8. short breath

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Quanto apro la porta della mia abitazione, mi rendo subito conto che c'è qualcosa che non va.

Prima di tutto, il disordine che avevo lasciato è completamente sparito: tutti i vestiti sono al loro posto nell'armadio e così i vari oggetti che avevo sparso per la casa.

Sicuramente qui c'è nascosta l'opera di un maniaco dell'ordine, e io ne conosco uno fin troppo bene.

Sposto lo sguardo quando inizio a sentire il getto della doccia aprirsi nel bagno, e subito mi avvicino alla porta della stanza, indecisa sul da farsi.

Dovrei lasciarlo solo? In fondo abbiamo litigato, e magari vorrebbe non vedermi dopo che l'ho lasciato solo per la seconda volta in dieci giorni.

Forse non mi sto comportando nel modo giusto, forse mi aspetto troppo da Daniel, anche cose che, per una ragione o per l'altra, non potrà mai darmi.

Risento le parole di Alba nella testa, al modo in cui i suoi occhi si sono inumiditi mentre ricordava di quando ha scoperto di essere stata abbandonata.

Anche Daniel ha provato quelle sensazioni quando ad ogni giorno che passava continuava a vedere che io non tornavo da lui?

Sospiro, abbassando lo sguardo e girando la manopola della maniglia: non posso perderlo, mai più.

"Selene?" La sua voce è sorpresa, e non posso nemmeno giudicarlo, in fondo fino a mezz'ora fa gli stavo urlando contro.

"Ciao." Dico, chiudendomi la porta alle spalle, lasciandomi solo un secondo di tempo per poterlo osservare.

È ancora abbastanza vestito, si è tolto solo la maglietta, e vederlo così, pieno di cicatrici non ancora guarite e di sangue secco, mi fa stringere davvero il cuore.

Non dovrà mai più soffrire in questo mondo, ma più: lui non se lo merita.

"Che cosa fai?" Chiede, lasciando cadere la maglietta bianca sul lavandino.

Noto che sul piccolo ripiano sono sistemati alcuni vestiti che riconosco essere di Caleb.

"Volevo chiederti scusa." Confesso, sinceramente "Per ciò che ti ho detto prima, non avrei dovuto."

Daniel fa un piccolo sorriso, avvicinandosi a me, permettendo alle sue mani di accarezzare il mio viso.

Sfioro le sue mani con le mie, beandomi del calore del suo corpo: mi è mancato così tanto sentirlo vicino.

"Tranquilla: avevi ragione." Dice, calmo come suo solito "Devo aver leggermente esagerato ma, sai com'è, non riesco a trattenere il mio fascino."

Sorrido, scuotendo la testa mentre gli do una leggera spinta.

"Sei sempre il solito." Lo prendo in giro, facendolo ridere.

"Beh, non pensi che sia meglio così? In fondo ti piaccio proprio quando sono me stesso, un magnifico licantropo di serie A."

Rido, divertite del suo sarcasmo e "è vero" ammetto, sorridendo appena mentre lo vedo mordersi il labbro inferiore, felice.

Si avvicina a me con cautela, lasciando scorrere le sue mani lungo i miei fianchi, le mie spalle e il mio viso.

"Dio," sibila, passandomi le dita fra i capelli "non sai quanto mi è mancato poterti toccare."

Gli bacio il palmo della mano, stringendo i suoi polsi mentre torno a guardarlo: ormai sono contro la porta.

"Ora puoi farlo." Dico, e dall'espressione di Daniel capisco che non stava aspettando altro.

Mi bacia, con così tanta foga da farmi sbattere contro la porta con la schiena, stringendo con forza i miei fianchi fino a quando non mi vedo costretta a stringermi ai suoi per non cadere, ormai a mezzo metro da terra.

THE BAD WOLF: the blood bondDove le storie prendono vita. Scoprilo ora