10. È come suo padre.

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Eccomii.
Avete notato la nuova copertina?
(Se no, andate a guardare 😏)
Cosa ne pensate?
Ci vediamo alla fine del capitolo.
Buona lettura!
****

Casa di mio padre mi è sempre piaciuta un sacco.
Forse per i colori vivaci dei quadri appesi alle pareti, per l'ampio ingresso luminoso o per la cucina sempre lucida e bianchissima.
Oggi, però, questa casa che ai miei occhi di solito appare tanto bella, mi sembra un incubo.
Mio padre non dice una parola da almeno un'ora, mangia in silenzio e non mi guarda nemmeno.
Io non ho fame.
Non mi ha fatto spiegare nulla, lui non mi ha spiegato nulla ed io fremo dalla voglia di sapere tutto su Matthew Jackson.
O almeno la sua versione.

«Papà, vuoi dirmi qualcosa su quel ragazzo o vuoi rimanere in silenzio per tutto il giorno?».
Punta i suoi occhi azzurri nei miei e un brivido percorre la mia schiena, «Tradisci Josh?»
«Co-cosa? No!», alzo di poco il tono della voce, «Matthew è un mio amico, siamo usciti insieme ieri sera, poi stavo poco bene e mi ha accompagnata. C'è stato il temporale ed è rimasto bloccato in casa mia», stringo la forchetta tra le mie dita sottili, mi sento offesa.
«Fingo di crederti», sospira, «Tuo padre non è un idiota, Samantha».
Questo è troppo.
Scatto in piedi e mi mordo con forza il labbro, i miei occhi si appannano a causa delle lacrime che vogliono venir fuori, «Non conosci nemmeno tua figlia», esce fuori come un ringhio, lui sbatte le palpebre più volte.
«E tu non conosci i Jackson, Samantha», sbatte il pugno sul tavolo e i bicchieri tremano, adesso anche lui si alza e si avvicina a me lentamente.
«Sai chi è il padre di quel ragazzo, Samantha?»
«No», ammetto.
E capisco che in realtà io non so proprio niente di Matthew Jackson.

«George Jackson, figlia mia, è il nemico numero uno di tuo padre».
Quelle parole arrivano alle mie orecchie e rimangono incastrate nella mia testa, sento quella frase in ripetizione.
«Nemico? Pe-perchè?».
Si passa una mano tra i capelli brizzolati e sospira, « Da sempre suo padre è mio avversario nel mondo del lavoro. È capo di un'azienda che purtroppo è tra la concorrenza più spietata. Suo padre mi odia da sempre, Samantha. Lo conosco da sempre».
Mi sento stordita da queste informazioni e non riesco a dire una parola.
Forse Matthew mi sta ingannando?
Forse Matthew sta giocando sporco per suo padre?

«L'ho capito subito che era un Jackson», sbotta acido, un'espressione di disgusto stampata sul volto, «È uguale a suo padre»
«Beh, que-questo non rende Matthew una cattiva persona»
«È figlio di George, cara. È in automatico una cattiva persona. Quell'uomo è in grado di fare il lavaggio del cervello anche ad una pietra. E quel ragazzo è sicuramente stato plagiato a sua immagine e somiglianza»
«E anche se fosse?»
«Devi stare lontana da lui, Sam. Sono stato chiaro? Potrebbe ingannarti, estorcere informazioni private. La nostra è un'azienda potente, figlia mia, sono tanti gli uomini che vorrebbero soffiarci via il posto sul podio».

A questa sua affermazione uno scossone fa tremare le mie gambe e la mia gola si secca così tanto che ho bisogno di prendere un bicchiere d'acqua.
Voleva informazioni su mio padre.
Ha informazioni su di me, su Josh che è l'avvocato di mio padre.
Mio Dio, sono una totale idiota.
«Stai bene?», i suoi occhi azzurri adesso si inteneriscono un po' e annuisco freneticamente.
Sto male.
Malissimo.
Stavo cominciando a credere che di Matthew potevo fidarmi.
Invece no.
Non posso fidarmi di nessuno.
Sono sola.

«Ti stavi affezionando a quel ragazzo, vero?», sospira e si siede accanto a me, sorride leggermente.
«Più o meno», confesso, «Mi stava aiutando a risolvere una faccenda»
«Non c'è niente tra di voi?»
«Niente», confermo.
Mio padre si gratta il mento ricoperto da un sottile strato di barba e assottiglia gli occhi, «Invitalo alla festa di beneficienza», dice di getto, «Voglio dimostrarti che è uguale a suo padre. Non verrà sicuramente, figlia mia. George non gli permetterebbe mai di aiutare la nostra azienda a raccogliere fondi»
«Ma quei fondi non servono alla nostra azienda, perché non dovrebbe permettergli di partecipare? Aiuterebbero dei bambini malati, non noi».
Lui sorride e scuote la testa, «Capirai che George Jackson non farebbe avvicinare il proprio figlio ad un evento organizzato da noi nemmeno sotto tortura, bambina mia. Invitalo, poi vedrai. È come suo padre, ne sono certo».
Deglutisco, «Secondo te si è avvicinato a me per avere informazioni sull'azienda? Per incastrarci in qualche modo?»
«Mi dispiace dirlo, tesoro, ma è così. Non rimanerci male quando non si presenterà».

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