Il resto della giornata trascorse senza intoppi. Ero rimasto per tutto il pomeriggio a dare una mano alla prozia Caterina. Non mi andava di fare niente tutto il giorno, così le avevo chiesto se potevo essere d'aiuto.
Non volevo stare sulle loro spalle.
Mentre rifacevo la brandina, che si trovava accanto al letto di Paolo, Caterina entrò nella stanza.
-Hai voglia di venire con me a fare la spesa?-
-Certo. Finisco qui e ti aspetto giù.-
Finii velocemente il mio lavoro e andai al piano di sotto per mettermi il giubbino.
Caterina arrivò pochi minuti dopo e una volta sistematasi ci accingemmo a partire.
-Vai a fare la spesa al supermercato del signor Rambelli?- chiesi.
-Sì. Devo prendere un paio di cose, non dovremmo metterci molto.-
Prima che avessimo il tempo di fare cento metri sentii chiamare.-State andando via?- Riconobbi subito la voce di Roberto.
- Ciao.- Caterina, come sempre, gli diede un bacio sulla guancia.
-Caterina sono passato a prendere Raffaele.- Mi guardò. E la sua espressione mutò. -Non dirmi che ti sei dimenticato?-
Infatti mi ero dimenticato. In quel momento mi sono sentito uno stupido e volevo mettermi in un angolo nascosto e non farmi vedere più.
-Scusa. È che ho passato una notte insonne. Perdonami.- Abbassai la testa dalla vergogna.
-Perché dove dovete andare?- Domandò Caterina.
-Ieri a pranzo ho chiesto a Raffaele se veniva con me a fare un giro per i boschi.-
-Ah! Davvero?- Sembrava sorpresa.
Feci cenno di sì con la testa. Sempre più imbarazzato.
-Hai voglia di venire o hai altri impegni?- Roberto sembrava che mi stesse supplicando con gli occhi.
- Ma sì dai. Vai pure.- Ci mancò poco che Caterina mi spingesse verso di lui.
-Sicura che non vuoi che venga con te?-
- Stai tranquillo Raffaele. Hai bisogno di svagarti.-
-Grazie. Ci vediamo per pranzo.- La salutai con un bacio.
Roberto camminava un passo avanti a me, come se volesse fare da "guida". Di tanto in tanto voltava la testa per controllare che fossi ancora dietro di lui.
Io non persi l'occasione per "studiarlo", e se dovevo essere sincero; mi piaceva il suo modo di fare così solare. Anche se non avevo capito bene il motivo che lo ha spinto a volermi frequentare; in fondo ci siamo appena conosciuti. Comunque sarebbe stata l'occasione per poterglielo chiedere.
Stavo per fare una domanda, ma fu lui il primo a parlare.
-Dimmi Raffaele. Quanti anni hai?-
-Ventiquattro.-
-Vivi in centro a Brescia o zone limitrofe?-
-Brescia città.- Rispondevo alle sue domande senza guardarlo in faccia. Mi stava mettendo in agitazione. -Me lo avevi già chiesto ieri.- Feci notare.
-Lo so, ma sei stato un po' vago.- Ammiccò.
-E tu sei nato qui?- Avevo alzato gli occhi verso di lui.
-Sì. E non posso fare a meno di lasciare questi posti, io li trovo unici.-
-Anche a me piace.- Senza rendermene conto gli stavo sorridendo. -Ma dove andiamo di preciso?-
-Lo vedi quel tratto di bosco laggiù?- Con una mano si era appoggiato alla mia schiena e con l'altra indicava un tratto di foresta isolata dall'altra parte del fiume. -Sì trova proprio lì.-
-C'è qualcosa di interessante?- Ero diffidente.
-Certo.-
-E cosa?-
-La natura.-Raggiungemmo il punto indicato da Roberto in meno di venti minuti, e una volta addentrati all'interno di quel bosco notai quanto fosse stupendo. I pini e gli abeti, visti dal basso mi sembravano molto più alti. Continuavo a guardarmi intorno cercando di trovare un difetto in quel piccolo angolo di paradiso.
- Ti piace? Vengo qui quando ho bisogno di rilassarmi.- Roberto appoggiò la schiena contro un tronco. -Prova a rilassarti anche tu. Lascia che il suono degli alberi entri nella tua mente.-
"Mi sembra di sentire il discorso di un figlio dei fiori".
-Cosa ti fa pensare che abbia bisogno di rilassarmi?-
Sì avvicinò a me. -Perché ieri ho notato una certa rigidità. Come se... Non so come spiegare. È come se tu fossi in balia delle emozioni.-
"Cosa? Era così evidente".
-Guarda... sei fuori strada.- Cercai di essere sarcastico. -Ti assicuro che non ho nessun problema relazionale.-
- Ma io non sto parlando di problemi relazionali. Dico solo che dovresti essere più aperto e che non ti dovresti chiudere a riccio.-
-Scusa una cosa. Mi hai fatto venire qui per farmi la predica?- Ero irritato.
-Ti sto dando dei consigli utili.- Si mise sulla difensiva.
Alzai gli occhi al cielo. Ero un fascio di nervi. -Grazie, ma penso di essere abbastanza adulto per capire certe cose.- indietreggiai di qualche passo. -Scusami, ma adesso è meglio che me ne vada. Ancora non capisco perché sono venuto qui con te che nemmeno ti conosco.-
Mi voltai lasciandolo lì da solo, mi aveva talmente innervosito che se fossi rimasto ancora un po' avrei potuto prenderlo a schiaffi.
- Ehi. Aspetta!- Mi chiamò.
Rimasi fermo senza voltarmi.
-Non mi hai nemmeno salutato.-
Non gli risposi. Battei i piedi sul terreno e mi lasciai sfuggire un ringhio isterico.
Prima di allontanarmi a sufficienza lo sentii ridere.
STAI LEGGENDO
Lasciare il passato
Short StoryA volte la fuga può sembrare la soluzione per ogni problema, ma non sempre.... Raffaele fugge dalla città di Brescia quando scopre che il suo moroso lo ha lasciato per tornare con il suo ex, sconvolto e con il mondo che gli crolla attorno; si rifugi...