1.Shopping Natalizio

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Oggi è giovedì, non so perché ma è un giorno che non mi piace, non c'è un vero e proprio motivo, non mi piace e basta. Amo uscire di casa in periodo natalizio, la neve che sta delicatamente poggiata sugli scalini delle case, i finti Babbo Natale che incrocio ad ogni angolo e che chiedono costantemente:
- E tu piccola, cosa vorresti per Natale?
Non rispondo quasi mai, mi limito a sorridere e tirare dritto dato la mia fretta, ma oggi mi fermo davanti a Steve, il mio ex vicino di casa, che ogni anno si diverte a mettersi la barba finta e gli stivali in similpelle.
- Voglio una chitarra nuova, sai di quelle che guardi una volta e ti innamori, quelle che puoi suonare solo con il pensiero.
- Mi spieghi perché tutte le tue coetanee mi chiedono un fidanzato per Natale e tu vuoi una chitarra? Mi chiede confuso.
- Io non ho bisogno di un fidanzato, le chitarre sono più fedeli. Lo saluto velocemente ricordandomi delle numerose cose da fare.
Prima di fare qualsiasi cosa decido di prendere qualcosa da Starbucks, per cominciare la giornata al meglio.
Entro nel locale, praticamente mi conoscono tutti qui, vengo tutti i giorni e prendo sempre la stessa cosa.
- Giulia! Mi saluta Marshall, intento a pulire un tavolo. Io saluto sorridendo.
- Noah, è arrivata Giulia!
Io saluto Noah che entra nel panico e cerca di sistemarsi per apparire al meglio, sperando di fare colpo su di me almeno oggi.
- Non ci siamo ancora Noah!
Lo saluto dandogli il solito bacio sulla guancia incoraggiante.
Mi levo i guanti e li ripongo dentro la tasca, dopo mi metto in una delle due file per ordinare.
- Un frappuccino al cioccolato! Ripeto per la milionesima volta, non cambio mai ordinazione, resto sempre fedele al mio buon vecchio frappuccino.
Mi rendo conto che qualcuno all'altra cassa ha appena detto la stessa cosa contemporaneamente.
Mi giro e gli sorrido, un bellissimo ragazzo dai capelli castani come gli occhi, che ricambia facendo un occhiolino, che mi fa arrossire.
Noto Noah innervosirsi.
Dopo un po' si calma e decide di darci le nostre bevande.
- Una per te e una per lei signorino. Il ragazzo la prende gentilmente e ringrazia con un cenno del capo.   
Mi dirigo verso l'uscita, quando sento qualcosa bloccarmi il braccio.
Mi giro e per poco non inizio a sbavare davanti ai suoi occhi.
- Ti è caduto questo - Si ferma un secondo, focalizzando lo sguardo sul mio bicchiere leggendo il mio nome - Giulia. Io prendo il guanto che mi porge, evidentemente precedentemente cadutomi dalla tasca.
- Grazie... - Provo a leggere il nome - Swan? Lui sorride scuotendo la testa.
- Shawn, ma evidentemente al tuo ragazzo non stavo molto simpatico.
Io rido, ma poi mi immobilizzo un attimo.
- Il mio che? Chiedo.
- Ragazzo? Ripete lui.
Io scuoto la testa nervosamente.
- Non è il mio ragazzo! I suoi occhi sembrano ingrandirsi.
- Mi dispiace per lui allora, aspetta ehm... Giulia! Scusami ma con i nomi sono una frana. Io alzo le spalle.
- Non preoccuparti Swon.
Mi apre la porta e, dopo averlo salutato, giro i tacchi e mi dirigo verso la drogheria a fianco, in cerca di candele e spezie profumate per il mio appartamento.
Parte la suoneria del mio telefono, non ho neanche bisogno di guardare, so già che è mia madre.
-Mamma?
- Giulia, ricordi quella cosa che ti avevo chiesto di prendere?
- La saponetta per la zia Mary?
- Ecco, dimenticala, la zia Mary non viene a Natale, quindi nessun problema.
- Ma mamma, non vuoi farle il regalo?
- La zia sta andando alle Fiji, si è già fatta un bel regalo da sola, non credo che una saponetta non riesca a trovarla alle Fiji.
- Okay, restano zio Phill, zia Hannah, Jo e Mickey, poi ho finito il mio lavoro per oggi.
- Ci sentiamo dopo.
- Ciao mamma.
Stacco il telefono ed entro in drogheria.
- Giulia! Mi saluta Clare, la proprietaria del negozio. Devo essere così monotona evidentemente, mi conoscono tutti.
- Clare! Solita candela al cocco e cannella, e due stecche di vaniglia nera.
Lei entra nei magazzini e io resto qualche secondo ad ammirare i prodotti esposti.
* Shawn flakes * strabuzzo gli occhi e poi mi accorgo di aver letto male * Snow flakes * scuoto la testa e torno al bancone, in attesa di Clare e della mia candela.
Trovo un volantino sul tavolo e lo prendo.
* Shawn Man * chiudo gli occhi qualche secondo, per poi riaprirli e rendermi conto di aver letto male * Show Man *
Ma cos'ho stamattina, il frappuccino non è bastato?
- Ecco Giulia, sono sette dollari e trenta. Esco dal negozio abbastanza confusa e pensierosa.
***
Dopo aver preso tutti i regali, mi dirigo verso l'ultimo negozio, quello di musica di Phill.
Entro facendo suonare le solite campanelline poste sopra la porta d'ingresso.
- Giulia, non mi dire che hai spezzato di nuovo la corda del mi cantino, è la terza volta questa settimana. Io rido e mi avvicino al bancone.
- No Phill, la corda è ancora intatta, volevo sapere solo se c'erano offerte sulla mia chitarra.
In realtà la chiamo la mia chitarra perché la sento mia, sento che mi apparterrà un giorno, ma le mie tasche e il mio portafogli non lo sentono.
- Giulia, sai che la metterei di lato e ti chiamerei se ci fossero offerte, ma giuro che un giorno te la regalerò! Io annuisco delusa dalla risposta.
- Senti, intanto dammi un pacchetto di plettri, li ho persi tutti.
Phill entra in magazzino, mentre io osservo lei, quella bellissima chitarra acustica appesa vicino la vetrina.
Mi fermo qualche secondo, quando noto una figura di fianco a me, oltre il vetro sul marciapiede di Adelaide street.
Mi giro, ma niente, non c'era nessuno, mi sa che il frappuccino era andato a male stamattina.
Esco dal negozio con la scatolina in mano, ma nel prendere le chiavi della macchina nello zaino la scatolina cade sui gradini del negozio.
- Ti cadono parecchie cose?
Mi porge la scatola il ragazzo del frappuccino, si lo chiamerò così, facendomi arrossire.
Prendo la scatola e torno in macchina, mentre il ragazzo entra nel negozio.

Suona il telefono, è Froy.
Salto dal letto e inizio ad urlare correndo per casa, io cresco solo fisicamente, mentalmente rimango sempre una bambina di cinque anni e mezzo.
Aspetto un po' prima di rispondere, non voglio che pensi che mi piace.
- Pronto? Dico cauta, sensualmente, si, sensualmente, le carote sono più sensuali di me.
- Senti stasera ti va il cinema alle otto? Io urlo dentro, mi mordo le dita e poi rispondo con un tranquillo.
- Si, mi va. Mi passi a prendere tu? Chiedo tremando.
- Passo in auto. Stacco il telefono e corro verso il bagno a fare la doccia.
Sono ancora le quattro del pomeriggio, ma devo essere impeccabile e puntuale, quindi apro l'acqua e mi catapulto dentro.

Starbucks hoe - Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora