

Era tipico della Mela.

Mi voltai verso il piano bar e trovai Katherine intenta a parlare con Sierra. Quest’ultima si stava allacciando il grembiule nero in vita e sembrava star puntando qualcosa con lo sguardo.

Quando ruotai la testa per scoprire cosa fosse, dovetti rettificare.

Stava puntando qualcuno.

Mi avvicinai al bancone e aspettai che Kate mi desse retta, ma lei era ancora immersa nella sua conversazione con quel cesso biondo.

«Quindi come mai sei rientrata prima?» stava chiedendo.

Sierra si voltò per un secondo dal mio lato, poi sorrise e tornò a guardare il suo interlocutore.

Da quella posizione potevo vedere l’ematoma anche sotto quello spesso strato di correttore e fondotinta che si era applicata.

«Mio padre mi ha chiesto il favore di sorvegliare questa serata particolare»

Mi guardò nuovamente. «Ma sinceramente non saprei proprio dirti il perché...»

Quando finalmente Katherine si accorse della mia misteriosa presenza, le mie sopracciglia dovevano essermi arrivate fino all’attaccatura dei capelli.

Ma quanto era falsa quella stronza.

«Bene, sei tornata.» Costatò il mio nuovo capo, guardandomi dalla testa ai piedi.

Nel suo sguardo c’era qualcosa che non seppi ben decifrare.

«Sì, esatto» risposi atona, trovando anche un pizzico di risentimento nei suoi confronti.

Che bello, mi trovavo a dover lavorare con una collega che avrei preferito pestare a sangue e con un capo che avrebbe preferito pestare me a sangue.

Ecco il mio triangolo amoroso…

Katherine schioccò la lingua sul palato e poi parlò di nuovo.

«Bene. Ecco a te la tua divisa e il tuo tablet per le ordinazioni»

E così dicendo si piegò dietro il bancone e aprì uno sportello proprio sotto di lei. Rimasi per qualche secondo ad ascoltare i rumori di plastica che provenivano dalla sua direzione, poi fu lei ad interromperli, posando sul ripiano un grembiule nuovo, ancora nella busta, e un tablet che, invece, non doveva essere tanto nuovo, date le ditate che si intravedevano sotto la luce.

Magari era lo stesso che avevo utilizzato io fino a poco tempo prima.

Un attimo dopo riemerse dalle profondità del bar e spinse verso di me le mie cose, sotto lo sguardo astioso di Sierra.

Senza fare caso ai coltelli che stava lanciando solo con la forza del pensiero, afferrai le mie cose e me ne andai, pronta per una nuova serata.

Un’ora dopo mi aggiravo allegramente tra i tavoli, prendendo ordinazioni e provando con tutte le mie forze di fare una buona impressione su Kate. Colei che mi aveva licenziata.

In qualche modo dovevo riscattarmi e quella sera sarebbe stata perfetta per mettere una toppa agli sbagli che avevo fatto nel corso di quei pochi giorni.

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