Lay Me Down

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Camila continuava a guardarsi allo specchio, era arrabbiata con se stessa per aver avuto quello sfogo, per aver dato a Lauren tutto quel potere. Chi diamine si credeva di essere il giorno prima l'aveva baciata ed erano quasi finite a letto insieme e quello dopo si comportava come se stesse parlando con una ragazzina delle medie a cui doveva badare.

Vide immediatamente gli agenti entrare e sincerarsi delle sue condizioni, con uno sguardo le fulminò per tenerle a distanza, le due che erano rimaste alla porta, le concessero il suo spazio, vedendola sinceramente scossa per l'accaduto.

Cercò di ricomporsi, non voleva darle quella soddisfazione, non sapeva bene cosa le stesse succedendo, forse era il modo di fare della bruna a destabilizzarla, il suo continuo fare passi avanti e indietro, il suo continuo rincorrerla e provocarla senza mai ottenere nulla. Sentiva dentro di se una tempesta emotiva, quasi fosse in fase pre ciclo. Sarebbe potuta scoppiare a piangere per qualsiasi cosa, si sentiva esposta, vulnerabile e totalmente sopraffatta tutte le volte che incontrava i suoi occhi.

Ma lei non era così, lei non permetteva alle persone di avvicinarsi troppo. Era abituata a guidare i giochi, a non farsi mai cogliere alla sprovvista, non voleva aprirsi alle persone per non concedere controllo e potere, per non rimanere delusa come lo era stata fin da piccola. Aveva imparato bene a non aspettarsi mai niente e a prendersi tutto quello che voleva, ma adesso davanti a quello specchio stentava a riconoscersi. Quegli occhi non erano gli stessi che aveva visto ogni giorno e anche i lineamenti del suo viso le sembravano diversi.

Cacciò un piccolo urlo sommesso di frustrazione e decise di uscire dal bagno, la odiava, ecco cosa realmente provava per quella donna. La odiava perché la sfidava continuamente e perché la respingeva la rendeva insicura, debole, tutto quello che Camila aveva giurato di non essere mai più.

Una volta varcata la soglia della toilette dell'aeroporto Camila fu immediatamente seguita dai due agenti che si fecero un cenno di intesa con lo sguardo e si posizionarono al suo fianco.

"Tutto bene Miss Cabello?" le sussurrò avvicinandosi l'agente Hansen.

"Va tutto bene agente" le rispose Camila da dietro quegli occhiali scuri che le coprivano mezzo viso. "penso che a questo punto dovrei conoscere i vostri nomi di battesimo" cercò di forzarsi, spostando l'attenzione verso altro e cercando di instaurare un rapporto decente con quelle persone che per almeno 10 giorni le sarebbero state col fiato sul collo. Per non parlar del fatto che molto probabilmente non avrebbe più rivolto la parola all'agente Jauregui per cui con qualcuno avrebbe pur dovuto conversare.

L'agente Hansen le sorrise in modo genuino "Io sono Dinah Jane, ma può chiamarmi anche DJ, sarà più amichevole e intimo" le disse la bionda facendole un occhiolino. "mentre lei è Normani, o Mani...come preferisce" concluse.

Camila rispose a quel sorriso e si voltò verso l'agente Kordei. "Tanto piacere Mani, io sono Camila" fece la cubana come se si stessero presentando veramente per la prima volta.

Normani le strinse la mano "piacere di conoscerti Camila".

Le tre si diressero verso il bar dove solo pochi minuti prima avevano lasciato il comandante Jauregui e l'agente Issartel.

"Siamo pronte a partire" disse Hansen rivolgendosi al resto del gruppo.

Lauren scosse la testa in assenso e prendendo i bagagli a mano si diressero verso l'imbarco. I controlli furono veloci e non ci furono problemi con i documenti falsi che Lauren aveva fornito.

Il comandante si avvicinò a Camila dopo l'ultimo scontro verbale, cercò di essere cordiale e delicata dato il momento"Miss Cabello, dovrebbe gentilmente disattivare la localizzazione del suo smartphone"

La figlia del PresidenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora