La morte bianca

-Aria di feste-

Novembre fuggì in un lampo e il paese era pronto a dar il benvenuto ad una delle feste più amate: il Natale. Il paese iniziò a brillare di mille luci colorate, l'albero era stato già posizionato al centro della piazza, ed i compaesani tutti eccitati per l'arrivo del periodo natalizio, si davano da fare per far brillare quell'immenso albero di Natale.
Il tragico e misterioso ricordo dell'assassinio di mia madre e del suo compagno fu cacciato via dalle loro menti, lasciando spazio solo alla gioia del Natale.
Tutte le case erano addobbate con luci colorate, ghirlande, piccoli pupazzi di neve, e tutto ciò che ne comprendeva. Ma una sola saltava all'occhio, una piccola casetta di legno posizionata sul finir del lungo vicolo più buio del paese.
Lì ci abitava George Luke, lo stesso compaesano che il giorno dell'omicidio fece voce della mia vendetta.
Quell'uomo non mise nessuna decorazione sulla sua umile casetta, non la fece brillare con delle luci colorate, ma si limitò ad uscire solamente di giorno e a rinchiudersi in casa di notte. Lui sapeva del mio ritorno, ma i suoi tentativi di avvertire i compaesani furono invani, perché dopo la scomparsa della sua dolce Juliette non venne più preso in considerazione, definendolo solo un vecchio pazzo.
Beh, quel vecchio pazzo ci aveva visto lungo, io ero tornata e i due omicidi compiuti erano solo i primi di una lunga lista!
Non potrò mai dimenticare quella notte, la notte in cui una bambina impaurita per ciò che era, venne brutalmente bruciata viva, lasciando che il mio povero corpo diventasse cenere, ed intrappolando la mia anima in un limbo di odio e disprezzo.
E come dimenticare lo sguardo perfido della donna che mi mise al mondo, quella stessa donna che portava il mio stesso sangue e che non alzò un dito per aiutare sua figlia riuscendo solamente ad emettere suoni orribili come mostro e strega.
Ma adesso la sua anima stava bruciando all'inferno, e presto anche tutti gli altri l'avrebbero seguita.