Benchwarmer

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Messa in panchina. Lauren era stata letteralmente messa in panchina dal soggetto che era preposto a proteggere, proprio lei che non era un normale agente, non faceva semplicemente parte della squadra, ma era il capo della sicurezza. Non era mai stata tanto umiliata e imbarazzata come in quel momento. Pensò di aver raggiunto davvero il punto più basso di tutta la sua carriera. Era nervosa e frustrata.

Camila era sparita in bagno assieme a Veronica Iglesias e aveva espressamente richiesto i servizi dell'agente Kordei, Hansen ed Hernanez per il resto della serata, avevano dibattuto a lungo sulla faccenda e alla fine ovviamente la figlia del Presidente Cabello l'aveva spuntata, a patto che ci fosse un'integrazione da parte di agenti della sicurezza del Presidente stesso. Così a sostituire l'agente Jauregui era stata richiamata per la serata l'agente Issartel. Lauren conosceva ben poco di lei, ma era un'agente pluridecorato al servizio del Presidente degli Stati Uniti, qualcosa di buono doveva pur aver fatto.

Si spogliò e si mise comoda versandosi un bicchiere di vodka liscia, si lasciò andare su divano facendo aderire la schiena allo schienale, rilassando la testa all'indietro. La casa non era enorme, ma le era stata data dai Servizi Segreti per il periodo del suo incarico, era vicino la Casa Bianca e dava una bellissima vista sulla città. Era forse la prima volta che Lauren si godeva uno di questi momenti di relax, di solito ci tornava soltanto per dormire.

Prese il cellulare dal tavolino davanti a sé e fissò il display per qualche secondo. Forse era meglio così, pensò con lo sguardo fisso in un punto indecifrato tanto da non riuscire più a distinguere nitidamente l'immagine di sfondo. Era meglio essere rimasta a casa e per una volta non dover assistere alla solita sceneggiata.

Le cose tra lei e Miss Cabello stavano diventando sempre più complicate e ormai erano entrate in un assurdo circolo vizioso. Camila continuava a comportarsi in maniera sconsiderata per il ruolo che ricopriva, e finiva per ritrovarsi ogni sera in un locale diverso tra braccia diverse, sempre con quello sguardo vuoto e in cerca di un po' di calore umano almeno per una notte. Lauren conosceva bene quello sguardo, neanche la sua vita era stata tutta rose e fiori e durante il periodo passato in Iraq sentiva sempre di più che la parte oscura della sua anima avesse preso il sopravvento, fino a far sparire il suo lato più umano.

Ma quello che più la destabilizzava non erano le abitudini sessuali di Camila, anche se non poteva negare ogni volta un certo fastidio impiantarsi prepotentemente nella bocca dello stomaco, più che altro era la situazione in cui lei stessa si era lasciata trascinare. Si erano baciate, questo non poteva negarlo. Aveva oltrepassato ogni limite, avrebbe dovuto fare rapporto all'agente Strutton e sapeva benissimo che Mark non l'avrebbe presa affatto bene. Aveva compromesso il suo incarico, compromesso il soggetto e infranto tutte le regole relative alla sua etica professionale. Molto probabilmente sarebbe stata destituita.

Meglio così sospirò, si sarebbe finalmente tolta dai guai. Scosse la testa per scacciare quei pensieri. Lei, Camila...Mark, era tutto un casino. Un dannato casino. Le cose non erano cambiate. Ripensò divagando a Lucy, ai suoi occhi scuri che le scrutavano attentamente l'anima. Quegli occhi in grado di leggerle dentro senza che lei proferisse parola. Le mancò così tanto in quel momento che senza accorgersene si ritrovò con gli occhi pieni di lacrime.

Realizzò quello che stava succedendo e ritornò in sé, quasi ridestandosi da un incantesimo. Cercò di ricomporsi e poi compose il numero dell'agente Hansen. Anche se era stata momentaneamente destituita dall'incarico, rimaneva sempre lei al comando della sicurezza.

"Agente Hansen" disse Lauren con tono fermo "come procede con il soggetto? E tutto sotto controllo?" chiese sperando vivamente di ricevere una risposta affermativa.

La figlia del PresidenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora