38°Capitolo_End

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38. End

-Levi. –sussurro.
Il ragazzo mi guarda dalla testa ai piedi, non cambiando un solo secondo la sua espressione. –Sei ricomparsa, non ci speravamo più. –torna a guardare il basso ma si alza subito dopo.
-Ho dovuto fare-
-Hai dovuto fare delle cose, ovvio. –ha un tono ironico e abbastanza irritante. -Nei sotterranei la chiamiamo vigliaccheria. -
Spalanco gli occhi a quella parola e, automaticamente, il pugno si muove verso il suo volto.
Lui prontamente lo blocca e lo tira verso di sé, sbilanciandomi e finendo addosso a lui.
-Non ti piace questa parola, eh? –mi sussurra all'orecchio.
Lo sento far pressione per allontanarmi ma, prima che ci riesca, gli do una ginocchiata allo stomaco.
Mugugna dolorante, cadendo in ginocchio tenendosi il punto colpito e mi sento improvvisamente osservata. L'attenzione della folla è rivolta verso di noi.
-Perché fai così? –chiedo, mentre lo guardo rialzarsi lentamente.
-Perché sei scappata? Perché non hai neanche aspettato una mia risposta? -comincia a chiedermi a raffica, non dandomi il tempo di elaborare qualsiasi tipo di risposta. - Perché mi hai lasciato solo per questo tempo? Perché hai abbandonato la legione? Perché ora mi ritrovo a dirigere da solo la squadra? -
Nei suoi occhi leggo solamente una grande delusione e tristezza, mentre mi rivolge tutta quella serie di domande. Riesco però a percepire una specie di paura dentro di lui.
-Non ho aspettato una risposta. Perché, ne avresti avuta una? – rimane a guardarmi in silenzio per qualche secondo poi risponde.
-Sì, sarebbe stata una cosa che avrei voluto dirti e che pensavo veramente, da tanto tempo. Ma tu ovviamente sei scappata senza neanche farmi iniziare un discorso decente, senza neanche farmi pronunciare una sola sillaba. –si avvicina nuovamente e sembra separarci solamente un palmo.
-Me ne sono resa conto troppo tardi. –abbasso lo sguardo, non riuscendo più a sostenere il suo e realizzando di aver commesso lo sbaglio più grande della mia vita.
-Tu dici? Questo che mese è? Il quarto? -
Stringo i denti, cercando di contenere le mie emozioni. Avevo rovinato tutto e, forse, per sempre.
Nella mia vita non ho mai combinato niente di giusto.
Sono nata e cresciuta assassina, in un paesino dove appena passavo tutti indietreggiavano vedendo che il demone era tornato per l'ennesima volta trionfante dalla sua missione durata la metà di quello che sarebbe dovuta durare.
Unitami al corpo di ricerca sono diventata la soldatessa più forte dell'umanità, ma nonostante la mia presenza non siamo riusciti ad arrivare ad una conclusione per la libertà degli uomini.
Sono scappata alla prima difficoltà, senza neanche aspettare una risposta e ho sprecato l'unica e ultima possibilità che mi è stata data per fare della mia vita qualcosa, per non sprecarla inutilmente, per costruirmi qualcosa che sarebbe rimasto nel tempo nonostante la mia morte.
Rimarrò ricordata nella storia come la codarda che si è ritirata dal corpo di ricerca perché aveva paura di amare.
Sì, è questo, ho paura di amare.
Rialzo lo sguardo di scatto nel suo ma rimango sconvolta nel vedere il puro vuoto nei suoi.
Levi non ha mai esternato i suoi sentimenti in modo evidente, anzi, li ha sempre voluti nascondere il più possibile, ma in qualche modo si riusciva a scorgere nel suo sguardo la presenza emotiva. Ero io forse molto attaccata a lui che riuscivo a capirlo al volo, ma mai, e dico mai, ho visto il nulla più totale.
Sembra quasi gli occhi dei morti che ti guardano con quello sguardo vacuo che sì, sembrano guardarti ma non ti guardano veramente. Sembra che la sua anima abbia lasciato il suo corpo.
Si è rassegnato alla sua vita.
-Levi. –lo chiamo, impaurita di vederlo crollare al suolo in qualsiasi momento senza vita.
-Hm. –mugugna.
Spero che il suo sguardo si revitalizzi, ma rimane invariato provocandomi un forte brivido lungo la schiena.
Ritorna ad esserci un forte silenzio tra noi due, fino a quando lui prende un bel respiro e fa ciondolare la testa dalla parte opposta del collo.
-Non mi guardare così, sembri così innocente... -stranamente, non lo dice con cattiveria. Sembra quasi nostalgico e, in quell'esatto momento, decide di fare una cosa che mai mi sarei aspettata da lui.
Mi posa una mano dietro la nuca, l'altra dietro la schiena e mi preme contro il suo petto, in un abbraccio con talmente tanto calore da esplodermi in tutto il corpo.
Con lentezza, faccio passare le mie braccia attorno alla sua vita e poggio la mia guancia sul suo petto, sentendo il suo mento sopra la mia testa.
Sento il suo cuore battere velocemente dentro il petto e per un momento ho paura che percepisca anche il mio.
È solo un abbraccio, o almeno, questo avrei pensato fino a qualche mese fa. Questo abbraccio non è solo un abbraccio, è tutto quello che abbiamo passato, sono i nostri compagni morti in battaglia, sono le nostre litigate, sono quelle notti che abbiamo passato insieme senza quasi neanche rendercene contro, sono le nostre vite passate, le nostre presenti e le nostre future, sono le risate con Hanji, le punizioni di Erwin e le sgridate a Eren. Questo abbraccio siamo noi. Siamo semplicemente e difficilmente noi.

Eppure.
In tutto ciò.

Capii dopo il perché mi abbracciò in quel momento.
Quello fu il nostro addio.

Erwin richiamò a sé tutte le truppe. Un gruppo di soldati mi allontanò dallo squadrone e mi riportò in mezzo a quella enorme folla che era aumentata oramai a dismisura.
Vidi Levi salire a cavallo con lo sguardo basso, lo alzò per guardare Erwin, alcuni squadroni più avanti, poi lo rivolse a me solamente poco prima della partenza, esattamente qualche secondo prima. Vide che lo stavo fissando e accennò un leggero sorriso malinconico per poi mimare qualcosa con la bocca.
Sapeva perfettamente che leggere il labiale era come respirare per me. Sapeva che lo avrei capito e nonostante ciò decise di farmelo sapere, decise di non avere rimpianti, perché sapeva anche che non sarebbe più ritornato.
Lo guardai uscire da quelle mura che ci proteggevano dal crudele mondo che era presente fuori di esse e, per la prima e ultima volta, mi misi nei panni di una donna, di una vera donna, che vede il proprio uomo andarsene in battaglia, con il grande punto di domanda che metteva in gioco il suo ritorno a casa.
Non lo rividi mai più.
Dopo una settimana o poco più, il battaglione tornò dimezzato. Riuscii ad individuare Erwin in condizioni critiche, mentre ritrovai la squadra completamente intatta. Nessuno era ferito, nessuno era morto, eppure non vedevo Levi.
Solo in quel momento mi resi conto delle innumerevoli lacrime che solcavano i volti dei soldati che mi circondavano.
Eren fu il primo a parlare, l'unico che riuscì a dire qualcosa.
La storia era semplice.
Un gruppo di soldati disertori aveva preso parte alla missione e aveva accerchiato il capitano Levi.
Essendo in una decina, non fecero fatica a pugnalarlo innumerevoli volte.
Con lui, Armin, salvato dal capitano e riuscito a vedere la scena dell'omicidio.
Il povero ragazzo era ancora con gli occhi completamente sgranati e scioccati.
Realizzai tutto in pochi secondi.
Realizzai che lui sapeva benissimo della presenza di questi soldati disertori, sapeva benissimo il loro obiettivo e, nonostante questo, decise di non dire niente e lasciarsi abbandonare al proprio destino.
Mi abbracciò per dirmi addio, mi abbracciò un'ultima volta nonostante il mio errore commesso.
Non lo riportarono neanche a casa.
Non riuscirono a recuperare il corpo.
Non potei neanche piangere sul suo corpo, neanche vederlo per l'ultima volta e dargli una sepoltura degna.
Ovviamente pensai che se ci fossi stata io, non sarebbe successo nulla, non ci sarebbero stati quei soldati disertori e non sarebbe morto. In ogni caso lo avrei salvato io, ci saremmo aiutati a vicenda, perché noi eravamo così. Ci odiavamo, ci odiavamo così tanto, ma allo stesso tempo ci amavamo da impazzire.
Mi diedi la colpa per mesi e decisi di riunirmi al corpo di ricerca. Decisi di non avere più paura e di recuperare tutto il mio coraggio solo per vendicarlo. Per lui, voglio trovare la libertà a cui tanto aspirava.
Ad oggi, è 1 anno che la mia felicità è morta. Ad oggi, è 1 anno che ho sprecato l'unica occasione per essere felice.
Quel ti amo detto in labiale, fu la conferma dell'enorme cazzata che feci.
Quel ti amo, fu la sua morte e il suo addio.
Per questo oggi vi dico, non abbiate paura di amare, perché questo è tutto ciò che ci rimane della felicità.

FINE
O forse no?
Guardate meglio....

ANGOLINO AUTRICE

Ehy, mi odierete lo so.
Non sono molto soddisfatta di come ho scritto il capitolo. Volevo farlo un po' sentimentale ma non è uscito una meraviglia.
Comunque sì, Levi è morto, come presto sarò anche io visto che sento da qua il vostro odio per me.
Sappiate che vi amo :3
E niente,
Ci sentiamo nei commenti.
ADIOS

-Lety

•Hate Me• └ LevixReader ┐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora