10 Un giorno di luce

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Mi svegliai all'alba. Non ero riuscito a dormire dal nervoso, mi ero girato e rigirato nel letto pensando a cosa fare e dire in compagnia di Roberto. Ogni volta che pensavo a lui: al suo volto, al suo sorriso e... al suo bacio; sentivo le farfalle nello stomaco.
La sera prima non ero nemmeno riuscito a concentrarmi negli studi.
-Buongiorno.- Disse Paolo, una volta sveglio.
-Ciao.- Mi voltai verso di lui.
-Hai studiato fino a tardi?- Chiese, osservando il libro e il quaderno con gli appunti posti sulle mie gambe.
Cadendo dalle nuvole risposi, -sì. Voglio rimettermi in pari. Tra un mese mi devo laureare.-
- In che cosa?- Mi chiese mettendosi a sedere sul bordo del letto.
-Letteratura inglese.- Fu quasi meccanica la mia risposta.
Paolo annuì. E si mise a farmi ulteriori domande sull'argomento. Bel modo di iniziare la giornata, ma almeno era riuscito a farmi distrarre per un po'.
-Vuoi venire a fare una passeggiata?- Mi chiese, alzandosi.
Dissi di no scuotendo la testa. Mi avrebbe fatto bene fare due passi, ma ero talmente preso dall'agitazione che le gambe mi divennero molli.
Rimasto da solo nella stanza decisi che era meglio alzarsi, tentare di riprendere sonno sarebbe stato inutile.
Andai in bagno e ci rimasi per un bel po di tempo, tanto che Pasquale dovette bussare un paio di volte per farmi uscire.

All'ora stabilita Roberto si presentò davanti casa senza suonare il campanello.
Appena mi vide uscire fece un sorriso largo da orecchio a orecchio. Sentii il mio cuore battere molto forte e l'ansia salii alle stelle.
-Buongiorno.- Si avvicinò a me. -Dormito bene? -
"No". -Ciao... abbastanza.- Mentii.
Camminando accanto a lui provai una sensazione piacevole e allo stesso tempo nervosa. Forse era per via degli innumerevoli pensieri che mi stavano attanagliando il cervello.
-Anche oggi sei silenzioso.- Si mise a ridere. - Ti senti a disagio?- Lo disse scherzando.
-Smettila di prendermi in giro.- Gli diedi una pacca sul braccio.
Rise ancora.
-Adesso dove andiamo?- Gli chiesi.
-Io ho un po' di fame, perciò faremo colazione al bar vicino al supermercato di mio padre, poi andremo ancora nel boschetto dell'altro giorno.-

Arrivati al bar, la prima cosa che notai fu l'arredamento. Era sobrio con tavoli e sedie di legno, il bancone era a forma di L e occupava buona parte della sala. Da fuori poteva sembrare moderno, ma l'interno era decisamente rustico.
-Ciao Roberto.- Il barista lo accolse con molto entusiasmo.
- Ciao Mario.-
Mario era un uomo dall'ossatura robusta, capelli ingrigiti, alto e con il pizzetto a punta, sembrava un pirata. Avrà avuto all'incirca cinquant'anni.
-Cosa mi racconti?-
-Nulla di nuovo. Sempre il solito tram tram con il lavoro.- Roberto si appoggiò al banco.
Mario si voltò verso di me. -E questo ragazzo? È amico tuo?-
-Sì.- Mise un braccio attorno alle mie spalle.
-Salve...- Fu l'unica cosa che riuscii a dire.
-Lui è il nipote di Pasuale e Caterina.- Roberto puntualizzò con scioltezza.
Mario rimase per qualche secondo in silenzio poi con espressione sorpresa disse che li conosceva bene, ma in fondo che cosa mi potevo aspettare? in un paesino ci si conosce tutti.
Finita la conversazione con Mario, io e Roberto ci accomodammo ad un tavolino accanto alla finestra e ordinammo: Roberto prese un cappuccio e brioches alla crema mentre io optai per un semplice succo di pesca e brioches vuota.
-Qui la colazione è buona e anche economica.- Disse Roberto.
Mentre consumavamo quello che avevamo ordinato, parlammo del più e del meno e anche di noi e dei nostri genitori. Gli dissi che mio padre era un semplice impiegato delle poste e mia madre la classica casalinga. Da lui seppi che sua madre, purtroppo, morì di tumore quando lui aveva sedici anni. E che da quel momento si è rimboccato le maniche per dare una mano a sua padre al supermercato.
Lo ammirai. Io non avrei avuto la forza di andare avanti se fosse successo qualcosa di grave a un membro della mia famiglia. "Basta veder come ho reagito con Marco". Perciò no. La forza e il coraggio non facevano parte di me.

Trascorsa un'ora e dopo aver pagato, ci recammo di nuovo in quel tratto di bosco dove stavo per dare di matto. Mi sedetti su una radice che spuntava dal terreno e lasciai che l'aria fresca del mattino, mescolata a quella dei pini, mi cullasse.
Roberto si stiracchiò e si sedette accanto a me, guardando un punto non precisato.
Sentivo che la tensione stava salendo alle stelle, volevo fare qualcosa per sbloccare quella situazione, ma una forza estranea dentro di me mi impedì di fare o dire qualunque cosa.
Gli diedi un rapidissimo sguardo, era raggiante e la sua espressione serena mi trasmetteva un sentimento positivo e... strano. Mi sentivo strano stando accanto a lui, anzi; era da quando lo avevo conosciuto che mi sentivo così. Senza rendermene conto mi ero avvicinato ancora di più a lui, potevo sentire il calore del suo corpo e il respiro regolare dei suoi polmoni.
Quando se ne accorse, mise un braccio attorno al mio fianco; istintivamente lasciai cadere dolcemente la testa sulla sua spalla. Un brivido attraversò tutto il mio corpo agitando il mio spirito, provavo tutta una serie di emozioni che credevo andate perdute.
Alzai il viso verso il suo; i nostri sguardi si incrociarono per un periodo che credetti infinito e sotto i raggi del sole ci baciammo. Volevo sentire ancora il sapore delle sue labbra morbide.
Ero in paradiso...

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