Sorprese di ordinaria evenienza.

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                                                                             Capitolo 8

Eravamo immersi nel traffico di Bogotà, sulla via del ritorno verso casa di Arnaldo. Ad un certo punto, proprio lui introdusse una chiacchierata.

Arnaldo: Non estai contenta che tieni un accordo con Las Rodijos?

Mara: Si, certo! Sto solo pensando che avrò da lavorare molto questa settimana.

Arnaldo: Già.

Sapevo che, da quella sera, Arnaldo sarebbe stato uno dei miei peggior nemici. Mi avrebbe marcato stretto, proprio come gli era stato ordinato di fare da Carla Rodijo.

Arnaldo: E' molto bella Andreina.

Accompagnò questa frase con una risata di scherno. Voleva farmi capire che aveva notato che avevo perso il mio stato di coscienza, quando l'avevo vista.

Mara: Non posso dire il contrario, Arnaldo.

Ammisi. 

Arnaldo: Mara, l'apparencia inganna! Quello che te pare più forte è el più debole, en realtà!

Sapevo cosa voleva dirmi Arnaldo. Carla, in effetti, per quanto bruta nel suo aspetto, aveva un punto debole, sua sorella. Era lei, in realtà, che aveva l'ultima parola.                                                         
Le due sorelle si compensavano perfettamente! Carla aveva un temperamento forte e d'impatto, Andreina, invece, aveva l'arma più pericolosa, la femminilità. E la usava bene! Lei era consapevole del fatto che, accanto a una figura come quella di sua sorella, la sua importanza veniva sottovalutata ed era proprio allora, quando gli altri abbassavano la guardia nei suoi confronti, che lei mostrava l'influenza che aveva su Carla. 

Arrivammo finalmente davanti al cancello della villa di Arnaldo. Entrammo e ci congedammo con la "Buonanotte".

Andai nella camera che era momentaneamente mia. Non sapevo come avvisare il capo di quello che era successo. Guardai il telefono e trovai un messaggio. 

Lorena scriveva "Se ti fossi dimenticata il codice della carta di credito che ti ho inviato per il viaggio, chiama il servizio clienti allo "613 1813 14117 171". O prova a chiamare il "1413 161813".

Era un codice numerico da decifrare per seguire le  sue istruzioni. Lo avevamo fatto già altre volte, quindi conoscevo la procedura. Dovevo sostituire, ai numeri, le corrispondenti lettere dell'alfabeto. Il difficile era capire quali fossero le decine e quali le unità?! Mi diedi da fare. "6=F, 1=A, 3=C, di nuovo A, poi G......". Non era quella la strada giusta. Riprovai con "6=F, 13=O, 18=T, 13=O", "FOTO" era la prima parola.  Ricominciai " 14=P, 1=A, 17=S, quindi due S....". La parola "PASSAPORTO" venne fuori. Mi precipitai nell'armadio, dove avevo riposto la mia valigia, e frugai in cerca del passaporto. Lo trovai e cercai, dietro alla mia fototessera, se ci fosse qualcosa. Trovai una scheda sim. Sopra di essa era incollata una striscia di scotch con scritto "smart-watch". Capii che dovevo inserire quella scheda nel mio orologio-smartphone, che non era collegato con il mio cellulare ma con un dispositivo tenuto sotto controllo dalla C.I.A. Era praticamente impossibile che altre persone, esterne alla C.I.A., potessero intercettare quel dispositivo. Non appena inserita la sim, arrivò il primo sms da parte di Lorena."Come procede?" c'era scritto. "Tutto come previsto. L'accordo è che questa settimana dovremo far triplicare i loro incassi." risposi, sapendo che ero abbastanza libera di scrivere da quella sim.                     
"Perfetto. Acquisteremo noi, almeno la merce sarà in mani sicure. Abbiamo i contatti necessari." e poi aggiunse "Togli la scheda e inseriscila al prossimo ordine.".                                                                   
Feci come ordinava. Ero molto più tranquilla, dopo aver parlato con Lorena.

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