15 Separazioni

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Alle sei di mattina mi svegliai con un nodo alla gola, quel giorno sarei tornato a casa mia a Brescia. Anche se la voglia di ritornare in quella città non c'era proprio. Sapevo che una volta rientrato avrei dovuto affrontare, non solo i miei genitori, ma anche Marco che di sicuro non sta aspettando altro che vedermi varcare la soglia dell'università per poter proseguire con il litigio di ieri pomeriggio. E questa volta sarei stato da solo. Nessuno ci avrebbe trattenuti.
Diedi un'occhiata alla mia valigia, controllando di non aver dimenticato nulla. Appena finito la richiusi con cura e ritornai a letto. Paolo stava russando accanto a me, ma non ci feci caso avevo fin troppi pensieri per la testa, e il suono nasale che faceva non mi dava così fastidio; anzi era un modo per non darmi modo di pensare troppo.
Quando si svegliò, mi salutò e si preparò per fare la sua solita passeggiata mattutina. Prima di uscire mi disse che sarebbe stato a casa prima della mia partenza, prevista per mezzogiorno.
Durante la colazione, io Caterina e Pasquale rimanemmo in silenzio. L'unico suono che si sentiva erano i nostri respiri. Poi Pasquale decise di mettere fine a quel silenzio imbarazzante. -Hai tutto pronto? Non ti sei dimenticato niente?-
-Ho fatto tutto quello che c'era da fare.- La mia risposta era quasi forzata.
Caterina mi chiese, - sicuro di non voler restare ancora?-
-No. Penso di aver causato troppi problemi e poi non posso trascurare i miei doveri universitari.-
- Non hai causato nessun problema.- Lei cercò di rassicirarmi, però non fu sufficiente.
-Va Bene così zia. È meglio che torni a casa.-
-Va bene. Come vuoi.- Non insistente più si tanto, sapeva che era una battaglia persa.

Finito di fare colazione mandai un messaggio a Roberto, chiedendogli di passare perché dovevo parlargli.
Lui, allarmato mi chiese quale fosse il problema, ma gli risposi che era meglio farlo di persona.
Non passarono neanche venti minuti che lui si presentò a casa, andai io ad aprire. Appena lo vidi mi mancò il fiato, sapevo che forse avrebbe preso male la notizia che gli stavo per dare. Sentivo le lacrime salire agli occhi, ancora una volta mi stavo allontanando dalla persona che amavo.
-Dimmi. Che succede?-
Cercai di prendere fiato, ma soprattutto volevo trovare le parole giuste da dirgli, non mi andava di fare un discorso troppo complicato. La cosa migliore sarebbe stato quello di dire tutta la verità in un colpo solo.
-Roberto... Dopo quello che è successo ieri... Ho deciso di tornare a Brescia.-
Lui mi guardò con gli occhi persi nel vuoto. -Cosa?-
-Hai capito bene.- Tenni la testa bassa. Guardarlo in faccia mi avrebbe fatto male.
Mi sollevò il volto. -A me non importa nulla di quello che è successo.-
-Lo so. Però...- Stavo per mettermi a piangere.
-Se hai paura di Marco, ti posso proteggere io.-
Scossi la testa. -Io non ho paura di Marco. Il fatto è che ho trascurato: l'università, i miei genitori e i miei amici. Sono scappato dai miei problemi. Ho provato a voler lasciare il passato alle spalle, ma non serve. Mi dispiace, ma devo andarmene.- Sentivo le lacrime bagnarmi le guance. -Credimi... la tortura più grande sarà stare senza di te.-
Roberto mi abbracciò forte come se non volesse lasciarmi andare. Infatti non voleva lasciarmi.
-Quando tornerai?- Notai che anche lui stava per piangere.
-Non lo so. Presto... lo spero.- Dissi singhiozzando.
Roberto cominciò a piangere. Mi prese il viso tra le mani e mi baciò.
-Ti amo.- Sussurrò.
-Ti amo.- Fu l'unica cosa che potessi dire. Ed era la verità.

Alle undici precise, Pasquale mi aiutò a mettere la valigia nel portabagagli della sua macchina. Guardai Pasquale, Caterina e Paolo. Stare in loro compagnia mi ha dato la forza per poter andare avanti, ma un riconoscimento speciale andò a Roberto; al mio Roberto. All'inizio non mi piaceva, ma piano piano era riuscito a farsi strada nel mio cuore infranto, rimettendolo a posto pezzo per pezzo.
Salito sulla macchina tenni gli occhi fissi su di lui, gli promisi che avrei mantenuto il contatto.
Pasquale mise in moto, abbassai il finestrino e li salutai con la mano, fu quando sparirono dalla mia vista che mi misi a piangere in silenzio.

Lasciare il passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora