6

1.4K 64 42
                                    

Pov. Bonucci.

Eccola, bella come la prima volta che l'ho vista da vicino, in terrazza Aperol.
Questa volta però è diverso, so che si è preparata per me, so che se è qui è perché dobbiamo parlare.

«Little Mary...» mormoro avvicinandomi a lei.

Lei mi guarda dalla testa ai piedi, soffermandosi sulle mani che porto incrociate al petto. Sospira, notando la fede e sorride, quando io nascondo la mano nella felpa. «Bonucci.» dice gelida. «Seguimi, non ho tempo da perdere con te.»

Rieccola, la Maria dell'inizio, quella MaryJane tosta che non riuscivo a scalfire, a capire.

La seguo, su quella panchina dove avevamo detto una volta e basta. Ma eccoci qui, insieme, per l'ultima volta.

«Torno a casa.» dice Maria all'improvviso. La guardo alzando un sopracciglio, non abbiamo parlato e già vuole andare via? «Torno dalla mia famiglia per un periodo, non so quanto tempo sarò via ma è meglio così.» i suoi lineamenti sono duri, ma le mani le tremano e anche la voce la tradisce, i suoi occhi lucidi.

Le accarezzo il viso e mi avvicino a lei. «Perché vai via?» chiedo calmo, anche se non lo sono affatto.

Ti prego non andartene, resta qui con me...

Con le mani che tremano mi sorride e accarezza una guancia, sospirando. «Questa è per te. Non leggerla subito. Capirai quando sarà il momento.» dice consegnandomi una busta, con qualcosa dentro. «Ciao Bon Bon.» sussurra ad un passo dalle mie labbra, ma non le bacia; si alza e va via.

Non posso permetterle di andare via.

Corro verso di lei, afferrandole un polso, la faccio girare e la bacio, come volevo fare da quando l'ho vista allo stadio. La bacio e dimentico Martina, perché sono le sue labbra che desidero.

Andiamo, macchinamente,  indietro. Camminiamo verso la mia auto e ci accomodiamo sui sediolini posteriori, dove la faccio mia: le succhio la pelle, le mordo il collo, i seni, non le lascio un centimetro di pelle libero. Prendo ciò che posso ed esploro il suo corpo con le mani e le labbra. Quel corpo che ho assaggiato solo una volta, eppure già ne sono strettamente indipendente.

«Non andare. Resta qui.» sussurro sul suo collo, lasciandole un bacio sulla parte di pelle più sensibile dietro l'orecchio.

Maria mi guarda, intensamente, negli occhi e sorride tristemente. «Hai scelto la tua famiglia Leonardo, noi siamo sbagliati.» parla sicura, ad un millimetro dalle mie labbra.

«Eppure mi sembra tutto terribilmente giusto.» parlo piano, per non rovinare il momento. Assaporando di nuovo il suo sapore.

Mi sembra così giusto e dolce e soave il mio nome che fuoriesce dalle sue labbra.

Maria non risponde, mi stringe un'ultima volta a se, prima di lasciarsi andare ad un orgasmo, dopo qualche minuto la seguo anche io, racchiudendo i miei gemiti tra le sue labbra.

«È un addio Bon Bon.» dice ad atto finito, quando la riaccompagno.

Annuisco. «È giusto così.» ammetto.

«Ricordati la lettera, di leggerla solo quando te lo farò capire io.» si assicura, poi va via. Senza farmi rispondere.

Ricordati che ti amo. Avrei voluto dirle.

Challenge for Us || Leonardo BonucciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora