Cheesecake al gusto di Cameron

524 33 31
                                    

Rilessi quella breve nota più e più volte, ad un certo punto mi resi conto di aver imparato tutte quelle bellissime parole a memoria.

Non potevo crederci. Dopo tanto tempo...

Quella mattina, appena sveglia, non avevo notato l'assenza del mio capitolo nella mia borsa. Avevo dimenticato che, la sera prima, proprio Destan era andato a consegnarlo a... SUA MADRE?!

Non potevo crederci. Fino a quel momento avevo trattato quel ragazzo come se fosse l'ultimo senzatetto di San Diego, magari uno di quelli che dormivano all'interno del Balboa Park. Invece era il figlio della direttrice della Eagle Edition.

Volevo sotterrarmi...

Strinsi quel plico di fogli tra le dita e lo rigirai per qualche secondo.

I miei occhi si fermarono su una scritta quasi invisibile, probabilmente fatta a matita.

"Prego" recitava finemente.

Poi, poco più sotto, c'era una piccola "D".

Destan...

Mi voltai e guardai la porta di casa sua.

La giacca che aveva lasciato a casa mia era sparita. L'avevo appesa alla maniglia della sua porta subito dopo l'uscita di Moreen ed era ancora lì quando, poche ore prima, ero uscita di casa per andare a lavorare.

Ma era sparita. Che lui fosse in casa?

Dovevo ringraziarlo per tutto. Ringraziarlo per il capitolo, per avermi riportata a casa e per avermi cucinato l'omelette più buona della mia vita.

Ma era troppo tardi, probabilmente.

Magari aveva sfruttato il suo giorno di riposo ed era andato a letto presto.

Io avrei fatto così...

Quindi rimasi a fissare quella barriera chiusa tra di noi. Le venature chiare del legno risaltavano, illuminate dalla poca luce che avvolgeva la lampada sulla mia testa. Sentivo ancora lo sfrigolare fastidioso che la caratterizzava, era l'unico rumore presente in quei pochi metri quadrati e avrebbe continuato ad esserlo.

Così strinsi i denti e girai i tacchi, costringendomi ad entrare in casa e non uscirne fino all'indomani mattina.

Quando la porta si chiuse alle mie spalle e io potei godere nuovamente dell'aria famigliare che aleggiava tra quelle mura, emisi un sospiro di sollievo.

Ero fuggita dai miei problemi anche quella volta. Complimenti.

Poggiai i fogli sul bancone della cucina e presi il bigliettino attaccato in bella vista.

La carta era bianca e decorata dal logo della EE, poco sotto di esso c'era anche l'indirizzo email della Casa Editrice, avrei mandato i miei capitoli lì.

Afferrai del nastro adesivo e appiccicai il foglietto sul retro del computer. In quel modo non l'avrei perso sicuramente.

Accesi il computer e mi preparai alla mia lunga sessione di scrittura notturna.

Avevo del lavoro serio da fare.

***

Quando ero al primo anno del liceo, avevo avuto la cattivissima idea di scrivere un diario riguardante le persone antipatiche della mia scuola.

Ovviamente avevo parlato anche delle ragazze nel corso di recitazione, di qualche cheerleaders e di Paul, il ragazzo che mi piaceva. Paul partecipava al corso di recitazione, non era il quarterback della squadra di football o il ragazzo più voluto della scuola, ma lui ci sapeva fare.

Inspire MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora