33. Maledette Jimmy Choo

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Appoggio la mia schiena contro il muro e incrocio le braccia al petto mentre fisso Charlie che è steso su un lettino. Accanto a lui, con la faccia di chi ha appena negato il soccorso ad un uomo in fin di vita, Cinthia è seduta su una sedia e mi guarda insistentemente.

Probabilmente vuole farmi capire che si sente in colpa per non aver portato Charlie direttamente in ospedale.

Un giovane dottore sorride e controlla le condizioni del fratello di Matthew, poi mi dice che questa volta è stato fortunato e che potrebbe non farcela la prossima volta.
Annuisco e mi sforzo di ricambiare il sorriso.
Mi dispiace per Charlie, davvero, non mi sarei mai immaginata di trovarlo in queste condizioni.

«Lei è la fidanzata?», il dottore punta i suoi occhi azzurri nei miei e sospiro sonoramente, «No, sono un'amica»
«Dobbiamo parlare con un familiare», deglutisce e si avvicina più a me, «Chiamo la signora Jackson o Matthew?».
Apro la bocca e la richiudo più volte, non so nemmeno perché mi stupisco nel constatare che conosce già Charlie.
Sua madre è un mito qui e ovviamente anche Matthew è abbastanza noto, dato che lavora in questo ospedale.

«Matthew no!», Cinthia quasi urla ed io sospiro ancora.
Voglio uscire da questa situazione il prima possibile e non voglio assolutamente vedere Matthew, quindi prendo la mia decisione, «Chiamate la madre», e lui in tutta risposta lascia una carezza sulla mia spalla ed esce dalla stanza.

Charlie continua a non aprire gli occhi, ma la situazione a quanto pare è stabile e si riprenderà.
Perché lo fai, Charlie?
Cosa c'è che non va nella tua vita?

È pallido, i suoi capelli biondi sono attaccati alla fronte  imperlata di sudore, i suoi zigomi sembrano più marcati del solito.
Sembra quasi un cadavere.
Rabbrividisco e aspetto l'arrivo di Scarlett con impazienza. Non voglio essere qui quando arriverà anche Matthew, perché so che arriverà e non la prenderà bene.

«Vuoi qualcosa da mangiare? Vado al bar», Cinthia sorride dolcemente e si alza, «E se te lo stai chiedendo, sì, me la sto svignando prima dell'arrivo della signora Jackson».
Trattengo una risata e scuoto la testa.
Vorrei svignarmela anch'io, davvero.
«Non voglio niente, vai pure».

Rimane ferma davanti a me per qualche istante, poi morde il suo labbro con forza, respira profondamente e mi stupisce con una carezza sulla guancia prima di andare via.
In fin dei conti, nonostante i suoi momenti di pazzia, lei è una bella persona.

La madre di Charlie arriva dopo dieci minuti e, ovviamente, non trapela nessuna emozione dal suo viso.
I suoi capelli biondi sono legati, come sempre, in  una coda alta e ordinata.
Lancia una veloce occhiata a suo figlio e poi mi fulmina con lo sguardo, «Matthew dov'è?», sembra arrabbiata con me.
«Ehm, non ne ho idea», ammetto.

Tira fuori il suo cellulare, non impiego molto tempo per capire che sta chiamando suo figlio.
Il mio cuore batte ad una velocità esagerata.
«Non risponde», ringhia, «Prova a chiamarlo tu».
Oh, no.
«Per quale motivo dovrebbe rispondere a me se non ha risposto a lei?».
Sbatte le palpebre più volte e ruota gli occhi al cielo, «Lascia stare, riprovo ancora», dice solo questo.
E mentre lei chiama suo figlio almeno un milione di volte io mi sento a disagio e anche un po' in ansia.

Perché non risponde alle chiamate?
Spero stia bene.

Scarlett si siede accanto al letto e finalmente mette via il cellulare, fissa suo figlio e non mi rivolge nemmeno uno sguardo quando parla, «Puoi andare, Samantha, sei stata davvero gentile», la sua voce trema e sembra voler scoppiare a piangere da un momento all'altro.
Sembra tanto forte, ma in realtà anche lei soffre molto.
«Solo... Fammi un favore», una lacrima scivola lungo la sua guancia, «Avvisa Matthew di quello che è successo e cerca di calmarlo prima di farlo venire qui. Voglio tranquillità quando Charlie si sarà risvegliato».

UN MARE DI BUGIE || COMPLETA. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora