23°Capitolo_Walk

4.9K 262 24
                                    

23. Walk

-Che intenzioni hai? -
-Voglio capire cosa sia successo dopo che son svenuta. –apro il portone con violenza, facendo trasalire le prime due guardie della polizia militare. Ci guardano attentamente per qualche secondo per poi buttarsi sopra Levi, alla mia sinistra, e lo bloccano a terra.
-Capitano Erwin! Il caporale Levi è tornato. –urla uno dei due uomini. Guardo male il ragazzo sdraiato e placcato dalla polizia mentre si sentono riecheggiare i passi del comandante.
-Erwin, che cosa sarebbe questo? –chiede Levi prima che possa dire qualsiasi cosa. Fa un cenno alle guardie e il corvino finalmente si alza insieme a loro incominciando a scuotere i suoi vestiti dalla polvere con in volto una faccia schifata. Quando fa per avvicinarsi a me i due uomini incrociano i fucili per non farlo passare.
-Perché non può passare? –chiedo mentre sento imprecare il corvino dietro di me. L'uomo fa un altro cenno con la testa e si gira dandoci le spalle. Muove la mano per comunicarmi di seguirlo ma le guardie non si muovono di un centimetro.
Decido di lasciare Levi lì, finché non lo arrestano non gli succederà niente.
-Vedo che sei viva, mi fa piacere. –finalmente parla. Lo guardo di sottecchi mentre ci avviciniamo alla cella di Annie.
-Anche a me.- guardo avanti e vedo la cella aperta. La prima cosa che mi passa per la testa è che sia fuggita, ma quando Erwin entra e io mi appoggio all'entrata vedo la ragazza, viva, incatenata da mani e piedi. Un peso si solleva dal petto.
-Cosa è successo? –chiedo seria incrociando le braccia al petto. Annie è qui, è viva, questo significa che non sono riusciti nel loro intento ma non vedendo nelle altre celle i due criminali, penso che siano riusciti a scappare.
-Abbiamo catturato quei due soldati che ti hanno cercato di ingannare, li stiamo ancora interrogando, mentre i suoi due amici sono riusciti a scappare. Sono scomparsi due cadetti della 104 e pensiamo siano loro. Se te la senti più tardi ti faremo qualche domanda. -
Alzo le spalle indifferente. Sento imprecare Levi da lontano. Sì, ora arrivo.
-Perché non può entrare? –chiedo puntando il pollice della mano sinistra, ancora bloccata dall'incrocio delle due braccia, verso il corvino.
-Ha cercato di uccidere la prigioniera ed è andato fuori di testa cercando di attaccare le guardie. -
-Ma che cazz –mugugno tornando a guardare il ragazzo che si era calmato e appoggiato al muro lanciando occhiatacce ai due uomini. Me lo aveva già accennato Hanji ma da una parte pensavo e speravo che stesse scherzando.
Bah, vabbè, tutto pazzo quello lì.
-Vabbè, chiamami quando hai tempo di interrogarmi. –mi giro e gli do la schiena, avvicinandomi di qualche passo verso l'uscita. –Stasera non sarò disponibile, neanche Levi, andiamo alla festa del nipote del comandante Pixis. -
-Sicura di potercela fare? Sei quasi morta. –ha uno strano tono preoccupato.
-Sono morta, per pochi minuti, ma sono morta. In ogni caso sì, posso farcela benissimo. –dico ignorando un leggero giramento di testa, l'ennesimo da quando mi sono svegliata.
-Se te la senti allora non ti fermerò. -
-Bene, anche perché ci sarei andata lo stesso. Ciao Erwin! –dico oltrepassando le guardie, salutandole con un leggero movimento della testa per poi affiancarmi Levi e andarcene. Non dico niente, lui neanche, cade un silenzio tombale. Attraversiamo tutto il parco della legione e usciamo dalla caserma, entrando così in paese.
-È già pomeriggio? –chiedo guardando il campanile davanti a noi che segnava l'una passata. Non ero morta solo per pochi minuti? Che cosa è successo in tutto quell'arco di tempo prima?
-Per te sì, per noi quel "già" è stato un inferno. –commenta seccato il corvino di fianco a me mentre svoltiamo in una via. Sospiro. Non so perché ma ho voglia di prenderlo in giro.
-Parlami della tua bellissima idea di andare a provare a uccidere la prigioniera e fare una scazzottata con le guardie della polizia militare, no perché mi ha veramente entusiasmato. –dico puntando per qualche secondo gli occhi al cielo dall'esasperazione.
Non dice niente per qualche metro, poi si decide finalmente a parlare.
-Avevo voglia di farlo. –risponde semplicemente. Lo squadro da testa a piedi e scuoto la testa. So che la vera ragione non me la dirà mai però questa poteva anche risparmiarsela. Se uccide la prigioniera io, lui e l'intera regione compreso Eren è nella merda, quindi per qualche momento ha veramente perso la testa perché non può essere che lo abbia fatto perché aveva voglia di farlo.
-Non commento. –dico sospirando tra una parola e l'altra. Svoltiamo in un vicolo e ci avviamo verso le scale che portano alla cima del muro. Non abbiamo una meta precisa, sto perlopiù seguendo lui, semplicemente non sappiamo cosa fare e rimanere dentro la caserma, a me personalmente, non va molto.
-Che intenzioni hai? –chiede Levi, di nuovo, guardando in basso verso di me.
Alzo una mano e insieme a lei l'indice e il medio, così segnando il numero due.
-Due? –mi guarda storto e io annuisco lentamente.
-Seconda volta che me lo chiedi oggi, anzi, nel giro di mezz'ora. Sto contando quante volte lo ripeterai nelle prossime 12 ore. -
Mugugna il suo solito "Tch" e torna a guardare avanti senza dire nulla.
-Ho capito che l'argomento "sono uscito di testa e quasi ho messo nella merda tutti" non lo vuoi affrontare, di che vuoi parlare? –chiedo.
-Cosa ti fa pensare che io voglia parlare di qualcosa? –ha un tono freddo, molto serio, come se in qualche modo lo avessi fatto arrabbiare, ma so che è solamente nervoso per ciò che è successo prima.
-Mi hai semplicemente portato qui, da soli, fuori dalla caserma e non penso che dopo tutto quello che è successo tu abbia ancora in giro i tuoi istinti da adolescente brufoloso. -
Fa una faccia schifata. –Non ho mai avuto i brufoli, la mia pelle non potrebbe mai ospitare quei cosi. -
Mi appare all'improvviso un'immagine di qualche anno fa e mi viene da ridere.
-Devo ricordarti cosa è successo qualche anno fa? -
Mi guarda stranito. Heh, non se lo ricorda? Ci penso io.
-Ti sei veramente scordato Giorgy? Ti era comparso proprio qui. –dico poggiando un dito sulla punta del suo naso e lo vedo illuminarsi leggermente.
-Schifo. –sputa schifato. Allora non ha scordato Giorgy.
-Hai usato il tuo foulard per coprirlo, per una intera settimana. -
-Sì, ho capito, basta. -
Arriviamo davanti alla scala e incominciamo a salire. Non c'è motivo per due corporali della legione esplorativa di essere sul Wall Sina, ci stanno quelli della guarnigione, ma non sappiamo che fare, seriamente.
Inciampo leggermente in un gradino. Se non avessi il veleno nel sangue i stabilizzerei, ma non riesco a coordinarmi e cado a terra sbattendo il ginocchio dritto sullo spigolo e sento una scarica elettrica passare dal ginocchio a tutto il mio corpo.
Caccio un piccolo urletto di dolore mentre rimango per qualche secondo immobile mentre il dolore si affievolisce poco per volta scomparendo piano piano.
-Ehy... -sento dire da Levi, che era rimasto immobile a guardare la scena. Se fossimo stati nelle fiabe lui mi avrebbe presa al volo, ma è troppo sadico e stronzo per non lasciarmi cadere.
-Zitto. –dico fredda mentre cerco di capire se il mio ginocchio riesce a reggere il mio peso o è ancora sensibile alla caduta. Dopo aver appurato che è completamente a posto, mi rimetto in piedi e continuo la salita.
-Stai bene? –chiede Levi dietro di me. Mugugno qualcosa di incomprensibile per farlo stare zitto e finalmente arriviamo alla fine della rampa, in cima al muro. Da qui si può vedere l'intero Wall Rose e un pezzo del Wall Maria, la visuale si può definire più che perfetta.
Incominciamo a passeggiare lungo tutta la parte orientale del muro, controllando e correggendo alcune volte delle reclute che stanno mettendo a posto i cannoni in caso di emergenza.
-Avete visto qualcuno oltrepassare il muro questa mattina? Precisamente due ragazzi, uno alto e moro e l'altro più basso e biondo. –chiedo ad un caporale che sta dando degli ordini ad alcuni soldati.
Lo vedo pensieroso per qualche secondo, poi scuote lentamente la testa e torna a fare il suo lavoro. Tutti uguali quelli della guarnigione, simpatici come un calcio in culo.
-Poi ti chiedi perché li odi. –commenta Levi allontanandosi da me e da quell'uomo.
Roteo gli occhi e lo seguo.
-Che vuoi fare? –chiedo sedendomi sul ciglio del muro, con le gambe a penzoloni sul vuoto facendole dondolare ritmicamente.
Lo sento sospirare mentre guarda verso l'orizzonte. Il sole è ancora alto in cielo, ma sta incominciando già a calare la luce.
-Vuoi veramente andare a quella festa? Nelle tue condizioni? –chiede nuovamente. Questa volta sbuffo e alzo lo sguardo incrociando i suoi occhi grigi.
-La smetti? Ho detto che ci vado e ci andrò, con o senza di te a questo punto. – Il suo sguardo cambia all'improvviso.
-Tu ci vieni con me, nelle tue condizioni è già tanto che ti lasci uscire la sera. -
-Sembri mio padre, seriamente. Sicuro di avere 22 anni? -
-Stai zitta. Andiamo. –dice dandomi le spalle e avviandosi verso le scale.
Rimango qualche attimo seduta, mentre un altro capogiro si presenta forte e prepotente nella mia testa ma, appena mi passa, mi alzo e lo seguo.

POTETE UCCIDERMI, MA PRIMA, UCCIDETE I MIEI PROF.
Ho avuto solo ora un momento libero e alcuni pezzi li ho scritti in classe e sono 4 giorni che ci sto lavorando. Farà cagare, non l'ho neanche riletto ma sono sempre di fretta e non ho tempoh. FOttUTI PROF.
Me la svigno, a letto magari.
ADIEU



'鸞 ܑrS

•Hate Me• └ LevixReader ┐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora