3. black and white

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Il bianco della neve mi brucia gli occhi.

Fredda, bagnata, pungente: è ovunque.

La sento scricchiolare sotto ai miei piedi, la sento sciogliersi fra i miei capelli e la sento posarsi sul mio viso mentre cerco di prendere dei respiri profondi.

Sta nevicando, ed è la prima volta dalla Caccia, e mi sembra così insolito che abbia iniziato proprio ora.

È come se il clima volesse ricordarmi che ormai, dentro al petto, ho solo un pezzo di gelido cristallo: magari prezioso, ma fragile come vetro.

Niente è duraturo, nemmeno i battiti del mio cuore, che ora sta esplodendo al pensiero di rivederlo.

Vorrei urlare, ma non ci riesco, non voglio: ormai non ho più nulla da perdere, perché tutto è già perso nel bianco asettico della mia mente.

Alex fa una smorfia di fatica quando solleva la botola della Gabbia, mostrando subito un fondo scuro e non proprio accogliente.

"Resterò qui fuori." Mi informa, ed io mi limito ad annuire, perché già inizio a sentire il freddo espandersi nel mio corpo.

Non c'è salvezza.

Faccio un passo, pronta a scendere per la piccola scaletta, ma Alex mi blocca, afferrandomi per il polso.

I suoi occhi sono pozze di muschio e tronchi di alberi: mi ricordano l'autunno, un periodo in cui pur essendoci ancora un po' di vita è la morte che si fa davvero strada.

"Non ti sforzare: se non dovessi riuscirci, torna subito sopra, okay?"

Abbasso lo sguardo, sprofondando nel nero della voragine, sentendo quasi un senso si vertigine.

Che sia l'altezza o questa puzza nauseante?

"È davvero così brutto?"

Alex non risponde, ma le sue labbra si stringono con forza, quasi per evitare che qualche parola gli sfugga per sbaglio: mi basta questo per capire.

Libero la mia mano, facendo un bel respiro prima di fare il primo passo nella discesa.

Buio di un nero soffocante.

Potrebbe esserci il niente nascosto in questo nulla, ma anche il mio tesoro più prezioso.

Daniel.

Lui è qui, lo sento, anche se non lo vedo.

Mi passo una mano sulla fronte, scacciando via le piccole gocce di sudore che si sono formate per il nervosismo e sbatto le palpebre, cercando di abituarmi lentamente a questo sconfinato oblio.

Un movimento lento, deciso: un fruscio di catene.

Mi metto subito in allarme, e per sbaglio mi sfugge un urlo dalle labbra.

"Selene, va tutto bene?" Sento urlare da Alex che, con un veloce movimento, apre la botola, illuminando di colpo la stanza.

Ora la luce illumina ogni antro nascosto ma niente cambia, perché è ancora il nero a dominare.

Quello del suo sangue che sgorga da ogni lembo del suo corpo.

"Mio Dio." Esclamo, portandomi una mano alla bocca mentre scivolo contro ad un tavolo, cercando di non svenire.

C'è così tanto sangue che mi chiedo come possa non essere già morto; ci sono così tante ferite sul suo viso che mi chiedo anche solo come possa restare così calmo.

È seduto a terra, con una semplice maglietta bianca e un paio di jeans azzurri: gli stessi vestiti di quando gli ho sparato una settimana fa.

È scalzo, ma non sembra aver freddo.

THE BAD WOLF: the blood bondDove le storie prendono vita. Scoprilo ora