Extra pt. 2

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Extra pt.2

"All'improvviso, però, scompare dalla mia vista."
Poggia la fronte sulla mia spalla e soffocando un lamento. La mia mano, finendo casualmente tra i suoi capelli, si colora di rosso e, grazie alla luce della lampada ad olio riesco a riconoscere una chiazza dello stesso colore nella spalla destra.
-L-Levi. –mi trema la voce.
Un brivido percorre la mia schiena e lo faccio distendere per terra.
Il suo viso è increspato in una smorfia di dolore e i suoi denti sono completamente serrati e sfregano tra di loro.
Senza pensarci molto, strappo la maglietta che ha indosso nella parte del colletto per avere accesso alla ferita.
Non appena scosto il pezzo di stoffa, riconosco immediatamente il tipo di ferita.
Da taglio.
-Che è successo? –chiedo, questa volta con la voce ferma più preoccupata per chi avesse incontrato che per la sua vita, che in questo momento è più che al sicuro.
-Un'imboscata, dei briganti. –risponde.
-Come fanno ad esserci ancora degli uomini vivi in quest'area? –mi chiedo, più tra me e me che rivolto a Levi.
Nel frattempo, lui alza una mano verso il mio volto e asciuga una lacrima ancora presente sul mio volto. Accenno un leggero sorriso, non riuscendo però a non fingere. La mia voglia di sorridere in questo momento è praticamente inesistente, nonostante abbia tutte le ragioni per farlo.
-Andiamo giù, così ti medico. –faccio per aiutarlo ad alzarsi ma si riesce a rimettere in piedi da solo senza alcuna fatica, riuscendo persino a saltare giù dal tetto direttamente nella finestra. Io lo seguo a ruota, guardandolo male per tutto il tempo e controllando le sue ferite sanguinare più del dovuto per via del movimento esagerato.
-Non mi sembri tanto ammalato. –dico, con tono abbastanza sospettoso e togliendomi il movimento tridimensionale per essere più comoda.
-Infatti non lo sono. - lo vedo avvicinarsi al letto e strapparsi la maglietta di dosso, per poi distendersi tranquillamente, evitando accuratamente appoggiarsi al cuscino pulito con la testa. –Sono ferito. -
Giro gli occhi, evitando di commentare, e guardo in giro per trovare dei bendaggi o qualcosa di utile. Avviandomi verso il bagno, ricordo un piccolo cassetto sotto il lavabo che utilizzavano i miei genitori per guarirsi dalle ferite da battaglia o semplicemente per guarire me dagli allenamenti, anche se poche volte ritornai a casa ferita.
Aprendo il cassetto, trovo infatti dei bendaggi e una boccetta di alcol ancora mezza piena.
-Spero che sia ancora utilizzabile, prega che non ti venga un'inf... -bloccai la frase quando lo vidi addormentato, col volto completamente disteso e così sereno. Quasi mi sembra surreale.
Mi avvicino lentamente e mi inginocchio per terra, poggiando le braccia sul materasso.
Non l'ho mai visto così sereno. Mi sembra così calmo e rilassato, cosa abbastanza strana per un ragazzo che soffre di insonnia e che dorme massimo 3 ore al giorno.
Il braccio sinistro nudo e piegato per mantenere la testa non a contatto col cuscino lascia a vedere i muscoli tesi e forse più pronunciati di prima. Ma la prima cosa che ho notato non è questa.
Ho notato immediatamente la sua magrezza, nonostante i numerosi muscoli. Ovviamente non avrà sempre mangiato regolare e, conoscendolo, si sarà nutrito per la maggior parte di the. Chissà come avrà vissuto qua fuori, senza nessuno e in continuo pericolo per via dei giganti.
Mi è mancato così tanto.
Quando Eren mi annunciò la sua morte, la frase "il mondo mi crollò addosso" non sarebbe bastata. La me stessa per un momento indefinito lasciò il mio corpo. Quasi a sentire una parte di me stessa tagliata a metà, anzi, strappata via con forza.
Sembrerebbero frasi comuni, ma è questo che si sente quando la persona che si ha amato per anni, anche senza rendersene conto, ma non hai potuto dimostrarglielo, muore.
Ho avuto per mesi e mesi sogni su di lui, ogni notte la stessa storia. Mi svegliavo di soprassalto, sperando che fosse tutto vero ma rendendomi conto del contrario.
I primi mesi avevo persino le allucinazioni, ricominciate persino in questi ultimi tempi, per questo non ci ho creduto quando l'ho visto. Pensavo fosse una delle solite. E invece no.
-Mi stai fissando. –dice improvvisamente, facendomi sussultare per la sorpresa.
-Ti sto guardando. –rispondo semplicemente, senza aggiungere altro.
Apre gli occhi delicatamente, il giusto per vedermi e il giusto per far intravedere i suoi occhi grigi.
-Hai intenzione di medicarmi o vuoi lasciarmi morire dissanguato? –chiede in tono scherzoso ma allo stesso tempo serio.
-Puoi anche medicarti te, eh... - mi alzo leggermente, il giusto per riuscire a vedere bene e impregno il pezzo di stoffa trovato poco prima di alcol.
Prima di avvicinarlo alla ferita, lo guardo per qualche secondo e lo vedo girare il volto dalla parte opposta e stringere gli occhi in attesa di un dolore profondo.
-Vuoi la mano? –sembra una presa per il culo, ma glielo chiedo sinceramente, sapendo quanto può far male.
-Fottiti. – ovviamente lui l'ha capita come una presa per il culo.
-Allora scazzati. – invece che posare la stoffa sulla ferita, gliela passo sotto, come per bloccare il sangue dal passare sul materasso. Con la bocca, stappo la bottiglietta d'alcol e gliela verso completamente sulla ferita.
Vedo ad uno ad uno i suoi muscoli tendersi e schizzare, i suoi occhi spalancarsi e la sua mano si avvolge attorno al mio avambraccio e stringendolo con una forza inaudita.
Lo sento imprecare più del dovuto mentre io cerco di soffocare il sorriso che sta provando a nascere sul mio volto.
-Bastarda. -
Appoggio la stoffa sulla ferita e premo, aspettando che il male passi e che io lo possa bendare.
Pian piano tutti i suoi muscoli si rilassano e non posso fare a meno di osservarli uno ad uno. Il suo fisico, nonostante la magrezza, è sempre stato il migliore e vederlo è sempre un piacere per gli occhi.
Dopo qualche secondo, lo vedo più calmo nonostante le sue continue imprecazioni, e lo comincio a bendare.
-Ti odio. –sibila.
-Anche io, tesoro. –sorrido leggermente, fissandogli la benda.
Rimane in silenzio tutto il tempo in cui gli medico anche la ferita sulla testa e solo dopo aver rimesso a posto tutto, mi siedo con un tonfo sul materasso.
-La ferita sulla testa non è grave, è inutile ricucirti, guarirà da sola. –sospiro.
Chiudo gli occhi, passandomi lentamente una mano per la faccia.
Sono completamente distrutta.
Per riuscire a staccarmi dal gruppo e convincere Eren che stessi andando da Erwin c'è voluto un bel po'. Nei suoi occhi ho letto la preoccupazione più totale, essendo che l'ultima volta che ha lasciato da solo il caporale era finita veramente male.
O almeno così avevano creduto tutti.
In più, avevo cavalcato tutto il giorno visto che non eravamo proprio nelle vicinanze.
Sento improvvisamente delle mani sulle mie spalle che scostano lentamente la giacca della legione esplorativa, facendomela scendere lentamente lungo tutte le braccia.
Il respiro caldo di lui preme sul mio collo, mentre si appoggia dolcemente alla mia schiena col petto.
-Dormi un po', ti vedo stanca. -
Mi giro verso di lui e sorrido leggermente.
-Sai da quanto non dormo decentemente? –
Il suo sguardo diventa improvviso più serio e cupo.
-Da quando Eren mi ha annunciato la tua morte. -
Abbassa lo sguardo, evitando il mio.
Mi alzo, interrompendo il contatto tra di noi e comincio a togliermi i vestiti, partendo dall'imbragatura per il movimento tridimensionale.
Levi si distende nuovamente, cominciando a guardare il soffitto.
Alla fine, mi tengo indosso solamente la camicia bianca che avevo sotto la giacca della legione esplorativa.
Senza pensarci due volte, mi sdraio di fianco al ragazzo e mi infilo sotto le coperte.
Lo sento smuoversi e il suo braccio posarsi sul mio fianco, attirandomi subito dopo verso di lui. Le sue labbra fredde si posano sulla mia spalla leggermente scoperta e mi percorre un brivido.
Eppure, non riesco a lasciar perdere.
Sciolgo quella presa e mi giro verso di lui, incontrando i suoi occhi grigi confusi dal mio comportamento.
Mi allontano abbastanza per guardarlo bene in volto e, per l'ennesima volta, mi fisso su quella enorme cicatrice che ora percorre il suo volto.
-Perché sei vivo? –allungo una mano e tocco la sua guancia dolcemente, accarezzandogliela lentamente.
-Ti dispiace così tanto? –dice sarcastico, accennando un sorriso nervoso, che scompare immediatamente.
-Levi... -lo riprendo. Non sto scherzando, voglio veramente sapere perché non sia morto. Armin ha detto che lo ha visto in fin di vita.
Rimane in silenzio per un po', pensando a cosa dire e, nel frattempo, comincia a disegnare cerchi con le dita sulla mia schiena.
-Non potevo morire. –inizia. –Non potevo. -
Lo guardo interrogativa.
-Nonostante io mi fossi già arreso, nel momento in cui mi sono trovato per terra con un'emorragia molto grave in corso e un gruppo di soldati disertori intorno, ho realizzato che non potevo morire. Non in quel modo. – lo vedo perdersi nei ricordi, nelle emozioni che lui tanto cela e ne rimango incantata.
-Sai, certe volte la forza d'animo ti può completamente salvare la vita. -
-A cosa hai pensato? –
-Sarebbe un cliché dire semplicemente "a te". -
Sorrido quasi senza accorgermene.
-E poi? –chiedo.
-Gli ho aperto il culo e dati in pasto ai giganti. Per il resto, per non farla lunga, sono riuscito ad arrivare qua senza morire e a cucirmi abbastanza decentemente. Però la cicatrice è rimasta. -
Intende quella del volto che sto guardando da un bel po' di tempo.
-A me piace. – ne rimane sorpreso. –Sembri più cazzuto. -
-Perché, prima no? -
-No, eri solo un nanetto. -
Stranamente non si arrabbia, al contrario, lo vedo sorridere. Ci dovrò fare l'abitudine a questo suo lato.
-Mi sei mancata. –sussurra, prendendomi il viso tra le mani e cominciando a fissarmi le labbra.
Ma un'ulteriore idea mi balena in testa.
-Perché non sei tornato? –
Torna serio e rimane zitto per un po'.
-Ti rendi conto di quanto io sia stata male? -
-Non l'ho fatto per farti del male, TN, io... -
-Sapevi che sarebbe andata a finire così, lo sapevi, eppure sei stato un egoista. -
-Sarebbe stato rischioso tornare. Anche quando ti vedevo a cavallo durante le missioni io-
-Mi hai vista? –alzo il tono di voce e con lui mi alzo pure io, sedendomi sul letto e guardandolo completamente sconvolta. –Quante volte? Quante cazzo di volte mi hai visto e hai fatto finta di niente?! -
Pure lui si mette a sedere.
-Troppe. –risponde semplicemente.
-Perché non mi hai detto niente?! –urlo. Questa volta urlo veramente. Sembra che mi abbia voluto far soffrire di proposito. Se mi ha visto più di una volta, se ha avuto la possibilità di parlarmi, perché non lo ha fatto?
-Non facevo più parte della tua vita, ho visto come parlavi al nuovo caporale, ho visto come gestivi la squadra, ho visto che la mia vita oramai era separata dalla tua. Non ho voluto interferire.-
Sento le gli occhi bruciare, ma non voglio piangere, non è per tristezza, è per la rabbia che sta nascendo dentro di me.
-Tu non facevi più parte della mia vita. –ripeto la frase, con un'amarezza in bocca mai avuta. –Ti rendi conto che non c'è stato un momento, un solo momento, in cui non ho pensato a te? -
-Lo so, ma -
-No che non lo sai, non mi avresti fatto soffrire così tanto! -
Rimango in silenzio per un po'. –Non mi hai neanche dato la possibilità di risponderti, quando te ne sei andato. -
Spalanca gli occhi, sorpreso. –Speravo non capissi. –dice abbassando gli occhi verso il pavimento.
-Lo sapevi che avrei capito. -
Non sembra neanche più lui.
Il forte guerriero senza emozioni sembra essere completamente sparito. È spogliato di tutto quello che lo copriva e ora, esattamente davanti a me, sta mostrando tutto quello che è lui veramente. Tutte le sue insicurezze, le debolezze e i sentimenti.
E non sarà l'unico. –Ti amo, ma ti odio. Ti odio quando mi prendi in giro, ma amo la tua espressione nel vedermi indispettita, ti odio quando litighiamo, ma amo quando facciamo pace, ti odio quando ti richiudi in te stesso, ma amo quando, anche solo per poco, ti apri a me, ti odio perché te ne sei andato, lasciandomi da sola per un intero anno e facendomi credere di essere morto, ma non riesco a non amarti ora che sei davanti a me. – non faccio in tempo a riprendere fiato che mi bacia.
Non è la prima volta, ma è diverso da tutte le altre.
Le volte prima, forse sì, eravamo già innamorati, ma nessuno dei due aveva il coraggio di ammetterlo e prendevamo tutto per un gioco.
Questa volta è diverso. Tutto è diverso.
Sento il petto che sta per esplodere, i brividi lungo la schiena, e un'enorme felicità avvolgermi. Una che non ho mai sentito in vita mia, se non con lui.
Essendo assassina, non ho provato gioie nella mia vita.
Ma essendo la donna più forte dell'umanità, ho cominciato a cambiare. Questo lo devo a Levi.
Le mie mani cominciano a percorrere tutto il suo petto, ancora nudo, mentre lui mi prende per i fianchi.
Quella notte la passammo insieme. Fu la più bella della mia vita.
Mi risveglio tra le sue braccia, grazie alle prime luci dell'alba.
Chissà quanto saranno preoccupati i ragazzi della legione.
Mi avranno già presa per morta.
Quando riapro gli occhi, lo vedo girato verso la finestra con gli occhi aperti e illuminati dal giorno.
Ammetto che in fondo, avevo paura che fosse stato tutto un sogno e che mi sarei risvegliata nella solita baracca, da sola.
Sembra felice. Molto felice.
I suoi occhi sono di un grigio azzurro intenso e ne rimango completamente attratta.
Solo dopo qualche minuto si accorge di me.
-Ehi. –mi dice, con un volto completamente rilassato e in pace.
-Ehi. –rispondo, sorridendo e appoggiandomi alla sua spalla, cominciando ad accarezzargli il petto.
Rimaniamo in silenzio a guardare l'alba.
-Levi. –lo chiamo.
-Dimmi. -
-Torniamo a casa? -
Sorride dolcemente. Mai visto così solare.


-Torniamo a casa. -

RINGRAZIATE IL FATTO CHE MI SIA SENTITA IN COLPA A FAR MORIRE LEVI COSÌ.
NON CI RIESCO, È...TROPPO IMPORTANTE PER FARLO MORIRE. CI HO PROVATO MA NON CE L'HO FATTA.
QUINDI RINGRAZIATEMI.
A parte gli scherzi, spero che vi sia piaciuta.
Come al solito io non riesco a mettere molta emotività nelle mie storie, quindi rimango sempre insoddisfatta dei finali. Però non posso farci molto, spero che mi abbiate perdonato per il finale brutto che avevo proposto. Vi amo.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 07, 2019 ⏰

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