Passai la notte più agitata della mia vita, tempestata di sogni e incubi di ogni genere, nella mia mente continuavo a vedere Marco, avvinghiato tra le braccia del suo ex, mentre le loro labbra si scambiavano baci suadenti. Volevo svegliarmi e vomitare tutti i sentimenti e le emozioni che avevo provato per lui, ma queste continuavano a restare dentro di me nel mio stomaco, come se volessero logorarmi da dentro.
Quando aprii gli occhi erano le 2 e 35. Per un attimo ero convinto di essere nella mia camera a Brescia, strofinai gli occhi con le dita e diedi una rapida occhiata all'ambiente circostante; non ero a casa mia.
Mi avvolsi nella coperta di lana per scaldarmi, eravamo in pieno autunno e in montagna qualche spruzzo di neve era caduto qualche giorno prima. Si poteva dire che in questi posti la stagione invernale giungeva prima del solito.
Rimasi con lo sguardo perso nel buio di quella stanza per un tempo indeterminato, nella mia testa continuava ad apparire l'incubo che avevo fatto.
Non volevo addormentarmi.Alle 6 venni svegliato da Paolo. Era sceso per andare a fare un giro e prendere un po' d'aria.
-Ben svegliato. Io esco a sgranchirmi le gambe. Hai voglia di fare due passi con me?- Si mise un berretto di lana per tenere la testa quasi calva al caldo.
-Va bene.- Risposi quasi forzatamente, e poi non mi andava di restare lì sdraiato; tanto non mi sarei più addormentato.
L'aria all'esterno era decisamente fredda, si e no ci saranno stati all'incirca sette gradi; respirai a pieni polmoni e dovetti ammettere che l'aria mattutina era tonificante.
Io e Paolo camminavamo l'uno accanto all'altro, senza dire una parola quasi fossimo due estranei che percorrono la stessa strada.
A parlare per primo fu proprio lui. -Spiegami meglio com'è questa storia.-
-Quale storia?- Chiesi, facendo finta di niente.
Lui mi guardò come se avessi detto la cosa più stupida del mondo. Sospirai profondamente e gli raccontai tutto quello che era successo il giorno prima senza troppi preamboli, stranamente esposi la mia omosessualità con molta disinvoltura. In un certo senso trovai liberatorio parlare della mia condizione con qualcuno che conoscevo. Anche se il timore di essere giudicato male era presente.
Attesi quasi con ansia una sua reazione che tardava ad arrivare.
-Ascoltami.- Paolo si schiarì la voce. -Io non ho nulla contro i gay, però la reazione che hai avuto mi sembra un po' troppo esagerata. Avresti potuto affrontare Marco a viso aperto senza dover fuggire.-
-È proprio quello che ho fatto, e lui mi ha detto che mi voleva bene; però anche al suo ex voleva bene e lo conosceva da più tempo di me.- sentii le lacrime salire agli occhi. -Sono uno stupido!-
-Non è vero. Lui è quello disonesto che ha preso in giro un bravo ragazzo come te.- Mi mostrò un largo sorriso.
-Se per voi non è un problema resterò qui per alcuni giorni. Non me la sento di tornare all'università e sopportare di vederlo. Prima di affrontarlo vorrei prepararmi psicologicamente.-
-Certo, lo ha detto anche mio papà ieri sera, così potrai riposare.-
Ringraziai la mia buona stella per avermi dato delle persone tanto gentili e che sapevano capire cosa provavo.
-Come vanno le cose qui?- chiesi tanto per conversare.
-Al solito. Nulla di particolare, ma cosa si può pretendere da un piccolo paese di montagna.-
-È proprio perché non succede nulla che mi piace stare qui. La vita giù in città è anche troppo frenetica e caotica.- Respirare aria nuova mi avrebbe sicuramente giovato.
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Lasciare il passato
Historia CortaA volte la fuga può sembrare la soluzione per ogni problema, ma non sempre.... Raffaele fugge dalla città di Brescia quando scopre che il suo moroso lo ha lasciato per tornare con il suo ex, sconvolto e con il mondo che gli crolla attorno; si rifugi...