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Un mese dopo...

Pov. Bonucci

Vittoria è finalmente uscita dall'incubatrice, è diventata più grande e spero che andrà tutto bene d'ora in poi; è piccolissima tra le mie braccia, una topina bellissima, come la mamma.

Arrivo nella stanza di Maria, ci sono le sue amiche che le parlano, ancora non si è svegliata ed è strano, ha avuto una brutta emorragia, le hanno fatto delle trasfusioni ma pur sospendendo le medicine, e quindi il coma farmacologico, ancora non ha aperto gli occhi.

Qualcosa nel parto è andato storto e non capiscono cosa. Hanno detto che la placenta non si era messa nella posizione giusta, era rimasta sopra la vescica, bloccando la fuoriuscita della piccola e creando una sacca di sangue e, scoppiando, ha fatto si che Maria avesse una brutta emorragia interna e Vittoria poteva morire, per fortuna è andato tutto bene, ora dipende tutto da lei.

Avvicino la piccola alle zie. Subito la circondano guardandola adorante, mentre lei dorme. «Posso stare con lei?» chiedo, indicando la ragazza stesa sul lettino.

Le ragazze, senza dire nulla, escono dalla stanza, ed io mi siedo sulla sedia accanto al lettino, le lascio un bacio sulla fronte, prendendo Vittoria tra le braccia. «Oggi c'è Vittoria con noi.» mormoro, dicono che parlare serve e i medici hanno detto che forse la presenza della bimba poteva aiutare, non costa nulla provare. «Dovresti svegliarti e guardarla, è uguale a te: una topina come dici tu.» sussurro, accarezzando le guance tonde di mia figlia. «Ha il tuo naso a patata ed è nata con tantissimi capelli, anche se prematura, ma ora è tutto ok, anche se piange appena si sveglia, forse vuole la mamma.» gli occhi si riempiono di lacrime, perché non ti svegli Mary? «Perciò, visto che Vittoria è viva e vegeta, perché non apri anche tu gli occhi? Così vedi quanto è bella nostra figlia. La amo tanto sai? Forse l'avrei dovuta amare bene dal principio. Avrei dovuto leggere quei messaggi, invece ti ho fatto affrontare tutto da sola ed ora sei qui...» quasi mi strozzo parlando, il senso di colpa che mi colpisce forte nello stomaco. «...avrei dovuto portarti io in ospedale, stringerti la mano, assicurarti che non sarebbe stato facile, ma neanche difficile, perché c'ero io. E scusami se non ci sono stato, se ti ho stretto la mano troppo tardi, quando ormai già avevi gli occhi chiusi. È colpa mia, mi dispiace Little Mary, mi dispiace. Ma ti prego, svegliati, fallo per Vittoria.» non so dove trovo la forza per parlare così a lungo, di solito non faccio altro che piangere o stringerle la mano, ma non parlo, Perché il senso di colpa mi uccide.

Vittoria scoppia a piangere appena si sveglia, come sempre, la cullo tra le mie braccia ma non smette, così faccio ciò che hanno detto i medici: l'avvicino alla madre, viso contro viso e Vittoria, come se fosse una magia, smette di piangere e la poso sul petto di Maria.

Svegliati Little Mary, guarda il miracolo che hai messo a mondo.

Ma non è tutto come in un film. MaryJane non si sveglia, Vittoria comincia a piangere ed io devo uscire per cercare le infermiere perché deve mangiare.

Appena mi avvicino alla porta sento una voce alle mie spalle che mi richiama:

«Bon Bon

Challenge for Us || Leonardo BonucciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora