La volpe che parla.

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Capitolo 26

Non volevo proprio abbandonare quel letto. Era angosciante sapere che avrei potuto perdere tutto in un istante e, più ci pensavo, più non riuscivo a staccare i miei occhi da lei, che mi stava ancora accanto, dormendo. Decisi di buttarmi giù dal letto, sedendomi sul mio lato e, di spalle, sentii la mano di Andreina accarezzarmi la schiena.

Amanda: Hey, buongiorno!

Le dissi dolcemente.

Amanda: Cerca di dormire ancora un po'.

Andreina: No...ti preparo la colazione.

Mi disse in tono affettuoso.

Amanda: Cosa?! Non ce n'è bisogno!

Andreina: Certo che ce n'è bisogno. Con la giornata che affronterai oggi, non puoi non mangiare.

Amanda: Posso fare da me. Non sei la mia cameriera.

Le risposi contrariata.

Andreina: Amanda, non sappiamo che fine faremo. Cerchiamo di condividere i momenti che ci restano. Avrò tempo per dormire.

Aveva uno sguardo triste, mentre mi parlava.

Le sorrisi, arrendendomi al suo volere

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Le sorrisi, arrendendomi al suo volere. Andai a fare una doccia e, quando uscii dal bagno, Andreina era già nella cucina del mio appartamento, da dove proveniva un profumo invitante. La raggiunsi e mi accomodai alla tavola imbandita. Anche se il cibo era squisito, non avevo appetito. Andreina era appoggiata al piano da lavoro della cucina, che mi osservava. Lei non riusciva a dire niente e, io, meno che lei; ma i nostri sguardi dicevano tutto. Spizzicai qualcosa e andai a vestirmi in camera, mentre Andreina sistemava la cucina. Quando fui pronta, la vidi spuntare sulla porta della stanza.

Amanda: Hey, mi dispiace aver lasciato quello che hai cucinato, ma non sono dell'umore giusto per mangiare.

Andreina mi si avvicinò per sistemarmi il colletto della camicia.

Andreina: Non preoccuparti. Tra un po' dovrà fare colazione mia sorella.

La guardai mentre continuava a sistemare il mio colletto. Ad un tratto, poggiò le mani sulle mie spalle e mi guardò con aria severa.

Andreina: Amanda, io sono al tuo fianco. Ma non ti perdonerò se tu non sarai al mio.

Amanda: Sarò al tuo fianco, Andreina. Perché sarei la prima a non perdonarmelo.

Presi il suo viso tra le mie mani e la baciai intensamente, come se fosse stata l'ultima volta. Poi andai via, scendendo le scale. Al piano di sotto c'era Jorge ad aspettarmi, per mostrarmi il sentiero per raggiungere la città. Ci salutammo con un "Buongiorno" ed uscimmo per andare a prendere le nostre macchine. Mettemmo in moto e seguii la Rolls Royce guidata da Jorge. Cercai di memorizzare la strada nel modo più efficiente possibile ma era molto difficile. Arrivati in città, Jorge accostò la sua auto e scese, incamminandosi verso la mia. Aprì lo sportello della Bentley e si accomodò al lato del passeggero.

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