35°Capitolo_Scared

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35.Scared

Oggi il tempo è particolarmente sereno. Il sole splende tanto da far male agli occhi al sol guardare fuori dalla finestra e il cielo è talmente tanto azzurro che neanche la più piccola nuvola può rovinare quel bel dipinto che è in questo momento.
Passo una mano lungo tutta la faccia, chiudendo per qualche secondo gli occhi facendoli riposare da quella luce così accecante. Riprendo però a guardare al di fuori della finestra e mi ritrovo a fissare i passanti lungo le strade, dai soldati, ai bambini, ai normali mercanti.
Penso di non essere uscita da questa stanza per almeno 7 giorni buoni. Forse 8. Non ho neanche la cognizione del tempo.
Direi di ben in meglio.
Poggio due dita sulla tempia sinistra nel momento in cui sento l'ennesimo colpo di mal di testa. Prima o poi mi sarei decisa ad uscire e chiedere ad Hanji qualcosa per diminuire il dolore della ferita che si stava pian piano infettando, per via della mancata attenzione ad essa in questi ultimi giorni, e del dolore alla testa che provocava. Però, per tutti questi giorni, mi sono rifiutata anche solo di avere un minimo contatto umano al di fuori di Sasha e Connie che mi portavano sempre un piatto da mangiare.
Lungo la strada, appare una figura famigliare, che si fermava sempre in quel punto così da poter controllare i giri dei soldati, le informazioni ma anche la finestra della mia camera e, automaticamente, me.
Come ogni giorno, si poggia al lampione, ora spento, e mi lancia un'occhiata, sapendo perfettamente che io lo stia guardando.
Deglutisco rumorosamente, sento di voler spezzare quel contatto visivo che ho creato con lui, ma non ne ho il coraggio.
Dopo quella sera, tutto è crollato.
Come dovevamo aspettarci, quello che abbiamo fatto non è passato inosservato e la notizia è arrivata a praticamente tutta la caserma. Levi, per fortuna, è riuscito a fermare tutti prima che si spargesse pure in tutte le mura e tra la gente. Di questo ne sono grata, ma ne sono rimasta così sconvolta che non ho avuto il coraggio di uscire dalla mia stanza.
Levi le ha provate tutte. Sia con le buone che con le cattive, non riuscendoci però in entrambi i casi.
Con le buone semplicemente mi limitavo ad urlargli contro per allontanarlo, invece le cattive sono stati dei tentativi di buttare giù la porta a calci ma fermati ovviamente da un armadio e un comò grande, urlare come un assatanato in camera sua così che potessi sentire dalla mia e arrampicarsi dal balcone, finendo buttato giù-letteralmente-a calci.
Al terzo giorno ha smesso e si è limitato solamente a guardarmi dalla strada, attraverso la finestra della mia camera.
Ho dato il permesso a Sasha e Connie di entrare in camera mia un paio di volte, le altre sono sempre rimasti sulla soglia solo per passarmi il cibo e salutarmi, qualunque ora del giorno fosse.
Mi hanno detto che Levi ha zittito tutti i soldati e nessuno ha intenzione di prendermi in giro, ma non è solo quello di cui ho paura.
Noto che sta mantenendo il suo sguardo fisso su di me più del solito, non calcolando minimamente quello che gli succede attorno.
Sento improvvisamente mancanza di ossigeno e apro le finestre tutte di un colpo, andandomi poi a sedere sul mini cornicione del balcone a gambe penzolanti.
C'è un bel po' di vento, che fa svolazzare gentilmente la mia vestaglia bianca e i miei capelli CC.
Torno a guardarlo e vedo lo sguardo cambiare totalmente.
Lo vedo sorpreso e quasi incantato.
Sento immediatamente un brivido scuotermi tutto il corpo e il cuore schizzarmi in gola come niente.
Ogni mio muscolo si paralizza e rimango a fissarlo da lontano, senza altro intento.
Ecco. È proprio di questo che ho paura. Di innamorarmi.
Lo sento, lo sento perfettamente.
Non provo solo odio nei suoi confronti, provo qualcos'altro. Qualcosa che non si può definire solo attrazione fisica.
Mi ero ripromessa di non innamorarmi. Di nessuno, non solo di lui in particolare.
Perché in questo mondo, innamorarsi è una fregatura, soprattutto se si è due soldati come me e Levi e se si è la chiave di salvezza dell'umanità.
Uno dei due potrebbe morire in qualsiasi momento. Schiacciato, mangiato o fatto a pezzi da un gigante, ucciso da qualche criminale pazzo o da anche soldati della gendarmeria o guarnigione.
La nostra vita normalmente non è tranquilla come quella dei paesani presenti all'interno del muro Sina o Rose, che anche quella non sarebbe completamente al sicuro.
Penso anche che adesso sia troppo tardi.
Perché quando mi ha baciato, ho sentito esplodere dentro di me una marea di emozioni che fino a questo momento avevo tenuto a bada.
Penso di essere già fottuta.
Perché al sol pensiero di vedere il suo corpo senza vita o vederlo mangiato dai giganti, il mio sangue raggela e sento improvvisamente di star perdendo la voglia di vivere.
Da anni lavoro con lui e oramai non riesco più a fare a meno della sua presenza.
Mi fa un leggero cenno con la testa, come per salutarmi, ma non rispondo. Mi limito a guardarlo, fino a quando non penso che sia finalmente arrivata l'ora di uscire da quella camera che è diventata un buco pieno di polvere e sporcizia e smetterla di fare la cretina senza coraggio.
Abbasso finalmente gli occhi e riappoggio i piedi sul pavimento, rientrando in camera sotto lo sguardo attento del caporale.
Mi levo di dosso la camiciona bianca e comincio a fare un avanti e indietro per tutta la stanza e anche per il bagno, facendomi prima di tutto una bella doccia per poi conciare i capelli e il mio viso in modo abbastanza presentabile.
Infilo la divisa, stando ben attenta alla ferita che ultimamente ha cominciato a farmi veramente tanto male al solo sfiorare, e spalanco la porta facendole fare un bel cigolio.
A passo veloce mi dirigo verso l'ufficio di Hanji, attraversando mezza caserma e ricevendo delle occhiate un po' da tutti i soldati, non cattive ma comunque abbastanza fastidiose.
Finalmente raggiungo il suo ufficio e, dopo averla spaventata a morte sbattendo la sua porta per sbaglio, le dico di evitare domande e di controllare la ferita, molto probabilmente peggiorata.
Mi fa stendere su un lettino senza proferire alcuna parola e mi alza la maglia, togliendomi la garza che mi aveva messo più di una settimana fa.
-Oh Mio Dio, TN. –si copre la bocca con una mano, sconvolta.
-Che c'è? –chiedo, senza girarmi per evitare di vedere la ferita.
-Si è infettata, anche di un bel po'. –nel mentre lo dice, corre da una parte all'altra per recuperare vari medicamenti di cui io sono totalmente estranea e comincia a lavorarci su.
Cerca di ripulirla il più possibile e alla fine la chiude con una garza pulita.
-Quindi? –chiedo, alla fine del processo.
Non faccio in tempo ad alzare la testa che mi arriva un giornale arrotolato in testa.
-Cretina! –alza il tono di voce.
La guardo, tenendomi il punto dove mi ha colpito e aspetto una sua qualsiasi reazione.
-Potevi morire! –apre il rubinetto e ci ficca sotto un bicchiere vuoto, nel frattempo prende una scatola di pillole e, una volta pieno, mi porge il bicchiere e una di quelle pillole. –Ora ingoiala o te la inietto direttamente in vena. -
-Oh, stai calma, nessuno ha detto che non l'avrei ingoiata. -
Che brutta frase che sto dicendo.
-Cosa sarebbe? –chiedo, mettendomela sulla lingua per poi mandarla giù aiutandomi con l'acqua.
-Antibiotico, evito che tu muoia. Hai una bella infezione, ti sembra?! Comportarti da bambina e rinchiuderti in camera. Questa sarebbe la donna più forte dell'umanità, posso considerarmi già morta. -
Mi sa che l'ho beccata in un momento sbagliato.
Penso ad un modo per scappare, cominciando a strisciare lentamente verso l'uscita ma mi blocca.
-Senti, TN. –diventa improvvisamente seria e comincio a preoccuparmi. –Per quello che è successo quella sera... -
Automaticamente alzo il tono di voce, andando immediatamente verso la porta.
-Sta zitta, non ne voglio parlare, grazie comunque, ciao. –liquido velocemente l'argomento e scappo, come ho fatto per tutta questa settimana.
Posso reggere titani, posso reggere criminali e soldati disertori, ma questo no, non ancora.
Cerco di allontanarmi il più possibile dallo studio della mora, fino a quando non giro l'angolo e incontro l'unica persona che non volevo incontrare, come ogni libro romantico e come ogni opera teatrale.
Levi si presenta davanti a me, comparendo completamente dal nulla, come se avesse sentito la mia presenza.
Come se fosse legato a me da qualcosa di invisibile, che lo faccia sempre comparire nello stesso posto in cui sono io.


•Hate Me• └ LevixReader ┐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora