12.I guess i'm going down like this

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Rimango immobile.
Il mio respiro è l'unica cosa udibile da più di quaranta secondi.
Poi decido di parlare.
- Shawn, mi conosci da una settimana.
Lui si avvicina e chiude gli occhi, per poi riprendere un bel respiro e riaprirli.
- Si, hai ragione ti conosco da una settimana, ed è proprio questo che me lo fa capire, il fatto che in così poco tempo tu sia riuscita a strapparmi la ragione.
Cavolo se mi fai impazzire, ma forse è anche il tuo modo di fare che mi accende quella fiamma.

Eppure gli credo, ed è questo il problema. Sono nei casini e non riesco ad uscirne. Stare ancora tutti questi giorni con Shawn e Froy mi farà finire in manicomio.
La cosa che in Froy manca, che Shawn ha è questa, la spontaneità.
Shawn riesce a farmi girar la testa con due parole messe in croce, riesce a farmi girare la mente solo guardandomi.
- Questo significa che aspetterai? Chiedo con un nodo in gola e le lacrime agli occhi.
- Non so se aspetterò, ma quando tornerai lascerò qualsiasi cosa pur di poterti stringere di nuovo. Però, Giulia, prima di dimenticare, o meglio immagazzinare, lasciami un ultimo ricordo, qualcosa che mi faccia capire che tornerai sul serio.

Non me lo faccio ripetere due volte, prendo il suo soffice volto tra le mie secche mani fredde e lo bacio, forse per l'ultima volta, o forse la prima.
La sua mano si imbosca tra i miei folti capelli, fino a prendermi per la nuca.
Ci abbandoniamo al momento e dimentichiamo l'uso delle parole, perché in certi casi non servono, nel nostro caso non serve niente, bastiamo io e lui.

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Non ci siamo parlati per cinque giorni di seguito.
Le nostre strade si sono divise, forse era la cosa giusta, sono sicura che lui mi dimenticherà presto, come io spero di dimenticare lui.
Da quando cerco di non pensarci, il rapporto tra me e Froy è altamente migliorato, ho ritrovato quei particolari, che erano andati persi.
Anche lui sembra più sereno, non è più stressante e appiccicoso come prima, ma è tornato il ragazzo di 19 anni di cui ero innamorata.
È giovedì, manca pochissimo a Natale.
Ho preso il biglietto per New York ieri sera, non vedo l'ora di rivedere i miei genitori.
Oggi, invece, devo passare da Bill per prendere il disco che mio padre tanto ama.
Eccomi di nuovo ad Adelaide Street.
La mia vita è tornata monotona come sempre, ma ciò non significa che a me non piaccia.
Come ormai avete ben capito, la fermata da Starbucks è obbligatoria.
Saluto tutti, come al solito, e mi dirigo alla cassa.
- Hey Noah! Saluto il ragazzo dietro il bancone che mi da le spalle.
- Hey! Comunque mi chiamo Josh, non Noah! Mi risponde arrossendo girandosi.
Io scuoto la testa imbarazzata e ordino.
Comunque qualcosa non quadra, dov'è il tenero ragazzo che mi serve ogni mattina?

- Alex, dov'è Noah? Chiedo dopo aver preso il mio frappuccino.
- Giulia, non hai saputo? Io scuoto la testa preoccupata.
- Noah è in condizioni piuttosto gravi in ospedale da tre giorni.
Il mio frappuccino mi cade dalle mani, si apre e sporca il pavimento, che Alex si affretta a pulire, ma io gli levo lo straccio dalle mani e sistemo il danno.
- Alex, che significa? Cazzo devo andare a trovarlo, adesso. Mi dirigo verso la porta, ma vengo fermata.
- L'orario di visita è alle quattro, se vuoi possiamo andare assieme domani. Io annuisco e lascio un bacio sulla guancia ad Alex, prima di uscire a mani vuote dal bar.

Non riesco a fare altro che pensare a come stia Noah, non guardo neanche dove cammino e sbatto contro qualcuno.
- Scusi. Borbotto tenendo la testa bassa.
- Tutto okay?
Quanto odio ammetterlo, ma mi ha fatto piacere riudire la sua voce.
Non capisco perché il destino voglia che ogni volta io passi di qui debba incontrarlo sempre.
- No, ceh si, niente lascia stare.
Lui mi guarda profondamente, come se mi stesse studiando.
Poi annuisce e riprende a camminare.
- Hey... Dice voltandosi di nuovo. - Ti va un caffè?
Io apro la bocca, ma poi la chiudo e scuoto la testa. Lui mi guarda un po' deluso e poi annuisce e se ne va.
Meglio evitare, so cosa mi fa quel ragazzo.
Continuo a camminare, fino a quando arrivo al negozio di Bill.
- Cooper! Come stai? Io gli sorrido e mi avvicino al bancone.
- Diciamo bene, tu? Lui abbassa lo sguardo, tirando un sorriso.
- Eh le cose non vanno benissimo di questi tempi, la gente non compra più i dischi, ormai quelle scatolette che chiamate cellulari fanno tutto da soli.
Io lo guardo afflitta.
Mio padre mi ha sempre cresciuta con le cassette e i dvd, per me sono la cosa più bella che esista.
- Tutto si sistemerà Bill, fidati.
Lui annuisce e poi torna alla sua solita espressione allegra.
- Allora, cosa posso fare per te?
- Mi serve il vinile degli U2 che ho prenotato un mesetto fa.
Entra velocemente nel magazzino, dietro il bancone e ne esce dopo pochissimo.
Imbusta il mio acquisto e poi si avvicina a me.
- Mi hanno chiesto che musica ascolti, magari qualcuno vuole farti un regalo di Natale, cosa rispondo? Chiede con fare ammiccante.
- Non lo so, considera come pilastro il mio caro vecchio Sheeran.
Bill annuisce, ma poi io cado assolta nei miei pensieri.
"Chi diamine sta cercando di farmi un regalo? Molto probabilmente sarà Froy, o forse Elena, molto più probabile Froy.
- E chi sarebbe l'interessato? Sbotto impaziente.
- E che regalo di Natale sarebbe se ti dicessi chi è il Babbo Natale.
Io abbasso lo sguardo delusa e prendo la mia busta.
- Comunque, Giulia, fai la scelta giusta.
Io non capisco quest'ultima affermazione e mi avvicino all'uscita.
Giro la maniglia, ma qualcuno apre la porta prima di me, scaraventandomi contro il muro.
- LA DELICATEZZA È ANDATA A FARSI FOTTERE? Sbraito riaggiustando i miei vestiti.
- Scusami. Dice distaccatamente un ragazzo, che tira dritto verso il bancone.
Bill inizia a parlare, continuando a guardarmi, così con una scusa geniale mi riavvicino al bancone.
- Bill, hai una penna?
Okay okay, non era geniale, ma mi è bastata per rendermi conto che quel ragazzo è lui.
Dio santo ma è come il prezzemolo?
Faccio finta di niente e aspetto che Bill mi dia quella maledetta penna.
Inizio a scrivere una bozza di biglietto di auguri, mentre Shawn e Bill ritornano a parlare.
Faccio finta di scrivere per un po', ascoltando la discussione.
Poi decido di andarmene, non ottenendo niente dalla mia sessione di ascolto.
- Comunque, Es Sheeran è un ottimo cantautore.
Mi fermo immediatamente, senza dare ombra di sospetto.
Sono alla porta di uscita e mi giro, finalmente verso il bancone.
Bill mi fa un occhiolino, mentre il ragazzo dai mille misteri mi guarda deluso come al solito, in attesa di una mia decisione.
Mi spezza il cuore così, è la persona che è riuscita a rapirmi in poco tempo, ma che sempre in poco tempo è uscita dalla mia vita senza che io me ne sia resa conto.
I nostri sguardi sono di nuovo a contatto, ci parliamo con gli occhi, come d'altronde abbiamo sempre fatto.
Non abbiamo bisogno di parlare, siamo come connessi da qualcosa che non si può spiegare.
Infine mi volto e potrò sembrare pazza affermando ciò, ma potrei giurare di aver sentito qualcosa di pesante rompersi in mille pezzi sul pavimento di quel negozio quando le nostre iridi si sono separate.
Giro la maniglia, trattenendo un singhiozzo, quando qualcuno mi chiama, facendomi gelare il sangue.
- Giulia...

Starbucks hoe - Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora