Resignation

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Lauren si era appena svegliata, aveva dormito poco e male, gli incubi quella notte si erano rifatti vivi con prepotenza svegliandola di soprassalto nel cuore della notte, riaddormentarsi era stato impossibile, così alle prime luci dell'alba ne aveva approfittato per la sua solita corsetta chiarificatrice.

Aveva indossato i suoi shorts neri della Nike, nonostante il freddo pungente e la sua felpa grigia di Stanford. Il suo ipod riproduceva senza sosta in modalità shuffle la sua playlist "running".

Furono 12km estenuanti in cui cercò di concentrarsi sul lavoro, sul suo incontro di quella mattina con Miss Cabello, per mettere in chiaro alcune cose e su quello successivo che avrebbe avuto con l'agente Stutton, suo diretto superiore. La sera precedente aveva cercato di non pensarci, ma adesso era arrivato il momento di fare i conti con le sue azioni, non avrebbe potuto rimandare in eterno e quella situazione sospesa non faceva altro che complicare le le interazioni tra lei e Miss Cabello, la reazione della sera precedente ne era un chiaro esempio.

Ripensò all'agente Hansen che poco prima delle 2.00 am le aveva scritto che stavano rientrando alla Casa Bianca e poi le tornò alla mente, il sorriso dolce e seducente di Eva.

Quante cose erano cambiate in dieci anni, di certo non erano più le liceali impacciate alle prese con la prima cotta e le prime volte, Eva era diventata una donna molto attraente che, negli anni aveva preso sempre più confidenza con la propria femminilità. Aveva rivisto nei suoi occhi quelli della cheerleader di cui si era innamorata, quella che con un sorriso faceva cadere tutti ai suoi piedi. La stessa che aveva avuto il coraggio di baciare negli spogliatoi della palestra. Quella bellissima ragazza alla quale aveva sussurrato per la prima volta "ti amo" un weekend di Maggio, mentre i suoi erano partiti per Cuba e lei era rimasta sola a casa. Un intero weekend con Eva senza mai alzarsi da quel letto.

Era stato strano all'inizio, ritrovarsi sul suo divano sorseggiando del buon vino senza sapere cosa dire, il silenzio a tratti era stato imbarazzante, non poteva negarlo, ma poi con il passar del tempo il vino aveva cominciato a fare effetto e i ricordi erano riaffiorati a poco a poco. Avevano rivangato i vecchi tempi e portato alla memoria aneddoti divertenti sulla loro adolescenza. Il discorso era proseguito sulle loro vite, il lavoro e le aspirazioni future.

Eva era sempre stata molto ambiziosa e questo l'aveva portata a fare carriera prima in un Istituto Bancario e poi nella politica insieme al Governatore Mahone. Sembrava uscita dalla copertina di una rivista, la sua bellezza era indubbia ma adesso anche la sua mente era cresciuta di pari passo. Aperta, divertente, spiritosa, appassionata, intelligente e soprattutto abile con le parole. Quando lo era diventata? Pensò Lauren ripensando alla conversazione della sera precedente.

Scosse la testa pensando a quanto la sua vita fosse cambiata in dieci anni, rallentò il passo e cominciò a camminare in direzione del suo appartamento. Avrebbe fatto una doccia veloce e poi sarebbe andata ad affrontare quella situazione snervante.

Ovviamente con Eva la sera precedente non era successo nulla, lei non era una donna appena conosciuta, con la quale avere una fugace nottata di sesso non avrebbe pregiudicato nulla. Avevano un passato, un vissuto e né l'una ne l'altra si sarebbero spinte così oltre solo per una semplice scopata. Avevano filtrato tutta la notte, questo era vero. Entrambe sapevano bene come sedursi a vicenda e doveva ammettere che resistere era stato particolarmente arduo, anche grazie a tutta la tensione sessuale accumulata in quegli ultimi tempi a causa di Camila.

Lauren non aveva un relazione da un bel po'. L'ultima persona con la quale aveva avuto una connessione, oltre al rapporto sessuale in se, era stato Tyrone. Ma risaliva ai suoi tempi in Iraq.

Lei e la cubana si erano ripromesse di rivedersi presto per un caffè o una cena, qualcosa di tranquillo che desse loro modo di riavvicinarsi gradualmente. Anche Eva in quel periodo era libera sentimentalmente, troppo impegnata con il suo lavoro. Diceva di non volere una relazione stabile perché non avrebbe avuto il tempo di coltivarla, infatti non faceva altro che accontentarsi di avventure fugaci. Lei era stata sempre bisessuale ma il pensiero di accasarsi e avere dei figli con un uomo che pensasse alla carriera mentre lei era a casa ad occuparsi dei pargoli la inorridiva.

La figlia del PresidenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora