Capitolo 2: Un istruttore bastardo. Parte uno

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Il capitolo riprende la storia dalla fine del sequel, dopo qualche settimana. È la prima parte. La seconda la posterò appena la scriverò.

Scesi dall'auto sbattendo la portiera.
Quel idiota del mio istruttore non aveva fatto altro che rimproverarmi tutto il tempo. Strinsi i denti per non tornare a dirgliene quattro.
Sapevo che così facendo non avrei fatto altro che alimentare ancor più il suo ego smisurato.

Uscire dall'auto in quel modo lo aveva divertito pensando di averla avuta vinta. Ma si sbagliava di grosso. Gliela avrei fatta pagare cara a quel presuntuoso. Si sarebbe pentito amaramente di essersi messo conto Eryn Ward.

Avevo già fatto domanda in modo che mi venisse cambiato l'istruttore di guida che mi seguiva, ma niente. Quei idioti che stavano dietro al bancone non ne avevano voluto sapere nulla. Per sfortuna mi mancavano ancora 10 lezioni obbligatorie, poi non lo avrei visto fino al giorno del esame. Ma non potevano darmi un istruttore più competente e meno... stronzo.

Che razza di istruttore ti dice: "Guidi come un camionista ubriaco che ha urgente bisogno di scaricare."?! Nessuno. Lui era pagato per insegnarmi a guidare e basta. Non era pagato per criticare e alzare gli occhi al cielo ogni due per tre. Maledetto idiota. Dopo l'ennesima alzata d'occhi canzonatoria avevo tirato sulla destra bruscamente facendogli quasi sbattere la testa contro il finestrino. Ho detto quasi, purtroppo. A quanto sembra il karma ce l'aveva con me.

La rabbia in quel momento era stata così grande che avevo slacciato la cintura con una strattonata, alzato il freno a mano, messo in folle e spento il motore. Quel coglione mi aveva guardata come se fossi un anatra color arcobaleno che canta lirica. Idiota. Ma non ci avevo fatto caso e così avevo raccattato le mie cose alla svelta ed ero scesa sbattendo la portiera con forza. Con la rabbia in circolo mi ero diretta a piedi alla scuola guida.

Avevo sbattuto la mano sul bancone di legno della segretaria e chiesto con quanta gentilezza potessi di farmi assegnare un nuovo istruttore. Ma quella gallina del giurassico aveva fatto finta di non vedermi, continuando a parlare indisturbata al telefono.

Ma per cosa era pagata? Per fare la bella statuina? E pure non tanto bella. Sentendo la pazienza tornare meno avevo sbattuto la mano con talmente forza da farla saltare sul posto. Oltre a farle prendere quasi un infarto non avevo risolto nulla.

Mi aveva liquidata con un: " Signorina, mi rincresce ma non abbiamo disponibilità di istruttori al momento. Sono tutti già stati assegnati. Ma se vuole può aspettare che uno di loro si liberi. "

Si certo, e magari anche fare la patente tra una ventina di anni. Avrei dovuto fare la patente a sedici anni, come tutti quanti. Ma la mia testardaggine nel non accontentare le parole di quella peste insopportabile :"così potrai portarmi a spasso", mi avevano impedito di farla. Orgoglio. E stupidità, già.

Digrignai i denti entrando in casa. Non c'era nessuno dentro. Ottimo, così nessuno avrebbe subito la mia sfuriata. Quel arrogante... Salì le scale velocemente rischiando di creare un buco su ogni gradino. Mi immaginavo che i gradini erano la sua testa bacata. Scossi la testa entrando in camera. Buttai borsa e chiavi sulla scrivania e quando mi girai per accendere la luce quasi strillai. Mi calmai respirando lentamente.

Will sorrise sghembo guardandomi dal mio letto perfettamente sfatto dal suo corpo. Era sdraiato in tutta la sua lunghezza con le braccia incrociate dietro la testa a fare da cuscino. Era una visione accattivante, sopratutto il sorriso malizioso che aveva sempre stampato come bollo sulla faccia. Ma non era il momento adatto. - Che ci fai qui? - Chiesi girandomi per togliere la giacca e metterla sullo schienale della sedia girevole. Mi tolsi le scarpe ignorandolo.

Missing Moments: Eryn x Will = Chimica combinazione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora