Capitolo 5 - Parte due

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Un muscolo guizzò sulla sua guancia, segno che molto probabilmente la mia uscita non doveva essergli piaciuta più di tanto. Cavoli suoi. Non ero una bambolina a sua madre disposizione che faceva ciò che più gli andava a genio. - Patto o non patto... - Fece qualche passo in avanti arrivandomi di nuovo di fronte a pochi passi di distanza. Solo l'aria ci separava, tanto eravamo vicini.

Doveva allontanarsi almeno un po, non riuscivo a respirare per via della sua presenza ingombrante. E il suo sguardo insistente non aiutava di certo a migliorare la situazione assurda. Mi guardava come se da un momento all'altro volesse mangiarmi, compresa la carta di imballaggio.

- Tu. - Le sue mani grandi si poggiarono sui miei fianchi con una delicatezza insolita, - Resti. - Premette il suo intero corpo al mio facendomi così venire delle scariche elettriche lungo tutta la spina dorsale e più giù. Molto più giù e molto più in profondità, laddove non avrebbe dovuto esserci quel bruciore lampante. - Mia. - L'ultima parola la soffiò a pochi centimetri dalla mia bocca senza però toccarla con la sua nemmeno per sbaglio.

Sembrava godere del effetto che la sua vicinanza mi provocava, a giudicare dal suo sguardo pienamente conosciuto. - Non mi sembra affatto di aver accettato alcun patto. Anzi, se ben ricordo ho declinato l'invito. - Affermai risoluta provando a non guardare le sue labbra invitanti. Perché diamine doveva avere quel effetto su di me? Forse, al momento, l'idea di un parto a scopo sessuale non era così male dopotutto.

Il fuoco che divampava ogni secondo di più dentro di me fino a farmi bruciare di un desiderio insaziabile poteva essere soddisfatto con l'accordo che mi aveva proposto la settimana prima. Aveva un senso. Ma di certo non sarei scesa così in basso da soddisfare il mio desiderio carnale di lui. Mi sarebbe passata prima o poi. Speravo tanto fosse così.

- Inoltre tu non sei nessuno per dirmi chi può o non può toccarmi. - Misi subito in chiaro sentendomi irritare dalla sua possessione nei miei confronti. Mi desiderava come un qualsiasi bambino desiderava un giocattolo nuovo con cui giocare. Ma io non ero un giocatolo. E sopratutto non ero sua.

Il suo sguardo si indurì. Quella risposta non aveva fatto altro che dargli un motivo in più per avvicinarsi ulteriormente schiacciandomi contro la parete alla quale ero rannicchiata per sfuggire al suo tocco. Ma questo non bastò al suo fisico di raggiungere il mio, e al suo viso di sfiorare il mio. Pessima mossa. Davvero pessima. La mia concentrazione sembrava scemare di più ogni qualvolta che il suo corpo toccava i mio congiungendo i punti giusti.

Dovevo pensare subito a qualcosa da dirgli per distrarlo. Così dissi tutto d'un fiato: - perché non te ne ritorni dalla bionda tutta tette e niente cervello, e non mi lasci in santa pace una volta per tutte? - Ovviamente non sapendo nemmeno che fosse nel locale non potevo sapere con sicurezza che prima fosse in compagnia di una ragazza bionda. Ma le bionde erano di moda, così presi quello come tentativo di distrazione.

Quella frase parve stupirlo abbastanza da farlo allontanare di poco, lasciandomi spazio per respirare. - Come ? - Il suo sopracciglio si alzò, prima di ritornare al suo posto a contornare una perfetta espressione allietata. Sembrò riprendersi dal momentaneo stato di stupore. - Sei gelosa per caso? - Il sorrisetto arrogante che gli si dipinse su quella faccia da schiaffi mi fece salire l'istinto omicida.

Quindi era davvero insieme a una bionda, prima. L'idea mi fece stringere lo stomaco da una rabbia inspiegabile. Ma come era saltato ad una conclusione così lontana dalla realtà? Io avevo solo cercato di farlo andare via, non di aumentare il suo smisurabile ego.

Missing Moments: Eryn x Will = Chimica combinazione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora