31°Capitolo_Killer

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31. Killer

Alza la testa di scatto con gli occhi sbarrati e ridotti a due piccole pupille, trattiene il fiato mentre stringe il ritratto tra le mani.
Sorrido divertita dalla sua reazione cercando di ricacciare indietro la vera e propria risata.
-Paura, eh? Ovviamente scherzo, non è mia zia di sangue ma ero io che la consideravo tale. –riprende a respirare tutto d'un tratto e i muscoli prima tesi si rilassano all'improvviso. –Veniva sempre a casa nostra ma di te non ne ho mai visto l'ombra. -
-Sparivo pria che potesse venirmi a prendere.- risponde rigirando il ritratto tra le mani senza guardarlo.
-Parlava molto di te e poco di sé, quando le chiedevo qualcosa riguardante la sua vita finiva sempre per parlare di te.-
-Parlava del suo figlio degenero nato per sbaglio durante uno dei suoi lavori? –il suo tono è aspro, pieno di rabbia verso la madre.
-Parlava del suo più grande orgoglio, nato per sbaglio, ma lo sbaglio migliore della sua vita. -
Mugugna qualcosa di incomprendibile e riappoggia il ritratto dov'era.
-Si sta facendo tardi, meglio andare. –dice dirigendosi verso la porta.
-Attento alla trap...-avvicinandosi alla porta, fa scattare un meccanismo che gli scaglia contro due pugnali, che evita abilmente. -...pola. –finisco di dire oramai troppo tardi. Mi guarda male e se ne esce dalla casa. Esco anche io e lo raggiungo affiancandomi a lui. A differenza sua, io mi guardo attorno per non perdermi neanche il minimo dettaglio.
Sento un rumore e mi blocco, frenando pure Levi con un braccio. Gli faccio segno di stare zitto e lui si guarda attorno. Nell'esatto momento in cui sento il rumore dietro di me, tiro fuori il coltello nella mia tasca destra e blocco una spada che mi avrebbe tagliato la gola. Levi lo blocca con un pugnale pochi secondi prima che potesse sfiorare il suo collo.
-Che ci fate vuoi qui, voi della legione. –ha una voce cupa e roca. Sembra la voce di un uomo. Mi giro leggermente e guardo la sua spalla per scorgere un simbolo ma non lo trovo.
-Potrei farvi la stessa domanda, voi esiliati di Anchise. –sento la presa aumentare, io e Levi ci guardiamo e ci liberiamo in poche mosse finendo schiena contro schiena.
-Come sai di noi. –le loro domande sembrano affermazioni. Loro non sanno minimamente chi hanno davanti.
-NP e NM vi dicono niente?-
Li vedo trasalire e portare un piede dietro l'altro.
-I genitori del demone. –sussurra uno con voce tremante.
-Ah, mi mancava questo soprannome. –dico girandomi verso l'uomo che ha parlato. Levi mi sta guardando di sottecchi da sopra la spalla. –Provate a indovinare dove è finito quel demone. –continuo.
SI guardano completamente terrorizzati mentre io incomincio a far roteare attorno il mio dito il pugnale grazie a un cerchio di bellezza alla fine del manico.
-Esatto. –dico per poi lanciarlo verso la mia sinistra e beccare esattamente il centro della fronte di uno degli uomini senza guardare. –proprio davanti a voi. -
In pochi secondi prendono il cadavere del loro amico e scompaiono andandosene dal villaggio.
-Huh, è stato più veloce di quanto pensassi. –dico –Si sono pure fregati il mio pugnale. –mi guardo dietro ed entro nuovamente in casa. Sfilo uno di quelli che poco prima stava per colpire Levi. Sono sicura che siano dei buoni pugnali, erano della mia famiglia, i migliori possessori di armi di tutta Anchise.
-"Demone?" –chiede il ragazzo una volta uscita dalla mia casa.
-Ma sì, era un soprannome che mi avevano affibbiato non appena entrata negli affari degli esperti. Di solito si entrava in questo girone verso i 20 anni, quelli della mia età compievano piccole missioni di neanche mezza giornata. Avevo 11 anni quando ho compiuto la prima missione di una settimana, o almeno, sarebbe dovuta essere di una settimana. –ridacchio nervosamente al pensiero. –l'ho finita in mezza giornata. –rimango in silenzio per qualche secondo concentrandomi sui ricordi. –da lì il nome demone. Neanche dire che sì, l'ho compiuto in mezza giornata ma male. No, era perfetto, neanche il minimo sbaglio. -
-Questo spiega la tua perfetta padronanza nel combattimento corpo a corpo. –commenta guardandomi da testa a piedi. –e quella cicatrice. -
Sussulto sorpresa dalla sua affermazione e lo guardo attraverso la penombra.
-L'hai vista? -
-L'ho vista quando sei tornata dall'ultima missione, prima non ci avevo mai fatto caso. -
Mi tocco senza pensarci la spalla destra. Ho una cicatrice che va dalla spalla destra alla sinistra.
-Tutti gli assassini hanno delle cicatrici, pure il demone. –dico sorridendo. –ma non mi è stata fatta in una missione. Me l'ha fatta il mio insegnante di allora per punizione, quindi non è mai stata considerata una vera e propria cicatrice di combattimento. -
-Cosa avevi fatto? -
-Uscita dal villaggio e ucciso una spia. Non era permesso ai bambini di uscire da soli. -
-Mh. –mugugna.
-Andiamo a dormire, è tardi. –dico per poi avviarmi verso la casa scelta da Erwin per noi. Hanno scelto delle case prive di trappole per evitare che qualcuno si faccia male o muoia direttamente.
Apro la porta e vedo la nostra intera squadra addormentata. Faccio segno a Levi di stare zitto e indico in alto. Dormiremo al piano di sopra, non voglio disturbare i ragazzi. Saliamo lentamente le scale ed entriamo nell'unica camera presente. Mi sembra giusto, è un complotto.
Mi tolgo solo la manovra 3D e gli stivali e mi butto sul letto.
-Sempre più infantile. –commenta. Mi sto togliendo il pugnale proprio in questo momento e glielo lancio. Lui lo prende per il manico prima che lo possa raggiungere e lo conficca nel legno della parete dietro di sé.
-Anche permalosa. –continua.
-Ti lancio il comodino. -
Mugugna qualcosa e si incomincia a togliere la manovra 3D. Mi gratto la testa e trovo qualcosa di duro. Lo prendo e lo stacco con forza.
-Cosa è? – chiede Levi togliendosi l'altro stivale.
Lo rigiro tra le mani e capisco.
-Heh, che codardi. –mi alzo e vado alla finestra. Butto l'oggetto nero a forma di scatolina nel bosco più lontano che posso e ritorno a sdraiarmi sul letto.
-Quindi? -
-Una cimice bomba. -
Alza un sopracciglio meravigliato e si siede sul letto.
-Volevano ucciderti nel sonno da lontano? -
-Ha un meccanismo interno, tipo clessidra, quando si riempie esplode. Era ancora all'inizio, esploderà stanotte. –faccio le spallucce.
Si sdraia pure lui, con lo sguardo rivolto verso il soffitto mentre poggia il braccio sulla fronte.
-Hai mai fatto qualcosa oltre uccidere? -
Lo guardo. –Nah, dai miei 10 anni ho smesso di essere bambina. -
-Ora capisco perché sei così infantile. -
Alzo le spalle. –Sono libera, lasciami essere ciò che sono. -
-Te l'ho mai impedito? -
-Beh...- mi lancia il cuscino e scoppio a ridere.
-Va bene, va bene, ora dormiamo o domani non mi sveglierò neanche con i cannoni. -
Annuisce e spegne la lampada ad olio poggiata sul comodino.
-Notte. –dico per prima tirando le coperte verso di me. Sanno di pulito, le hanno cambiate alcuni soldati prima di cena.
-Notte. –

-Bertholdt! Reiner!- apro gli occhi di scatto e con non so quale forza mi tiro su dal letto affacciandomi alla finestra.


•Hate Me• └ LevixReader ┐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora