Quel giorno alla taverna c'erano più persone del solito e, come ogni sabato sera, si riunivano i giovani in cerca del loro amore. Marinette si era finalmente fatta convincere ed era andata. Fidati! Là si che troverai il tuo vero amore! Secondo te dove l'ho conosciuto Nino? Al mercato?! Così le aveva detto la sua amica Alya che, prima di incontrare proprio in quelle occasioni il suo vero amore Nino, ci andava ogni sabato sera.
Il pomeriggio lo avevano passato a preparare in tutto e per tutto Marinette a quella serata. L'acconciatura era uno chignon con alcune ciocche lasciate sciolte e abbellito con una coroncina di fiorellini bianchi. Il trucco era molto semplice, tranne per le labbra che erano colorate di un rosso intenso, anche perché gli occhi sarebbero stati nascosti da una maschera che, tutti, dovevano portare in quelle serate. Essa era di un rosso scuro come quello che dipingeva le labbra e arricchito con una piuma nera nel lato destro. Il vestito era bellissimo rosso e con dei ricami che ricordavano delle rose neri.
Era pronta.
Poteva farcela.
Lasciò andare un lungo sospiro prima di aprire la porta della taverna e entrare dentro in cerca dell'uomo che sarebbe diventato il suo futuro marito.
Giovani uomini e giovani donne, tutti rigorosamente muniti di maschera, parlavano a coppie. C'era anche della musica e molte persone ballavano.
«Buona sera» un uomo dalla statura bassa, testa calva e dal pizzetto grigio le diede il benvenuto in una delle più famose taverne della Parigi del 1778. «Le serve un tavolo?» le chiese. Evidentemente era lì per lavorare.
Marinette annuì e andò a sedersi nel tavolo a lei indicato.
«Le servo qualcosa nel frattempo che aspetta il principe azzurro?» disse divertito l'uomo.
«N-no grazie» disse la ragazza accennando un sorriso.
In quel preciso istante un giovane ragazzo dalla capigliatura bionda e spettinata tenuta da un cappello nero con la piuma di uguale colore, entrò nella taverna.
«Plagg! Oggi dove posso sedermi?» gridò per farsi sentire da un altro uomo dietro al bancone. Quest'ultimo era un uomo dalla carnagione scura, i capelli corvini e gli occhi verdi.
Plagg si avvicinò al ragazzo biondo e indicò con lo sguardo il tavolo dove era seduta Marinette che, intanto, stava seguendo attentamente tutta la scena.
Il biondo si avvicinò e Marinette poté osservare meglio i dettagli del ragazzo. Aveva degli occhi verde smeraldo e lo sguardo era coperto da una maschera nera. Portava una camicia di seta nera accompagnata dai pantaloni e da un mantello di uguali colore e degli stivali di un marrone così scuro da sembrare anch'essi neri.
«Buona sera» disse quest'ultimo prendendo la mano sinistra di Marinette e portandosela alle labbra dando un lieve bacio alle nocche. «Il mio nome è Chat Noir, mentre il vostro? Sa non credo di averla mai vista, my lady. È la sua prima volta alla taverna Kwami vero?» disse mentre si sedeva nella sedia vuota davanti a quella della corvina.
«I-io sono Ma-» la ragazza di fermò ricordando uno dei tanti consigli che le aveva dato il pomeriggio Alya: Ricorda: mai dire il tuo vero nome.
E perché?
Così sa più da mistero ed è più divertente.
Il ragazzo la guardava in attesa di una sua risposta mentre lei vagava con lo sguardo in cerca di qualcosa per farle da ispirazione per un nome, quando poi si ricordò degli orecchini a forma di coccinella che gli aveva regalato la madre per il suo diciottesimo compleanno sperando fortuna per la figlia amata.
«Ladybug» disse decisa.
«Lieto di aver fatto la sua conoscenza, ah!, ancora non ha risposto alla mia domanda: è la prima volta che viene qui?»
«S-sì...si nota?»
«Giusto un pochino, però io l'ho capito perché qui ci vengo molto spesso e ora mai ho capito chi ha esperienza e chi no»
Marinette ascoltò attenta le parole del giovane finché una donna dalla capigliatura rossa e gli occhi azzurri come quelli suoi che si avvicinava al loro tavolo, non la fece distrarre.
«Non manchi mai ad una serata, eh Chat?» disse quest'ultima.
«È rivoluto Tikki. Solo per vederti» rispose lui sorridendo alla nuova arrivata.
«Si si, ti ricordo che sono sposata» disse quest'ultima mostrando l'anello che portava al dito.
«Poi mi dici il tuo segreto»
«Quale segreto?»
«La capacità di dividere il letto con quel mangiatore di camambert di Pagg»
«L'amore è cieco! E tu» disse rivolgendosi a Marinette con fare materno «non ti fare abbindolare subito da questo don Giovanni»
«Ehi!» disse contrariato e divertito allo stesso tempo il protagonista del discorso della donna.
«Tranquillo il tuo carisma non ti lascerà mai. Vi porto da bere?» domandò facendo vagare lo sguardo dal biondo alla corvina.
«Vino? My Lady bevi vino?»
«No mi dispiace» rispose lei.
«Niente, Tikki, allora»
«Ok! Buona serata ragazzi! Chat vacci piano con lei» disse per poi andarsene e lasciare i giovani soli.
«Allora...che fai nella vita?» disse Chat Noir per spezzare il ghiaccio.
«Beh i miei genitori lavorano in una pasticceria ed io aiuto quando c'è bisogno. Tu?»
«Io niente»
«Che vuol dire niente?»
«Mia madre è morta quando ero piccolo e mio padre fa il sarto ed io non faccio niente a parte venire tutti i giorni qua»
«Oh...mi dispiace per tua madre»
«Tranquilla, acqua passata» disse accennando un sorriso.
«Vuoi ballare My Lady?»
«Con molto piacere» disse sorridendo e poggiando la mano sul palmo di quella del biondo incamminandosi insieme verso la pista da ballo.Ballarono fino a mezzanotte fino a che non si salutarono.
Ti ritroverò anche la prossima settimana My Lady?
Certo. Sempre che io trovi te.
Sono sempre qui My Lady, se lo ricordi.
Me lo ricorderò.
Così si erano salutati.
Chat Noir, come ogni volta, rimaneva fino a che la taverna non fosse chiusa completamente.
Le persone ormai non c'erano più e le uniche presenze di vita erano lui e i così detti Kwami.
«Ancora non ho capito perché le persone vi chiamano così»
«Te l'ho già ripetuto duemilioni di volte: in giapponese Kami significa dio e noi siamo gli dei delle taverne quindi ci chiamiamo i Kwami»
«Non avrei saputo dirlo meglio Wayzz»
«Grazie Tikki»
Wayzz era un uomo sulla quarantina dai capelli castani e gli occhi verdi e saggio come una tartaruga.
«È inutile che me lo ripetiate, non capirò mai»
«Che testa dura Adrien!»
Adrien...il suo nome che sentiva solamente quando era a casa o in questi casi, quando stava in compagnia dei Kwami.
«Sarà...» disse guardando nel vuoto.
«Adrien? Adrien ci sei?!...ADRIEN!» urlò una ragazza dai capelli castani e gli occhi marroni mentre passava uno straccio bagnato su dei tavoli.
«Cosa?! Cosa c'è Trixx»
«Stai fissando il vuoto...»
«No. No non è vero!»
«Emh...altro ché se lo è»
«Zitto Nooroo» disse Adrien rivolto ad un ragazzo biondo e dagli occhi grigi.
«Ho capito tutto!» disse una ragazza bionda e dagli occhi azzurri.
«Credo di averti letto nel pensiero Pollen» disse Tikki con un sorriso sulle labbra.
«Pensi alla ragazza di sta sera vero Chat? Ti ha rubato il cuore e non è solo un tira e molla...dico bene o dico giusto?»
Adrien si voltò di scatto e fece vagare lo sguardo su tutti i Kwami.
«N...o...»
«Hai esitato»
«No non è vero!»
«Si che è vero!» dissero in coro le donne divertite.
«Probabile che sia molto...c'è l'ho sulla punta della lingua...»
«È proprio cotto»
«Concordo Tikki»
«Ma che dite? È bruciato!» disse Trixx per poi scoppiare in una sonora risata con le altre due.
«Suvvia ragazze...» disse un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi sul rossiccio «tocca a noi uomini prenderlo in giro»
«Parole sante Dusuu»
«Zitti tutti...ok è probabile che il mio piccolo cuoricino abbia iniziato a battere un po' più forte del solito quando abbiamo ballato...»
«Adrien si è innamorato! Adrien si è innamorato!» cantilenarono le donne in coro.
«Basta!»
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Maschere [Completata] (Rivisitazione)
Fanfiction«è incredibile come una maschera possa nascondere e cambiare una persona, non trovi anche tu?» «già...» Nella Parigi del 1700 gira una tradizione: ogni sabato, i giovani, vanno in cerca del vero amore alla taverna Kwami. I giovani si devono mettere...